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CAPITOLO 19 - QUANDO E COME INTERROMPERE IL DIGIUNO.


Esistono parecchi campi dell’igienismo in cui le nostre conoscenze sono limitate e in cui le ricerche sono desiderabili. Ma si faranno mai delle ricerche laddove la responsabilità è impegnata di fronte alla mancanza totale di libertà medica? I chirurghi hanno certamente dovuto rovinare diecimila occhi prima di riuscire nell’operazione delicata della cataratta, e senza la minima conseguenza legale. Gli igienisti non sono protetti dalle leggi per incorrere in tali rischi.
In quale momento occorre interrompere il digiuno? Secondo il dottor Dewey, bisogna attendere il ritorno della fame, secondo Tilden è piuttosto la normalizzazione delle secrezioni, Shelton tiene conto di questi segni allo stesso modo di quelli della lingua. Per noi, è soprattutto il gusto della bocca al risveglio che conta di più. Vediamo ciascuno di questi segni a uno a uno:

IL RITORNO DELLA FAME.
Come riconoscere la fame? Come l’ha fatto notare Shelton tante volte, sensazioni sgradevoli nello stomaco non significano la fame. Esse significano semplicemente un’eliminazione esattamente come il fumatore o l’alcolista che smettono il loro veleno e ne soffrono. I crampi, i malesseri, ecc. devono essere ignorati fino alla loro scomparsa totale. "La vera fame è una sensazione di benessere con una bocca gradevole e piena di saliva." La stanchezza e il sonno non sono la fame. Quando si è stanchi, non mangiare, ma coricarsi. Una bocca pastosa, amara, secca non è la fame. Attendere che essa diventi dolce naturalmente, cioè senza pulirla.
A nostro parere, il gusto nella bocca è primordiale. Una bocca non pulita. Quando la vera fame si dichiara, bisogna attendere alcuni giorni per accertarsene, poiché una falsa fame scompare in una mezza giornata e non è persistente. La dottoressa Vetrano non ha incontrato che 10 casi di ritorno della fame. Come si può fissare una regola generale con così pochi casi?
Un altro problema si pone: per arrivare alla vera fame, bisogna in generale spingere il digiuno a 40 fino a 60 giorni, ciò che è molto raro. Io ho raramente visto il ritorno della fame in un digiunatore dopo 25 anni che ne sorveglio. E’ lo stesso per gli esperti del digiuno. Essendo la nostra esperienza in questo campo per forza di cose limitata, sarebbe azzardoso fissare regole precise e arbitrarie. Le esperienze essendo poco numerose in questi casi, la prudenza è d’obbligo.
E’ inesorabile il ritorno della fame? Assolutamente no. Noi abbiamo incontrato dei casi in cui la fame non è ritornata dopo 48 giorni di digiuno con un peso di 24 kg. per 1,60 m. Qui, lo stato generale importa più che il ritorno della fame. In questi casi, il periodo pericoloso era sicuramente cominciato da qualche tempo. (Progressivamente, lei risalì la china e il suo tumore si riassorbì.)

LE SECREZIONI.
Man mano che il digiuno progredisce, le secrezioni diventano più pulite: l’urina si schiarisce, la saliva diventa migliore, il corpo non emana più cattivi odori, ecc. Ma succede spesso che la fame non ritorni ancora a dispetto di tutta questa pulizia.

LA LINGUA.
La lingua si scarica verso la fine del digiuno per diventare pulita e rosa. Nondimeno, questo segno da solo non basta. Il gusto della bocca è a nostro parere più importante, altrettanto l’abbondanza della saliva.

LO STATO GENERALE.
Si deve tener conto soprattutto dello stato generale, ma solo l’igienista professionista può giudicare. (Il termine professionista sembrerà superfluo, ma tante persone dicono che esse sono igieniste mentre dovrebbero dire che sono adepte dell’igienismo o che seguono una vita igienica. Il termine "igienista" non può applicarsi che all’esperto, al professionista.)

IL PERICOLO.
E’ pericoloso, dicono gli autori (Shelton), proseguire il digiuno al di là del ritorno della fame. Sarebbe l’inizio dell’inanizione. Pertanto, dice altrove che questo ritorno della fame può sopraggiungere in capo ad alcuni giorni se la persona è sana e in questo caso le sue riserve permangono abbondanti. Sembrerà dunque inconcepibile che si abbordi il periodo di inanizione finché le riserve sono abbondanti. Qual è dunque il segno che deve indicarci l’inizio del pericolo ? Lo si saprà mai? Abbiamo visto, raramente, digiunatori proseguire il digiuno fino al ritorno della fame. Ed è lo stesso per la maggioranza degli igienisti. Non si può sicuramente trarre conclusioni basandosi su alcuni casi rari che si contano sulle dita di una mano. Parrà dunque che l’esperienza in questo campo debba essere per il momento molto limitata poiché i sani, se ve ne sono, non sono portati a digiunare e i malati non spingono mai il digiuno fino al ritorno della fame naturale.
Il digiuno più lungo che abbiamo sorvegliato è stato di 57 giorni senza che la fame sia ritornata e con riserve abbondanti di grasso. Il secondo digiuno fu di 55 giorni, ma la lingua non era interamente pulita, il gusto della bocca ancora cattivo, poca saliva, e niente fame. Una ragazza di 22 anni venne a fare un digiuno di 40 giorni per dimagrire e nella speranza di arrivare alla fame naturale, ma questa famosa fame non si è mai manifestata. Questa giovane era apparentemente in buona salute, non è dimagrita che di 10 chili in 40 giorni. Il digiuno fu seguito da un menù severo di eliminazione che durò 20 giorni in cui lei non prendeva niente la mattina, un frutto a mezzogiorno e 100 gr. di crudezze la sera. Perse da 1 a 2 kg di più, ma niente ritorno della fame. Il suo digiuno non ha potuto essere proseguito al di là dei 40 giorni a causa di vomiti persistenti che durarono circa una settimana. Il suo peso era caduto a 43 kg. per 1,56 m.

LE RISERVE.
Se esiste, scrive Shelton (pagina 91, Il digiuno) una cosa tale quale riserve squilibrate, e io suppongo che ciò è possibile, vi è altrettanta ragione che il magro, mangiando la medesima specie di cibo del grasso, abbia delle riserve altrettanto squilibrate quanto il grasso. Ciononostante le più grandi perdite nel digiuno sono composte da elementi molto nutritivi che sono più abbondanti nel regime della maggior parte delle persone, mentre il corpo trattiene gli elementi che mancano abitualmente. La tendenza è alla restaurazione dell’equilibrio nutritivo. Il fatto che nell’uomo grasso che non digiuna bene tutti i malesseri scompaiano appena ottiene il suo primo mezzo bicchiere di succo di frutta, mostra che i suoi disturbi sono di ordine psicologico. Noi diremo piuttosto che è l’arresto dell’eliminazione.
Ammettendolo, Shelton sembra denigrare l’idea che le riserve possano essere squilibrate. Si comprenderà agevolmente le sue ragioni profonde. Infatti, egli lascia così la porta aperta a tutti i ciarlatani che andranno a somministrare gli oligo-elementi ai digiunatori col pretesto che questi ultimi vanno soggetti alle "carenze". Li si vedrà deambulare col loro incredibile pendolo di ciarlatani alla ricerca delle tracce di elementi deficienti e il digiunatore sarà così drogato dentro l’ospedale.
Essendo le paure di Shelton ben fondate, noi siamo in disaccordo totale sulla faccenda. Infatti, soprattutto negli obesi, le riserve sono realmente squilibrate. E su questo piano, il magro non è minimamente al medesimo livello di squilibrio del grasso, come afferma Shelton. Infatti, il magro digerisce male e assorbe male e non assimila niente, mentre il grasso digerisce bene, assorbe molto bene, ma assimila male. Gli alimenti digeriti dal grasso sono assorbiti e custoditi in riserva, mentre nel magro gli alimenti sono mal digeriti e mal assorbiti e finalmente sono espulsi in gran parte nelle feci. Ecco la differenza.
Ne segue che il grasso ha delle riserve rispettabili di grasso soprattutto, mentre il magro per così dire non ne ha. Durante il digiuno, il grasso ha bisogno di essere assimilato e bruciato. Ora questo lavoro reclama delle vitamine e dei sali minerali che non sono così abbondanti quanto il grasso. Ne deriva che dopo 4 - 6 settimane, le riserve di vitamine e di sali minerali si esauriscono, mentre le riserve di grassi sono ancora abbondanti. La perdita di peso tende ad arrestarsi completamente e il digiunatore si scoraggia.
Ora, noi abbiamo dato a questi digiunatori, quando erano al loro 30° o 40° giorno di digiuno, e mentre digiunavano, una quantità minuscola di cibo (un dito di succo di carote al giorno in un litro di acqua, o 2 foglie di lattuga al giorno soltanto o ancora un mezzo pompelmo). E il risultato inatteso fu che la perdita di peso riprese ancora più forte con soddisfazione di tutti.
Ciò mostra bene che questa quantità minima di alimenti apporta all’organismo elementi mancanti che favoriscono l’eliminazione.
Le coliche sono causate dai gas. In questo caso, noi abbiamo sempre incoraggiato il digiunatore a continuare ignorando le coliche. Ma il risultato della nostra mancanza di accortezza fu che questa categoria di persone sopportano alcuni giorni poi si scoraggiano e decidono bruscamente di interrompere il digiuno. Dopo di allora, dall’apparizione dei malesseri nel grasso che cominciano il digiuno, noi diamo un frutto duro. Si produce un certo peristaltismo e i gas sono spostati. Questo metodo ha dato dei risultati molto soddisfacenti e le persone ricevono sollievo e proseguono il loro digiuno senza più problemi. Al contrario, in questi casi, i clisteri non possono fare granché e devono essere rifiutati sistematicamente. Una purga sarebbe indicata con alcune mele.

GLI EX- MALATI MENTALI O NERVOSI.
Tutti questi casi non devono fare digiuni lunghi altrimenti le loro vecchie crisi ritorneranno in forza. Se sono magri, il digiuno sarà escluso per le medesime ragioni.

L’ACQUA DURANTE IL DIGIUNO.
Nella sua opera Il digiuno il dottor Shelton critica coloro che bevono molta acqua durante il digiuno con l’idea che essi favoriscano l’eliminazione. L’acqua infatti non è che il veicolo che deve trasportare verso i reni gli elementi GIA’ eliminati.
Nondimeno, i lettori restano con l’impressione che essi debbano digiunare senza bere del tutto in assenza di sete. L’errore è evidente e può essere mortale. Bisogna assolutamente bere un minimo tutti i giorni, altrimenti il corpo si disidrata mortalmente. Da due a tre bicchieri d’acqua il giorno ci sembrano accettabili. Non avendolo detto chiaramente Shelton, certi lettori vogliono digiunare senza bere!
La tendenza generale dei digiunatori è di bere troppo poco, soprattutto verso la fine di un lungo digiuno. Certuni hanno anche difficoltà apprezzabili a bere, l’acqua sembra loro orribile e indigesta. Essi cambiano l’acqua e sembrano accettarla per un breve tempo. Poi arrivano a non bere più niente!|
In questi casi, invece di rompere decisamente il digiuno, si può proseguirlo con profitto aggiungendo all’acqua una cucchiaino da caffè di limone o d’arancia.

COME INTERROMPERE IL DIGIUNO NEI CASI GRAVI.
Abbiamo già parlato del modo in cui bisogna interrompere il digiuno in un articolo precedente. Ma noi desideriamo parlare oggi del succo d’arancia raccomandato da tanti igienisti, Shelton in testa.
Il succo d’arancia è certamente buono per interrompere il digiuno di una persona sana o giovane, ma alla condizione espressa di diluirlo enormemente. Noi vedremo più avanti perché bisogna diluirlo.
Nondimeno, certi digiunatori sono talvolta disturbati dall’acido del succo, poiché essendo lo zucchero assimilato rapidamente, l’eliminazione non ancora terminata si trova bruscamente frenata.
Il brodo di ortaggi chiaro e caldo ha i vantaggi seguenti che sono innegabili e che consideriamo di importanza fondamentale nei casi gravi:
1) esso procura al digiunatore molta acqua. Infatti, dopo un lungo digiuno tutti i soggetti sono un poco disidratati poiché bevono troppo poca acqua verso la fine del digiuno. "L’acqua non passa", vi dirà un digiunatore. Altri la vomitano anche se la prendono calda o a piccoli sorsi come noi consigliamo. Le tossine sono talmente concentrate che finiscono col sovraffaticare i loro reni e perfino provocare infiammazioni della vescica: cistite, reni dolenti, ecc. Bisogna insistere sempre che i digiunatori bevano un minimo di 2-3 bicchieri di acqua, il giorno, anche se non hanno sete. Il contrario sarebbe pericoloso. Shelton non lo dice chiaramente ed è un peccato poiché i lettori ne traggono un’impressione ben diversa.
2) Il brodo procura un calore intenso. Infatti, questo calore procura un benessere considerevole e un rilassamento nervoso sicuro. Nei digiunatori, la produzione di calore scende al minimo. Il brodo caldo pallia a questo inconveniente ed economizza le forze del corpo. La borsa calda ai piedi è in aggiunta a ciò.
3) Il brodo non contiene acidi né zucchero come il succo d’arancia. Ora, l’acido reclama di essere neutralizzato e lo zucchero di essere digerito, il che frena un poco l’eliminazione, la quale in generale non è mai terminata. Si ha dunque vantaggio a lasciar proseguire l’eliminazione evitando gli acidi e gli zuccheri.
4) Il brodo di ortaggi è cotto, dunque poco nutritivo. Noi vediamo in ciò un vantaggio e non un inconveniente. Infatti, il nostro scopo non è di interrompere il digiuno e di nutrire il soggetto, ma di prolungare l’eliminazione con la minor alimentazione possibile. Gli elementi cotti nel brodo sono in quantità così piccola che non si può veramente parlare di alimenti cotti dunque nocivi, nemmeno se il brodo è proseguito per giorni interi, è dunque preferibile alle cure di succhi crudi. "I succhi sono nutrienti", ci scrive Shelton in una lettera. Ma il nostro scopo non è di nutrire il digiunatore a questo stadio dell’eliminazione non terminata. Non si può, in tutta onestà, parlare di danno all’organismo prodotto dalla cottura.
5) Il brodo permette spesso di proseguire "il digiuno" quando degli ostacoli persistenti obbligano ad interromperlo (come i vomiti senza fine, il sanguinamento delle gengive, ecc.).
E’ così che il brodo occupa un posto molto importante nelle nostre tecniche durante il digiuno, ma soltanto per i casi gravi.
Per tutti gli altri, profumare l’acqua aggiungendovi un succo qualunque. Poi dare dei frutti teneri seguiti da frutti più solidi.

COME INTERROMPERE IL DIGIUNO IN GENERALE.
Un’amica è partita per digiunare 15 giorni in una casa di naturopati in Inghilterra. Il 16° giorno, se ne andò in città e interruppe il digiuno con delle uova al piatto in un ristorante di Londra. Coliche, emorragie, dolori addominali, ecc. Lei lo rimpianse amaramente. "E’ mancato poco che morissi", mi disse.
Non si può interrompere il digiuno con un alimento qualsiasi, a pena di gravi problemi. Inoltre, bisogna seguire una certa progressione nella rialimentazione che nessuna persona saprebbe seguire da sola. Da qui la necessità di mettersi sotto la sorveglianza di una persona qualificata in uno stabilimento igienista.
Infatti, interrompere il digiuno da solo è sempre cedere alle molteplici tentazioni, alle grosse quantità di alimenti. L’individuo non ragiona che col suo stomaco quando esso grida carestia. Ora, lo stomaco prostrato da una grande quantità di alimenti non digerisce niente. Noi abbiamo già riferito quel caso estremo di una ragazza che ha digiunato da sola a casa sua una decina di giorni. Alla ripresa alimentare, cedeva ai richiami del suo stomaco e mangiava troppo. Ogni pasto grosso le causava un’indigestione e la obbligava a saltare uno o due altri pasti. Poi quando riprendeva a mangiare, era incapace di limitarsi e l’imbarazzo ricominciava. E così di seguito fino alla morte. Morì per mancanza di potere di limitarsi. A voler mangiare troppo, non si digerisce niente e non si può risalire la china. Chi asserisce di potersi limitare dopo un digiuno di 7 giorni? Troppo pochi.
D’altra parte, un giovane atleta aveva digiunato dal dottor Shelton 21 giorni come se avesse saltato un solo pasto, ciò senza alcuna difficoltà. Si infilò in seguito in città e mangiò nel corso di una giornata un chilo di noci chiamate "pecan". Non ne risentì alcun inconveniente. Una persona in cattivo stato ne avrebbe passate di tutti i colori o sarebbe morta.
In generale, non si può interrompere il digiuno con un alimento qualsiasi. Bisogna scegliere il più acquoso e il meno concentrato. Interrompere col pane, pappe, noci, uova, ecc. è andare incontro ai pericoli.
Da più di un secolo, è tradizione tra gli igienisti e i naturopati interrompere il digiuno col succo d’arancia. E’ così che Shelton aveva sempre preso l’abitudine di interrompere il digiuno con un mezzo bicchiere di succo d’arancia ogni ora, per il primo giorno. Questo metodo sarebbe valido se il digiuno fosse stato proseguito fino al ritorno della fame. Ora su parecchie migliaia di digiunatori che vanno fino a 40-50 giorni di digiuno, non abbiamo incontrato che 10 o 20 che siano andati fino al ritorno della fame. La maggior parte interrompe il digiuno prima del ritorno della fame, per mancanza di tempo o per mancanza di riserve. Ne segue che il piano di Shelton non può applicarsi alla maggioranza schiacciante dei digiunatori. Esso introduce nel corpo troppi acidi e troppi zuccheri.
Riassumiamo dunque questo piano Shelton che concerneva i digiuni lunghi (oltre 20 giorni):
1° giorno: mezzo bicchiere di succo di frutta ogni ora
2° giorno: un bicchiere di succo di frutta ogni due ore.
3° giorno: frutta intera presa progressivamente in piccole quantità.
I pasti normali saranno così raggiunti verso il 7° giorno, non prima.
Da parte nostra, abbiamo messo a punto tutto un sistema per interrompere i diversi digiuni secondo i casi.
Adesso, il digiuno non è più interrotto con succhi di frutta nella casa del dottor Shelton. Questa casa è diretta dalla dottoressa Vetrano, dopo che Shelton ha preso la sua mezza-pensione. Ora la dottoressa Vetrano ha avuto l’idea di abbandonare questo succo. Il digiuno, ragiona lei, è sempre esistito nell’umanità. Ora le centrifughe per fabbricare i succhi sono un’invenzione nuova. Come se la sbrogliavano i nostri antenati? E gli animali che digiunano? Essi si rivolgono agli alimenti interi che sono più naturali. Questi alimenti hanno il vantaggio di non essere stati tagliati, né grattugiati il che diminuisce il loro valore alimentare. Inoltre, si possono toccare e masticare, ciò che dà più soddisfazione. Sono meglio insalivati, il che migliora la nostra digestione.
Ritorniamo un poco al piano che Shelton applicava per interrompere il digiuno. Esso consisteva nel dare un mezzo bicchiere di succo ogni ora. Noi abbiamo già detto che questo metodo introduceva nel corpo troppi acidi e troppi zuccheri. I soggetti sono presto acidificati e rimpinzati. Non comprendiamo perché Shelton abbia fatto ricorso a questo metodo per 40 anni, senza fare queste osservazioni. Come, inoltre, non abbia osservato che quelli che fanno un digiuno lungo abbiano una preferenza per gli alimenti acquosi. In realtà, essi sono tutti disidratati dopo un digiuno lungo. La dottoressa Vetrano ha così osservato che il piano di Shelton non era valido per le stesse ragioni che abbiamo appena fornito. Anzitutto, lei cominciò a distanziare i succhi sempre più: lei ne diede ogni due ore, poi ogni tre ore e infine si rivolse agli alimenti che chiamò "solidi". In verità, non sono alimenti veramente solidi, ma acquosi, interi e teneri. Infatti, lei adesso interrompe il digiuno con pomodori, arance, pompelmi, ma non con mele, né carote che sarebbero troppo dure per gli intestini.
In questo modo, lei ha notato che il peristaltismo intestinale è favorito. La prima evacuazione arriva dal primo o dal secondo giorno dalla rottura del digiuno mentre con i succhi tale evacuazione non arrivava che in capo a parecchi giorni, spesso in capo al 7° giorno.
Il suo programma attuale è il seguente:
1° giorno: la metà di un’arancia media ogni due ore.
2° giorno: un’arancia intera media ogni due ore (si può variare alternando arancia, pomodoro, pera, mela, ecc.).
Se il frutto è troppo grosso, lei ne dà solo la metà. E’ così che il pompelmo è tagliato in due.
Quelli che non vogliono guadagnare peso prendono pomodori o pompelmi in luogo dei frutti zuccherati. Quando il digiuno non oltrepassa i 15 giorni, s’interrompe direttamente con un frutto intero in luogo della metà. La progressione è più rapida successivamente.
Da parte nostra, applichiamo diversi programmi secondo il caso e secondo lo stato di salute precedente del digiunatore: un’esperienza di 30 anni estesa a migliaia di casi ci ha permesso di elaborare una tecnica soddisfacente per interrompere il digiuno come segue:

1) Come interrompere un digiuno lungo senza ritorno della fame.
1° e 2° giorno:
Al risveglio: un litro di acqua limonata (un cucchiaio da minestra di succo di limone), da bere tutta la giornata.
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 100 g di un frutto tenero (pesare con le bucce che non si
inghiottono, né la polpa): arancia, pomodoro, uva, ecc.
Ore 15: 100 g di un frutto tenero
Ore 18: 100 " " " " "
Ore 21: 100 " " " " "
3° e 4° giorno:
Al risveglio: 1 litro di acqua limonata (N. d. T.: da suddividere in tutto il
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 200 g di un frutto tenero (inghiottire la polpa)
Ore 15: 200 g di un frutto tenero (inghiottire la polpa)
Ore 18: 200 g di un frutto tenero (inghiottire la polpa)
Ore 21: 200 g di un frutto tenero (inghiottire la polpa)
5° e 6° giorno:
Al risveglio: Niente
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 400 g frutta in miscuglio
Ore 16: 300 g
"
Sera: 400 g
"
7° giorno:
"
Mezzogiorno: 500 g. Ore 16: 300 g. Sera: lattuga 100 gr. Crudità 200 gr. Ortaggi semicotti: 200 gr.
"
8° giorno: Sorvegliare costantemente la fame nel corso della giornata. Dai primi segni di fame, attendere un’ora che essa sia più acuta. In seguito calmarla con due o tre frutti della medesima specie. Poi attendere di nuovo la fame acuta e ricominciare.
La sera: Crudità, Lattuga, Ortaggi semicotti, 5 datteri o altri.

Nota:
Ai primi segni della fame, bisogna attendere prima di mangiare. Non bisogna mangiare subito. Noi insistiamo sul fatto che bisogna attendere attendere un’ora per le seguenti ragioni:
1) lo stomaco si restringe e basta poco. Altrimenti lo stomaco è ancora dilatato e si ha tendenza ad abusare.
2) la soddisfazione sarà più grande e ci accontenterà di poco. Altrimenti si avrà tendenza ad abusare per ricercare la soddisfazione nella sazietà.
E’ un fatto da non trascurare.

- Si noterà che:
- il limone non è necessario quando si può bere l’acqua pura.
- l’acqua limonata è soppressa quando la sete scompare.
- si comincerà con frutti teneri e si lasceranno i rutti duri per il prosieguo.
- i frutti sono pesati con la buccia, ma non si mangerà né la buccia, né l polpa all’inizio. In seguito si innghiottirà la polpa.
- le quantità aumentano progressivamente.
- le quantità aumentano progressivamente;
- non consumare niente la mattina in caso di fame acuta. (N. d. T.: Voleva dire: "salvo il caso di fame acuta"?)

Noi abbiamo tenuto conto per questa rottura che questi digiunatori non hanno fame e sono tutti disidratati. Essi hanno tutti sete ma non gradiscono l’acqua.
L’assenza di fame è manifestata dall’alito fetido, il cattivo gusto della bocca al risveglio, le urine scure e maleodoranti, ecc.
La sete latente è messa in evidenza dal bisogno nel soggetto di alimenti diluiti e succosi di preferenza.
Nella misura del possibile, il digiuno non è interrotto il mattino, ma a mezzogiorno. Infatti, l’eliminazione della notte si prosegue ancora il mattino e non si rallenta che a mezzogiorno. Stimo che è meglio lasciare che l’eliminazione prosegua il mattino.
Anche nella vita corrente, l’eliminazione è più attiva la notte del giorno. Avviene anche per i digiunatori. La ragione è che la notte le energie sono disponibili per eliminare mentre il giorno le energie sono utilizzate piuttosto nel lavoro, sia muscolare, digestivo o altro. Ciò spiega anche che i digiunatori si sentono meglio nel pomeriggio poiché col rallentamento dell’eliminazione si sta meglio. Più si elimina e più ci si sente male.
Se il digiunatore reclama più cibo, scrive Shelton, bisogna rifiutarlo energicamente.
Evitare l’ananas che è troppo acido per tutti. Evitare le prugne e le albicocche.
In seguito, si potrà prendere da 2 a 7 pasti o minipasti al giorno secondo la fame. E questo nella vita corrente.

2) Come interrompere un digiuno lungo, completo o al limite dell’inanizione.
Si tratta di un digiuno molto lungo, che ha raggiunto il ritorno della fame senza che vi sia alcun segno di eliminazione: urine chiare e senza odore, alito dolce, gusto della bocca pulito al risveglio, né pastoso, né secco, né niente.
Si tratta anche dei casi che hanno raggiunto un tale grado di emaciazione che rasentano l’inanizione (60% del peso normale. Vedere altrove).
Un piccolo pasto è aggiunto durante il mattino, poi soppresso, come segue:
1° e 2° giorno:
Al risveglio: 1 litro di acqua limonata (un cucchiaio da minestra di succo di limone). Da bere tutta la giornata.
Mattino: 100 g di frutta tenera (pesare con le bucce che non si inghiottiranno, né la polpa)
Mezzogiorno: 100 g frutta tenera
Ore 15: 100 " " "
Ore 18: 100 " " "
Ore 21: 100 " " "
3° e 4° giorno:
Al risveglio: 1/2 litro di acqua limonata (un cucchiaio da minestra di succo di
limone).
Mattino: 200 g di frutta tenera (inghiottire la polpa)
Mezzogiorno: 200 g frutta tenera "
Ore 15: 200 g frutta tenera "
Ore 18: 200 g frutta tenera "
Ore 21: 200 g frutta tenera "

5° e 6° giorno:
Al risveglio: Niente
Mattino: 100 g di frutta tenera
Mezzogiorno: 400 g frutta in miscuglio
Ore 16: 100 g frutta
Sera: Lattuga 100 g
Crudezze 200 g
Ortaggi semicotti 200 g
5 nocciole o altro

7° giorno:
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 500 g frutta in miscuglio
Ore 16: 200 g frutta
Sera: Lattuga 100 g
Crudezze 200 g
Ortaggi semicotti 200 g
5 nocciole o altro

8° giorno:
Sorvegliare costantemente nel corso della giornata la fame. Dai primi segni della fame, attendere un’ora che essa sia più acuta. Calmarla con 2 o 3 frutti della medesima specie. In seguito, attendere di nuovo la fame acuta e ricominciare…
La sera: Lattuga
Sera: Lattuga
Crudezze
Ortaggi semicotti
2 banane secche o altro

Osservazioni:
1) I PIEDI E LE GINOCCHIA GONFI dopo il digiuno provengono dagli abusi e dalle deviazioni. Tre giorni di moderazione bastano per ristabilirli totalmente.
2) LE ANALISI: Bisogna attendere 6 mesi prima di farne, altrimenti esse saranno allarmanti. Delle carenze possono prodursi, ma sono colmate doppiamente. Per esempio, l’anemia si aggrava dopo il digiuno per scomparire totalmente 6 mesi più tardi.
3) Per evitare la bulimia nella vita corrente, si mangerà secondo la fame da 2 a 7 pasti o minipasti il giorno. Esempio di 7 minipasti:
a) Frutta e formaggio fresco.
b) Una lattuga e mezzo avocado.
c) Crudezze in miscuglio e groviera grattugiata.
d) Ortaggi semicotti.
e) Patate cotte.
f) 10 datteri.
g) 3 banane essiccate.

E’ evidente che si riserveranno i datteri e le banane durante le ore di lavoro, poiché non si mangiare un’insalata in ufficio!

3) Come interrompere il digiuno dei bambini e dei vecchi.
I bambini possono digiunare più a lungo degli adulti, ma i vecchi non supereranno i 7 fino a 20 giorni, secondo il loro stato. Essi hanno tutto vantaggio a prendere normalmente da 4 o anche 5 pasti al giorno, mai niente il mattino al risveglio. Dunque mangiare poco e spesso.

1° e 2° giorno:
Mattino: acqua limonata ½ l (1 cucchiaino da caffè di succo di limone). N. d. T.:
Sempre suddivisa su tutta la giornata)
Ore 10: 50 g frutta tenera (pesare intera, sbucciare, succhiare)
Mezzogiorno: 50 " " "
Ore 15: 50 " " "
Sera: 50 " " "

3° e 4° giorno:
Mattino: Niente
Ore 10: 100 g frutta (si può mangiare la polpa)
Mezzogiorno: 100 " "
Ore 15: 100 " "
Sera: 100 " "

5° e 6° giorno:
Ore 10: 100 g frutta
Mezzogiorno: 200 g frutta (o latte per i bambini)
Ore 15: 200 " "
Insalata: 50 g
Ortaggi cotti: 100 g
Sera: Crudezze grattugiate: 50 g

7° giorno:
Al risveglio: Niente. Non lavarsi la bocca. Niente dentifricio. Attendere che la bocca sia pulita da sé.
Nel corso della giornata:
Attendere pazientemente la fame. Dalla comparsa dei suoi primi segni, aspettare un’ora affinché essa diventi più acuta. Poi calmarla con un solo frutto. Poi attendere di nuovo la fame e ricominciare…
La sera: Insalata tagliata a strisce fini
Crudezze grattugiate finemente
Succo di carote: ½ bicchiere
Ortaggi cotti
2 fichi ammollati
Cocomeri e meloni: Per questi frutti che sono molto acquosi, si può prendere il doppio della quantità assegnata dovunque poiché essi contengono più acqua di tutti gli altri frutti.

Osservazione:
1) Condimenti tollerati: olio d’oliva, olive nere, aromi dolci, timo, erba cipollina, aglio e cipolla (poco), succo di limone, pomodoro, cumino, cerfoglio, dragoncello, maionese, ecc. 1) Condimenti tollerati: olio d’oliva, olive nere, aromi dolci, timo, erba cipollina, aglio e cipolla (poco), succo di limone, pomodoro, cumino, cerfoglio, dragoncello, maionese, ecc.
2) Condimenti molto proibiti: pepe, aceto, mostarda, sale, ecc. 2) Condimenti molto proibiti: pepe, aceto, mostarda, sale, ecc.
3) Quanto al peso totale per giorno, abbiamo osservato che certuni possono accontentarsi e fiorire con 1,5 kg al giorno, mentre altri, hanno bisogno del doppio (frutta e ortaggi soltanto). 3) Quanto al peso totale per giorno, abbiamo osservato che certuni possono accontentarsi e fiorire con 1,5 kg al giorno, mentre altri, hanno bisogno del doppio (frutta e ortaggi soltanto).
4) Ricordiamo che il gorilla che è il primate che si avvicina di più all’uomo, non mangia banane fresche, né noci varie. 4) Ricordiamo che il gorilla che è il primate che si avvicina di più all’uomo, non mangia banane fresche, né noci varie.
Leggere questo scopo il libro di Schaeller, Un anno dai gorilla.

4) Come interrompere il digiuno nei grandi debilitati, acidificati e che non sopportano alcuna acidità, con un potere digestivo nullo, troppo emaciati.
In tutti i casi complicati, il brodo caldo ha 2 vantaggi molto importanti e un inconveniente:
- fornisce calore interno molto prezioso per questi deboli; - fornisce calore interno molto prezioso per questi deboli;
- fornisce acqua; - fornisce acqua;
- ma è cotto, dunque poco nutriente e provoca una leucocitosi digestiva. - ma è cotto, dunque poco nutriente e provoca una leucocitosi digestiva.
Il brodo è molto prezioso e sarà riservato agli ammalati gravi del tubo digerente e del sistema nervoso che sono irritati dall’acidità della frutta.
Non bisogna prolungare troppo questo regime cotto poiché sono sostanze morte che non possono nutrire l’organismo. Alla lunga, il cotto potrebbe causare danno. Ma nell’immediato, è utile.

Come fare il brodo:
a) La maniera classica consiste nel tagliare gli ortaggi (carote, zucchine, porri, cipolle, cavoli, navoni, patate, sedano-rapa, barbabietola, ecc.) in piccolissimi pezzi, poi nel farli bollire nell’acqua per 20 minuti circa. Mettere meno acqua all’inizio, servire, poi aggiungere acqua e lasciare sul fuoco altri 10 minuti. Abbassare il fuoco dal momento dell’ebollizione. Coprire. a) La maniera classica consiste nel tagliare gli ortaggi (carote, zucchine, porri, cipolle, cavoli, navoni, patate, sedano-rapa, barbabietola, ecc.) in piccolissimi pezzi, poi nel farli bollire nell’acqua per 20 minuti circa. Mettere meno acqua all’inizio, servire, poi aggiungere acqua e lasciare sul fuoco altri 10 minuti. Abbassare il fuoco dal momento dell’ebollizione. Coprire.
b) Siccome la cottura distrugge la maggior parte delle vitamine, una maniera più igienista di conservarle consiste nel gettare nell’acqua bollente gli ortaggi che si saranno in precedenza macinati in un semplice grosso macinacaffè. Questo macinacaffè rimpiazza un mixer che costa molto caro, una fortuna al confronto. Si può anche utilizzare una centrifuga di cui si raccoglierà il succo degli ortaggi e la loro polpa per gettarli nell’acqua bollente. Non far bollire oltre, coprire soltanto. b) Siccome la cottura distrugge la maggior parte delle vitamine, una maniera più igienista di conservarle consiste nel gettare nell’acqua bollente gli ortaggi che si saranno in precedenza macinati in un semplice grosso macinacaffè. Questo macinacaffè rimpiazza un mixer che costa molto caro, una fortuna al confronto. Si può anche utilizzare una centrifuga di cui si raccoglierà il succo degli ortaggi e la loro polpa per gettarli nell’acqua bollente. Non far bollire oltre, coprire soltanto.

1° e 2° giorno:
Mattino: ½ litro circa di brodo caldo di ortaggi Mattino: ½ litro circa di brodo caldo di ortaggi
Mezzogiorno: ½ bicchiere di succo di carote (diluito con ½ bicchiere di acqua calda) Mezzogiorno: ½ bicchiere di succo di carote (diluito con ½ bicchiere di acqua calda)
Ore 15: ½ bicchiere di succo di carote (diluito con ½ bicchiere di acqua calda) Ore 15: ½ bicchiere di succo di carote (diluito con ½ bicchiere di acqua calda)
Ore 18: Minestra calda di ortaggi (2 bicchieri) Ore 18: Minestra calda di ortaggi (2 bicchieri)

3° e 4° giorno: 3° e 4° giorno:
Mattino: Mattino:
Mezzogiorno: ½ bicchiere di succo di carote (diluito in un bicchiere di acqua calda) Mezzogiorno: ½ bicchiere di succo di carote (diluito in un bicchiere di acqua calda)
Ore 15: ½ bicchiere di succo di carote (diluito in un bicchiere di acqua calda) Ore 15: ½ bicchiere di succo di carote (diluito in un bicchiere di acqua calda)
Ore 18: Minestra calda di ortaggi (1 tazza) Ore 18: Minestra calda di ortaggi (1 tazza) Minestra calda di ortaggi (1 tazza)

5° e 6° giorno:
Mattino: Niente
Mezzogiorno: da 200 a 300 g frutta poco acida, altrimenti 100 g di frutta da 200 a 300 g frutta poco acida, altrimenti 100 g di frutta
Sera: Insalata al naturale o passata nella centrifuga (mangiare la polpa) Sera: Insalata al naturale o passata nella centrifuga (mangiare la polpa)
Crudezze (idem)
Ortaggi cotti: 200 g
Diminuire o aumentare le quantità tutti i giorni secondo la digestione.

7° giorno:
Al risveglio, non mangiare né bere, né lavarsi la bocca, né dentifricio. Aspettare che la bocca sia pulita da sé.
Nel corso
della giornata Attendere la fame. Dalla comparsa dei suoi primi segni, Attendere la fame. Dalla comparsa dei suoi primi segni,
La sera: Insalata al naturale o passata alla centrifuga (mangiare la polpa)
Crudezze al naturale o passate nella centrifuga
Ortaggi cotti

5) Come interrompere un digiuno medio di 15 giorni circa.
Qui, la ripresa sarà più rapida o più lenta secondo lo stato generale.

1° giorno:
Mattino: acqua limonata ½ litro /un cucchiaino da caffè di succo di limone o una cucchiaiata da minestra di succo d’arancia)
Mezzogiorno: 100 g di frutta tenera (pesare intera, mangiare la polpa ma non le bucce)
Ore 15: ..……...100..." "
Sera: ….…..…...200... " "

2° giorno
Mattino: acqua limonata, mezzo litro
Mezzogiorno: 200 di frutta tenera
Ore 15: ….…….200 "……"……….."
Sera:….………..200 "……."……….."

3° giorno:
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 300 g di frutta di una sola specie
Ore 15: 300 g di frutta "
Sera: 300 g di frutta "
4° giorno:
Al risveglio: Non mangiare niente. Non lavare la bocca, ma attendere che essa sia pulita da sé. (Una bocca cattiva è un segno di eliminazione.)
Nel corso
della giornata: Attendere la fame. Dai suoi primi segni, attendere un’ora affinché sia più acuta. Poi calmarla con 2 o 3 frutti della medesima specie, non più. In seguito, attendere di nuovo la fame e ricominciare…
La sera: Insalata verde
Crudezze
Ortaggi semicotti
2 banane secche

6) Come interrompere un digiuno breve di meno di 10 giorni.
La ripresa alimentare sarà più lenta o più rapida secondo se lo stato è guastato o no.
1° giorno:
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 200 g di frutti acquosi
Ore 15: 200 g di frutti acquosi
Sera: 200 g di frutti acquosi
2° giorno:
Mattino: Niente
Mezzogiorno: 400 g di frutta di una sola specie
Sera: 400 g di frutta di una sola specie
3° giorno:
Mattino: Non bere niente, né mangiare. Niente dentifricio. Attendere che la bocca sia pulita da se stessa. (Una bocca cattiva è un sintomo di eliminazione.)
Nel corso
della giornata: Attendere la fame. Dai suoi primi segni, attendere un’ora affinché sia più acuta. Poi calmarla con 2 o 3 frutti della medesima specie. In seguito, attendere di nuovo la fame e ricominciare…
La sera: Insalata verde
Crudezze varie
Ortaggi semicotti
1 banana secca o 5 datteri

7) Menù di disintossicazione dopo un digiuno incompleto
Tutti coloro che hanno interrotto il digiuno prima del suo termine, cioè prima della purificazione totale, traggono beneficio dal proseguire una dieta stretta di disintossicazione come segue:
Mattino:
½ litro d’acqua limonata con un cucchiaio da caffè di succo di limone o una cucchiaiata da minestra di succo d’arancia.
Nel corso della giornata:
Attendere la fame acuta. Dai primi segni di questa fame, aspettare un’ora di più affinché diventi ancora più acuta. Poi, calmarla con precisamente un solo frutto. In seguito, attendere di nuovo questa fame, e ricominciare…
Il frutto può essere rimpiazzato con beneficio da 200 g di una crudezza (carota o finocchio o cetriolo, o…)
Le crudezze favoriscono l’eliminazione meglio dei frutti poiché non contengono zucchero, né acidi.
Questo menù sarà proseguito fino alla disintossicazione totale e può durare parecchie settimane. Bere acqua secondo la sete. Restare a letto metà della giornata. Siesta obbligatoria.

8) Come interrompere il digiuno secondo il sistema Mosséri senza pesare niente e senza orari.
Al risveglio:
Acqua limonata. (Per i digiuni lunghi: un litro d’acqua con un cucchiaio da minestra di succo di limone).
Per digiuni non lunghi: ½ litro di acqua con un cucchiaino da caffè di limone). Per tutta la giornata.
Nel corso della giornata:
1) Dal momento in cui compaiono i primi segni della fame (bocca pulita, né rutti, né morsi morbosi allo stomaco, né lingua pastosa, né secca, né amara, mente lucida) attendere un’ora affinché diventi più acuta. Se la fame scompare, non è vera fame. Se si accentua è vera fame.
2) Mangiare un frutto tenero (pomodoro o arancia, o pera, ecc.) per calmare la fame. Se il digiuno è stato lungo, mangiare una metà soltanto del frutto per 2 giorni, poi un frutto intero.
3) Attendere di nuovo la fame molto acuta, poi ricominciare…
Se si mangia prima che la fame sia molto acuta, non si otterrà la soddisfazione attesa, il frutto non procurerà tutto il piacere voluto e si avrà tendenza a ricercare il piacere attraverso la sazietà, il che è dannoso dopo un digiuno.
Continuare in questo modo: per i digiuni lunghi: 7 giorni
digiuni medi: 4 giorni
digiuni brevi: 2 giorni
In seguito: si può aumentare la quantità a 2 o a 3 frutti al massimo, e della medesima specie. Per la sera: insalata - crudezze - ortaggi semicotti - 4 o 5 frutti dolci secchi.
Questo sistema Mosséri rappresenta il metodo più naturale. Infatti, l’uomo preistorico, non aveva né orologio, né bilancia, né cucina, né cuoco, né cuoca, né centrifuga, né libri di ricette. Come faceva per interrompere il digiuno? Ora la natura ha provvisto l’essere umano di un meccanismo preciso e minuzioso che funziona a meraviglia. Si tratta della vera fame (la falsa fame è sempre accompagnata da una bocca cattiva, da uno spirito depresso e da altri segni di eliminazione e deve essere ignorata). Questa fame autentica si scatena al momento giusto. In quel momento, attendere un’ora o due affinché essa si accentui, poi prendere la metà di un frutto succoso, giusto per calmare questa fame. Ricominciare più tardi col ritorno della fame. Non mangiare mai a sazietà.
Noi abbiamo distinto tra la vera e la falsa "fame". Ora distinguiamo tra sazietà normale e la "sazietà" patologica. Quando lo stomaco non è disteso come dopo un digiuno, si sente la sazietà normale appena si calma la fame con la metà di un frutto succoso. Ma se lo stomaco è disteso come nel caso dell’assenza di qualsiasi fame, l’alimento non procurerà il piacere atteso e si avrà tendenza a ricercare tale piacere nella sazietà, ciò che è nocivo e molto pericoloso dopo un digiuno.
Secondo questo sistema Mosséri, il primato è dato alla fame per l’ottenimento del massimo del piacere dalla nutrizione. Aspetto positivo contrariamente ai metodi che limitano il cibo, che fissano orari, che utilizzano la bilancia, l’orologio, ecc., e che lasciano sempre un sentimento d’insoddisfazione, di frustrazione, di limitazione, di austerità e di rinuncia rivoltante e negativa.
Ciascuno seguirà il suo organismo ascoltando attentamente "la voce interiore" che è certamente la più saggia. La sola guida sarà la fame che si calmerà precisamente. Il solo vizio è la sazietà. Attendere la fame e dai primi sintomi di questa fame (stomaco che aspira, che si inarca ma senza morsi, né crampi, spirito depresso ma lucido senza mali di testa, bocca amara, né pastosa, né secca), attendere una o due ore affinché si accentuino e si confermino (poiché la falsa "fame" scompare entro qualche ora !).
E’ allora che si può mangiare non più di un mezzo frutto succoso per calmare questa fame. Attenzione, non ricercare la sazietà! Pericolo.

9) Quando si può fare un secondo digiuno?
Ci viene domandato spesso dopo quale intervallo si può fare un secondo digiuno? Da molto tempo, noi abbiamo per regola di attendere che il soggetto recuperi la più gran parte del peso perduto, se è disceso al di sotto del peso normale. Ora, la ripresa del peso non significa necessariamente che le riserve "essenziali" sono tutte colmate. Noi chiediamo a tutti quelli che hanno digiunato 40 giorni per esempio di attendere un anno prima di rifare un altro digiuno.
Ora ecco che noi ci imbattiamo in un testo del dottor Shelton. Si tratta di una signora che digiunò da lui 21 giorni allo scopo di far riassorbire un tumore al seno della grandezza di un uovo. Il tumore diminuì di metà per diventare della grandezza di una noce. Il digiuno fu interrotto poiché la fame si era fatta sentire. Parecchie settimane dopo, un secondo digiuno fu iniziato e durò 17 giorni alla fine del quale il tumore scomparve totalmente.
E’ evidente che per questa signora, il primo digiuno di 21 giorni non aveva esaurito tutte le riserve del corpo. Era il ritorno della fame che lei aveva sentito? In breve, il fatto lì è che Shelton fa digiunare una seconda volta poco dopo il primo digiuno senza attendere a lungo.




CAPITOLO 20 - LA FRUGALITA’ DOPO IL DIGIUNO SECONDO IL SISTEMA MOSSE’RI.


Si ha l’impressione, in generale, che dopo un digiuno vi si debba rimpinzare di cibo e di bevande, assumere concentrati ed astratti, vitamine in pillole, lievito, ecc. L’errore è monumentale. Poiché così si disfa tutto ciò che si è fatto durante il digiuno e tutto il beneficio tratto da questo periodo di riposo fisiologico è perso. Si ritorna al medesimo stato di prima, alle medesime malattie e ai medesimi disturbi. Non valeva la pena di digiunare a queste condizioni.
Dopo aver digiunato, bisogna nutrirsi molto frugalmente di alimenti sani. il corpo non può bruciare le tappe e recuperare rapidamente. Gli occorre tempo. Quando si mangia come prima, il corpo non digerisce che quello di cui ha bisogno e rigetta il resto nelle feci. Queste sono allora voluminose, maleodoranti, in forma di pappa, invece di essere pochissimo voluminose, ben formate e senza odore. L’inconveniente maggiore con feci abbondanti è soprattutto la perdita dei succhi digestivi che si ritiene il corpo debba recuperare durante l’assimilazione. Questa è una perdita molto grave quando si pensa che la fabbricazione di questi succhi concentrati costa molto cara all’organismo. Sarà sufficiente comparare allo sperma del quale ciascuna goccia costa carissima all’organismo. Per convincersene, si nota che quelli che soffrono francamente di diarrea o di dissenteria sono molto più stanchi di quelli che digiunano. Gli uni e gli altri sono privati di cibo, ma i primi sono privati in più dei loro succhi digestivi preziosi. Infatti, un digiunatore può spesso camminare e perfino fare una bella marcia mentre chi soffre di dissenteria non può più tenersi in piedi pur continuando a mangiare!
Inoltre, quando si mangia molto dopo il digiuno, il surplus prima di essere rigettato nelle feci, fermenta e si putrefà, dando origine a dei gas come pure a dei veleni. Questi ultimi gonfiano il corpo e l’avvelenano quando sono assorbiti dalla mucosa intestinale.
Il peggio di tutto è l’eccesso di protidi, poi viene l’eccesso di datteri, fichi secchi, ecc. Con essi la salute può essere distrutta in pochissimo tempo. Le devastazioni sono allora considerevoli. Il potere digestivo è spezzato, il sistema nervoso alterato, le forze muscolari annientate, la vista si abbassa, la fame scompare, il pessimismo si insedia con l’ansietà, la testa si appesantisce, la mente si oscura e diviene depressa, l’ottimismo scompare e anche la gioia di vivere.
D’altra parte, quelli che cercano le sostanze ricche in vitamine come il lievito si ingannano pesantemente. Il lievito è un fermento ricco di vitamine. Ma questa non è una ragione sufficiente per consumarlo.
Molte sostanze velenose nella natura contengono abbondanza di vitamine: la foglia del tabacco, la foglia del tè, le bacche velenose, ecc. Non è una ragione sufficiente per mangiarne. E’ meglio trarre le vitamine e i sali minerali da sostanze alimentari non velenose e commestibili come i frutti e gli ortaggi crudi.
Come riconoscere gli alimenti velenosi dagli altri commestibili? Per definizione, l’alimento commestibile è quello che è gradevole al gusto, alla vista, all’odorato e che non è pungente, né amaro, né insipido. Ecco perché noi escludiamo l’aglio e la cipolla crudi, il ravanello nero, ecc. Sarà sufficiente cuocere la cipolla 5 minuti soltanto per far volatilizzare il veleno che vi si trova (l’olio di mostarda) e allora si può mangiarla senza problemi.
Ritorniamo al lievito. E’ dunque un fermento che favorisce la fermentazione del bolo alimentare. Ora, noi vogliamo che questo bolo alimentare sia digerito, assorbito e assimilato e cerchiamo a qualsiasi prezzo di evitare la sua fermentazione.
Ricordiamo che la digestione non è una fermentazione come si credeva 100 anni fa. I sottoprodotti della digestione sono i componenti dell’alimento ridotto in materie semplici per essere assorbite: glucosio, aminoacidi, ecc. mentre i sottoprodotti della fermentazione sono l’alcol, l’acido acetico, il gas carbonico, ecc. La fermentazione è la distruzione dell’alimento. Certamente il lievito è molto ricco di vitamine, ma esso favorisce la fermentazione mentre si cerca di evitare questa fermentazione a tutti i costi.
D’altra parte, gli estratti e i concentrati non hanno alcun valore poiché il processo di estrazione e di concentrazione in fabbrica distrugge la maggior parte delle vitamine.
Bisogna consumare gli alimenti quali la natura ce li offre dalle sue mani generose. Non bisogna consumarli modificati, trasformati, tagliati, cotti, raffinati, alterati dall’industria o dalla cottura. Gli alimenti naturali non si presentano in flaconi, in bottiglie, sotto forma di liquido o di polvere. La confettura non è un alimento naturale, ma i frutti lo sono. L’olio anche vergine non è un alimento naturale, ma l’arachide cruda lo è. E’ meglio mangiare arachidi crude che contengono un olio perfetto che di prendere l’olio di arachide vergine.
Tutti gli elementi nutritivi di cui il corpo ha bisogno possono essere tratti da fonti sane che piacciono al senso del gusto. Mi sembra che per rimettersi non dovrebbe essere necessario prendere delle cose sgradevoli, come l’olio di fegato di merluzzo, il lievito, ecc.
Gli alimenti crudi non dovrebbero essere considerati come dei rimedi. noi ci nutriamo per alimentare i nostri corpi e non per guarire malattie."
Gli alimenti crudi hanno un valore nutritivo più elevato degli alimenti cotti. Ne segue che gli alimenti crudi soddisfano meglio i bisogni della vita…
Non si guadagna nulla a mangiare troppo dopo un digiuno. Si è pressati per riguadagnare il peso perduto e la forza e si abusa di cibo pensando che essa è utilizzata proporzionalmente, soprattutto per i protidi. E’ falso. Nella sua opera The Nutrition of Man (1907) il professor Russell H. Chittenden dell’Università di Yale fece il dettaglio dei suoi esperimenti nel campo del conseguimento e del mantenimento dell’equilibrio azotato su parecchi livelli dell’assorbimento azotato.
Il digiunatore, scrive Chittenden, avendo perduto una buona parte delle sue riserve azotate non può rimpiazzarle che lentamente, anche se mangia abbondantemente alimenti azotati… Il corpo umano non conserva in riserva i protidi e ciò è vero quali che siano i bisogni dei tessuti che devono recuperare anche considerevolmente. Il digiunatore obeso perderà meno protidi del digiunatore magro. Poi, quando l’obeso è nutrito da una certa quantità di protidi arriva a mantenere un certo equilibrio azotato o anche a conservarne un poco in riserva, mentre il magro messo al medesimo regime perderà dei protidi….
Rimpinzare in protidi non dà i risultati corrispondenti a causa anzitutto delle proprietà fisiologiche particolari dei protidi, poi il loro effetto di stimolazione generale sul metabolismo e la tendenza del corpo a stabilire un equilibrio azotato a differenti livelli e infine il fatto sottolineato da Van Norden che il deposito di carne è anzitutto funzione dell’energia specifica delle cellule in sviluppo. In altre parole, le cellule protoplasmatiche del corpo sono fattori più importanti per l’immagazzinaggio o il mantenimento dei protidi che un eccesso di alimenti azotati.
E’ generalmente stabilito che è impossibile nell’uomo immagazzinare molta carne con la sovralimentazione. Allo stesso modo, la forza muscolare nell’uomo non può essere aumentata molto dall’eccesso alimentare. Le sole condizioni in cui la carne è immagazzinata sono quelle in cui sono implicate le energie di rigenerazione cellulari. E’ così che l’accumulazione dei tessuti azotati s’incontra soprattutto nell’organismo in stato di crescita in cui le nuove cellule sono in fabbricazione rapida, anche nell’adulto che ha cessato di crescere, ma il cui lavoro muscolare porta all’ipertrofia muscolare e infine in tutti i casi in cui il tenore azotato del corpo è più o meno diminuito a causa di un digiuno o di una malattia. Ricordiamo il fatto che nutrendo gli animali, si può forzarli ad accumulare il grasso con la sovralimentazione, ma mai la loro carne.
Riassumiamo in termini più semplici: il corpo non può immagazzinare le proteine. Esso ne ha bisogno tutti i giorni in quantità minuscole. Coloro che possono utilizzare i protidi sono soprattutto:
- gli organismi in fase di crescita, come i bambini;
- le donne incinte;
- dopo un digiuno o una malattia;
- quelli che fanno una forte attività sessuale o muscolare.
La quantità di protidi di cui si ha bisogno è molto più piccola di quanto si pensi. Ad ogni modo, ve n’è un poco in tutti gli alimenti. Il gorilla che è il primate più vicino all’uomo non mangia le noci diverse (L’anno del gorilla, di George Schaller).
Noi abbiamo consacrato altre opere alla questione alimentare.
Basterà in questa sede dire che gli alimenti corrispondenti alla fisiologia e all’anatomia dell’essere umano secondo gli studi comparativi fatti dai grandi scienziati francesi, tedeschi e americani sono: i frutti, le insalate e le crudezze.
Noi abbiamo già distinto tra la vera fame e la falsa fame, la fame normale e la "fame" patologica. Bisogna diffidare della falsa fame. Per riconoscerle, basta attendere un’ora: la vera fame si accentua e la mente diventa chiara, lo stomaco si inarca e aspira, ma la fame falsa scompare.
Quando si attende la fame acuta prima di mangiare, lo stomaco è piccolo e soddisfatto pienamente con 2 o 3 frutti soltanto. Si raggiunge così tutto il piacere cercato, allo stesso modo della sazietà normale.
Al contrario, quando si mangia prima di avere molta fame, lo stomaco è ancora disteso e non si ottiene la sazietà che mangiando grandi quantità di alimenti: è la fame patologica. Quando si mangia senza fame acuta, non si ha alcun piacere e si ha tendenza a ricercare la soddisfazione vanamente nella sazietà che tarda a venire e che reclama molti alimenti e varietà. In queste condizioni, è praticamente impossibile fermarsi prima della sazietà, di "alzarsi da tavola con la fame", e di "riempirsi lo stomaco per 2/3 soltanto", secondo i consigli popolari, a meno di dispiegare sforzi sovrumani. E questo perché non si è soddisfatti del pasto. La concezione della frugalità diventa allora una rinuncia, una mortificazione.
Il sistema Cornaro e il sistema Thomson di frugalità sono così superiori al sistema Dewey (digiuno mattutino e 2 pasti al giorno). Infatti il sistema Dewey dei 2 pasti non rispetta il primato della fame, non distingue tra la vera fame e la falsa fame, tra la sazietà normale e la sazietà patologica. E’ un ripiego per gli stomaci distesi come quello del dottor Dewey, dispeptico, che si rimpinzava malgrado i suoi due pasti!
Nel sistema Mosséri di frugalità, c’è il primato della fame che è in onore. Attendere i primi segni della fame acuta, attendere un’ora di più affinché essa diventi più pronunciata, poi calmarla con 2 o 3 frutti soltanto e della medesima specie. Infatti, la varietà favorisce la ghiottoneria. In seguito, ricominciare quando una fame acuta si fa sentire di nuovo.
Con una migliore digestione, la fame diventerà sempre meno frequente. Infatti, più si mangia più si ha fame perché si digeriscono male gli alimenti che non procurano più beneficio al corpo. Meno si mangia, meno si ha fame spesso, poiché si digerisce meglio e si assimila meglio.
Il profeta Maometto ha scritto nel Corano: "Lo stomaco è il peggior recipiente che l’uomo possa riempire. Noi siamo un popolo che non mangia mai a sazietà e non abbiamo bisogno di medici." (Corano.)
Infine, se la fame si manifesta mentre si lavora e non si ha il tempo libero di mangiare tranquillamente in quel momento, si può calmare questa fame mangiando un dattero o un fico secco.
Coloro che non hanno denti utilizzeranno una centrifuga e mangeranno anche la polpa che recupereranno aggiungendola al succo estratto.

Il sistema Cornaro.
Luigi Cornaro era nel XV° un aristocratico italiano. A 40 anni era talmente malato che i suoi medici gli consigliarono di redigere il testamento e aspettarsi di finire i suoi giorni. Egli ebbe l’idea di mangiare poco senza cambiare nulla nei suoi alimenti ed ebbe la sorpresa di ristabilirsi da tutte le malattie cosiddette incurabili. Sopravvisse a tutti i suoi medici fino a 104 anni con una salute radiosa, una resistenza e una forza magnifiche. La sua mente era di una rara chiarezza poiché egli scrisse dei libri interi di filosofia. All’età di 102 anni, scrisse una brossura intitolata Come vivere cento anni che egli inviò a tutti i re, ministri, uomini eminenti, ecc. e che fu tradotto da allora in quasi tutte le lingue. Il giorno del suo compleanno a 100 anni, ballò tutta la notte con una ragazza di 20 anni senza stancarsi.
Il suo metodo consisteva nel mangiare 700 gr. al giorno. Gli alimenti erano gli stessi di tutti, cioè pane, carne, vino, frutta, ortaggi. La bevanda era compresa nei 700 grammi.
Se egli ha avuto tali risultati spettacolari di salute e di longevità a dispetto degli alimenti non specifici alla specie umana, ciò è senz’altro a favore della frugalità.

Il sistema Thomson.
In seguito venne Thomson che si è sicuramente ispirato a Cornaro. Il sistema Thomson rassomiglia in tutti i punti al sistema Cornaro, salvo che gli alimenti sono cotti con l’acqua, senza olio, né burro, né carne, né vino. Secondo questo sistema:
Mattino: 1 frutto, uno yogurt (200 gr in tutto).
Mezzogiorno: 300 g. in tutto: 1 fetta di pane, miele, lattuga, crudezze, olio, limone.
Ore 16: Succo di mele
Sera: 600 g in tutto: ortaggi, paté di formaggio, un frutto (o gelatina o gelato o torta), caffè surrogato.
Thomson ottenne dei risultati meravigliosi col suo sistema senza fare ricorso al digiuno che egli denigrava qualificandolo un rimedio.
Questo regime è certamente destinato ad essere seguito per l’intera vita, come i seguenti.

Il sistema Mosséri.
Secondo questo sistema, c’è anche in onore il primato della frugalità. E’ l’osservazione dei figli di certe donne frugali e dei vecchi che hanno ispirato l’autore, esattamente come l’insegnamento dei predecessori Cornaro e Thomson. Tuttavia, in questo sistema Mosséri, le leggi della natura sono rispettate mentre esse non lo sono in Cornaro, né in Thomson. Infatti, le leggi della natura precisano una fame acuta senza rispetto degli orati, come esse precisano la nozione di soddisfazione calmando questa fame. La sazietà diventa un peccato poiché gli stomaci sono distesi.
1) Nel sistema Mosséri, gli alimenti permessi sono unicamente quelli che sono specifici alla specie umana (frutta, ortaggi, radici), mentre Thomson allarga considerevolmente questa gamma fino a sconfinare sugli alimenti destinati alle altre specie animali (cereali, latticini, miele, uova, ecc.).
2) Nel sistema Mosséri, le regole delle combinazioni alimentari sono rispettate, mentre Thomson e Cornaro le ignorano.
3) Nel sistema Mosséri, l’accento viene messo sull’attesa della fame acuta e la sua soddisfazione calmandola, cioè che l’accento è messo sul rispetto degli istinti naturali e non sulla privazione, né sull’abnegazione, né sulla punizione. E’ piuttosto il culto del piacere, poiché con una fame acuta, il piacere di mangiare è al suo massimo. I sistemi di Cornaro e Thomson potrebbero lasciare l’impressione di austerità, di severità, di mortificazione, di rinuncia. Non è affatto così col sistema Mosséri che non chiede a nessuno di rinunciare al piacere di mangiare, ma piuttosto di cercarlo al più alto grado, di mantenerlo vivo, di sostenerlo continuamente. Nessuno sforzo di volontà è richiesto, se non il minimo. Mangiare un frutto. quando si ha veramente fame, è la voluttà al suo più alto livello. Ma si trae meno piacere se si continua a mangiare un secondo frutto.
4) Nel sistema Mosséri, non c’è questione di estendere a tutti degli orari fissi e identici. Ciascuno segue la sua fame. Essa può manifestarsi una volta il giorno o parecchie volte. Dunque individualizzazione.

Sazietà normale e "sazietà" patologica.
Noi abbiamo già distinto tra la vera fame e la falsa "fame". Adesso, vediamo la sazietà.
Con uno stomaco normale, non disteso, la sazietà è sentita appena si mangia un frutto medio con una fame acuta, che è calmata immediatamente. Ma quando lo stomaco è disteso o non si ha fame, occorrono delle quantità apprezzabili di cibo per arrivare a una sorta di "sazietà" che è patologica.
La ricerca del piacere:
Si ottiene il massimo di piacere quando si attende una fame veramente acuta e ci si soddisfa con un solo o due frutti, il 3° non procura altrettanto piacere del primo. E’ dunque la frugalità che è vestita di un’idea positiva e dinamica.
La lezione che ci danno il sistema Cornaro e il sistema Thomson è che la frugalità supera in importanza tutti gli altri fattori riuniti (specificità degli alimenti, cottura, combinazioni, alimenti biologici, ecc.). Infatti, con la frugalità anche da sola, si ottengono risultati stupefacenti.
L’uomo primitivo non aveva cucina, né cuoca, né cuoco. Non aveva né sala da pranzo, né orologio, né libro di ricette. Quando aveva fame, coglieva un frutto e lo mangiava sotto l’albero. Era il giardino dell’Eden. Era il Paradiso.

COME FARE DA SE’ IL LATTE CAGLIATO O YOGURT.
Solo i bambini possiedono nel loro stomaco il fermento che può cagliare il latte, come i vitelli. Il presame viene dal vitello e non dalla vacca che non ne possiede. Ecco perché il consumo del latte non è permesso che ai bambini e causerà l’alterazione del fegato negli adulti.
Si sceglierà di preferenza il latte crudo. Scremarlo poiché il latte umano contiene meno crema. Per scremarlo, lo si lascerà al fresco e la crema sale alla superficie. Si può mangiarla con moderazione, ma la crema che si forma dopo la cagliatura del latte deve essere gettata poiché ha subito un principio di irrancidimento. Da parte nostra, preferiamo utilizzare il latte pastorizzato poiché il latte crudo è troppo grasso, anche quando lo si screma.
Questo latte può essere intiepidito, ma non bollito, altrimenti impazzisce cioè imputridisce. Non caglierà.
Se si lascia dunque il latte nella bottiglia in un posto caldo da 20° C fino a 40°, esso caglierà da sé poiché contiene batteri che si moltiplicano nel calore scatenando la cagliatura, la cagliatura col limone non ha valore poiché non è batterica. I batteri sono necessari per la flora intestinale.
Il grado di acidità del latte cagliato (o yogurt) dipende dalla sua anzianità cioè dalla sua età. Così, un latte appena cagliato sarà più dolce di un latte cagliato da parecchi giorni. Più il latte cagliato invecchia e più si acidifica. Sarebbe dunque vantaggioso cagliare solo la quantità che si consumerà e non farne in anticipo parecchi bicchieri per tutta la settimana. Il latte sarà dunque conservato poi in frigo e tutti i giorni se ne prenderà la quantità esatta che si desidera cagliare. Il grado di acidità dipende anche dal calore: più il posto è caldo e più il latte cagliato sarà acido. Un terzo fattore di acidità, è la quantità di inseminazione utilizzata. Per affrettare la cagliatura, si verserà il latte su un cucchiaino da caffè di latticello o di latte cagliato. Se si utilizza meno inseminazione, cioè mezzo cucchiaino da caffè di latticello o di latte cagliato, allora il latte cagliato sarà più dolce e si caglierà più lentamente, notare che il latte fresco impiega più tempo a cagliare del latte vecchio di alcuni giorni il quale prosegue a cagliarsi da solo senza aiuto.
Per stemperare il latte in un cucchiaino da caffè di yogurt, si verserà il latte a goccia a goccia in una cucchiaiata da caffè di cagliato posto sul fondo di una tazzina. Girare con un cucchiaio per stemperare. Non si getterà il cucchiaino da caffè di cagliato nella tazza del latte poiché esso non potrà più essere stemperato neanche se si gira con un cucchiaio e lo si agita.
Noi avevamo l’abitudine di fare del latte cagliato in una grossa tazza e di trarne con un cucchiaino per metterlo in tazzine. Ma il latte cagliato perde la sua consistenza poiché esso non sopporta di essere versato, poiché il latticello si separa dalla parte solida. Ora, bisogna prendere il tutto e non sgocciolarlo, soprattutto se esso è fresco dunque poco acido. Se è vecchio, si acidifica e avrebbe vantaggio ad essere sgocciolato.
Le yogurtiere sono sicuramente valide e pratiche, ma bisogna badare ad utilizzare la minima inseminazione e a farne giusto per la giornata. Dopo la cagliatura, conservare il latte cagliato o yogurt in frigo per evitare che si acidifichi. Sorvegliare di quando in quando e fin dall’inizio della cagliatura togliere subito la presa e scoprire affinché l’ossigeno entri poiché i batteri ne hanno bisogno. Yogurt e latte cagliato sono molto diuretici. Dunque scolare.

LA SEMICOTTURA.

1) Tagliare gli ortaggi a fette senza sbucciarli.
- cavolo: sfogliare bene,
- cavolo di Bruxelles: tagliare a fette fini,
- porri: tagliare in lungo,
- fave verdi: cuocere con i baccelli.
2) Mettere al fondo:
- patate a fette,
- carciofi interi,
- coste di bietole,
- torsoli a fette,
- foglie coriacee del cavolo.
3) Casseruola di ghisa nera non smaltata con un coperchio pesante.
4) Mettere a fiamma alta e utilizzare un contaminuti
Per 600 g Per 1200 g
1 bicchiere d’acqua fredda 1 bicchiere di acqua fredda abbondante
7 minuti 10 minuti

Note:
1) A cottura terminata, non lasciare ortaggi nella pentola, altrimenti cuociono ancora.
2) Questa cottura ha come unico fine di rendere gli ortaggi forti accettabili al gusto, poiché ciò che è piccante e acre è volatile al minimo calore.
3) Gli ortaggi che si possono mangiare crudi e che non si trovano né forti, né acri, né piccanti, non devono mai essere cotti. Esempio: carote, finocchi, ecc.
4) Una cottura più prolungata distrugge gli alimenti e le loro vitamine e li rende dannosi. Infatti, gli alimenti cotti a puntino provocano un accrescimento allarmante del numero dei globuli bianchi nel sangue durante il tempo della digestione. Al contrario, gli alimenti crudi o quasi non provocano un tale stato di miseria dell’organismo (leucocitosi digestiva).

SISTEMA DEI MINIPASTI.
Per evitare la bulimia, si mangerà ogni volta che si ha veramente fame, da 4 a 7 mini-pasti il giorno. Esempio di minipasto:
1) 2 o 3 frutti e formaggio fresco
2) Una lattuga e mezzo avocado
3) Crudezze in miscuglio e groviera grattugiata
4) Ortaggi cotti
5) Patate cotte
6) Datteri o fichi secchi
7) Banane secche o mele secche

E’ evidente che si riserveranno i frutti secchi dolci durante le ore di lavoro, poiché non si può mangiare un’insalata in ufficio!

Condimenti tollerati:
Olio d’oliva. olive nere, aromatici dolci, timo, dragoncello, erba cipollina, cipolla e aglio (poco), succo di limone, cumino, cerfoglio, maionese, ecc.
Non sono mai permessi i condimenti forti come il pepe, l’aceto, la mostarda, il sale, ecc.
Quanto, al peso totale al giorno, abbiamo notato che certuni possono accontentarsi e rifiorire con 1,5 kg al giorno, mentre altri hanno bisogno da 3 a 4 chili di cibo al giorno (frutta e ortaggi soltanto).
Ricordiamo che il gorilla, che è il primate che si avvicina di più all’uomo, non mangia banane, né noci varie. Leggere a questo riguardo l’opera di Schaller recentemente uscita L’anno del gorilla.

IL REGIME IDEALE PRIMITIVO DOPO IL DIGIUNO.
(conforme alle leggi della natura)

Al risveglio:
Non bere nulla, né mangiare, né dentifricio.
Una bocca cattiva, pastosa è un segno di eliminazione. Attendere che essa si pulisca da sola.

Nel corso della giornata:
Attendere la fame acuta (bocca pulita, né pastosa, né secca, né rutti, né crampi, né mente confusa).
Calmare tale fame acuta con alcuni frutti della medesima specie. attendere di nuovo una fame feroce e ricominciare…

La sera:
Insalata verde, crudezze (limone)
Pomodori
Latte cagliato o avocado o 5 mandorle
5 banane secche
oppure
Insalata verde
Ortaggi semicotti
2 fichi ammollati o 5 datteri



Note:
1) Chi non ha denti utilizzerà una centrifuga e mangerà anche la polpa che recupererà per aggiungerla al succo spremuto.
2) Niente orari fissi per mangiare
3) 30% : frutta
70% : crudezze e ortaggi semicotti. (3 pasti cotti per settimana).
4) L’uomo si avvicina anatomicamente al gorilla e allo scimpanzè, i quali mangiano il 10% di frutta e il 90% di verdure. Queste varietà di scimmie non mangiano noci, né banane. Le altre varietà di scimmie ne mangiano. Esiste dunque una varietà di scimmie che sono più o meno lontane dall’uomo. L’uomo non è dunque un frugivoro ma un vegetariano! Attenzione a quest’errore corrente.
5) I menù di Shelton comprendono un pasto di frutta la mattina e un pasto di crudezze a mezzogiorno e un pasto di ortaggi cotti la sera. Dunque i frutti comprendono circa il 33% del menù quotidiano.
6) L’acidità dei frutti morde i tessuti e li corrode. Pochi vegetariani si accontentano di mangiare pochi frutti e ne abusano.




CAPITOLO 21 - COME VIVERE DOPO IL DIGIUNO.


A che serve digiunare se si deve ritornare alle vecchie e cattive abitudini? Ecco il caso di un usciere che mi ha molto addolorato: era venuto a fare una cura di digiuno nella nostra casa e digiunava spesso a casa sua. Ma non aveva mai abbandonato il caffè di cui faceva uso abbondantemente, né il tabacco. Alla sessantina, fu colpito dall’idropisia, i reni non potevano più compiere le loro funzioni di emuntori. Il ventre era dunque gonfio poiché l’urina non era più filtrata, né rigettata nella vescica. Non avendo alcuna fiducia nella medicina, rifiutò l’intervento del chirurgo. Sua moglie venne a consultarmi da Bruxelles e io le consigliai subito di accettare l’intervento chirurgico all’ospedale per fargli vuotare tutto il liquido, ma sfortunatamente, i reni non funzionavano, il gonfiore del ventre ricominciò. Due mesi dopo ricevetti una partecipazione E’ triste perché se avesse smesso il caffè e il tabacco, i suoi reni non sarebbero stati così rovinati.
Il digiuno non è una panacea. Bisogna assolutamente sopprimere le cause di avvelenamento: caffè, tabacco, ecc. come pure gli alimenti non specifici alla specie, che avvelenano l’organismo acidificandolo (pane, cereali, carni, ecc.).
Quando gli organi sono troppo danneggiati dai veleni, essi raggiungono un punto di non ritorno e uno stato patologico irreversibile.
Quando il digiuno e il riposo a letto sono terminati, occorre prudenza in vista del ritorno alle attività normali. Il processo dell’interruzione del digiuno si svolge con una transizione graduale tra piccole quantità e i pasti completi e anche la ripresa delle attività fisiche dovrebbe essere graduale. Si comincerà così con una piccola attività ogni giorno che si aumenterà a poco a poco con abbastanza riposo a letto. Riposo, esercizio moderatamente, aria pura, sole, sonno e molta prudenza nella ripresa alimentare: ecco a che cosa bisogna badare dopo il digiuno.
Quanti digiunatori imparano dalla loro esperienza? Digiunare, poi riprendere le abbuffate abituali e gli alimenti contrari conduce rapidamente allo stato che ha preceduto il digiuno. Digiunare per rimpinzarsi è una procedura folle. Ma se il digiuno è seguito da un’alimentazione razionale, se ne trarranno grandi benefici."
Parecchie persone pensano che il digiuno è un rimedio, prosegue magistralmente Shelton, quando esse immaginano che la fine del digiuno rappresenti la guarigione. Così, esse non vedono la necessità di piegarsi a un programma destinato a perfezionare il ristabilimento della loro salute. Tutto ciò che esse vogliono è riprendere il peso perduto e si ritrovano al medesimo punto di prima!
Il nostro compito è certamente molto difficile. Non solamente dobbiamo convincere i nostri clienti a ricorrere a delle misure poco popolari e sgradevoli, ma dobbiamo inoltre tentare di de-indottrinarli. La disintossicazione deve infatti essere accompagnata da un de-indottrinamento.
A più riprese noi abbiano ripetuto che il digiuno non è un rimedio contro la malattia - qualsiasi malattia. Abbiamo precisato che il digiuno è piuttosto un elemento-fattore essenziale di un modo di vita globale, il quale nella sua totalità è il solo modo per ristabilirsi, come lo è per conservare la salute. C’è una grande differenza tra la conservazione della salute, che ci si assicura con l’impiego legittimo dei mezzi normali della vita, e la prevenzione della malattia che si cerca con l’impiego illegittimo delle droghe velenose, i vaccini, i sieri e anche la chirurgia. V’è ugualmente una grande differenza tra il ristabilimento della salute che si compie attraverso le forze e i processi intrinseci dell’organismo vivente utilizzando i mezzi normali della vita e la guarigione della malattia che si cerca con l’aiuto di medicinali che avvelenano, i vaccini, i sieri e le operazioni chirurgiche. E’ interessante rimarcare che i tentativi di prevenire e quelli di guarire la malattia consistono semplicemente nel produrla. Per restare sani, ammalatevi; e per rimettervi, cadete ancora malati!!!
Quest’ultimo paragrafo di Shelton è immortale! Merita di essere scolpito a lettere d’oro e incorniciato. Prevenire la malattia - guarire la malattia - sono termini medici che traducono delle concezioni mediche e dei trattamenti medici ai quali noi siamo contrari. E’ così che non si fa cultura fisica per prevenire la malattia, ma per conservare la salute, il che è differente. Si digiuna e ci si nutre sanamente, non per guarire la malattia ma per disintossicarsi e ristabilire la salute. Il che non è la stessa cosa. Infatti, nel modo di intendere generale profano o medico, la guarigione della malattia implica la soppressione dei sintomi, ciò che noi riteniamo un errore di estrema gravità. Lo stesso è per la prevenzione della malattia che noi consideriamo come un’impossibilità o un non-senso, al medesimo titolo dell’immunità. Come potete immunizzarvi contro gli effetti del tabacco? Lo stesso che immunizzarsi da una caduta libera dall’alto della torre Eiffel! Non si possono annullare le leggi della natura, né quelle della gravità. Queste leggi sono eterne e inalienabili.
Non si sa in generale che il medico medio passa la maggior parte del suo tempo a creare la patologia che egli tratta. I malati pagano i medici per essere paralizzati e distrutti, il tutto in nome della scienza. Ora i medici non possono guarire e nemmeno le loro droghe velenose. Infatti, il ristabilimento è un processo biologico che è intrinseco all’organismo vivente e che non risiede altrove, da nessuna parte. I veleni causano la malattia, non la salute."
Ancora una frase immortale di Shelton tratta dalla fisiologia che noi ripeteremo con piacere: il ristabilimento è un processo biologico intrinseco all’organismo vivente e che non esiste in nessun luogo, d’altronde, né in un medicinale, né nelle mani di un guaritore che afferma di trasmetterlo. E’ una qualità strettamente personale che non può essere trasmessa.
Proseguiamo a una a una le meravigliose perle di Shelton, come dei versetti sacri della nostra Bibbia fisiologica: "Il corpo umano è una macchina automatica che si regola da sola. Essa possiede in sé le sole forze curative possibili. Tutto ciò che noi dobbiamo fare in materia di cure ai malati è di fornire le condizioni vitali necessarie al corpo. Il ristabilimento è un campo tipico e particolare della vita che fa il meglio possibile, senza tregua, nel compiere il suo lavoro, semplicemente perché non può fare altrimenti. Ma se noi trascuriamo le condizioni necessarie al ristabilimento, e, invece di fornirle, tentiamo di forzarla con misure anormali e senza rapporto, finiremo col distruggerla e non con l’ottenerla. La vita non conosce altre leggi dell’azione che quelle che sono inscritte nella sua organizzazione."
Un bambino può fare le cose correttamente con mezzi corretti, ma il genio più esaltato dotato delle ultime complessità della scienza non può fare niente di corretto con mezzi cattivi."
I rimedi non esistono. Infatti, "il vero rimedio per tutte le alterazioni della salute, è la correzione completa del modo di vita. Quando le abitudini snervanti sono interrotte, il malato comincia a rimettersi e una volta ristabilito resta sano fino alla ripresa delle sue abitudini snervanti. L’igiene, questa pietra che il costruttore ha scartato, è diventata adesso la pietra angolare, non soltanto del tempio della salute, ma di quella della restaurazione. Essa preserva e restaura, il che nient’altro può compierlo."
Deviando l’argomento verso l’assunzione dei medicinali sedativi, Shelton prosegue il suo studio luminoso in questi termini: "Un fatto molto importante è stato sottolineato da molto tempo dagli igienisti; cioè che l’organismo malato compie i suoi sforzi curativi più efficaci finché esso resta cosciente del bisogno di ristabilirsi. Ma se questa coscienza è considerevolmente ridotta dai medicinali e altri mezzi, i suoi sforzi rimedianti sono anch’essi ridotti o perfino sospesi. I sedativi, gli anodini, gli analgesici, gli antispasmodici, i sonniferi, i tranquillanti, ecc. portano il corpo a tollerare la presenza della causa della malattia. Non affrettano la sua espulsione.
Prendiamo un esempio: la cosa più essenziale in un asmatico o un artritico è la cultura di un’ottica della vita diametralmente opposta e nuova. Fino ad allora egli pensava in termini di sintomi che egli temeva e di cui cercava il sollievo con una palliazione ripetuta. Adesso, il suo compito è di costruire una buona salute e imparare a pensare, non in termini di sintomi da palliare, ma ai fattori vitali da provvedere. La palliazione temporanea dei sintomi non sarà più il suo scopo. La paura dei sintomi deve quindi essere eliminata dalla sua mente. Egli deve interrompere l’uso dei palliativi e imparare che ciascuna dose ritarda il ristabilimento.
Il suo nemico più grande a questo punto della sua strada, è l’amico ben intenzionato o il suo medico che vengono in suo soccorso con un medicinale o un placebo per smussare la sua sensibilità affinché egli non sia più cosciente del suo stato.
L’asmatico che ha imparato a dipendere dal sollievo diventa difficile da convincere affinché egli tenga duro e faccia a meno del sollievo. Avrebbe tendenza a ricercare il sollievo, sapendo che esso è nocivo.
Il signor T. ha una quarantina di anni e soffre da molto tempo di asma. Ha sempre alleviato le sue violente crisi con medicinali quotidiani fino alla vigilia del suo arrivo nella nostra Casa. Comincia dunque il digiuno e interrompe i medicinali. Dalla sua prima serata, si manifesta una violenta crisi. Respirazione difficile e spezzata, l’aria mancava. Restò in piedi per parecchie ore nell’impossibilità di coricarsi. Verso mezzanotte, domandò di essere alleviato con insistenza, non potendo sopportare le sofferenze. Insisté affinché un medico venisse e gli facesse una puntura. Nell’impossibilità di farlo pazientare più a lungo, telefonammo al medico che venne in tale ora tarda a prescrivergli qualche calmante. All’una del mattino, noi siamo andati in città a comprare tale calmante nella farmacia di turno. Egli lo prese e passò alla peggio la notte. L’indomani, noi ci trovammo davanti a un dilemma: conservarlo o rimandarlo? Promise di reggere alla stanchezza, la prossima volta e di non pensare più al sollievo. Lo si mantenne e proseguì il digiuno.
Nessuna nuova crisi si manifestò. Aveva passato lo scoglio. La sua asma era sul punto di eliminarsi a poco a poco senza storia. Ma in capo ad alcuni giorni, egli spinse la sua amica a raggiungerlo nel suo digiuno e lei arrivò. Voleva convincerla ad adottare l’igienismo e anche lei cominciò a digiunare tenendogli compagnia nella medesima camera. Dall’arrivo della sua amica, egli cessò di assistere alle conferenze della sera. Era sintomatico della sua mancanza d’interesse e inoltre lei era riuscita a farlo oscillare nel suo campo. Nel frattempo, un lutto in famiglia fu un pretesto eccellente per interrompere il digiuno ed essi partirono.
Parecchi mesi più tardi, egli mi telefonò per fare una nuova cura. Io gli chiesi se aveva cessato i calmanti e mi rispose di no. Come? Perché? Si era mantenuto qualche tempo dopo la cura senza prendere alcun palliativo, ma un giorno aveva fatto un grande sgarro alimentare o altro, del sovraffaticamento fisico o forse sessuale, e questo aveva provocato una crisi d’asma. La sua prima reazione mentale fu di alleviarsi. Non era dunque pronto né a soffrire né a sopportare la sofferenza fino in fondo. Non c’è alcun pericolo a sopportare le crisi d’asma e ad attendere valentemente che esse passino. Esse diventano sempre più deboli e spariscono totalmente. Ma non voleva soffrire. Non voleva pagare il prezzo dei suoi eccessi e la sua asma non fu eliminata. Continua a soffrire ancora.
Gli risposi dunque al telefono che non potevo trovare la soluzione al suo problema finché egli si drogava e che ciò era praticamente insolubile. Per accettarlo a fare un’altra cura, io posi alcune condizioni: che egli interrompesse i calmanti parecchie settimane prima di venire a digiunare. Questione di metterlo alla prova. Non diede alcun seguito.
Parecchi mesi dopo, egli ritelefonò ancora allo scopo di farsi ammettere da noi, ma io gli posi le medesime condizioni. Niente più notizie in seguito.
Per chi è avvisato e pronto ad assumerle pienamente, la maggior parte delle sofferenze sono perfettamente tollerabili soprattutto quando si ha il sostegno morale di un igienista competente. Tutte le sofferenze fisiche sono tollerabili ma le sofferenze mentali lo sono meno. Certe depressioni nervose sono difficili da superare.
Per passare questo momento difficile, si potrebbero forse usare palliativi non chimici quali un bagno tiepido che rilassi l’individuo o anche la chiropratica o l’agopuntura. Noi non accettiamo tali misure che nel quadro molto stretto che abbiamo appena descritto e non come unico trattamento sintomatico. Infatti, utilizzare la palliazione senza cambiare il regime alimentare né digiunare non può dare che risultati negativi.
Tutte le misure palliative devono essere evitate, scrive Shelton, poiché esse costruiscono le complicazioni e prolungano il male. I medicinali utilizzati per alleviare l’asma, l’artrite, l’emicrania, ecc. provocano reazioni nocive, allergie, effetti secondari, malattie iatrogeniche, assuefazioni e la morte prematura. Quale prezzo spaventevole paga il malato per dei brevi sollievi!"
Noi siamo perfettamente d’accordo con il dottor Shelton sull’aspetto negativo dei palliativi e non ci succede quasi mai di farne uso. Tuttavia, certi sintomi nervosi possono essere alleviati con l’aiuto di leggeri massaggi sullo sterno o con una compressa fredda sulla nuca. Queste misure non hanno alcuna caratteristica chimica né violentemente soppressiva. Essi aiutano un poco a superare un momento difficile. Shelton stesso ne fa uso molto raramente, se non quasi mai.

Lo spirito del rimedio.
Malgrado tutte le nostre spiegazioni ripetute sul fine del digiuno e le conclusioni che se ne dovrebbero trarre, parecchi pazienti ritorneranno a casa loro dopo un breve soggiorno nella nostra Scuola di Salute con la ferma intenzione, se non con la voglia di riprendere i medesimi alimenti e le medesime attività che li avevano resi tanto malati. Essi pensano in genere che prima di ricadere malati, essi avranno un po’ il tempo di ridarsi ai loro eccessi alimentari e che, ad ogni modo, un digiuno li rimetterà in piedi. Ora bisogna sapere su questo argomento che il corpo non ridiventa mai come prima. Fortunatamente, non è che una parte infima che agisce in tal modo e la maggioranza delle persone sono dei veri "ringiovanitori", che cercano un modo di vita sano col controllo di sé e l’applicazione delle leggi della natura.
Infatti, se il corpo ha il potere di rigenerarsi, esso perde ogni volta un poco più. E’ così che una ferita che si cicatrizza non offre mai un tessuto buono quanto il primo. Si resta sempre marcati dalla malattia, qualsiasi malattia. A questo scopo, è meglio non cadere mai malati, per conservare l’integrità originale dei tessuti e delle funzioni. Ciascun errore ci costa un poco, foss’anche solo per l’energia spesa per correggerlo. E tante energie perse per mantenerci potrebbero essere meglio destinate a condurci a 120 anni con forza e vigore.
Inoltre, i nostri adepti sapendo bene le cause della malattia non hanno più paura come tutti e non temono di darsi qualche volta agli eccessi. E’ il rovescio della medaglia.
"Una salute durevole e sulla quale si può contare, questo genere di salute che porta in sé la garanzia del costruttore contro i difetti di fabbricazione o di materiali, durante la vita di un individuo, non è possibile che se la causa della malattia è allontanata adesso e per il seguito. Infatti, la salute non è possibile su alcun’altra base. I programmi di immunizzazione sono delle frodi. Il corpo si ristabilisce da sé stesso quando l’handicap delle abitudini cattive è allontanato. Il successo nel ristabilimento dalle malattie dipende dalla soppressione della causa. A che cosa può dunque servire la valutazione dello stato di salute di un malato, come vorrebbe determinarlo la diagnosi, se non si riconosce la causa dell’alterazione?

La metà del cammino
Il digiuno dovrebbe essere considerato come una preparazione iniziale in un programma di ristabilimento della salute, e non come il solo mezzo di questo mezzo di ristabilimento. La malattia si sviluppa a partire dalle cattive abitudini di vita. La salute proviene dalle abitudini di vita sana. Se la malattia è evoluta, la restaurazione della salute sarà dunque un’evoluzione all’indietro. A questo scopo, sarà necessario anzitutto sopprimere dalla vita del malato tutte le cause che avevano alterato e che mantengono l’alterazione della salute. Quando si sarà compiuto ciò, il potere di autoristabilimento del corpo riconduce la salute. Ma bisogna farlo prima che le alterazioni funzionali abbiano prodotto cambiamenti organici irreversibili.
Io non sono d’accordo con un ben noto partigiano quando dichiara che il digiuno intermittente è il solo mezzo per avere una salute superiore, dinamica e vera". Infatti, il digiuno può essere prezioso in mille e un caso di cattiva salute, ma non è il modo unico di risolvere i problemi di salute di cui soffre l’umanità. Niente può rimpiazzare un approccio più totale e generale per risolvere con successo tutti questi problemi.
A questo fine, tre condizioni sono essenziali in vista del ristabilimento della salute:
1) L’eliminazione della tossiemia dal sangue e dai tessuti del malato.
2) Il ristabilimento di un potere normale di funzionamento col riposo.
3) La correzione delle abitudini di vita per evitare che l’enervazione e la tossiemia evolvano di nuovo.
Se noi possiamo soddisfare queste tre necessità, saremo in condizione di rimediare letteralmente a tutte le malattie dell’umanità. Ma noi siamo sempre limitati dal potere dell’organismo malato di eliminare efficacemente, di ripararsi e dalla volontà del soggetto di cambiare il suo stile di vita.
Infatti, in alcuni soggetti l’eliminazione si realizza durante il digiuno per così dire a tamburo battente, cioè con forza, con crisi, urine cariche, febbre, vomiti, alito fetido, ecc. Più si elimina, più ci si sente male e più rapidamente ci si rimette. Ma certi medicinali non sono facili da eliminare e altri a base metallica sono impossibili da eliminare. E’ così che il mercurio, l’oro, l’argento, ecc. resteranno per sempre nel corpo e lo perturberanno fino alla morte. Il corpo non è equipaggiato per eliminare questo genere di veleni. Esso può viceversa, eliminare la maggior parte dei veleni che si trovano negli alimenti come l’acido citrico, l’acido malico, tartarico, ecc.
"Sfortunatamente, scrive Shelton a ragione, la maggior parte dei malati che acconsentono in fin dei conti a curarsi con l’igienismo, lo fanno in ultima istanza. Essi non accetteranno di digiunare né di abbandonare le loro cattive abitudini finché conservano la speranza di scoprire un rimedio che li guarirà senza sopprimere le cause che rovinano la loro salute. Dopo aver provato tutti i rimedi proposti da ogni parte, se essi sono ancora in vita, potranno intraprendere di riconquistare la salute con la semplice procedura della soppressione della causa delle loro sofferenze. Ricercare la salute senza riformarsi, attendersi il ristabilimento mentre si continuano tutte le abitudini snervanti, ecco ciò che rasenta la follia. Poco importano i nomi che si attribuiscono ai sintomi, essi si disintegrano tutti quando le abitudini mentali e fisiche del malato sono corrette.
Ma la medicina si è impantanata nella patologia e non ha quasi nessuna idea della vera eziologia. Infatti, essa rifiuta di riconoscere l’influenza potente dello stile di vita nella produzione della malattia e nel mantenimento della salute e della malattia. Essa ricerca le cause piuttosto in entità estranee: i microbi, i virus, i parassiti. E tutti i suoi mezzi curativi sono diretti contro queste cause fittizie - donde il suo pessimismo concernente l’effetto dei medicinali.
La medicina non si è mai occupata della salute delle persone. Essa non si occupa che delle loro malattie. La salute e le sue cause non la interessano affatto. Se voi cercate la salute, non è il medico che ve la offrirà. Dov’è il medico che vi proibisce di fumare, di bere il caffè, l’alcol, di drogarvi, di sovraffaticarvi, di fare qualsiasi genere di abuso, di mangiare cibi cotti, salati, speziati, ecc. ?
La medicina, prosegue Shelton, riconosce le malattie acute come malattie limitate, ma essa non ha un concetto vero della natura del processo acuto. Ora la malattia è essenzialmente un processo di eliminazione supplementare e di riparazione. Questa eliminazione di rimpiazzo è benevolente e se la tregua che essa procura è seguita da una riforma del modo di vita, così si può restare sani.
Desiderate la salute? Se questo desiderio è molto forte, vi porterà a fare nelle vostre abitudini i cambiamenti necessari. Se voi trovate che la vostra abitudine del caffè è più forte del vostro desiderio di avere la salute, o la vostra ghiottoneria per voi ha più significato della salute, allora non raggiungerete la salute che desiderate. Ma se il vostro desiderio della salute è abbastanza forte per voi, da portarvi le conoscenze necessarie e da disciplinarvi, allora la salute sarà vostra. Se correggete e controllate le vostre abitudini, arriverete al vostro scopo.

L’eredità
Noi non abbiamo la capacità di creare una nuova costituzione. Non più che noi non possiamo rimediare ai difetti di una cattiva eredità o ai danni causati da lunghi anni di abusi organici. Solo l’avvenire ci appartiene. Il saldo restante delle capacità vitali potrà essere aumentato ed esteso con cura per accordarci tutta la salute di cui siamo capaci e prolungare la vita in qualche modo, ma non possiamo essere rifatti. Ad ogni fine utile, noi dobbiamo prendere il corpo tale e quale è, conservare le sue risorse e migliorare la sua condizione finché possibile. Poi quando si è malati, cercare di eliminare la causa o le cause affinché il corpo si ristabilisca da sé.
Questo paragrafo di Shelton è carico di significato. Bisogna comprenderlo da ciò che non si può rifare l’eredità. La malattia non è ereditaria, ma le predisposizioni lo sono. Se si è ereditata una costituzione o una vitalità, non si può cambiarle. E’ il potenziale vitale che resta stabile e immutabile e si può ottenere nella migliore delle ipotesi il massimo di quello che si ha, non di più. E’ così che certuni avendo ereditato una forte vitalità, possono recuperare tutta la loro potenza, mentre altri, che hanno ricevuto un’ereditata debole, non potranno ristabilire che quello che hanno. In tal modo, gli uni saranno presto prostrati da piccole deviazioni mentre gli altri resisteranno ad esse senza difficoltà.
Ci si può ristabilire da tutte le affezioni? "Tutti i cambiamenti organici devono essere fermati e invertiti di buon’ora, altrimenti raggiungono un punto di non-ritorno. Il corpo si rimette continuamente, ma se le abitudini di vita che producono e mantengono il male non sono corrette, esso non riuscirà, in fin dei conti, a rimettersi. Infatti, il corpo è incapace di ristabilire una struttura alterata quando il male è costantemente prodotto dalla continuazione della causa. Solo un cambiamento radicale nelle abitudini di vita, e soprattutto l’arresto di tutto ciò che è nocivo, possono permettere al ristabilimento di compiersi."
Si vede subito che non c’è posto qui per un rimedio qualsiasi. Come un capello nella minestra, i rimedi e perfino i placebo rappresentano una perdita di tempo e di attenzione. Bisogna concentrarsi sulle cause del proprio male per lottare contro di esse e non dipendere dal vento. Le medesime cause daranno sempre i medesimi effetti. Inutile mercanteggiare.
Si dice che il tempo guarisce tutto, ma il tempo non guarisce niente. Sarebbe più giusto dire che con il tempo tutto si ristabilisce. Ma siccome nulla si ristabilisce, sarebbe ancora più giusto dire che qualsiasi ristabilimento si produce nel tempo. Infatti, il tempo non è un fattore di ristabilimento. Il ristabilimento è un processo biologico perseguito dall’organismo vivente e da nient’altro.
Niente altro, infatti, nemmeno un rimedio, qualunque esso sia. La pomata non ha favorito la cicatrizzazione di una ferita e i medicinali non ristabiliscono le loro funzioni normali e naturali del corpo che sono la base di una buona salute.
Anzitutto, consiglia infine Shelton, colui che cerca la salute deve evitare l’impazienza. Il riposo, il rilassamento e l’equilibrio sono i grandi conservatori e le migliori condizioni per il recupero. Chi desidera cambiare le sue abitudini deve essere paziente. Le scorciatoie in vista del sollievo sono solo dei palliativi. Vi occorrerà iniziare. Cadrete. Ma tenterete di nuovo. Cadrete più di una volta, ma dovete persistere. Come un bambino che impara per la prima volta a camminare, ciascuna volta che cadrete vi rialzerete e tenterete di nuovo. Se persistete nei vostri sforzi finirete col riuscire.
E’ molto importante non scoraggiarsi, se fin dall’inizio si è ceduto alla tentazione di mangiare questo o quello o di bere tale o tal altra bevanda nociva. Il più difficile è il primo passo. In seguito, non bisogna attenuare la propria attenzione. Le cadute e le ricadute sono nell’ordine delle cose. Nessuno è un santo né un superuomo. Tutti abbiamo delle debolezze e bisogna fare i conti con esse. L’importante è di fare sempre passi avanti nelle buone abitudini, di non fermarsi mai.
D’altronde, certuni fanno il conto delle cattive abitudini che essi hanno interrotto, ma si guardano bene dal pensare a tutte quelle che essi hanno ancora conservato. Ora non bisogna mai guardare dietro a sé, sempre davanti. "Correggete tutto il vostro modo di vita e non aspettatevi di raggiungere il vostro scopo con una correzione parziale. Tutti i giorni io incontro delle persone (o esse mi scrivono) che hanno tante virtù che non sono capaci di riconoscere i loro piccoli vizi che le uccidono a fuoco lento. Mi diranno che essi vivono igienicamente al 90%, poi mi domandano: Perché sono malato? Perché non mi ristabilisco? Pensano che se il 10% della loro vita è cattiva, ciò non dovrebbe contare. Certamente, essi esagerano sempre a loro favore in ciò che concerne la percentuale esatta della loro vita sana. Ora, quando noi diciamo che per rimetterci bisogna eliminare tutte le cause della malattia, non vogliamo dire con ciò che si possono praticare tutte le virtù tranne una sola."
Caviglie gonfie: quelli che abusano di cibo dopo il digiuno avranno le caviglie gonfie. Basterà digiunare 24 ore o moderare le quantità.




CAPITOLO 22 - LE CURE DI SUCCO E ALTRE.


Certi clinici utilizzano le cure uvali in cui i pazienti assumono da 1 a 2 chili di uva e nient’altro per 14 o 21 giorni. Altri utilizzano le cure di succo d’arancia o di pompelmo. Noi abbiamo sentito anche parlare delle cure di banane fresche per dimagrire o semplicemente delle cure di frutti.
Quelli che mangiano ogni giorno da 10 a 20 banane e che dimagriscono in conseguenza provano che le banane fresche sono velenose contrariamente alle banane essiccate. Quelli che fanno la cura di uva per 21 giorni finiscono col guastare il loro sistema nervoso e alterare il loro sonno. Tuttavia, le cure di frutta sono in generale utili poiché esse rappresentano una considerevole diminuzione in rapporto al volume totale degli alimenti che s’ingerivano precedentemente. Non è l’alimento in particolare che è benefico, ma la riduzione alimentare effettuata con questa scappatoia. Questa riduzione allevia tutti gli organi e più si avvicina al digiuno totale, meglio si agisce. L’eliminazione prosegue più fortemente quando si applica il digiuno più totale. La minima particella alimentare ritarda l’eliminazione deviando le energie verso la digestione.
Nessun alimento in sé ha proprietà eliminatorie. Gli alimenti non aiutano ad eliminare. Quando si consumano delle prugne secche ammollate, si ottiene un effetto lassativo leggero. Non sono le prugne secche che hanno un effetto lassativo, sono gli intestini che le espellono poiché le prugne secche contengono un veleno che il fegato non arriva a neutralizzare. Le prugne non aiutano ad eliminare, sono esse stesse eliminate. L’eliminazione vera non è un semplice svuotamento intestinale. Essa avviene al livello delle cellule dell’organismo. Queste cellule rigettano nel sangue i loro rifiuti. Il fegato che è il laboratorio del corpo, neutralizza, se può, questi scarti per renderli eliminabili. E infine, i reni, con l’aiuto di un sistema speciale filtrano il sangue e lo sbarazzano di questi scarti che sono riversati nella vescica per essere urinati. Ecco in cosa consiste l’eliminazione. Quelli che confondono evacuazione ed eliminazione sono condannati a non comprendere nulla sui processi dell’organismo.
D’altra parte, questa eliminazione che avviene soprattutto al livello delle cellule, lo abbiamo detto, necessita per compiersi dell’energia nervosa. Ora questa energia nervosa è fornita dal sistema nervoso. Qualsiasi lavoro, che sia muscolare, digestivo, sessuale, mentale, consuma energia nervosa. Ne deriva che l’assunzione di qualsiasi alimento usa energia invece di darne, come prima tappa. Una cura di uva, una cura di arance non possono, di per sé, aiutare l’eliminazione. Esse potrebbero favorire l’eliminazione nella misura in cui costituiscono una riduzione alimentare, ma non da loro stesse. In effetti, gli alimenti non hanno proprietà di eliminazione.
"Non c’è niente che possa rimpiazzare il digiuno, scrive Shelton, molteplici tentativi sono stati fatti per trovare dei sostituti soddisfacenti per questo processo normale e naturale, ma nessuno ha dato i risultati voluti, nessuno è stato altrettanto efficace del digiuno. Infatti, introdurre delle sostanze nutritive nel corpo, anche se non è che del succo di frutta e di ortaggi, non è digiunare: è piuttosto ritardare il lavoro che il corpo compie in maniera così efficace quando non è appesantito dalle sostanze nutritive.
L’idea secondo la quale i succhi contengono vitamine e sali minerali alcalini che servono ad alcalinizzare il corpo, che essi possono essere impiegati come medicinali, rappresenta un’altra introduzione del sistema medicamentario nel campo della nutrizione.
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L’idea secondo la quale i succhi contengono vitamine e sali minerali alcalini che servono ad alcalinizzare il corpo, che essi possono essere impiegati come medicinali, rappresenta un’altra introduzione del sistema medicamentario nel campo della nutrizione. In un secolo in cui tutti reclamano un regime per guarire tale o tal altra malattia, si potrebbe credere che è folle raccomandare il digiuno, il riposo a letto e l’abbandono delle abitudini snervanti come misure sufficienti per permettere al corpo di ristabilirsi da se stesso. Tanti clinici raccomandano e prescrivono cure di eliminazione e dei regimi ""curativi"", e molte persone li seguono, ma se i risultati sono spesso soddisfacenti, raramente sono pienamente soddisfacenti. Perché? Perché gli alimenti non sono dei rimedi e le prescrizioni di alimenti particolari per guarire tale o tal altra malattia sono degli errori di principio.
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Certamente è importante sapere quali sono i migliori alimenti, come combinarli, prepararli, ma non è meno importante sapere quando non bisogna mangiare!
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Certamente è importante sapere quali sono i migliori alimenti, come combinarli, prepararli, ma non è meno importante sapere quando non bisogna mangiare! Ora, non è che quando il corpo ha espulso le tossine accumulate, ristabilito l’energia nervosa normale e si sono corrette le abitudini di vita del paziente, che lo si può dichiarare ristabilito. Gli alimenti non possiedono proprietà eliminatorie o medicinali. Essi non conservano l’energia nervosa, né la ristabiliscono. Essi non correggono le abitudini di vita. Il corpo espelle e possiede organi specialmente concepiti a questo scopo. Questi organi compiono bene il loro lavoro quando sono provvisti di energia nervosa. Ora gli elementi nutritivi non possono espellere la tossiemia, né restaurare l’energia nervosa, né infine correggere le abitudini mentali e fisiche.""
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Nella cura uvale, le uve non hanno alcuna virtù di per sé. Non hanno alcuna proprietà eliminatoria, né curativa. Riposano semplicemente la digestione poiché reclamano meno sforzi digestivi dei pasti correnti. Qualsiasi frutto o ortaggio crudo assunto in piccole quantità riposa la digestione e permette all’eliminazione di accelerarsi. E se non si mangia per niente, è ancora meglio poiché è il riposo totale della digestione.

Le carenze.
Non avendo studiato la questione delle carenze a fondo, certi clinici naturopati temono che il digiuno accentui le carenze. Essi ne sono venuti a raccomandare di digiunare, ma prendendo succhi o vitamine o oligoelementi. Errore. Errore.
Il digiuno non provoca carenze. Salvo quando è proseguito oltre il limite pericoloso dell’inanizione, dopo l’esaurimento totale delle riserve. E’ piuttosto il contrario che si produce. Infatti, il digiuno permette al corpo di colmare le carenze! E’ così che gli anemici vedono dopo un digiuno il numero dei loro globuli rossi diventare normale, mentre nessun alimento a base di ferro, né alcun estratto di piante naturali aveva potuto guarirli. Che cosa è successo? Il loro potere di assimilazione è migliorato ed essi possono trarre profitto dalle riserve di ferro che essi possedevano in giacenza. E’ una questione di assimilazione. La tossiemia impedisce una buona assimilazione e il digiuno elimina la tossiemia. Un organismo purificato assimila bene. Un organismo incrostato non assimila niente. L’anemia non proviene da una carenza di ferro nel regime, ma da un cattivo potere di assimilazione.
Certamente, scrive Shelton, "studi ed esperimenti numerosi hanno mostrato senza ombra di dubbio l’esistenza di certe malattie causate da carenze alimentari - carenza di vitamine, sali minerali, aminoacidi, ecc. Ora questi studi hanno mostrato che esistono due cause fondamentali nell’evoluzione delle malattie da carenza:
1) un regime carente di certi elementi essenziale della nutrizione;
2) lo scacco dell’organismo che non arriva ad assimilare gli elementi nutritivi presenti nel regime consumato.
Il primo caso è una carenza primaria, il secondo una carenza secondaria. Sono soprattutto le carenze secondarie che si incontrano nei nostri paesi, ma si è perso di vista tutto ciò e si cerca vanamente di rimediare a questo stato rimpinzando i malati di vitamine, sali, minerali e proteine.
Si prescrive così olio di fegato di merluzzo, lievito alimentare, pillole di vitamine, concentrati di sali minerali, alimenti proteici concentrati e un mucchio di altre sostanze a uomini, donne e bambini che soffrono, non di un regime carente, ma di un’assimilazione difettosa che non permette loro di trarre beneficio dagli elementi presenti nella loro alimentazione. Ma se essi non arrivano ad assimilare gli alimenti consumati, come li aiuterà la sovralimentazione? Ciò di cui hanno bisogno, non è più cibo, ma un potere di assimilazione più grande. La sovralimentazione non procura un miglior potere di assimilazione.
Il riposo dell’apparato digestivo, quello di tutto il meccanismo della nutrizione permetteranno al corpo di utilizzare gli alimenti ingeriti. Ma se, a causa di un imbottigliamento nutritivo o di un’assimilazione paralizzata, il corpo non può più appropriarsi degli alimenti portatori di vitamine, il digiuno gli permetterà di trarne pieno profitto. Procurate al corpo, col riposo, la forza di lavorare e il lavoro si farà agevolmente".
Tutte le diete di frutta o di altri alimenti hanno un grande svantaggio sul digiuno ed è che esse mantengono la fame, mentre col digiuno la fame scompare dall’inizio. E’ più facile digiunare che mangiare poco. Thomson raccomanda un regime senza liquidi, che comprende 1.200 grammi il giorno. Egli ha ottenuto così dei risultati meravigliosi, noi ne dubitiamo un poco. E’ d’altronde il metodo corrente che egli utilizza nella sua istituzione a Edimburgo in sostituzione del digiuno. Il digiuno è sicuramente più rapido nei risultati.
Shelton, sempre radicale nei suoi ragionamenti e nei suoi esperimenti, non ha alcuna simpatia "con queste diete e questi semi-digiuni. "Dall’inizio dell’esperienza americana nel campo del digiuno, scrive, si è scoperto che i pasti minuscoli, secondo l’espressione del dottor Page, non procurano i medesimi risultati del digiuno totale. In un articolo del 1850 il dottor Kittredge di Boston. U.S.A. che aveva abbandonato la pratica medica per abbracciare la pratica igienista, ci riferisce le sue esperienze col digiuno. In quest’articolo, dice così: perfino il regime più debole e il meno stimolante è nocivo, lo so per esperienza. Infatti, a due riprese ero malato ed ebbi così l’occasione di paragonare i due metodi. Un giorno prendevo una leggera minestra e l’altro digiunavo. Invariabilmente, io mi sentivo meglio quando digiunavo e nondimeno avevo appetito tutto il tempo."
E’ evidente che con una febbre, anche leggera, la minima particella di cibo o di liquido diverso dall’acqua aggrava lo stato del malato. Solo il digiuno totale può far cadere rapidamente la febbre. Ma soprattutto non rompere il digiuno quando la febbre cade, ma attendere almeno 2 giorni ancora, altrimenti la febbre ritorna. Infatti quando la febbre cade, ciò significa che il corpo è parzialmente disintossicato al livello di tolleranza e non più. Bisogna pulire ancora più basso per non scatenare il meccanismo della febbre.
Parecchi anni dopo, il dottor Page aveva anche lui abbandonato la pratica della medicina per quella dell’igienismo. Egli ha sottolineato che i pasti minuscoli e le diete non sono del digiuno. L’esperienza di questi due medici è stata confermata da un gran numero di persone molto competenti.
Il dottor Kittredge sottolinea che un’alimentazione, anche leggera, aumenta le sofferenze del malato. Prendete un caso di erisipela. Dal momento in cui gli date il minimo pasto solido o liquido, i suoi sintomi si aggravano, mal di testa, rossori, ecc. Io ho digiunato una volta in una condizione simile, non prendendo che acqua nonostante un feroce appetito. Il mio stato è migliorato subito, ma non appena prendevo la minima particella di cibo i sintomi si aggravavano. Sono 20 anni che io sono convinto della nocività di dare checchessia nei casi di febbre e di infiammazione... trovo che il malato migliora nella misura in cui è rigoroso ad applicare le mie raccomandazioni di non mangiare. Riconosco, certamente, che persone molto malate, in gran numero, possono ristabilirsi con brodo e perfino coi medicinali. Ma sono del parere che si rimettono malgrado ciò e non a causa di ciò."
E’ evidente che nei casi delle malattie acute, febbri, infiammazioni, dolori violenti, ecc. il digiuno è il solo rimedio degno di questo nome.
Macfadden raccomanda il digiuno parziale, cioè il semi-digiuno in parecchie condizioni croniche, mai nei casi acuti. Per contro, il dottor Nichols sconsiglia fortemente il semi-digiuno per i casi di dispepsia cronica. "Non un solo atomo di cibo deve essere preso, scrive, fino alla guarigione totale. Digiunate e bevete acqua: ecco tutto ciò di cui si ha bisogno per ristabilire l’apparato digerente.."
Dal suo lato, Densmore considerava la pratica di dare dei pasti minuscoli ai febbricitanti come molto imprudente, quanto dare loro dei succhi di frutta. Infatti, i succhi di frutta contengono zucchero e acidi che spesso aggravano la febbre. Non bisogna dare assolutamente niente al malato, scrive Densmore che si riferisce a Trall, Shew, Nichols e Page. Bisogna dare fiducia alla Natura e nella maggior parte dei casi l’appetito fa totalmente difetto nei casi acuti.
A tutti quelli che utilizzano i succhi di frutta al posto del digiuno, il dottor Tilden consiglia dal 1927 l’abbandono di questa pratica. "E’ provato, dice, che durante il digiuno qualsiasi cibo solido o liquido ostacola l’eliminazione e il funzionamento efficace degli organi di escrezione." Infatti, l’escrezione aumenta quando l’alimentazione è ridotta ed essa aumenta al massimo quando non si ingerisce alcun alimento.
Io sono d’accordo col dottor Tilden, scrive Shelton, quando egli dice che non crede nei succhi di frutta presi ogni due ore, né in qualsiasi altro alimento. Perché rimpinzarsi di succhi?
Le cure alimentari sono altrettanto erronee delle cure medicamentarie. E poco prima della sua morte, egli lo riaffermò in questi termini: né succo di limone, né succo di frutta. Niente. Solamente acqua!" Il dottor Tilden è morto nel 1939.
I frutti, fa notare Shelton, sono alimenti molto nutritivi. E quando si dice che si fa un digiuno fruttariano, si dimentica volentieri il fatto che si ingurgita una grande quantità di elementi nutritivi. E’ dunque sicuro che un tale regime non può essere qualificato digiuno. Infatti, il succo d’arancia contiene circa 100 grammi di zucchero in 800 gr di succo. E certe arance sono talmente dolci che si avrebbe tendenza a credere che si sia aggiunto loro dello zucchero. I frutti sono ricchi di vitamine e di sali minerali e alcuni contengono molti protidi come gli avocados, la banana, i datteri, ecc. Un succo di frutta o un frutto non è un digiuno. E’ un regime che può essere molto nutriente. Io conosco molte persone che guadagnano agevolmente peso con un regime di frutta, non particolarmente dolce.
Di fatto, conclude Shelton, niente rimpiazza il digiuno."
A nostro parere, questa conclusione è troppo frettolosa e non lascia spazio a un poco di flessibilità e a un poco di sfumature nella pratica. Tra il digiuno assoluto e l’alimentazione, c’è sicuramente posto per tutta una gamma di semi-digiuni che noi troviamo molto utili per il clinico. Infatti, delle situazioni difficili possono sorgere in corso di digiuno, che non possono essere risolte che attraverso l’introduzione di certi elementi alimentari. Bisogna naturalmente tener conto dei principi e non si può cedere su questo punto.
I casi che necessitano di un ammorbidimento del digiuno si riassumono così:
1) gli obesi che non perdono più peso dopo 20 o 30 giorni di digiuno integrale. Si ha vantaggio in tutti questi casi a introdurre nell’acqua da bere un dito di succo di carote. L’idea è di fornire vitamine che cominciano a fare difetto e che sono necessarie per la digestione del grasso. Si noterà che la perdita di peso riprende quando il peso era stazionario da parecchi giorni;
2) quelli che digiunano da 20 o 30 giorni e che hanno difficoltà a bere acqua e la trovano cattiva; in quel momento, invece di interrompere il digiuno, è preferibile proseguirlo colorando l’acqua da bere con un cucchiaio da minestra di succo. Non variare il succo per non eccitare l’appetito né l’immaginazione. In tal modo, i digiunatori disidratati arrivano a bere l’acqua senza difficoltà. A questo stadio del digiuno, il rischio di disidratazione è grande;
3) quelli che non presentano alcun segno esteriore di disintossicazione dopo 30 giorni di digiuno. Ciò può essere dovuto all’esaurimento delle loro riserve. Il loro alito e il loro gusto della bocca non sono quasi per niente cattivi. E questo dopo una o due settimane. Attenuando il digiuno, non troppo, si nota che la bocca diviene più cattiva;
4) quelli che non possono sopportare forti eliminazioni come i veri cardiaci, i veri turbercolotici, ecc. Una o due mele il giorno attenueranno il digiuno;
5) quelli che si avvicinano pericolosamente all’inanizione con un peso troppo debole;
6) i vecchi;
7) quelli che hanno delle coliche. In tal momento, si ha vantaggio a rompere il digiuno e a riprenderlo nel momento in cui gli intestini si saranno liberati. E’ una pausa.
8) chi ha paura di digiunare può sempre cominciare con un semidigiuno finché non matura l’idea nella sua mente.
Altri casi possono presentarsi che richiedono destrezza da parte del clinico. Il digiunatore non è in alcun caso qualificato per giudicare da sé e commetterà la maggior parte delle volte degli errori di giudizio per mancanza di esperienza e di cognizioni in questo campo.




CAPITOLO 23 - LE QUATTRO FORME DEL DIGIUNO NELLA VITA E NELL’AZIONE.


Pagine memorabili sono state scritte dal Dr. H. M. Shelton. Noi non potevamo fare di meglio che tradurle testualmente e senza cambiare una sola virgola. In termini perfettamente fisiologici, egli mette l’accento sull’idea esatta, come abbiamo ancora una volta l’occasione di osservare in questo capitolo.
Il digiuno può essere qualificato veramente un processo fisiologico o biologico col quale gli organismi viventi fanno fronte ai casi d’urgenza della vita per aiutarli a risolverli felicemente. Quali sono questi casi d’urgenza? La malattia, certamente, ma non è tutto. Tra la salute perfetta e la malattia, vi è tutta una gamma di condizioni che necessitano di una risposta. Ed è lì che il digiuno può essere molto prezioso come mezzo di azione.
Infatti, "negli animali inferiori, il digiuno è utilizzato molto più frequentemente nella salute che nella malattia - durante la metamorfosi, l’estivazione, l’ibernazione, quando gli alimenti fanno difetto, ecc." Ma non è il più importante, come si vedrà più avanti.
Chi dovrebbe digiunare? domanda Shelton. Egli risponde con un’altra domanda: Ma chi dunque non dovrebbe mai digiunare?" Nessuno, assolutamente nessuno. Il digiuno è un mezzo di esistenza di una rara utilità nella salute. Infatti, "non esiste un momento della vita in cui in cui il digiuno non è utile. Certamente, esistono delle condizioni in cui il digiuno non dovrebbe essere intrapreso senza sorveglianza qualificata, altre in cui non deve essere prolungato troppo, ma queste condizioni non impediscono che tutti nella vita civilizzata possano trarre profitto da un digiuno occasionale."
Non c’è alcun bisogno di essere malati per trarre beneficio da un digiuno, né di soffrire di un’affezione cronica alla moda per utilizzarlo. A meno di avere la salute perfetta, a meno che le condizioni di vita e le abitudini siano tali che possano mantenere questa salute perfetta, ci saranno delle occasioni innumerevoli il cui il digiuno sarà molto utile.

1. - IL DIGIUNO SETTIMANALE.
Certuni hanno preso l’abitudine di digiunare ciascun lunedì se non un giorno particolare per settimana. Se ne prende subito l’abitudine. Si salta così il pasto del mattino, e quello del mezzogiorno per mangiare leggermente la sera. Si possono continuare le proprie occupazioni normali o riposarsi.
Thomson raccomanda che questo digiuno sia a cavallo di due giorni, cioè di cominciare col saltare il pasto della sera, poi quello del mattino seguente. Ciascuno farà come gli sembra bene e sceglierà il giorno che gli sembra più propizio.
Si può bere l’acqua o non bere niente. E’ talvolta preferibile scegliere il giorno in cui si è più occupati per non pensare al cibo. Tuttavia, all’ora del pasto è meglio coricarsi o occuparsi per evitare che la mente si attacchi troppo al pasto saltato. Tutto è nella testa. Bisogna controllare le proprie idee. Quest’abitudine è molto facile da adottare. Infatti, l’uomo è una creatura abitudinaria e di abitudini fisse.
Il digiuno non deve essere considerato come un rimedio alla ghiottoneria, cioè un pretesto per praticare tale ghiottoneria tutto l’anno.
Il programma di digiunare oggi per rimpinzarsi domani non è migliore di quello di riempirsi di molti alimenti nutrienti. Se volete vivere in questo modo disordinato, voi avrete bisogno di digiunare spesso. sarete come la donna obesa che digiuna e perde 10 chili, poi ricomincia a mangiare e riprende 12 kg! Digiuna di nuovo poi ricomincia a mangiare a tutta forza. Che si guadagna con un tale programma? Perché perdere peso se poi si deve riprenderlo dopo che il digiuno è interrotto?
Alla medesima maniera, perché digiunare e purificarsi se si ha l’intenzione per il prosieguo di mangiare in modo tale da costruire di nuovo la tossiemia? Perché digiunare fino a che un’ulcera si cicatrizza per produrre un’altra ulcera? Il digiuno è un processo notevole della natura quando è utilizzato intelligentemente, è molto utile ma è una spada a doppia lama. Infatti, quando lo si applica male, può causare molto danno. La vita umana non dovrebbe essere una serie interminabile di festini e di digiuni. Quelli che mangiano un alimento semplice, senza condimenti, intero e sano, troveranno che hanno bisogno di digiunare meno di quelli che mangiano troppo o che usano condimenti, alimenti raffinati e ben cotti, così frequenti ai nostri giorni.

2. - IL DIGIUNO ANNUALE.
E’ così che un digiuno annuale, effettuato in condizioni appropriate, senza essere un digiuno lungo, rappresenta una vacanza fisiologica più benefica all’individuo delle vacanze ordinarie. Io conosco, infatti, una studentessa che si affatica enormemente tutta la settimana con i corsi e che non arriva a ritrovare tutto il suo vigore nel riposo settimanale del sabato e della domenica, nettamente insufficiente per rimettersi in sesto. Ma quando digiuna tutto il week-end, si rimette in piedi e pronta ad attaccare un’altra settimana di duro lavoro. Il digiuno sembra avere più valore per restaurare l’energia del semplice riposo fisico. Ciò sembra confermare anche gli esperimenti del dottor Anton Carlson con i giocatori di calcio. A prima vista, il digiuno come mezzo di recupero sembra essere un’idea insensata, ma l’esperienza rivela che è molto utile in questo campo. Ciò lo rende sotto certe condizioni, utile come parte di un programma di preparazione in vista di una nuova attività.
Le migliori vacanze non sono quelle che si passano al mare o in montagna e dalle quali si ritorna più stanchi di prima. Sono quelle che si passano a digiunare al letto per recuperare le energie perse in un anno di duro lavoro. Col digiuno, il recupero dell’energia è totale sotto certe condizioni, certamente. Inoltre, il digiuno è superiore al semplice riposo fisico, poiché non c’è che il digiuno che vi obblighi a restare a letto per riposarvi convenientemente. Se si vuole veramente trarre profitto dalle proprie vacanze, restaurare la propria energia e ritrovare le proprie forze, non bisogna cercare in montagna o al mare un luogo di villeggiatura, ma un luogo per digiunare sotto una sorveglianza competente.
Ogni anno, noi raccomandiamo un digiuno medio da 10 a 15 giorni al massimo per il mantenimento e il recupero delle forze. Perché attendere di ammalarsi per prevenire il male? La vita civilizzata ci impone tensioni troppo numerose perché la nostra salute possa restare perfetta tutto l’anno. Le vacanze sono necessarie, ma per stancarsi, agitarsi, correre, fare veglie, fare bagni di mare freddi o andare in montagna dove l’ossigeno è raro. Segnaliamo che i bagni di mare sono nocivi per la salute a causa della differenza di temperatura che occasiona un’inutile perdita di energia. E’ un consumo non compensato, mentre l’esercizio è un consumo compensato. L’uomo non è un pesce a sangue freddo. Il suo ambiente naturale è l’aria e non l’acqua fredda. Le piscine riscaldate sono più accettabili.
Inoltre, se i bagni di sole sono benefici moderatamente, essi sono molto nocivi se se ne abusa. L’abbronzatura della pelle è una protezione per impedire ai raggi solari di penetrare in troppo grande quantità all’interno e di causare danno al corpo. In fisica, abbiamo appreso che i colori assorbivano il calore, mentre il bianco lo rifletteva. Dunque per trarre beneficio dai raggi del sole non bisogna arrivare all’abbronzatura. Quando si è abbronzati dal sole, non se ne trae più beneficio.
Tutti gli sport praticati in periodi di vacanza sono buoni, ma mai fino all’eccesso, né al sovraffaticamento. La marcia moderata è molto utile, ma siamo contrari alle lunghe marce.

3. - SALTARE UN PASTO OCCASIONALE.
Se un digiuno settimanale è facile da seguire, dato che l’essere umano prende facilmente delle abitudini e si piega alle routine, più prezioso ancora è il digiuno che consiste nel saltare un pasto di tanto in tanto, quando se ne ha bisogno. Infatti, nella vita corrente niente è regolare e sempre uniforme. I giorni passano ma non si rassomigliano. Un giorno è un esame che si deve superare o un incontro che si deve subire col proprio padrone. La tensione nervosa è considerevole. Nessuna digestione è possibile in tali condizioni ed è meglio saltare il pasto. Infatti, se si mangia, il pasto sarà mal digerito e occasionerà delle fermentazioni che renderanno la mente depressa. Nessuna chiarezza di mente sarà possibile con la nausea. La concentrazione diventa impossibile e le idee confuse. Il fatto di saltare quel pasto permette di concentrarsi e di avere le idee chiare. Le soluzioni migliori si presenteranno da sole alla mente.
Quando ci capita un brutto guaio, una cattiva notizia, quando si è fatti segno a una contrarietà, come è molto frequente nella nostra vita agitata, i succhi digestivi sono inibiti, la bocca diventa secca, la digestione è impedita. La minima quantità di cibo avvelena il corpo.
Quando vedete una tempesta venire da lontano, quando andate davanti a un turbine, saltate un pasto, - ciò vi aiuterà a fronteggiare i vostri nemici e sarete in condizioni migliori per lottare. La minima quantità di cibo in questi momenti devierà le energie verso lo stomaco e voi sarete scarichi, incapaci di reagire, perduti, a terra.
Avevo un confratello che aveva l’abitudine di digiunare al momento della correzione delle bozze. Diceva che ciò gli permetteva di avere la mente più chiara e gli occhi più rapidi a snidare i refusi che sgusciano spesso nei testi preparati dal tipografo.
Se avete una competizione o un grande sforzo fisico da fornire, saltate il pasto e sarete in forma migliore per compierlo. Non fate come quei corridori ciclisti o quei nuotatori che si vede bere del latte o altro durante la loro corsa. Le bevande e gli alimenti quando si fa un grande sforzo fisico non sono digeriti poiché il sangue si trova altrove che nello stomaco. Allora, essi fermentano e avvelenano il corpo e lo sportivo vede diminuire le sue forze sensibilmente. Perché una bevanda o un alimento possano dare delle forze, bisogna che essi siano digeriti, assorbiti e assimilati. Ora ciò richiede delle ore o anche una parte della giornata: da 15 a 18 ore in tutto.
Se voi avete un dispiacere, dei grattacapi, delle preoccupazioni, delle emozioni forti, dell’odio, della gelosia, del rancore, o anche un grande amore, allora vi conviene saltare un pasto. Se siete combattuti, per prendere una decisione rapida, tra diverse situazioni che vi spossano, allora saltate un pasto e la vostra mente sarà più chiara e più serena.
Per mangiare, bisogna essere calmi, sereni, felici, distesi, tranquilli, altrimenti bisogna saltare il pasto.
La richiesta di cibo può essere capricciosa, cioè essa vacilla tra una forte richiesta e una richiesta insignificante, tra un appetito feroce e una mancanza totale di voglia di mangiare. In queste condizioni, dobbiamo fornire al corpo il medesimo numero di calorie, quali che siano le circostanze? Si può essere vigorosi o estenuati dalla stanchezza, si deve mangiare alla stessa maniera in queste due condizioni? Si può essere di buon umore e felici, la mente calma, oppure furiosi, in collera con dei rimorsi e infelici. Si devono mangiare le medesime quantità di cibo in questi stati emotivi?
Quando il corpo è molto stanco e la mente è disturbata, la capacità di digestione è considerevolmente ridotta. Si può essere sicuri che se si mangia molto in queste due condizioni si avranno delle noie. Se siete stanchi, riposatevi. Non mangiate mai se non potete gustare pienamente il vostro cibo. Se vi sentite dei morsi nello stomaco, attendete di essere a vostro agio prima di mangiare."
Certamente, quando si è molto stanchi, non è il momento di mangiare. Bisogna saltare il pasto e se possibile stendersi e rilassarsi. Nessuna digestione è possibile durante i periodi di grande stanchezza fisica o mentale.
E’ decisamente il tempo di portare la nostra attenzione di più sui processi digestivi con i quali ci si appropria del cibo che sugli alimenti stessi. E’ tempo di cessare di concentrarsi sugli alimenti che si ingurgitano poiché prima di mangiare bisogna essere sicuri di potersi appropriare degli alimenti. Cosa si guadagna a far passare unicamente gli alimenti attraverso l’apparato digestivo se non li si digerisce e non li si assimila?"
Questo errore è commesso dalla maggior parte delle scuole naturopatiche. Infatti, esse insistono troppo sulla qualità degli alimenti biologici che gli adepti si ritiene mangino e non abbastanza sulle condizioni propizie a una buona digestione. Non basta mangiare alimenti biologici per assicurarsi della loro digestione.
Mangiare tutti i giorni un numero teorico di calorie non garantisce che si trarranno tutte le calorie dagli alimenti consumati. Infatti, se gli alimenti fermentano nel nostro apparato digestivo, non se ne trarrà alcuna caloria. Mangiare molti alimenti proteici che si putrefanno nel nostro stomaco non ci permetterà di trarne gli aminoacidi necessari. Mangiare alimenti ricchi di vitamine non permette di trarre beneficio da queste vitamine quando questi alimenti imputridiscono nel nostro tubo digerente. Così quando si mangia secondo dei bisogni teorici al posto di tener conto del potere effettivo di digestione e di assimilazione, e si continua in tal modo per molto tempo, si va incontro a sicure noie.
Tanti fattori possono favorire o impedire la digestione. I veleni come il cioccolato, l’abuso di protidi, le cattive combinazioni alimentari, gli spinaci, le prugne secche, le albicocche avvelenano sufficientemente il corpo da diminuire il suo potere digestivo per qualche tempo dopo questi errori. In quei momenti, i migliori alimenti sono mal digeriti e mal sopportati. Non bisogna incriminare quegli alimenti, ma ciò che si fa il giorno precedente. Così, quando si salta un pasto, si ristabilisce la situazione.
Ricordo che l’inverno scorso, avevo mangiato tutti i giorni un’insalatiera piena di spinaci crudi. La mia digestione si era talmente alterata che non potevo più digerire i pasti abituali, anche quando diminuivo la quantità. Mi occorse di interrompere di mangiare gli spinaci per ritrovare il mio potere digestivo normale. Inoltre, saltando un pasto di quando in quando, ciò mi aveva aiutato a ristabilire la situazione.
Certamente, se la fame ritorna prima dell’ora del pasto, si può sempre prendere un fico, due datteri o una piccola mela.
Si è osservato, scrive Shelton, gli animali digiunare in una varietà di stati emotivi - per esempio gli stati emotivi che inibiscono la digestione quanto il dolore, le irritazioni, l’infiammazione e la febbre. E’ importante che l’uomo sappia, come avviene negli animali, che quando egli si trova in uno stato di tensione emozionale, le funzioni digestive sono inibite ed egli può evitare i disagi e le complicazioni dell’indigestione saltando uno o più pasti fino al ristabilimento dell’equilibrio mentale.
Avendo appreso questi fatti, lo studente di fisiologia farebbe meglio a conservare nella mente le reazioni fisiche più semplici seguendo le sue tensioni emozionali. Sarà così meglio preparato a proseguire lo studio delle cause emozionali e di comprenderle meglio. In seguito, con un’applicazione appropriata di queste conoscenze, sarà capace di giungere a conclusioni definitive e concrete.
Potrebbe, per esempio, comprendere che meno danno risulterebbe dalla digestione di un pasto leggero ostacolato che se questo fosse pesante. Sarebbe in grado di comprendere che un pasto non digerito di carne e di farinacei provocherà più avvelenamento che un pasto di frutta. Potrebbe imparare che per evitare certi disagi, bisogna in certi momenti saltare il pasto. Se egli anticipa uno shock per il suo sistema nervoso o uno shock è inevitabile, troverà che si sente più a suo agio per fronteggiare la situazione con uno stomaco vuoto piuttosto che pieno.
Quando si è agitati, scrive ancora ammirevolmente Shelton, quando si attraversa un turbine mentale, quando non si riesce ad adattarsi alle circostanze che si presentano, quando non si possiede il potere di rialzarsi istantaneamente dopo ciascuno shock emozionale, si potrebbe almeno controllare l’ingestione di cibo con l’esercizio delle proprie conoscenze e della propria volontà. Infatti, inibendo le funzioni della vita - la secrezione e l’escrezione - i complessi psichici cronici costruiscono la malattia cronica. Allora, o noi ci sbarazziamo delle nostre malattie immaginarie, cessiamo di impietosirci su noi stessi e interrompiamo i nostri gemiti interiori, o apprendiamo a controllare la nostra alimentazione. Questa semplice prescrizione comporta ben più di quello che a prima vista essa sembri avere. Infatti, saltare uno o più pasti proprio al momento in cui occorre - al momento psicologico" - per evitare l’indigestione e l’avvelenamento che ne deriva, contribuirà di più a preservare la salute che quasi qualsiasi altra che si vorrà ben nominare."
Quando siamo imbricati in una situazione inestricabile, abbiamo bisogno di tutta la nostra mente per uscirne. Ora la chiarezza mentale necessaria in una tale situazione non può essere garantita che se il sangue non è deviato verso lo stomaco. Quando lo stomaco è pieno, il sangue vi si concentra per la digestione e nessuna attività mentale seria è possibile. Spesso, la mente è depressa, appesantita, manca di immaginazione e d’iniziativa. Talvolta, c’è anche il pessimismo, la malinconia e l’enervazione. In caso di pericolo, la natura vi taglia l’appetito, come per dirigere tutte le sue energie verso i compiti più vitali.
Se dovete guidare la vostra vettura, i vostri riflessi saranno più rapidi quando saltate il pasto. Ad ogni modo, con lo stomaco pieno vi è sempre un rischio di incidente poiché i centri nervosi non sono irrigati convenientemente, poiché il sangue è attirato verso lo stomaco. A rigore, una mela può calmare la fame fino all’arrivo a destinazione.
La nostra regola d’oro per mangiare, consiglia Shelton, è stata da molto tempo la seguente: se non vi sentite a vostro agio mentalmente e fisicamente da un pasto all’altro, saltate il pasto, altrimenti modulatelo in quantità. (A.M.). E’ così che l’individuo sano, quando mangia troppo o mangia durante la stanchezza e la sovreccitazione, risente dei malesseri dopo il pasto; gli sarebbe benefico saltare il pasto seguente. Se avete delle preoccupazioni, paura, ansietà, dispiaceri, un conflitto interiore o altre tensioni emotive, saltate uno o parecchi pasti.
Un digiuno può essere corto, ciò che vuol dire saltare un solo pasto, o prolungato durante una settimana o settimane. Un digiuno lungo è abitualmente senza pericolo, il limite è determinato dalle riserve nutritive contenute nei tessuti del digiunatore e la rapidità del loro esaurimento. Vi sono certi stati psicologici che implicano più o meno un rischio per il digiunatore e che necessitano una sorveglianza stretta e qualificata. Io non posso consigliare di digiunare a lungo senza una sorveglianza competente."

4. - IL DIGIUNO MATTUTINO (O IL SISTEMA DEWEY).
Questo digiuno consiste nel saltare il pasto del mattino tutti i giorni dell’anno. Infatti, non si ha fame la mattina. Ad ogni modo, mai prima delle 10 o 11. In quel momento, si può calmare la fame con una mela.
Quelli che affermano di aver fame la mattina non dicono la verità. Anzitutto, si spazzolano i denti con un dentifricio, il che non è da consigliare. Al risveglio, la bocca è secca. Talvolta cattiva, pastosa e bisogna mantenerla così finché non diventa dolce e piena di saliva da sé. Non lavarla né usare un dentifricio. Pulire la bocca cattiva il mattino, è un inganno poiché ci si immagina che si è pronti a mangiare. Una bocca cattiva al risveglio vi ricorda che non bisogna mangiare niente, è un ostacolo naturale al pasto.
Un’orribile abitudine consiste ancora nel prendere al risveglio un liquido caldo il cui scopo evidente è di lavare la bocca e dilatare la gola. Ora una gola contratta al risveglio significa "stop" a tutto.
L’abitudine di mangiare tre volte il giorno è moderna, quantunque non sia osservata da tutti. I bambini lasciati al loro istinto non mangiano niente la mattina. Numerose persone non mangiano niente la mattina per istinto e stanno meglio.
Nessuna nazione dell’Antichità ha osservato quest’abitudine di mangiare la mattina. All’apogeo della loro gloria, i Greci e i Romani mangiavano una volta il giorno: la sera. Ora essi avevano corpi da atleti e una salute robusta. I loro eserciti erano i più forti. Potevano marciare per settimane, portando dei fardelli molto pesanti, e rompevano il digiuno con un fico o due. La loro decadenza fu in buona parte causata dalle orge alimentari alle quali si erano dati quando hanno soggiogato altri popoli. Non avevano l’abitudine di vomitare dopo un pasto gargantuelico per cominciare di nuovo a mangiare?
In seguito, Erodoto segnala che i Persiani, sotto il generale Serse, non prendevano che un solo pasto il giorno.
Da Mosè a Gesù, i Giudei non mangiavano che una volta il giorno. Le Scritture Sacre Ebraiche mettevano in guardia le nazioni che mangiavano il mattino.
Infine, secondo l’autore K. Antony, gli Inglesi non hanno adottato i tre pasti il giorno che sotto il regno della Regina Elisabetta. E secondo il Maggiore Austin, il loro primo pasto cominciava a mezzogiorno.
L’eliminazione avviene soprattutto la notte e al risveglio non è ancora terminata. Ecco perché non si ha mai fame la mattina. Al contrario, questa eliminazione si rallenta considerevolmente il giorno e permette al sangue di consacrarsi ad altri compiti come la digestione, il lavoro, ecc. Ecco perché non si è mai pronti a digerire checchessia la mattina. Allora se si mangia un buon pasto il mattino o la notte, esso sarà digerito e impedirà all’individuo di fornire il massimo di lavoro. Infatti, il sangue sarà deviato verso lo stomaco che accaparrerà tutte le energie del corpo. Nessun lavoro fisico o mentale serio potrà essere intrapreso con lo stomaco pieno.
Si immagina, d’altronde, che il pasto del mattino darà energia per la giornata. Avviene esattamente il contrario. Infatti, la digestione usa l’energia molto prima di darne. E questa digestione stomacale e intestinale dura circa una quindicina di ore e tira dal corpo molta energia. E’ solo l’indomani che il corpo trarrà beneficio dal pasto della vigilia.
Ad ogni modo, il lavoro della giornata ostacola la digestione e accaparra le forze che non possono più adeguatamente occuparsi della digestione.
Gli animali si riposano o dormono dopo un pasto.
La mia salute, scrive il dottor Dewey, era realmente alterata che un crollo imminente sembrava venire... ma nella misura in cui gli anni passavano, io soffrivo sempre più... i miei amici cominciarono, non senza ansietà, a intrattenermi sulla mia cattiva salute. Fortunatamente, incontrai un giorno un vecchio amico, che per caso pensava in quel momento alle abitudini alimentari dei paesi d’Europa, in cui aveva appena fatto un viaggio. Si mise a parlare non della mia cattiva cera, ma delle colazioni estremamente leggere che sono in uso in tutti i grandi centri che aveva visitato. L’impressione che fece la sua nota fu sufficiente perché il fatto restasse nella mia memoria. Poi un mattino, mi ricordai per la prima volta che, anche quando la mia salute era normale, io non provavo alcun desiderio di fare colazione. Ma quel mattino io sentivo uno spossamento generale, risultato del consumo di forza per una quantità di cibo preso la vigilia nel pasto della sera senza bisogno reale. Mi astenni dunque dal mangiare quel mattino e ciò mi procurò durante quella mattinata un tale benessere corporale, un buon umore e una tale energia mentale e fisica che io non ero mai stato a una simile festa dopo il tempo felice della mia giovinezza - epoca benedetta in cui ignoravo perfino di avere uno stomaco. Mangiai la mia prima colazione quel giorno con un piacere straordinario. Fu una deliziosa esperienza che mi parve a quel punto concludente che immediatamente io rinunciai a qualsiasi pasto la mattina. Gli effetti furono così benefici su tutte le mie facoltà che i miei amici non tardarono ad accorgersene.
Tale è l’origine del mio sistema del digiuno mattutino". Il miglioramento nel mio caso fu così istantaneo e così pronunciato, che mi misi a consigliare la medesima cosa alle altre persone del mio ambiente. E siccome ciascuno si premurò di far conoscere ai suoi amici sofferenti quest’opera di redenzione, l’idea, di amico in amico, si diffuse lontano.
L’impressione generalmente ammessa è che camminando all’aria aperta o facendo qualsiasi cosa a stomaco vuoto, si rischia di cadere per strada... Che sciocchezza!
Per un certo tempo, non vidi nell’applicazione del mio metodo che la guarigione dei disordini digestivi e il miglioramento generale che ne risulta. Nella mia concezione iniziale, io non prevedevo che si possa guarire con un mezzo così semplice altre malattie che quelle che hanno la loro sede nello stomaco. Ma il fatto che la soppressione del pasto del mattino produceva un miglioramento in tutte le malattie mi diede da riflettere. Molti dei miei amici dimagrirono con questo regime, ma in compenso essi videro aumentare le loro forze. "
Durante un certo tempo, io non avevo pensato a cercare più lontano dei risultati ottenuti nella cura delle malattie dello stomaco. Ma un giorno notizie veramente sorprendenti mi giunsero da differenti fonti. Alcune persone vennero da me e mi affermarono di aver acquistato una vista più chiara, un udito più fine, un odorato più delicato, mentre esse non avevano mai supposto di avere questi sensi affetti dalla malattia. D’altra parte, fui informato che delle malattie croniche o locali, quali catarri bronchiali o nasali, malattie cutanee, emorroidi o altre affezioni ribelli erano in via di miglioramento, per un effetto misterioso del nuovo regime.
"La soppressione della prima colazione nel mio caso personale mi donò una vita nuova. Io disponevo così di una straordinaria energia fisica. Avevo la mente notevolmente lucida e godevo con intensità di migliaia delle sensazioni gradevoli che la vita riserva all’uomo sano. Per contrasto io passavo sempre i pomeriggi in uno stato di pesantezza dovuto a una digestione più o meno penosa.
Questo sistema dei due pasti è valido anche per i lavoratori manuali che dispongono così di una più grande forza durante la mattinata e un aumento della loro capacità di lavoro. Molto recentemente, in una calda mattinata, tre contadini se ne andarono ai campi per vagliare l’avena, il più faticoso dei lavori agricoli. Due di loro avevano lo stomaco ben pieno di alimenti nutritivi. Per lunghe ore essi lavorarono penosamente, traspirando a profusione e bevendo acqua a litri, a causa del riscaldamento risultante dalla digestione e dalla decomposizione dei loro alimenti. Il terzo, che aveva lo stomaco vuoto, disponeva di tutte le sue forze per manovrare il vaglio e non dovette neanche bere un bicchiere d’acqua. Fu con grande facilità che egli tenne testa ai suoi compagni di lavoro, e quando venne mezzogiorno, era lontano dall’essere stanco come loro.
Un altro contadino, riferisce ancora il Dr. Dewey, aveva molto sofferto di dispepsia; constatò un miglioramento tale di salute e delle sue forze dopo la soppressione del pasto del mattino, che gli fu possibile vagliare della segale, grano ben più pesante dell’avena, durante tutta la mattinata, con lo "stomaco vuoto". In seguito, dal mese di dicembre fino al mese di aprile, non fece più che un pasto il giorno, dal che non solo trasse benessere, ma ancora un aumento di peso. Durante questi mesi egli badò a tutti i lavori ordinari della fattoria, mentre conduceva ogni mattina parecchie ore un carretto di latte."
Dopo cinque anni, prosegue il Dr. Dewey, un carpentiere di questa città, che era soggetto precedentemente a frequenti malattie, si reca giornalmente alla sua officina, situata press’a poco a una lega dalla sua abitazione, senza aver bevuto una sola goccia d’acqua e senza aver mangiato niente la mattina. Non solamente si è sbarazzato dei suoi mali, ma ancora il suo peso è aumentato di otto chili!
E’ evidente che in questi casi il cibo non procurava beneficio agli individui. L’abuso non serve che ad avvelenare e a far dimagrire in certi casi.
Parecchi anni fa, prosegue il dr. Dewey, un contadino che non era affatto malato, ma che aveva l’abitudine di mangiare tre volte il giorno a una tavola ben guarnita e di consumare inoltre una piccola colazione alla metà della mattinata, per evitarsi delle debolezze", soppresse la sua piccola colazione e la sua colazione del mattino. Ne è stato largamente ricompensato poi, sfuggendo a dei grossi raffreddori e ad altri malesseri. Dichiara che la mattinata è la migliore metà della sua giornata, tanto per il suo duro lavoro corporale che per la lucidità di mente. Ha guadagnato in peso circa dieci chili, e il suo caso è un enigma per i contadini del paese, che non si spiegano come egli non muoia di fame. Non si rendono conto che egli ha semplicemente realizzato un’economia delle sue forze liberando il suo cervello e il suo stomaco da un lavoro improduttivo."
"Benché non abbia studiato la medicina, scrive M. Haskell citato dal Dr.Dewey, io trovai molto ragionevole la teoria sulla quale è basata questa nuova maniera di vivere. Io ricevetti personalmente la testimonianza di uomini e di donne, gli uni di costituzione delicata, gli altri di struttura solida o di temperamento bilioso. Di operai, commercianti, dottori e predicatori, dame delicate che erano state malate per parecchi anni e il cui organismo appariva rovinato, altri che non erano mai stati malati a precisamente parlare ma la cui salute è migliorata del cento per cento dopo la soppressione della prima colazione. Fu allora che io mi risolsi a sopprimere il pasto del mattino. In precedenza, avevo tentato di ottenere il permesso di sopprimere piuttosto la colazione, poiché il mio primo pasto era stato tutta la mia vita quello in cui prendevo più piacere. Vane suppliche! Era la prima colazione che bisognava sacrificare. Dunque, una bella mattina, io dissi addio alla sala da pranzo. Per un giorno o due io soffrii di leggeri mal di testa, che imputai inizialmente a un bisogno di cibo, ma constatai ben presto che non erano che le ultime sofferenze di una cattiva abitudine agonizzante. Dopo una settimana, io non sentii mai più il bisogno di mangiare il mattino. Mi trovai frequentemente dai miei amici, assistendo al loro pasto del mattino, vedendo disteso davanti a me il lusso tentatore della loro tavola, e tuttavia non desiderai mai di prendere alcun alimento, non provando alcuna sensazione di fame. Ancora adesso, dopo parecchi mesi di questo regime, io non penso mai più a mangiare la mattina. Sono pronto a fare colazione a mezzogiorno, ma non ho mai fame prima.
Per ciò che concerne i risultati che questo regime dona in generale, non posso che descrivere quelli che io constatai con la mia esperienza personale:
1) Non ho più sentito la minima emicrania dolorosa dopo la soppressione della prima colazione. Nondimeno non mi ricordo di aver passato dopo la mia infanzia un mese senza essere buttato a terra da uno di questi accessi. E durante i trenta anni più attivi della mia esistenza, ebbi frequentemente dei periodi da un mese a sei settimane durante i quali il male mi ritornava più o meno forte, ogni giorno senza eccezione, mentre raramente scorreva una quindicina senza che una crisi acuta mi mettesse a letto, o almeno non mi facesse passare una giornata di crudeli sofferenze fisiche e di abbattimento morale.
2) Ho gradualmente perso una notevole parte della mia rotondità superflua. Il mio peso è diminuito di circa dieci chili e la mia circonferenza si è ridotta di dieci centimetri nel punto in cui la mia corpulenza era più appariscente. D’altronde continuo a perdere peso e ad assottigliarmi.
3) La struttura della mia pelle migliora: diventa più dolce, più fine e più serrata. Il mio colorito e i miei occhi si sono schiariti. Il gonfiore facciale e le tendenze apoplettiche sono scomparse.
4) Io non provo più né gonfiore né malessere dopo i pasti, come succedeva così spesso in altri tempi. In realtà, benché io assapori i miei pasti con più soddisfazione, non credo di mangiare più di una volta. Al contrario, sento che digerisco meglio e gli alimenti non soggiornano più tanto a lungo nel mio stomaco. Infine questo prezioso organo ha rinunciato a ricoprire il ruolo di un’officina a gas.
5) Sento che ho il passo più leggero e che le mie braccia sono più elastiche. Una camminata ad andatura sostenuta mi è diventata un piacere che io cerco, mentre in altri tempi la marcia, prescritta come esercizio, mi era orribilmente sgradevole.
6) Io mi metto allo studio o faccio un sermone a stomaco vuoto, senza provare alcuna insufficienza mentale o fisica, ma al contrario con una vigoria, un benessere, un vigore dei più gradevoli. Io sto dunque certamente meglio sotto tutti gli aspetti."
Il reverendo George Sherman Richards aveva sofferto per più di quindici anni di frequenti e violenti mal di testa attribuiti all’eredità. Ne fu completamente sbarazzato dopo cinque anni con la soppressione del pasto del mattino.
Il reverendo Padre Rambo, missionario nelle Indie, non era più che l’ombra di quello che era stato, in seguito ad ulcerazioni intestinali, risultato di una febbre tifoide mal curata. Per sette mesi, egli aveva avuto delle feci sanguinolente, il suo appetito era vorace ed egli assumeva pasti molto abbondanti senza alcuna rivolta dello stomaco. Davanti ad una tavola ben guarnita, la sua voglia di mangiare diventava furiosa, ed egli la soddisfaceva senza riguardo alla quantità né alla qualità. Il suo sistema cerebrale era talmente spossato che né la ragione né il giudizio arrivavano a tenere a briglia un appetito tirannico.
Sette medici, di cui parecchi ben qualificati, lo curarono uno dopo l’altro, Il primo che egli consultò arrivando negli Stati Uniti, ridusse la sua alimentazione al regime moderato di sei buoni pasti il giorno. Tutti e sette tentarono di guarire le ulcere con i medicinali. Domandatevi se delle piaghe sanguinanti, perfino alla superficie del corpo, potrebbero cicatrizzarsi se fossero sottoposte a un’azione simile a quella che esercitano col loro contatto e il loro sfregamento i detriti contenuti nell’intestino sulle membrane sensibili che lo tappezzano.
Durante la prima settimana seguente al suo arrivo, egli perse 3 kg col regime di quei sei pasti. Dopo aver letto il mio libro, congedò il suo medico e si sottopose alle mie cure. Io trattai le sue ulcere cercando di accordare loro il medesimo riposo che se ciascuna di esse fosse stata all’estremità di un osso fratturato.
In meno di due settimane, quest’uomo che moriva d’inanizione con i suoi sei pasti e che non aveva più che la pelle sulle sue ossa, fu sbarazzato di tutti i suoi sintomi di malattia e risentì un desiderio moderato di alimenti nutritivi. Erano occorse meno di due settimane perché tutte le parti ulcerate si coprissero di una nuova membrana. Tuttavia, durante tre settimane intere, io non autorizzai che alimenti liquidi non contenenti scarti che avessero potuto irritare la nuova tunica delicata che tappezzava l’intestino. In alcuni giorni ancora, dopo la terza settimana, non assunse che un solo pasto leggero il giorno. Un secondo pasto gli fu permesso quando parve poterlo assumere senza rischi.
In poco più di tre mesi, riguadagnò 21 kg di carne sana, ferma, vigorosa. L’ultima volta che io ricevetti notizie di quest’uomo rigenerato, un anno e mezzo dopo il suo ritorno nelle Indie, mi scrisse che lui, sua moglie e i suoi quattro figli vivevano tutti, liberi da qualsiasi malattia, seguendo il regime dei due pasti, e che egli aveva una classe di 160 indigeni sottoposti al medesimo regime."
Non occorre che tutti i casi citati dal Dr. Dewey lascino l’impressione al lettore che il digiuno mattutino sia una sorta di panacea. Le panacee non esistono. Non è che un’igiene personale, un fattore tra tanti altri in vista di conservare o di recuperare una buona salute. Un solo fattore non può ristabilire una salute. Bisogna prendere in considerazione il modo di vita tutto intero.
L’utilità, conclude Dewey, del digiuno mattutino come metodo igienico è senza prezzo. Inoltre bisogna prevedere un periodo di riposo prima del pasto, al fine di riguadagnare la forza di digerire ciò che si mangerà. Più una persona è debole o sofferente, più si dovrebbe sottoporre alla regola di cessare qualsiasi lavoro quando la fatica si fa sentire in modo marcato e di riposarsi in seguito finché abbia recuperato la forza di digerire. Mangiare quando si è stanchi, è imporre una vana spesa a tutte le energie vitali, poiché si può essere certi che un pasto assunto in tali condizioni non sarà riparatore.
Altrettanto bene per gli sforzi più sublimi del genio e dell’arte che per i più semplici lavori manuali, la mattinata - quando lo stomaco vuoto lascia disponibile la totalità dell’energia accumulata nel cervello - costituisce di gran lunga la migliore metà della giornata. Inoltre, è anche la migliore per lo sviluppo della più fine sensibilità del gusto e delle più rare emozioni della vita intellettuale. Un riposo è indispensabile prima dei pasti per recuperare l’energia necessaria alla digestione. E’ questo, e non l’ora che segna l’orologio, che dovrebbe determinare il momento di assumere il primo pasto.
Il desiderio di mangiare il mattino non è che una questione di abitudine. La fame del mattino non è altra cosa che la malattia "che cova", e sono precisamente quelli che la sentono di più che avrebbero più ragione di digiunare per migliorare la loro salute. Quelli che dicono che la prima colazione è il loro migliore pasto e che si dichiarano incapaci di fare la minima cosa prima di aver mangiato, sono in realtà assolutamente simili a quelli che hanno bisogno dello stimolante alcolico prima di poter mettersi al lavoro.
"Ora, migliaia di persone hanno constatato per esperienza che dopo la soppressione totale del pasto della mattina, si cessa di desiderarlo in capo a un certo tempo, ciò che non sarebbe il caso se questa soppressione fosse una violazione delle leggi fisiologiche. Una volta sradicata l’abitudine, vi si ritorna raramente.
Allo stesso modo, la soppressione brusca dell’abitudine delle bevande alcoliche o del tabacco sotto qualsiasi forma, occasiona le più violente tentazioni di voci morbose" attutite fino lì da questi stupefacenti. Nessuno, ciononostante, ammetterebbe che queste rivolte siano l’indice di un reale bisogno fisiologico.
In molte persone il sacrificio del pasto del mattino richiede meno forza di volontà di quanta ne occorra per sradicare l’abitudine delle bevande alcoliche o del tabacco. Ma con la persistenza, ciascuno può assicurarsi una vittoria completa e conoscere per ciascuna mattinata il lusso di avere un’abbondanza di forze disponibili.
Qui io devo attirare l’attenzione sul fatto che certi malati che hanno adottato il sistema dei due pasti non hanno ottenuto i risultati scontati. Il loro stato era troppo cronico perché i risultati fossero così rapidi. E la disgrazia per tutti questi malati è che i loro amici si oppongono alla diminuzione dell’alimentazione quotidiana, basandosi sull’impressione terribilmente erronea che la debolezza e la debilitazione siano un indizio del bisogno di mangiare, mentre esse sono in realtà la misura dell’incapacità di digerire.
Quante volte ancora mi si è domandato se questo regime non offriva alcun pericolo per i vecchi. Lo stesso che domandare se è possibile sopprimere senza pericolo l’alcol quotidiano o un lavoro giornaliero che supera visibilmente le forze ancora disponibili.
Le vittime delle malattie croniche e fortemente indebolite dal sovraffaticamento del corpo e della mente o dello stomaco non faranno evidentemente che dei progressi di una lentezza scoraggiante nella via della salute e pertanto occorre perseverare per ottenere questo risultato.
Ancora una volta pensate alle mattine ideali che potete assicurarvi senza perdere un minuto a fare colazione né a fare alcun esercizio speciale nell’interesse della vostra salute. Pensate che avrete a vostra disposizione ragione, giudizio, forza muscolare, tutti i vostri organi, facoltà e capacità insomma, funzionanti in maniera superiore, e che al medesimo tempo vi porrete nelle migliori condizioni possibili per permettere alla natura di guarire gradualmente tutti i vostri mali! E quale beneficio anche per tutte le madri di famiglia di essere esentate dalla schiavitù della cucina fino al momento di preparare il pasto di mezzogiorno!
I bambini, durante la loro crescita, possono fare a meno del pasto del mattino? Certamente, essi lo possono senza il minimo inconveniente e se ne troveranno meglio sotto tutti gli aspetti."
Il digiuno che guarisce del dottor Dewey.




CAPITOLO 24 - RINGIOVANIRE, DIMAGRIRE, INGRASSARE COL DIGIUNO.


Lei era venuta a prendere suo marito che aveva digiunato 44 giorni. Non appena l’ebbe visto, esclamò: "Signor Mosséri, voi mi avete restituito mio marito tale e quale era il giorno del nostro fidanzamento!" Adesso egli aveva cinquant’anni.
Un’altra signora mi riferì che degli amici l’avevano avvicinata e le avevano testimoniato la loro sorpresa di vederla ringiovanita di quindici anni.
Un architetto di Parigi aveva digiunato 87 giorni con due o tre interruzioni. Il medico che l’aveva visto prima e dopo era sbalordito del ringiovanimento effettuato.
Il digiuno permette il ringiovanimento di dieci anni almeno, soprattutto negli obesi o anche in quelli che sono di peso normale.
Un’altra signora di 51 anni aveva detto al dottor Shelton il 33° giorno del suo digiuno: "Io mi sento rivivere." Infatti, scrive Shelton, "tutti i suoi sintomi erano scomparsi, i suoi occhi erano diventati brillanti, brillanti come una ragazza innamorata per la prima volta, il suo colorito chiaro come la rugiada del mattino e la sua lingua pulita come quella di un bambino alla nascita. Sorrideva, era felice. Col ritorno della fame, il digiuno fu interrotto. In seguito, la sua salute si rafforzò di giorno in giorno col benessere e l’animazione.
Ora una lingua pulita, occhi brillanti, pelle chiara e le rughe intorno agli occhi sparite - tutti questi cambiamenti non sono unicamente superficiali, ma davvero lo specchio dei cambiamenti profondi effettuati nell’organismo. Infatti, gli effetti del digiuno non sono superficiali, ma toccano il più profondo dell’essere.
Il ringiovanimento col digiuno non è tuttavia possibile che se non si è troppo vecchi. L’età avanzata non permette che un ringiovanimento limitato.
Gli uomini che hanno perduto la loro virilità la ritrovano dopo un digiuno.

L’OBESITA’.
Lei pesava 80 chili circa. Quanti esattamente? 90 kg circa. Quanti esattamente? 97 kg.! Lei non osava confessarci al primo colpo il suo peso esatto. E con tanta esitazione confessò che mangiava tutti i mesi circa 200 dolci! Occorre proprio una causa all’obesità. E nondimeno molte persone obese mangiano poco ai pasti e recuperano, senza rendersene conto, tra i pasti. L’obesità è sempre causata da un eccesso di cibo. E’ vero che certi magri mangiano di più di certi obesi, ma i primi non digeriscono niente mentre gli altri accumulano il grasso e le tossine che trattengono molta acqua. Ecco da dove viene l’obesità. Riassumiamolo:
Gli alimenti presi in eccesso:
1) passano nelle feci che sono abbondanti, non formate e nauseabonde, visto che gli alimenti non sono digeriti e cominciano a fermentare e a putrefarsi;
2) passano nelle urine che diventano scure, maleodoranti;
3) passano nelle membrane e nelle mucose del corpo sotto forma di catarri, traspirazioni maleodoranti, abbondanti (raffreddori, bronchiti, coliti, ecc.);
4) provocano la ritenzione di rifiuti metabolici e l’assorbimento di veleni attraverso le mucose intestinali - i quali veleni e rifiuti raggruppati sotto il vocabolo generale di tossiemia si accumula nel corpo e trattiene l’acqua per evitare la corrosione dei tessuti,
5) solo una piccola parte degli alimenti digeriti è trasformata in grasso.
Se ne deduce che l’eccesso di peso consiste in tossine, acqua di ritenzione e grasso. Ne segue che per dimagrire bisogna eliminare le tossine che trattengono l’acqua ed eliminare il grasso. Ora giustamente, il digiuno opera questi due processi. Elimina la tossiemia e brucia il grasso.
L’esperienza del dottor Shelton per riportare i grassi a dimagrire è stata, di sua stessa ammissione, uno scacco pressoché totale. Ha ammesso amaramente che la maggioranza dei grassi che venivano nella sua casa per dimagrire non ci restavano, ma partivano in capo ad alcuni giorni. E’ questo che l’ha spinto a dire brutalmente: "Secondo la mia esperienza, i grassi non dimagriscono."
E nondimeno, noi pensiamo di aver trovato la chiave del problema. E lo diciamo a tutti gli obesi che desiderano dimagrire. Così dunque, quelli che vogliono unicamente dimagrire senza interessarsi della loro salute e al loro regime non riusciranno nella loro impresa. Poiché anche se dimagriscono, non sapranno continuare un regime sano che conserverà loro una bella linea. Ma se essi s’interessano alle questioni alimentari, alla dietetica e alla salute in generale, essi si affezioneranno meglio a un regime sano e non accumuleranno più il grasso, né le tossine. La condizione essenziale consiste dunque nell’interessarsi con la lettura a tutto ciò che riguarda la salute. Disgraziatamente, gli obesi si interessano raramente alla loro salute. Sono le persone che arrivano a interessarsi alla loro salute che riescono a dimagrire e a mantenersi. Gli altri non riusciranno mai. Quando un obeso non vuole leggere i libri igienisti, noi gli prediciamo sempre lo scacco. Infatti, certuni ci chiedono un regime che essi desiderano seguire alla lettera senza avere studiato tutta la dietetica. Ma ciò non è possibile poiché le tentazioni dell’ambiente sono così forti che non ci si può attenere a un regime se non si sono comprese in profondità tutte le ragioni scientifiche che vi si ricollegano. Per seguire un tale regime igienico e sano con perseveranza bisogna concentrarsi su ciascun aspetto della questione, avere presente tutto il tempo in mente tutte le ragioni studiate e meditate lungamente, poiché la minima tentazione sarà un’occasione di caduta. E’ così, per esempio, che se si è studiato a fondo tutte le ragioni della nocività della cottura, non si potrà più essere tentati da un pasto cotto senza pensare alle vitamine morte, alla leucocitosi digestiva, e a tutti gli inconvenienti della cottura. La prescrizione di un regime dimagrante non basta, poiché non si può seguirlo a lungo. L’indottrinamento è una condizione essenziale.
Un lungo digiuno è necessario per dimagrire. Tuttavia, come abbiamo già detto in questo libro, le riserve del corpo non permettono di proseguire il digiuno oltre 30 - 40 giorni per esempio. Noi introduciamo in quel momento, delle minime quantità di succo di carote nell’acqua da bere per accelerare lo scioglimento del grasso. Si possono così perdere da 20 a 30 chili. In seguito, occorrono da sei mesi a un anno prima di ricominciare un altro digiuno, se si ha bisogno di perdere ancora del peso.
L’architetto di cui abbiamo parlato a più riprese, pesava 103 kg. ne ha perduti 30 in 87 giorni di digiuno quasi totale. Certuni, contrariamente, non perdono che 10 kg in 30 giorni di digiuno, ma quando proseguono il digiuno attenuato per 20 - 30 giorni ancora, possono perdere ancora senza difficoltà da 5 a 8 chili.
Sono questi i due estremi. Quelli che perdono molto e quelli che perdono poco.
Un ultimo consiglio prima di chiudere questo paragrafo: una signora era recentemente venuta per dimagrire. Era una nutrice. Digiunò 28 giorni e rifiutò di pesarsi durante il digiuno:
Se mi peso tutti i giorni, diceva, un giorno sarò felice di aver perso del peso, e un altro sarò delusa di restare stazionaria. E’ per evitare queste alternanze di soddisfazione e di delusione che preferisco non pesarmi. Alla fine fatto tutto, mi peserò, non prima!
Eccellente psicologia. Infatti, un digiunatore non perde tutti i giorni del peso in modo uniforme. Vi sono delle stagnazioni seguite da caduta brusca di peso. Quando ci si pesa, si mantiene l’impazienza.
Passiamo brevemente su alcuni mezzi moderni utilizzati per dimagrire. Alcuni chirurghi americani al momento cuciono la bocca dei loro pazienti per non lasciar passare che un poco di liquido!
Sono anche prescritti dei medicinali per tagliare la fame. Ma questi veleni finiscono per ledere la salute e distruggere tutti gli organi a uno a uno.
Il regime ad alto tenore proteico taglia l’appetito rovinando la salute più di qualsiasi altro regime esistente. I protidi concentrati in eccesso sono la debolezza, l’invecchiamento, la degenerazione molto rapida della salute.
Certi obesi si sono lasciati operare affinché venisse loro sottratto uno spesso strato di grasso addominale. Parecchi ne sono morti qualche tempo dopo.

PER INGRASSARE.
Si comprende facilmente che per dimagrire, occorre digiunare. Ma ciò che si comprende più difficilmente, è che per ingrassare il digiuno è un mezzo estremamente efficace.
Il signor A. aveva 36 anni, 1,70 m. e non pesava che 50 kg. digiunò 30 giorni e il suo peso crollò a 36 kg. Poteva a malapena camminare nella sua stanza. Si riprese progressivamente a mangiare e a poco a poco nello spazio di alcuni mesi il suo peso salì a 60 kg, poi a 70 kg! Era un po’ troppo. In generale, si recupera il peso perduto, poi se ne guadagna ancora fino a 10 kg.

1) Curva del peso mentre si digiuna e ripresa alimentare senza semi (cereali, noci varie, pane).
a) primo segmento: perdita rapida di peso
b) secondo segmento: peso stazionario per alcune settimane;
c) terzo segmento: ripresa graduale di peso.




2) curva della perdita di peso nei non-digiunatori dopo la sospensione dei semi (cereali, pane, noci varie)
a) perdita di peso;
b) peso stabile per alcuni mesi (da 3 a 6);
c ripresa graduale del peso.



Come spiegarlo? I magri mangiano molto in generale, ma digeriscono male. Ciò che mangiano non procura loro beneficio poiché sono molto intossicati. Ora giustamente il digiuno li disintossica e permette al loro organismo di digerire meglio, di assorbire meglio e di assimilare meglio il cibo. La tossiemia rassomiglia a dei bastoni nelle ruote. Impedisce di assimilare. Un uomo avvelenato non assimila niente. Purificato, il suo corpo assorbe tutto come una spugna secca.
In seguito, gli esercizi con pesi rilevanti aiuteranno a fissare il peso guadagnato e a consolidarlo fortemente. Se no, si rischia di perderlo. Bisogna anche badare a evitare il sovraffaticamento, gli eccitanti, il regime nocivo, ecc. Bisogna sopprimere tutte le cause nocive nello stile di vita.
Quando la magrezza è estrema, il digiuno non può superare da 1 a 3 giorni. Occorre in seguito un lungo periodo di regime sano e sorvegliato con quantità limitate al potere digestivo. E’ un compito molto difficile, poiché il magro continua a perdere peso con questo regime.
Certi magri possono digiunare fino a 20 - 50 giorni con profitto. Non bisogna tuttavia scendere al di sotto del limite pericoloso che abbiamo fissato altrove in questo libro. Anche altri segni di pericolo guideranno il clinico per la rottura del digiuno.
Per riassumere, i magri possono ingrassare e guadagnare peso per superare il massimo che abbiano mai avuto nel loro passato. Noi ne abbiamo incontrati che hanno superato questo massimo. Poi con una cultura fisica con pesi grossi, sistematica e progressiva, 2 o 3 volte la settimana, si possono costruire dei muscoli molto grossi.

Nota: Quelli che sopprimono il pane, i cereali e le noci diverse senza digiunare, cioè tutti i semi, perdono da 0 a 15 chili. E’ normale. In capo a sei mesi fino a dodici mesi, cominciano gradualmente a riprendere il peso perduto. E’ lo stesso per le forze. Bisogna evitare durante questo periodo qualsiasi attività fisica ardua e riposarsi al massimo. Non spaventarsi. E’ normale. Le persone mi scrivono da dovunque per dirmi che hanno perso una decina di chili e questo li inquieta. Non hanno più forza. Io rispondo sempre che ciò è normale e che bisogna attendere l’adattamento organico che dura da sei mesi a un anno.




CAPITOLO 25 - L’ASSUEFAZIONE ALLE DROGHE SPEZZATA DAL DIGIUNO.

(Tranquillanti- tabacco - caffè - alcol)

Signor Mosséri, io non posso guidare la mia automobile senza tranquillanti, mi aveva detto la Sig.ra P. "altrimenti, i miei nervi non sono stabili." Ogni anno, questa signora fa un digiuno medio in una casa igienista o naturopatica. Quando essa viene da noi, insistiamo che essa ci consegni tutti i medicinali in suo possesso, ciò che lei fa. Interrompe tutti i tranquillanti durante il digiuno, riprende l’alimentazione, rientra a casa sua, poi alle prime contrarietà della vita corrente o al primo sovraffaticamento nervoso, lei riprende i tranquillanti! Invece di riposarsi un poco, a letto, di lasciar passare il temporale, lei corre verso la soluzione facile. Quando lei va a digiunare in un’altra casa che non è igienista, ma naturopatica, le si permette di fumare, e di continuare a prendere i tranquillanti.
Il fatto è lì: lei non può guidare la sua automobile che con i tranquillanti. Come spiegarlo? Il cattivo stato dei suoi nervi si accentua con l’eliminazione e i tranquillanti arrestano l’eliminazione. Quando un fumatore smette di fumare, sente i disturbi dovuti all’eliminazione della nicotina, sono crisi di eliminazione, che scompaiono con la pazienza, ma che si possono interrompere molto stupidamente con una nuova dose della medesima droga.
Tutte le droghe (tabacco, caffè, tranquillanti, alcol, ecc.) sono veleni che procurano un sollievo provvisorio interrompendo l’eliminazione. "La sensibilità somatica si smussa, altrettanto bene che la sensibilità psichica, con l’assunzione dei sedativi e la pulizia urgentemente reclamata non è intrapresa. Con ciascuna ripetizione della dose, si costruisce l’abitudine e l’assuefazione. Al contrario, l’escrezione della droga procura la rinascita della sensibilità. E’ allora che si diventa coscienti del proprio stato. Il medico lo qualifica "sintomo di "ritiro". (Sono piuttosto sintomi di eliminazione...) Dovrebbe realizzare che sono le grida di un organismo oltraggiato dai veleni. L’assuefazione alle droghe proviene dalla ricerca di un sollievo quando ci si sente male, deboli, disturbati e sofferenti in seguito all’impiego delle droghe. Non è una richiesta autentica di ricominciare a prenderne. Non c’è bisogno di una droga, ma una richiesta subcosciente di sollievo.
Sono 50 anni che io insisto, prosegue Shelton, sul fatto che ciò che si chiama assuefazione alle droghe proviene dalla ricerca di un sollievo dallo sconforto, dalla miseria e dai disagi causati essi stessi da una droga precedente. E’ così che il drogato ottiene un breve respiro dalle proprie miserie narcotizzando di nuovo i nervi. L’assuefatto agli stimolanti riceve una breve illusione di forza rinnovata forzando i propri nervi con uno stimolante la cui assunzione precedente è responsabile del proprio stato di debolezza attuale. A luglio 1971, un anziano ubriacone intervistato alla televisione americana aveva dichiarato:
"
Sono 50 anni che io insisto, prosegue Shelton, sul fatto che ciò che si chiama assuefazione alle droghe proviene dalla ricerca di un sollievo dallo sconforto, dalla miseria e dai disagi causati essi stessi da una droga precedente. E’ così che il drogato ottiene un breve respiro dalle proprie miserie narcotizzando di nuovo i nervi. L’assuefatto agli stimolanti riceve una breve illusione di forza rinnovata forzando i propri nervi con uno stimolante la cui assunzione precedente è responsabile del proprio stato di debolezza attuale. A luglio 1971, un anziano ubriacone intervistato alla televisione americana aveva dichiarato: Io bevo per ottenere il sollievo dalle miserie causate da ciò che ho bevuto il giorno precedente.""
"
La signora di cui si è parlato alcune righe sopra si presenta per la decima volta a fare una cura. I tranquillanti le hanno fatto prendere 30 chilogrammi. Lo stato dei suoi nervi è lamentevole. Uno o due tentativi di suicidio. Insonnie, angosce, paure. Lei non porta alcun medicinale con sé e comincia il digiuno. In capo a tre giorni, nausee e insonnie insopportabili. Le diamo due mele da mangiare tutte le sere, ma durante la giornata il digiuno continua. Le nausee si arrestano e lei dorme bene la notte tutti i giorni o quasi. Si continua così questo semi-digiuno quindici giorni. Lei è incantata dal risultato. Io le lanciai allora un avvertimento. Se lei riprende i tranquillanti rientrando a casa sua, io non l’accetterò più. - Ma che fare, mi rispose, se una contrarietà mi assale? Se un sovraffaticamento mi prostra?" Io le rispondo: "Rompete alcuni piatti, lasciate tutto e uscite a fare una camminata o andate al cinema! Lasciate dunque passare il temporale senza prendere prodotti chimici. Questi medicinali sono veleni che lasciano tracce nel corpo per molto tempo dopo.
Si dirà ancora: "Io prendo un tranquillante oggi per alleviare le miserie dei tranquillanti presi ieri."
Ora giustamente, le noie, le miserie e le sofferenze provocate dalle droghe sono sintomi di eliminazione che bisogna lasciar correre. Non combattere mai i sintomi. Essi se ne andranno quando s’interrompe la causa! Se ne andranno definitivamente se s’interrompe la causa e provvisoriamente se si continuano le droghe.
Ma la domanda di un sollievo dalle noie causate dalle droghe è così persistente, così insistente che la vittima di questa droga si trova incapace di resistere alle tentazioni di ritornare ancora e ancora alla causa stessa delle sue noie per ricercare il sollievo passeggero che quelle le procurano. E per ottenere questo "sollievo", occorrono dosi sempre più ripetute e sempre più forti.
Come rompere questo circolo vizioso? Con l’esercizio della volontà? Con la diminuzione progressiva delle droghe? Con la sostituzione di un’altra droga ? Tutti questi metodi hanno fallito lamentevolmente, o non hanno dato che magri risultati. Infatti, i drogati non hanno più la volontà di tornare indietro, e "quando la malattia o il vizio hanno raggiunto una certa maturità, essi si trovano al di fuori del controllo della volontà. Un ambiente appropriato e una vita igienica sono le sole speranze per questi casi. Infatti, sarebbe illogico supporre che chi ha violato le leggi della natura al punto che tutte le sue sensazioni sono anormali e le principali fonti della vita sono in lui tutte sporcate, che rappresentano condizioni morbose molto povere e abitudini viziose - sarebbe illogico, dicevamo, supporre che questo individuo possa con la sua sola volontà e in un solo colpo, ristabilirsi. Certamente, l’esercizio della volontà è una condizione necessaria al ristabilimento, ma essa non è mai sufficiente, a meno che ne consegua una rivoluzione totale nel modo di vita come pure delle buone abitudini. Fare appello semplicemente all’intelligenza e al senso morale del fumatore, dell’oppiomane o dell’ubriacone come mezzo per indurlo ad abbandonare la sua abitudine, è generalmente così efficace come chiedere a un febbricitante di cessare di tremare.
I drogati hanno bisogno di essere aiutati e sostenuti nei loro sforzi da un clinico nel quale abbiano fiducia e che abbia influenza e personalità. Essi hanno bisogno anche di un ambiente particolare che si trova in tutte le Case Igieniste. Inoltre, il digiuno è il mezzo più efficace per abbandonare per sempre queste cattive abitudini. Infatti, in capo a due o tre giorni di digiuno, la voglia per certi veleni scompare. E’ meglio abbandonare tutti i veleni allo stesso tempo e non uno a uno. Col digiuno, non si apprezza più né il tabacco, né il caffè, né alcun veleno poiché essi hanno tendenza a procurare nausea!
Qual è la causa di tutto ciò? "La sola causa, se non la principale, dell’assuefazione alle droghe, è la cattiva educazione, scrive Shelton. E’ possibile ed è sicuramente vero che i soggetti più idonei a soccombere a queste droghe sono i nervosi, ma è un fatto che all’inizio l’uso delle droghe proviene da una cattiva educazione. Infatti, se tutta la popolazione non fosse mai stata educata male fin dall’infanzia, essa non si sarebbe mai rivolta alle droghe come un "sostegno" quando le circostanze insolite prostrano il sistema nervoso. Il dolore, l’insonnia, le emozioni profonde e durevoli, le perdite, ecc. portano quelli il cui sistema nervoso è instabile a rivolgersi verso il genere di palliativi suscettibili di procurare loro il sollievo desiderato. Ora, per questa cattiva e falsa educazione e per tutti i mali che ne derivano inevitabilmente, siamo debitori al corpo medico e a nessun altro."
E’ vero che il pubblico reclama un sollievo istantaneo, ma i medici non sono le guide? O devono seguire il pubblico?
L’industria farmaceutica legale ha inondato il mercato con quantità immense di droghe che sono vendute soprattutto ai giovani con mezzi legittimi e illegittimi. La più grande parte delle droghe che i giovani assumono è fornita agli spacciatori di droga dai fabbricanti autorizzati. Anche se supponiamo, come si fa correntemente, che queste droghe abbiano una vera utilità medica, non rimane meno vero e spaventevole che l’industria farmaceutica produce mille volte più droghe di quante il corpo medico ne prescriva. I fabbricanti di droghe sono talmente avidi di profitti che essi sono pronti a distruggere il cervello di tutti i giovani per accrescere i loro dividendi. Io mi meraviglio davanti all’apatia e all’indifferenza dei genitori che assistono, impavidi, alla distruzione dei loro figli, invece di alzarsi con il loro potere collettivo per mettere fine eterna all’industria delle droghe.
Si combattono ufficialmente quelli che si drogano, li si getta in prigione, ma si permette ai medici di prescriverle. Ora le droghe sono altrettanto nocive quando sono prese per "drogarsi" che su prescrizione medica. Ma le industrie farmaceutiche sono sempre più scassinate dai drogati che sanno dove trovare i loro veleni preferiti. Un veleno resta sempre un veleno anche se prescritto da un medico.
Per lottare contro le droghe c’è: il digiuno, la soppressione degli eccitanti, dei tranquillanti, dei narcotici, del caffè, dell’alcol, del tè, del tabacco, un’alimentazione sana e cruda, la cultura fisica con pesi e bilancieri in una palestra o anche a casa propria, il lavoro, l’ambiente favorevole e la determinazione.
Il digiuno è il principale fattore che può spezzare il circolo vizioso in un solo colpo. Certuni sono aiutati dalle filosofie orientali come lo yoga, la macrobiotica, ecc., da cui bisogna sfrondare le concezioni anti-igieniche e anti-fisiologiche.
La ricerca dell’evasione è una filosofia che non può essere combattuta efficacemente che con un’altra filosofia.
Le case igieniste non sono equipaggiate per curare (camicia di forza, infermieri specializzati e muscolosi, giorno e notte) le crisi mentali violente in coloro che hanno preso dei tranquillanti o dei sedativi (asma) per anni. Il digiuno riproduce queste crisi (eliminazione). Sarebbe dunque utile interrompere queste droghe a poco a poco prima del digiuno.




CAPITOLO 26 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE ACUTE.


Bisogna anzitutto sapere in che consiste la malattia acuta. E’ un’eliminazione forzata, un’azione rimediante. "l’azione rimediante è la somma di modificazioni strutturali e funzionali - diminuzioni ed esagerazioni spesso drammatiche - con le quali l’organismo vivente resiste ed espelle sostanze ostruttive, offensive e nocive e ripara i danni. Tali esagerazioni delle funzioni normali della vita come la tosse, lo sternuto, il dolore, l’infiammazione, la diarrea e la diuresi, come pure il vomito, sono evidentemente degli sforzi di resistenza, di espulsione e di riparazione. Noi non ne discuteremo più qui. Tuttavia, notiamo un esempio familiare di modifica strutturale che è estremamente difensivo, quello dell’ipertrofia delle tonsille e di altre ghiandole della linfa negli stadi tossici.
La prostrazione dei muscoli, delle facoltà mentali e del sistema digestivo è una delle principali caratteristiche della malattia acuta. Questa prostrazione sembra essere dovuta meno alla stanchezza che a una deviazione delle energie e delle risorse del corpo che sono mobilitate e concentrate nello sforzo rimediante gigantesco che si persegue. Questa prostrazione di tre dei principali meccanismi di spesa del corpo sembra essere conservatrice e compensatoria piuttosto che recuperatrice. Essa rappresenta una diminuzione drammatica della funzione, allo scopo di assistere nel lavoro rimediante. E’ così che l’astinenza alimentare, che è inseparabile dalla prostrazione funzionale, fa anch’essa parte dello sforzo rimediante allo stesso titolo della tosse, del vomito, della febbre, della diarrea o dell’infiammazione. Per parlare come tutti, il digiuno fa parte della malattia. Tuttavia, non sarebbe corretto dire che tutte le malattie sono degli sforzi rimedianti poiché il termine malattia è un termine generale che copre evidentemente dei fenomeni per nulla rimedianti quali la cecità, la sordità, la paralisi, l’emorragia cerebrale, ecc.
Nelle malattie acute quali la tifoide, la polmonite o altre, quando il sistema digestivo è prostrato, l’attività muscolare in questi organi è sospesa al tempo stesso delle funzioni digestive. In conseguenza di questa mancanza di capacità digestiva, l’avversione verso gli alimenti è caratteristica, di modo che se malgrado ciò si mangia, si rischia di vomitare subito. E se non si vomita, gli alimenti non sono digeriti e restano nel canale alimentare, provocando irritazione e malesseri fino alla loro espulsione sotto forma di diarrea. E’ frequente che il canale alimentare si vuoti per mezzo del vomito e della diarrea poiché ciò sembra essenziale per l’efficacia massima dello sforzo rimediante. L’assorbimento e l’escrezione dei tessuti malati è, in certe circostanze, il solo lavoro che il corpo può intraprendere con sicurezza.
Il lettore si domanderà se tutte queste affermazioni sono confermate dai fatti e dalle esperienze o se non sono che speculazioni. "Le prime osservazioni dirette mai fatte sulla digestione umana furono quelle del dottor William Beaumont tra il 1825 e il 1833, anno in cui egli pubblicò il suo famoso libro intitolato Esperimenti e osservazioni sul succo gastrico e sulla fisiologia della Digestione. Tali esperimenti e osservazioni concernevano lo stomaco esposto di Alexis Saint-Martin. Beaumont trovò che quando il suo soggetto di esperimento aveva la febbre, il succo gastrico non era secreto o quasi, di modo che gli alimenti non giovavano che a irritare lo stomaco e di conseguenza tutto l’organismo. "Nessun succo digestivo, scriveva Beaumont, può essere secreto in queste circostanze. Ne segue che gli alimenti sono insolubili nello stomaco come se fossero di piombo."
Beaumont notò che gli alimenti restavano nello stomaco di Saint-Martin, nei casi di malattia, da 6 a 40 ore, senza cambiamento eccetto la fermentazione e la putrefazione. Queste conclusioni di Beaumont sono state verificate in maniera ripetuta dai fisiologi. E’ così che il professor Anton Carlson dell’Università di Chicago ha confermato le conclusioni secondo le quali le secrezioni gastriche sono assenti nei casi di febbre, di infiammazione, di dolori intensi e di disordini intestinali. Perfino le contrazioni ritmiche dello stomaco che a torto si chiamavano "le contrazioni della fame", sono assenti nelle medesime circostanze. L’assenza delle secrezioni e quella delle contrazioni stomacali nel raffreddore, nella gastrite, nella febbre, nella tonsillite, ecc. coincide con la mancanza d’appetito e l’assenza di gusto se si mangia.
"Il dolore, l’infiammazione, il mal di testa, i disturbi mentali (quali il dispiacere, l’ansietà, la collera, lo shock) interrompono le secrezioni digestive e tolgono la voglia di mangiare. In queste condizioni, come nelle malattie citate precedentemente, vi è un’assenza delle condizioni fisiologiche necessarie per la digestione. Sarebbe folle insistere a nutrirsi quando gli alimenti non possono essere digeriti. Se gli alimenti non sono rigettati con i vomiti o espulsi con la diarrea, essi resteranno nel canale digerente e provocheranno molta irritazione e dei malesseri.
Gli alimenti non nutrono, a meno di essere digeriti. Ed essi devono digeriti prima di essere assorbiti. Poi essi devono essere assorbiti prima di poter essere assimilati. Infine, essi devono essere assimilati prima di poter essere di una qualsiasi utilità per le cellule del corpo. Ora, quando le secrezioni digestive sono assenti, minime o di composizione debole, la digestione non può aver luogo. E’ così che gli alimenti consumati quando la digestione non può aver luogo costituiscono un fardello gettato su un organismo già indebolito. In queste circostanze, non c’è che un procedimento logico, quello di digiunare.
Non si trae, scrive Shelton, né piacere né beneficio nutritivo da un’alimentazione forzata - niente che dolore e degradazione supplementare dei processi nutritivi. L’astinenza alimentare, ecco ciò che il corpo reclama anche se un’alimentazione forzata sembra necessaria. Il digiuno, se non consiste nel saltare che uno o due pasti, quando si ha febbre, dolore o nello sconforto mentale, è una necessità della vita. Nelle condizioni moderne, il fatto di mangiare nel benessere e di astenersi quando si sta male, eviterà l’evoluzione di sofferenze più gravi.
La prostrazione nei malati che soffrono di polmonite, di tifoide, di vaiolo, di febbre gialla, ecc. proviene dal fatto che il corpo concentra tutte le sue forze, tutte le sue risorse e tutta la sua attenzione nel lavoro di resistenza, di espulsione e di riparazione. A questo fine, esso sospende tutte le attività da cui può dispensarsi momentaneamente, finché svolge un lavoro più urgente. Secondo il dottor Jennings, "nel malato acuto, i muscoli volontari sono a riposo e non consumano niente, salvo un piccolo consumo per mantenerli pronti all’azione quando il loro servizio sarà reclamato. E’ così che l’economia più perfetta è esercitata nell’appropriazione e nell’uso delle energie vitali." Anche il sistema digestivo è mantenuto in vista di un’azione ulteriore, ma come i muscoli dello scheletro, la sua funzione è sospesa nei malati acuti.
E al tempo stesso della sospensione dell’attività muscolare stomacale e di quella delle secrezioni digestive, noi abbiamo una sospensione della voglia di mangiare. Il corpo cerca spesso d’altronde di vuotare tutto il canale digerente con i vomiti e la diarrea e si noterà che il benessere del malato acuto è proporzionale allo svuotamento effettuato. Se si dà da mangiare i disagi aumentano.
Si noterà una differenza enorme tra il bambino che è spinto a mangiare con tutti i mezzi quando è malato e quello che è lasciato digiunare. Quest’ultimo si sente meglio dell’altro e dorme la maggior parte del tempo. Colui che mangia geme tutto il tempo. Piange, talvolta grida a causa dei suoi malesseri e della sua agonia. Allora i genitori lo portano e fanno i cento passi nella camera per calmarlo o gli si dà un calmante. Come l’aveva detto Graham, l’irritazione del tubo digerente provoca quella dell’intero corpo.
E’ così che la perdita della voglia di mangiare è uno dei primi sintomi della malattia acuta - febbre tifoide, vaiolo, scarlattina, difterite, ecc. Percorrete tutta la lista e vedrete che il primo sviluppo di queste malattie è la perdita dell’appetito. Ma occorre energia per digerire. Nella malattia, la natura ferma la voglia di mangiare e sospende i processi digestivi per conservare l’energia per lavori più urgenti. Peraltro, quando si nutre un malato egli perde peso come se non mangiasse. Non è questa una prova determinante che l’alimento consumato non è assimilato?"
E’ sicuramente la migliore prova possibile. La perdita di peso in un malato è la stessa che se il malato digiunasse. Ma perché allora andare contro la natura che interrompe la fame nei malati?
Nella malattia acuta, ripete senza tregua Shelton, non si ha fame. Quando si ha un’infiammazione grave, molto dolore, febbre elevata, ecc. la capacità di digerire scompare. La lingua è molto carica, l’alito cattivo, il gusto della bocca sgradevole: assenza di secrezioni digestive stomacali, bocca secca, sovente infiammazione della bocca con molto muco che vi si riversa, assenza di fame. Molto spesso, quando si mangia in queste condizioni, gli alimenti sono espulsi immediatamente. In tutti i casi, l’invalido si sente peggio e la sua malattia si protrae.
"L’astinenza alimentare permette al corpo di accelerare il suo lavoro di escrezione e quando si comincia il digiuno, si nota un accrescimento immediato dell’eliminazione. Da un altro lato, l’alimentazione se non è essenzialmente contraria all’eliminazione, potrebbe nei casi di malattia, inibire questo lavoro necessario. E’ certo che l’alimentazione dell’invalido aumenta i suoi disagi, aggrava i suoi sintomi e spesso esaurisce le sue forze al punto da causare la morte per casi che l’astinenza avrebbe salvato. E’ una follia dare da mangiare ai malati acuti poiché la facoltà di digerire manca in tali circostanze. Gli alimenti mangiati sono o vomitati o rigettati in diarrea penosa e nei due casi il malato è esaurito da questi processi. Altrimenti, gli alimenti fermentano e si putrefanno nel tubo digerente, aumentano così considerevolmente il suo stato tossico. L’avvelenamento così prodotto è all’origine, senza nessun dubbio, di parecchie morti inutili. Sono schiaccianti le prove che mostrano che gli invalidi che si lasciano "morire di fame" si rimettono, mentre i malati che si rimpinza fino alla morte" sono spesso oggetto, in ultima istanza, dell’attenzione particolare del becchino."
L’idea corrente è che bisogna nutrirsi per fortificarsi, soprattutto se si è malati o febbricitanti. Che follia! Un uomo può essere estenuato, tutto gli sembra amaro al gusto, il minimo rumore lo disturba come un’agonia e il suo spirito è depresso. La sua lingua può essere coperta da una pellicola gialla o marrone, il suo addome sensibile, un poco di febbre, talvolta vomiti di bile o di muco. Secondo la teoria corrente, quest’uomo sarebbe alimentato allo scopo di fortificarlo. Quantunque sia agitato, sofferente di nausea e non solo senza appetito, ma con l’orrore di qualsiasi cibo al punto di vomitarlo se glielo si dà a forza, il suo medico credendo che il malato deve mangiare, insisterà affinché mangi e si sentirà contrariato se il malato non arriva a mangiare. Il malato può essere grasso ma ha bisogno di essere nutrito! L’alimentazione aumenta il malessere, la febbre e il meteorismo, ma egli deve essere nutrito! Malgrado il fatto dell’assenza di qualsiasi digestione e di qualsiasi assimilazione, il medico insiste che i malati siano fortificati col cibo. Ora forzare l’alimentazione in tutti questi casi non procura beneficio ai malati ma li indebolisce. Al contrario, sotto l’influenza di un certo digiuno, l’organismo è disintossicato, riposato e preparato per ripartire."
In assenza di qualsiasi fame normale e di qualsiasi potere digestivo, gli alimenti ingeriti si putrefanno e avvelenano l’individuo. Gli invalidi sono nutriti e ingozzati malgrado la loro impossibilità di digerire e di assimilare, in seguito quando sono uccisi dall’alimentazione e dai medicinali, si leggerà nei giornali un bollettino redatto nei seguenti termini:
Il Presidente X… o il deputato Y… aveva una forte vitalità che gli ha permesso di resistere alle devastazioni della crudele malattia che l’ha attaccato per mesi, davanti all’impotenza di tutta l’arte medica…" ma verrà il tempo, e più presto che non si creda, in cui il pubblico e il corpo medico si meraviglieranno che il trattamento attuale sia mai stato qualificato razionale. Il fatto che questo trattamento attuale non uccide seduta stante le sue vittime è la sola ragione per la quale si continua ad utilizzarlo. Se questo modo di trattamento fosse invariabilmente fatale, non sarebbe restato in voga a lungo."
La morte del Presidente Pompidou aveva dato luogo a un bollettino di salute sfrontato e a delle critiche acerbe su tutte le onde. "Egli aveva lottato e resistito coraggiosamente contro la malattia… Il cortisone l’ha stremato avvelenandolo per mesi… egli era in gamba fino all’ultimo…". Apertamente, i medicinali sono incriminati della morte di Pompidou. Il silenzio è dunque rotto, il brusio pubblico ingrossa di giorno in giorno e si finirà per capire il carattere velenoso dei medicinali e di coloro che li prescrivono. Se l’umanità non si affretta a distruggere la medicina, le industrie farmaceutiche e i medici, la distruggeranno per sempre e più in fretta della bomba atomica.
Si può leggere il libro Water-Cure Journal di settembre 1857: "nelle malattie acute e infiammatorie, non si darà alcun alimento." Nelle malattie acute come la difterite, il ristabilimento sopraggiunge in quasi tutti i casi quando essi non saranno inibiti da un trattamento ostruttivo. I sieri non riescono che nei casi a durata limitata. Sull’argomento dell’influenza, il dottor Tilden consiglia "aria pura giorno e notte e niente alimenti - neanche un succo d’arancia. Sette o otto giorni basteranno per rimediare a un tale caso se esso non è ucciso con gli alimenti o i medicinali." L’esperienza del dottor Weger in ciò che concerne la scarlattina si accorda con la mia. "Questa malattia scompare alla medesima maniera invariabilmente quando si instaura il digiuno."
"I medici si accordano spesso a favorire il digiuno nella dissenteria, ma essi non sono pronti a dare fiducia alla natura per tutti i casi. Essi accetteranno il digiuno come uno dei rimedi, ma quando si chiede loro quali sono gli altri rimedi, essi citano le purghe, l’oppio, ecc. che hanno fallito.
E’ ben noto che gli animali digiunano quando sono gravemente feriti. La testimonianza di tutti quelli che hanno digiunato in seguito ad una frattura conferma l’assenza di dolore e il benessere dall’inizio, mentre la cicatrizzazione prosegue più veloce che se si mangia. In tutti i casi di malessere, il cibo aumenta questi malesseri mentre il digiuno li diminuisce. Ora il benessere e l’assenza di dolore che derivano dal digiuno possono essere classificati come suoi principali risultati.
L’uomo è il solo animale che mangia quando è malato. Ora una nutrizione continua quando non si sta bene, nella febbre o nel dolore, costruisce la malattia cronica. Una delle leggi più rigide della natura selvaggia è di "non mangiare mai in caso di malattia." Ma l’uomo rigetta questa regola fondamentale di tutte le vite animali e cerca di "nutrirsi per fortificarsi e di costruire una resistenza". Ma costruire una resistenza contro che cosa? Se l’alimentazione costruisce la resistenza, come sono le prime ad ammalarsi le persone ben nutrite?
Il digiuno è impiegato universalmente nel mondo animale in caso di malattia acuta o in caso di ferita. E’ lo stesso universalmente indicato nelle medesime occasioni nell’uomo. E’ una falsa educazione che ci porta a pensare che i malati acuti debbano mangiare. L’idea di qualche anno fa secondo la quale i malati dovrebbero avere un regime con molte calorie o concentrato in proteine, è erronea. Né le calorie, né i protidi saranno digeriti e assimilati. Il digiuno è la sola procedura logica.
Segnaliamo che il digiuno deve essere proseguito due o tre giorni dopo che la febbre è caduta, altrimenti una rottura prematura fa ritornare la febbre. Infatti, quella cade quando il livello di tolleranza è raggiunto, ciò significa che la tossiemia è ancora abbondante nell’organismo. Occorre una disintossicazione più profonda affinché il processo della febbre non si scateni di nuovo.
Un altro punto importante: c’è bisogno di chiamare il medico fin dall’apparizione di una febbre allo scopo di fare una diagnosi? No. E’ un errore molto frequente di cercare una diagnosi medica anche se non si conta di seguire le altre prescrizioni del medico. Affibbiare un nome alla malattia non serve che a impaurire, a spaventare. E le analisi e i test? Non sono di alcuna utilità e fanno più male che bene. La maggioranza di coloro che hanno abbandonato e non credono nella medicina, hanno conservato tutta la loro fiducia nella diagnosi. E’ un errore. L’importante è di ricercare le cause e non di dare un nome a un gruppo di sintomi. Ora la diagnosi non ha per scopo di cercare la causa. Neanche le analisi possono indicare la causa. Tutte le diagnosi, tutte le analisi e i test non conducono che a un solo obiettivo: palliare i sintomi. Il loro unico scopo è il trattamento sintomatico. La diagnosi viene fatta per impressionare i più esitanti facendo loro paura e facendo luccicare davanti ai loro occhi dei termini oscuri, apparecchi di laboratorio mirabolanti e delle formule magiche!
Una lettera espresso mi perviene dalla Tunisia. E’ un professore francese che mi scrive testualmente: Voi avete salvato mia figlia una decina di anni fa e adesso è al riguardo di mio figlio che Vi invio questo S.O.S. Da dieci giorni ha una febbre leggera che non sembra infastidirlo ed egli continua a vivere come sempre, correre, giocare, mangiare, ecc. I medici consultati sono incapaci di diagnosticare la malattia. Abbiamo un appuntamento con due grandi professori che cercheranno insieme di concertarsi e di dare il loro verdetto.
La nostra risposta immediata fu la seguente: Annullate il vostro appuntamento con tutti quei professori e medici. Non cercate una diagnosi. E’ peggio che inutile. E’ un cammino che vi condurrà con le minacce e la paura verso il trattamento medico che voi rifiutate. Instaurate subito un digiuno all’acqua, al limite con un brodo caldo molto leggero se vostra moglie si oppone al digiuno totale. Nient’altro."
Due settimane dopo, ricevo una lettera di questo adepto. "Voi avete salvato il mio ragazzo. Si è totalmente rimesso. Abbiamo annullato l’appuntamento con tutti i medici. Vi sono molto riconoscente e pieno di gratitudine. Tuttavia, questa malattia che i medici hanno qualificato rara, non abbiamo saputo quale era." Il ristabilimento del loro figlio non è stato loro sufficiente. I medici erano riusciti a catturare l’immaginazione dei genitori al punto di imprigionarli mentalmente. Ora bisogna disfarsi dell’idea della diagnosi. sarà talvolta utile non impiegare il termometro per vedere la temperatura quando la madre può, toccando con le sue labbra la fronte dei suoi piccoli, valutare così il loro stato.
Pure un altro caso è istruttivo "Avevo la febbre, mi dice un’amica, ho digiunato parecchi giorni ma siccome la febbre non scendeva, ho dovuto prendere dei cachet per farla cadere. Il digiuno non mi ha guarito." E quando le domandai in quali condizioni avesse digiunato mi rispose: "Ho continuato a seguire i miei corsi di medicina in Facoltà. Poiché non potevo assentarmi." Ora era chiaro. La stanchezza e il freddo non sono le condizioni propizie al digiuno. Digiunare lavorando non darà mai buoni risultati. Bisogna mettersi a letto e mantenersi al caldo con una borsa calda ai piedi. Era un chiedere troppo a una studentessa di 22 anni, agitata, nervosa e che non aveva capito niente.
Un altro errore molto frequente nei nostri adepti consiste nel prendere succo di frutta in caso di febbre. Ma i succhi di frutta contengono molto zucchero e acidi che mantengono la febbre e la prolungano considerevolmente. I frutti sono alimenti molto nutritivi, l’acqua è il solo liquido permesso durante la febbre, ma se l’ambiente è molto ostile, noi ammettiamo a rigore un brodo caldo, ma molto chiaro, di ortaggi tagliati finemente.
Altri ancora sono spaventati da una febbre che supera i 40°C. Essi temono che questa febbre forte sia un pericolo per la vita. Chiamano un medico d’urgenza. Prendono tutti i trattamenti prescritti e quando la febbre scende, essi interrompono i medicinali e incominciano il digiuno con esitazione. I clinici naturopati in generale raccomandano questa strada. Gli igienisti vi si oppongono. Infatti, la malattia è un processo che il corpo instaura per bruciare gli scarti. Ora il corpo non commette suicidio. Scatena tutti i processi della febbre in tutta sicurezza e con efficacia. Più la febbre è elevata, e più la vitalità è elevata. Una febbre forte è dunque un segnale di grande vitalità. La febbre, anche molto forte, non comporta mai pericolo. Il vero pericolo risiede nel contrariare questa febbre, nel combatterla, nel volere farla abbassare a qualsiasi costo. Lasciatela a se stessa, la natura è materna e buona. A condizione, certamente, di vigilare ai bisogni elementari del malato: calore, acqua da bere a volontà, riposo a letto, tranquillità. Gli incidenti sono sempre provocati dai medicinali e dal cibo. I processi della natura - tra cui la febbre - non sono mai pericolosi.
D’altra parte, sarebbe pretenzioso voler aiutare la natura fornendole elementi di cui non ha bisogno. Tutti i trattamenti e tutti i rimedi sono inutili e nocivi. La natura non ha bisogno di aiuto: essa agisce efficacemente nel riposo, la calma, il digiuno totale e il calore. Tutto il resto impedirà la sua azione salutare. La febbre è il processo più rapido e più prezioso della natura in vista del ristabilimento.




CAPITOLO 27 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE CRONICHE.


LA TOSSIEMIA.
Nelle malattie croniche, il digiuno favorisce l’eliminazione delle tossine che sono state accumulate per anni. Non è il digiuno che elimina o guarisce. Il digiuno permette al corpo di eliminare e di ristabilirsi da sé.
Come ci si ammala? Quali sono le cause della malattia? Instancabilmente, Shelton ripete una delle sue frasi magistrali: "L’uomo è l’architetto delle proprie miserie! L’uomo costruisce le sue malattie!"
Infatti, si diventa malati con le proprie mani, con le proprie follie e con le abitudini antigieniche.
L’enervazione, scrive la dottoressa Vetrano, è uno stato di energia nervosa ridotta. Questo stato si produce inevitabilmente quando si vive in un modo tale che l’energia nervosa è consumata più velocemente di quanto sia ricaricata. E’ un poco, in un senso, di stanchezza nervosa. Si può sentirla o non sentirla. Certuni vivono in uno stato di eccitazione emotiva che impedisce loro di sentire la stanchezza. Non è che raramente che essi la sentiranno. La tossiemia e la malattia diventano inevitabili quando si è enervati, a meno di non essere soggetti alle leggi della fisiologia.
La tossiemia è uno stato anormale del sangue e dei tessuti che proviene da una vita malsana che produce l’enervazione. Gli igienisti del passato consideravano la tossiemia, uno stato di accumulazione eccessiva degli scarti metabolici che provengono dall’enervazione. Un modo di vita che sciupa l’energia nervosa produrrà un’enervazione che costruisce la tossiemia o inquinamento organico interno. Ma gli igienisti contemporanei sostengono che esistono due forme di inquinamento organico interno:
"
1) l’inquinamento organico endogeno.
" "
2) "" esogeno.
"
L’inquinamento organico endogeno rappresenta gli scarti normali del metabolismo, cioè i sottoprodotti cellulari chimici provenienti dalle attività quotidiane delle cellule che devono essere eliminati, altrimenti essi danneggiano i tessuti.
L’inquinamento organico esogeno proviene dalle sostanze tossiche che sono assunte dall’esterno consapevolmente o inconsapevolmente. Esempi: l’aria che si respira, l’acqua che si beve, gli alimenti che si mangiano possono contenere dei veleni. L’indigestione, la sovralimentazione, le cattive combinazioni, l’alcol, il cioccolato, il caffè, il tabacco, ecc. rappresentano altri esempi. Si comprendono facilmente i veleni esogeni, ma i veleni endogeni non sono riconosciuti dal corpo medico, poiché sono prodotti correnti del metabolismo.
Per esempio, il biossido di carbonio è un sottoprodotto normale e il sangue ne contiene tutto il tempo, una certa quantità. Ciò non di meno è un veleno quando ce n’è troppo. Esso forma più del 30% degli scarti nella maggior parte degli animali. Se è presente in eccesso, non lo si vede poiché il corpo ha la tendenza a camuffarlo combinandolo con altri minerali fino al momento in cui potrà eliminarlo. Quando il corpo contiene più sali acidi che basici, i tessuti sono derubati delle loro riserve basiche per neutralizzare l’acidità. Ne consegue una funzione alterata e la malattia.
L’equilibrio tra gli acidi e le basi nel sangue e nei tessuti è sempre molto delicato e per mantenerlo il corpo è costretto a derubare Paolo per pagare Pietro. Gli eccessi e le carenze sono così mascherate, di modo che la tossiemia non è percepita a dispetto di tutte le analisi di laboratorio. Per determinare il vero stato del corpo, bisogna poter analizzare tutte le cellule del corpo, ma ciò significherebbe la morte. Non v’è che il nostro organismo che percepisca il suo stato effettivo.
Un’altra ragione per la quale la tossiemia non è percepita dai fisiologi, è che tutte le cosiddette norme chimiche e funzionali del corpo sono state fissate su organismi in cattive condizioni. Le scienze fisiologiche non conoscono un livello elevato di salute, poiché i loro test sono praticati su persone comuni e soprattutto su malati. I test praticati su tali persone non possono fornire un’informazione valida sul numero normale di metaboliti che il corpo dovrebbe avere in qualsiasi momento. I test dovrebbero essere praticati soltanto su soggetti sani, soprattutto soggetti superiori, per determinare il potenziale di salute più elevato.
Allora, il fatto che non si può analizzare chimicamente uno stato tossico non significa che non si possa riconoscerlo. Si può. Infatti, l’enervazione e la tossiemia si riconoscono dalla stanchezza, dal languore, dalla malinconia, dalla mancanza di vigore. Questi sintomi indicano anzitutto l’enervazione, in seguito quando sono più avanzati, la tossiemia. I test di laboratorio e le diagnosi non possono misurare le sensazioni soggettive. Ecco perché i medici negano la loro esistenza. Quando si accusano al medico una mancanza di energia e altri sintomi, egli fa un esame, poi prescrive analisi complete di laboratorio e raggi X. Ma siccome abitualmente, queste analisi e questi esami non svelano niente di grave, egli vi dirà che le vostre malattie sono immaginarie e vi consiglierà di dimenticarle. "Uscite e divertitevi", ecco il consiglio spesso dato a soggetti molto tossici che stavano così male che non avevano nemmeno la forza di divertirsi, neanche provandoci molto.
Finché si ha molta energia, finché il sistema circolatorio e gli organi di eliminazione sono in buono stato di funzionamento, tutti i veleni endogeni ed esogeni sono eliminati tutti i giorni dai polmoni, reni, colon e fegato. I tessuti sono così preservati dalle tossine. E’ la salute che si accompagna con un benessere e con una sensazione di felicità.
I bambini nascono con una tolleranza debolissima ai veleni. Quantunque la madre fumi, prenda caffè, alcol, cioccolato e altri veleni, il sangue e i tessuti del bimbo sono relativamente puri. La placenta non forma che una barriera lieve e i veleni colpiscono il feto, ma il nuovo organismo riesce a liberarsi delle tossine, poiché i suoi giovani tessuti possiedono una vitalità rinnovata. Disgraziatamente, i bimbi nascono in un mondo antibiologico che li assoggetta a un ambiente malsano e che li inizia a tutte le abitudini devitalizzanti… Il modo di vita corrente produce presto in loro uno stato di tossiemia e il bambino ha il suo primo raffreddore o qualsiasi altra crisi di eliminazione.
Dopo l’assalto continuo dei veleni esogeni ed endogeni, il bimbo apprende a tollerare sempre più le materie tossiche. Sviluppa meno raffreddori e influenze.
Quando gli scarti metabolici non superano il limite normale del corpo, essi sono abitualmente utili. Infatti, questi scarti si ritrovano nel sangue tutto il tempo e servono importanti funzioni metaboliche. E’ soltanto quando essi sono in eccesso che si hanno problemi. Allora, è quando queste materie tossiche si accumulano oltre la tolleranza che si scatena una crisi di eliminazione sotto una forma o un’altra. Ciò non vuol dire che nessun male accompagni questo fardello di materiali tossici nel corpo. Vivere in uno stato tossico, è un essere avvelenati cronicamente. I tessuti in tutto il corpo sono danneggiati e talvolta irreversibilmente.
Per chiarirlo, supponiamo che alla nascita il corpo sia adatto per avere un millimetro soltanto di materie tossiche ogni 100 millimetri di sangue. Consideriamolo come normale. Quando il modo di vita non è mantenuto nei limiti normali della natura, le materie tossiche si accumulano in eccesso e possono accrescersi da 1 a 1 e ½ millimetro per ogni 100 millimetri di sangue.
Il corpo che prima era pulito non può tollerare quest’avvelenamento, allora scatena delle azioni per eliminare questo eccesso ogni volta che le materie tossiche superano un millimetro ogni 100 millimetri di sangue. Continua in tal modo finché non è snervato dagli sforzi di espulsione e dall’irritazione costante. Allora la crisi si allenta. L’individuo fissa così una tolleranza per una quantità supplementare di materie tossiche nel corpo - endogene o esogene. In seguito, è soltanto quando le materie tossiche si accumulano al di sopra del nuovo livello di tolleranza che una crisi sarà scatenata. L’organismo è, infatti, adesso enervato e non scatena crisi, a meno di essere estremamente irritato dal sovraccarico.
La crisi serve a ricondurre il fardello al punto di tolleranza, ma non più basso al livello normale. Ma se la tolleranza fissata si trova al livello di 1 e ½ per 100 millimetri di sangue, il raffreddore o la crisi scomparirà quando il livello delle tossine raggiungerà quel punto. Se il modo di vita non è cambiato, le cattive abitudini produrranno più enervazione e siccome l’organismo deve funzionare sotto un fardello di tossine supplementare, esso diventa più snervato ancora e il punto di tolleranza si alzerà ancora più in alto, per esempio a 2 o 3 millimetri di sangue.
Il solo modo di ristabilire un livello basso di tolleranza verso le tossine è di modificare il modo di vita e di assicurarsi abbastanza riposo e sonno per recuperare l’energia nervosa, in modo che gli organi possano funzionare di nuovo al livello fisiologico più alto.
Ecco la ragione per la quale quelli che vivono molto igienicamente reagiscono così velocemente quando fanno una deviazione. Essi hanno conservato il loro livello di tolleranza molto basso e il loro corpo elimina energicamente tutti i veleni prima che colpiscano i tessuti. L’igienista non può sfuggire e comportarsi come i suoi compagni che vivono come tutti. Quando si comporta in maniera antifisiologica il suo corpo glielo ricorda subito. E’ un corpo sano che suona l’allarme prontamente.
Al contrario, quando i sensi sono smussati dall’enervazione e dalla tossiemia, essi non reagiscono prontamente e lasciano pensare che si è in migliore salute e che ci la si cava meglio di un igienista. E’ piuttosto il contrario che è vero. Ciò getta talvolta un dubbio nella mente dell’igienista che non comprende e che si domanda perché egli si sente così male quando fa tanti sforzi sulla buona strada.
Quando la tossiemia cronica irrita i tessuti costantemente, uno stato d’infiammazione cronica s’installa. Vi è sicuramente capitato di tagliarvi il dito e di vedere come l’infiammazione ha contribuito alla cicatrizzazione. La ferita si riempie di un nuovo tipo di tessuto chiamato cicatriziale. Dopo la cicatrizzazione, questo tessuto è bianco, sprovvisto di vasi, di capelli e di ghiandole sebacee. E’ un tessuto non funzionale che serve solamente come un punto di cucitura a zigzag o un controfiletto che tiene un abito strappato. Questo controfiletto va bene, ma non così bene come il materiale originale - non della medesima qualità. Il tessuto cicatriziale è sempre di qualità minore del tessuto funzionale.
L’infiammazione cronica è causata dalla tossiemia cronica e provoca la distruzione delle cellule funzionali normali di un organo per sostituirle con tessuti fibrosi. Disgraziatamente, nessun dolore accompagna l’infiammazione cronica, poiché la maggior parte degli organi interni non sono provvisti di organi sensitivi. Ne consegue che l’infiammazione cronica, all’opposto dell’infiammazione acuta, può esistere senza che se ne sia coscienti. Ciò è una grossa sventura, poiché una distruzione fisiologica considerevole può proseguirsi mentre voi pensate di essere in perfetta salute!
L’infiammazione cronica può esistere in parecchie parti del corpo allo stesso tempo. La sua sede non è scoperta che quando un numero di cellule di un organo sono distrutte, provocando l’alterazione funzionale accompagnata da segni obiettivi della malattia. A quello stadio, un deterioramento patologico considerevole di organi e di tessuti s’è impercettibilmente svolto. Dei cambiamenti strutturali che si allontanano dal normale, sopraggiungono in tutte le parti del corpo.
Ma la natura ci lancia segnali di allarme numerosi: la stanchezza, l’insonnia, l’irritabilità, e tante altre piccole miserie che noi soffochiamo col caffè, il tè, le pillole, gli stimolanti, ci avvertono in anticipo. E’ così che il male continua in maniera insospettata.
Ordinariamente, le cellule del corpo si usurano e muoiono molto lentamente e sono rimpiazzate con delle cellule tissulari normali. Ma quando l’infiammazione cronica proveniente dalla tossiemia cronica non è curata, le cellule sono uccise più velocemente e l’infiammazione causa un processo conosciuto sotto il termine di fibrosi. E’ un tessuto simile al tessuto cicatriziale. I tessuti fibrosi si moltiplicano al posto dei tessuti normali funzionali.
Quando un irritante di debole intensità, secondo Boyd, agisce sui tessuti, ne risulta un’infiammazione cronica contrariamente al processo rapido e acuto che caratterizza l’infiammazione acuta. La reazione dei tessuti è del tutto differente da quella in cui l’azione è acuta. La si qualifica spesso proliferazione, ma le cellule che si ammassano in risposta all’irritazione vengono o dalla corrente sanguigna (linfociti, ecc.) o sono derivate da quelle cellule tessutali erranti che si chiamano istiociti, sia mononucleari, sia macrofagi. Le sole cellule che proliferano sono i fibroblasti….

L’INFIAMMAZIONE CRONICA FAVORISCE LO SVILUPPO DEI TESSUTI FIBROSI.
In un organo come il fegato o i reni, un irritante intenso produce un’infiammazione acuta che distrugge le cellule parenchimatose altamente specializzate come i tessuti connettivi più modesti. Ma un irritante di debole intensità ucciderà le cellule speciali e non farà che stimolare i tessuti fibrosi verso una proliferazione (fibrosi), esattamente come il freddo che uccide un cavallo da corsa non farà che stimolare un cavallo da lavoro. John McCrae, poeta e patologo che scrive Dans les champs de La Flandre, compara le cellule parenchimatose all’individuo professionista in una comunità, specialmente allenato, non soggetto a essere fisicamente forte, né portato alla riproduzione. La cellula di sostegno rappresenta il suo fratello della classe lavoratrice, fisicamente forte, che non è facilmente danneggiato e che è pronto a riprodursi.
Le tossine circolanti nel sangue sono irritanti di debole intensità e stimolano la fibrosi. E’ così che si sviluppa l’arteriosclerosi che danneggia a poco a poco tutte le arterie del corpo senza che l’individuo se ne renda conto. A causa dell’irritazione cronica di debole intensità che stimola l’attività fibroblastica, numerose cellule normali delle pareti arteriose sono rimpiazzate da un tessuto duro e fibroso. Altri tessuti nel corpo sono distrutti al medesimo modo. Infatti, i tessuti fibrosi possono svilupparsi nel cuore, nei reni, nel fegato, nella milza e in qualsiasi parte nel corpo in cui la tossiemia causa un’infiammazione cronica. Voi perdete delle cellule funzionali normali che sono rimpiazzate da tessuti cicatriziali. Questo sviluppo dei tessuti cicatriziali si è diffuso perché voi avete lasciato correre per anni e anni uno stato di tossiemia cronica."
Si apprezzerà lo studio magistrale della Dottoressa Vetrano che si basa solidamente sulla fisiologia e che prosegue così:
Molte persone ignorano che esiste un modo di vivere che previene lo sviluppo della tossiemia, ma quelli che hanno letto i libri igienisti non hanno alcuna scusa per permettere la disastrosa distruzione dei loro tessuti. Il male è così lento e impercettibile che s’immagina potersela cavare col modo di vita malsano. Ahimè, non è così. Tutto si paga. Ogni volta che si violano le leggi dell’igienismo in qualsiasi campo delle necessità della vita, l’organismo ne soffre e le cellule sono danneggiate.

L’ENERGIA NERVOSA.
L’enervazione precede sempre la tossiemia. Non si può avere tossiemia finché i vostri organi funzionano normalmente. Finché tutti gli organi funzionano a un livello fisiologico elevato, finché il sistema gastrointestinale, cardiovascolare, respiratorio, finché il fegato, i reni, il sistema nervoso e gli altri organi funzionano a un livello elevato, essi possono eliminare tutti gli scarti che le cellule producono ogni giorno nelle loro attività. Ma quando si comincia a vivere in modo tale da perdere più energia nervosa di quella che si recupera durante i periodi di riposo e di sonno, si produrrà uno stato di enervazione.
La natura si restaura unicamente col riposo e col sonno. La vita moderna è così affascinante, vi sono tante cose da vedere e da fare che si dimentica spesso di riposarsi o di dormire abbastanza, privando così il corpo dei processi di restaurazione della natura. Si commette ancora un più grave errore quando si ha qualcosa da fare e si ricorre a uno stimolante per parare il colpo. Quando gli stimolanti sono impiegati al posto del riposo, il recupero dell’energia nervosa non potrà raggiungere il consumo, ne seguirà un rallentamento della funzione organica. Siccome gli organi e i sistemi mancheranno ai loro compiti quotidiani, gli scarti endogeni ed esogeni si accumuleranno troppo e il soggetto diventa tossiemico.
Il recupero di questo esaurimento temporaneo o parziale richiederà uno o due giorni di riposo supplementare e di sonno. Ma se si persiste negli eccessi che sprecano l’energia nervosa - stare svegli fino a tardi la notte, mangiare troppo, troppa sessualità, troppi alimenti inadatti, troppo lavoro senza riposo supplementare, e senza rispetto dei bisogni del corpo, allora ne seguirà l’enervazione, che voi lo vogliate o no. Ciò porterà a una funzione organica ridotta in ciascun organo del corpo.
Per mantenere una buona salute, il corpo reclama la luce naturale, l’aria, il calore, l’acqua, il riposo e il sonno, l’equilibrio emotivo e il regime appropriato. Ma questi fattori devono essere procurati in qualità e quantità appropriate, cioè in combinazioni e in proporzioni convenienti le une in rapporto alle altre. Essi devono essere forniti secondo la capacità che l’organismo ha di utilizzarli. Troppo o troppo poco dell’uno o dell’altro di questi elementi fisiologici normali produrrà l’enervazione.
Noi l’abbiamo detto altrove e lo ripetiamo volentieri. Mentre il medico dosa i veleni secondo ciascun caso e per ciascuna malattia, l’igienista dosa il cibo secondo i bisogni, dosa il riposo, dosa l’esercizio fisico secondo la forza, dosa il sonno secondo lo stato, dosa i bagni di sole secondo la capacità che ha l’organismo di trarne beneficio. La pianta che si annaffierà troppo morirà e lo stesso quella che non si annaffierà affatto. Bisogna dosare l’acqua secondo i suoi bisogni: più le foglie sono larghe e più l’acqua evaporerà rapidamente, dunque annaffiare di più. E’ un’arte ancora più difficile con gli esseri umani.
Quando un organo, prosegue la dottoressa Vetrano, allenta i suoi sforzi funzionali per enervazione, gli altri organi che dipendono da esso soffrono in conseguenza e alla fine dei conti è tutto il corpo che ne soffre.
Che l’energia sia spesa per un uso eccessivo degli organi sensoriali come gli occhi, le orecchie, il naso, il tatto, ecc. o in attività motorie eccessive, il risultato è lo stesso: enervazione. L’enervazione si sviluppa con qualsiasi spesa vitale abusiva. E’ una sciagura che non si possa acquistare l’energia nervosa. Certuni ne sono così sprovvisti che occorrono loro degli anni per ritrovare non fosse che una parte di questo elemento intangibile della vita.
Non si può ricaricare attivamente l’energia nervosa perduta. Il solo mezzo per tirarsi fuori dalle profondità dell’enervazione è la passività. La vitalità è restaurata dal riposo. non è una cosa che si possa coscientemente restaurare o procurarsi. E’ una cosa che ha luogo al di fuori della nostra coscienza. Solo la natura può costruire la vostra vitalità, ed essa non può farlo che quando il corpo è inattivo o addormentato. Per grande sciagura dei pazienti, occorre tempo e pazienza. Talvolta, occorre più di un anno di riposo e sonno supplementari prima che un invalido possa ricaricare le sue energie nervose.
Sembrerà dunque evidente che noi dobbiamo evitare l’enervazione se vogliamo una vita lunga e vigorosa poiché l’enervazione ritarda l’eliminazione e le secrezioni. Tutte le funzioni organiche, quali la digestione, la circolazione e l’eliminazione cellulare sono alterate, ciò che comporta la tossiemia.
E’ necessario imparare come evitare l’enervazione per evitare la tossiemia. Quando noi l’avremo imparato, perché permettere l’accumulazione degli scarti metabolici nei tessuti come se accettassimo di vivere in una casa sporca?
E’ ben noto che quando l’alcol, che è il sottoprodotto dell’attività batterica, diventa sufficientemente concentrato, uccide i batteri che l’hanno prodotto. Ora, l’alcol è il prodotto di escrezione dei batteri, come loro scarto, ed esso li uccide quando la sua concentrazione diventa eccessiva. Qualsiasi vita cellulare muore quando i suoi rifiuti sono eccessivi. Le cellule viventi rigettano i materiali usati e i prodotti del metabolismo per sbarazzarsene. Frenare la loro eliminazione equivale a frenare l’attività cellulare.
Quando gli scarti metabolici si accumulano oltre il potere che ha l’organismo di eliminarli, le cellule del corpo muoiono. Questo fa parte del processo dell’invecchiamento. Gli igienisti possono prolungare la loro vita vivendo secondo le leggi biologiche e al tempo stesso essi evitano di avere dei corpi deboli, paralizzati e miseri. Una vita igienica che non produce tossiemia è una vita vigorosa e piena d’energia per far fronte al lavoro quotidiano. La tossiemia sottrae la forza e il vigore e impedisce la felicità. Essa vi appesantisce talmente che niente più nella vita vi darà piacere.
E’ un piacere immenso osservare gli individui dopo il loro digiuno quando sono liberati dal loro fardello tossico e sono felici nel loro foro interiore. Essi sprizzano gioia senza pausa. Dopo un digiuno, ci si sente una certa leggerezza, un vigore e una vitalità che dovrebbero essere permanenti. La tossiemia vi priva di questa effervescenza. Quelli che sono più intossicati, sono i più deboli durante il digiuno. Man mano che il digiuno va avanti, essi diventano sempre più forti, poiché le tossine sono eliminate.
Questa effervescenza che appartiene al corpo purificato può essere ottenuta con alcuni piccoli cambiamenti nel nostro modo di vita, per conformarsi alla fisiologia. Non c’è per niente bisogno di permettere ai vostri tessuti di annegare nelle loro stesse escrezioni. E’ in vostro potere vivere felici igienicamente o malati. La depressione scomparirà per far posto alla felicità e al benessere, esattamente come le acque defluiscono quando le chiuse sono aperte. Ogni giorno porterà in sé un’esperienza nuova e grandiosa. La vita sarà allora meravigliosa e le piccole difficoltà che vi frustravano vi sembreranno come dei limiti verso il vostro fine elevato. Voi potete acquistare tutto ciò mediante un poco di disciplina per vivere secondo le leggi dell’igienismo."
Ciò che distingue l’igienismo dalle altre scuole naturopatiche o mediche, è soprattutto la nozione centrale dell’energia nervosa alla base di tutti i ragionamenti che riguardano la salute. I medici utilizzano gli stimolanti e i tonici chimici, mentre i naturopati fanno ricorso agli stimolanti e tonici cosiddetti naturali. Ma entrambi partono dalla medesima idea che si può fortificare l’organismo stimolandolo. Essi ignorano che la stimolazione è, in verità, una perdita di energia. In seguito, senza energia, niente può essere fatto nell’organismo.

LA CRISI DELL’ENERGIA.
C’era una volta una bella vettura nera e brillante che si soprannominava Ebenia, poiché essa era nera quanto l’ebano. Apparteneva al signore e alla signora Râleurs che l’avevano acquistata per riempire il vuoto della loro vita squilibrata. Essi dovevano sempre agitarsi, muoversi, andare da qualche parte.
Un giorno, essi lavarono la loro vettura Ebenia e se ne andarono a fare un giro, pieni d’orgoglio ogni volta che essa ronzava e il suo motore scoppiettava con furore. All’improvviso Ebenia cominciò a tossire, poi cessò di ruggire e infine si fermò. La benzina mancava ed Ebenia faceva la figura di un povero gatto piuttosto che di una tigre potente. Essa era sempre bella, ma inerte quanto un pezzo di legno e non poteva più servire come mezzo di trasporto per i Râleurs.
Era la benzina che dava tanta potenza a Ebenia e l’ago della riserva aveva cionondimeno avvertito la coppia che il livello si abbassava progressivamente man mano della loro lunga gita. Ma i Râleurs erano talmente presi dalle piccole liti insignificanti che non prestarono attenzione all’ago della riserva della benzina. Fu così che il potente ruggito di Ebenia finì e i Râleurs ne furono molto imbarazzati. Quale lezione trarre da questa storia?
Gli individui somigliano un poco a Ebenia, in questo senso che essi hanno bisogno di energia per correre, ma anche le loro riserve possono esaurirsi. L’energia e le funzioni dell’uomo dipendono dall’energia nervosa. Ora, esattamente come la benzina, questa energia è limitata. L’energia nervosa che permette alle persone di ruggire nella vita può essere sprecata anche al punto di interrompere il ruggito. Fortunatamente, le persone possiedono anche un segnale per avvertire quando l’energia si abbassa. Esattamente come si deve imparare la manutenzione di una nuova vettura, si deve apprendere anche il funzionamento del corpo umano. La macchina più complicata che è il corpo umano, possiede i suoi aghi e i suoi segnali che avvertono l’individuo in ciò che concerne il livello dell’energia. Bisogna sorvegliarlo spesso. Quando s’impara a curare il proprio corpo, bisogna imparare anche come interpretare e leggere il quadrante che segna il livello di energia vitale disponibile per non spenderne più di quanta se ne ha e per conservare le riserve esistenti.
E’ una sventura che si distrugga l’indicatore di livello con gli stimolanti. Infatti, il caffè, il tè, l’alcol in piccole quantità, le bevande di cola e gli altri eccitanti moderni ci impediscono di renderci conto della perdita di energia. E’ soltanto quando facciamo bancarotta e siamo totalmente esauriti che ci rendiamo finalmente conto della nostra impotenza, e come Ebenia, ci ritroviamo senza energia, né benzina. Se noi evitiamo gli stimolanti, la natura ci avviserà quando essa è stanca. La stanchezza è il nostro indicatore di livello della benzina. Il sintomo della stanchezza rappresenta il modo col quale il corpo ci avverte che ha bisogno di riposo per ricaricare l’energia nervosa che è la forza che sostiene tutte le nostre azioni.
La stanchezza non è un segnale che bisogna prendere un’altra tazza di caffè, che bisogna mangiare di più o prendere del miele, dei dolci o qualsiasi altro stimolante favorito. E’ il riposo ciò di cui si ha bisogno. Il riposo ricarica le batterie e ci permette di riprendere le nostre attività della vita.
L’enervazione estrema non si incontra più soltanto negli adulti, poiché con le droghe moderne che scalzano le energie nervose dei giovani, questi vengono sempre più numerosi alla ricerca delle cure igieniste. La gioventù attuale ha bisogno urgente del messaggio igienista.
Per avere molta energia, i giovani e i vecchi devono scoprire come conservarla e come prevenire l’enervazione imparando quali ne sono le cause. Generalmente parlando, l’enervazione è causata da quattro fattori:
"
- i nostri eccessi;
" "
- le nostre carenze;
" "
- i nostri stati emotivi e le nostre abitudini emotive (inclinazioni);
" "
- i veleni abituali.
"
Vediamo la prima di queste cause:

GLI ECCESSI.
Vi si dirà: Io bevo senza abusi, sono moderato in tutto, non abuso di nulla per mantenermi sempre in forma."
Queste parole che si sentono spesso, trasmettono un’idea falsa. Infatti, l’eccesso significa l’abuso di cose normali e sane della vita. Ciò non si riferisce ai veleni. Non si dovrebbe utilizzare la parola eccesso quando si parla di oppio, di alcol, di tabacco, di medicinali, ecc. poiché si sottintende che l’uso moderato di queste sostanze sia naturale, se non necessario alla vita. Ora, queste sostanze non sono necessarie alla vita, ma sono una sorgente di danni. E’ impossibile abusare di qualcosa quando l’organismo non ne ha bisogno.
L’eccesso significa ciò che supera il normale, il necessario, l’abituale, il conveniente o lo specifico. Ora i medicinali e gli stimolanti non sono normali né specifici. La minima quantità di una sostanza tossica è nociva. E’ impossibile superare il limite per l’alcol o per qualsiasi altra sostanza tossica per la semplice ragione che anche un solo grammo è avvelenante. Si può abusare di cose sane, ma non dei veleni. I veleni non giocano alcun ruolo fisiologico nella nutrizione e non sono dunque mai delle necessità vitali. E’ dunque impossibile abusare di una sostanza di cui il corpo non ha mai bisogno. Non ci può essere moderazione per le cose nocive. Esse sono cattive in modo inerente e la minima quantità è velenosa.
Quante persone si possono uccidere ogni giorno per diventare un criminale moderato? domanda Shelton. Ecco chi dovrebbe ben chiarire la cosa. Se si uccide anche una sola persona, si commette un crimine imperdonabile e irrevocabile. Uccidere una sola cellula è altrettanto irrevocabile che uccidere un gran numero di cellule. Non si può essere moderato con l’alcol, l’oppio, le droghe, il tabacco o qualsiasi abitudine. Dunque, quando si parla di eccessi non bisogna parlare di cose nocive. Non c’è mai bisogno fisiologico o psicologico per delle abitudini o delle cose nocive. Il corpo e la mente non ne hanno bisogno. La più piccola quantità è semplicemente nociva, poiché essa uccide le cellule e produce l’enervazione.
Graham disse un giorno: una vita intensa non è compatibile con una vita lunga. Ciò vuol dire che non si possono sprecare con eccessi le proprie energie quando si è giovani senza ritrovarsi un giorno totalmente esauriti. L’energia nervosa non è inesauribile. Quando non ce n’è più, la macchina si arresta, gli organi rallentano il loro lavoro e funzionano su un regime fisiologico basso secondo le forze disponibili. E’ un poco come la luce bassa. L’abbassamento dell’energia nervosa rallenta le funzioni che si mettono al minimo. Ma quando le funzioni sono meno efficaci, gli scarti metabolici si accumulano, il che snerva ancora di più il corpo.
Se usate le vostre energie nella gioventù con un’attività costante, con delle veglie, la sovralimentazione e altre cattive abitudini, voi vi troverete talmente snervati che non basterà un giorno o due di riposo supplementare per ristabilirvi. Vi sentirete completamente spossati, senza forza per lavorare o divertirvi. Occorrono a volte dei mesi per recuperare.
Come si può spendere troppa energia nervosa? Abusando delle cose fisiologiche normali della vita. Mangiare è un bisogno fisiologico quotidiano, a meno di essere malati, di cui possiamo abusare. Si può anche abusare di vestiti, di acqua, di sole e di tante altre necessità della vita. Si abusa spesso dei bagni. Si creano a volte apposta degli stati emotivi e si sviluppano delle abitudini molto snervanti. E come conseguenza dell’abuso di qualsiasi necessità della vita, diventiamo snervati, tossiemici e malati.
Il nostro allenamento nella vita igienista dovrebbe comprendere in parte i nostri bisogni e capacità per le necessità normali della vita al fine di fornirle in quantità giuste e senza eccessi. Ciò può essere molto difficile per alcuni e il consiglio di un igienista professionista sarà necessario, poiché egli ha l’esperienza per smascherare le abitudini snervanti e nocive.

L’ABUSO DEI CIBI CONCENTRATI.
E’ uno dei peggiori abusi moderni. Esso spreca un’enorme energia nervosa. Non è unicamente l’energia consumata per masticare e inghiottire gli alimenti, ma tutto l’organismo deve cooperare per la digestione, l’assorbimento e l’assimilazione degli alimenti. Il canale alimentare gastrointestinale, che è un organo muscolare, deve contrarsi e rilassarsi per trasportare gli alimenti. Deve impastarli e mescolarli con i succhi gastrici, intestinali e pancreatici. Lo stomaco, il pancreas, gli intestini e il fegato devono accrescere il lavoro per secernere abbastanza enzimi digestivi. Tutto il sistema digestivo, più gli organi associati, sono derubati dalla sovralimentazione.
Come conseguenza di questa sovralimentazione, il sistema è imbottigliato con troppe materie prime alimentari. Mangiare un pasto subito dopo l’altro con frequenti spuntini tra i pasti impedisce una buona digestione. Gli alimenti fermentano e si putrefanno nel canale alimentare e avvelenano il corpo. Il corpo intero deve lavorare giorno e notte per cercare di assimilare gli alimenti concentrati e si finisce con l’esaurirsi. Come conseguenza della decomposizione degli alimenti, i veleni esogeni sono assorbiti e danno ancora più lavoro agli organi di eliminazione."
Come l’abbiamo segnalato altrove, noi consideriamo la perdita dei succhi digestivi come molto più grave dell’avvelenamento causato dalla decomposizione degli alimenti non digeriti. Questi succhi digestivi sono costati molto cari all’organismo e si ritiene che non dovrebbero essere perduti, ma riassorbiti. Nella maggior parte delle persone, gli alimenti non sono digeriti che al 20% e il resto va nelle feci che sono non formate, abbondanti, maleodoranti, comprendenti tra l’altro i succhi digestivi perduti. La stanchezza comportata da questa perdita diventa spettacolare nei casi di dissenteria.
Una cura di digiuno permette il ristabilimento della maggior parte delle malattie croniche.




CAPITOLO 28 - EVOLUZIONE DELLA MALATTIA.


1 - ABITUDINI ANTIFISIOLOGICHE (per ordine d’importanza)
a) Mancato rispetto del primato della fame acuta, il che comporta la mancanza di frugalità e l’abbandono al peccato di sazietà per compensare il piacere perduto.
b) Alimenti non specifici alla razza umana (pane, cereali, carne, latticini, ecc.). Gli alimenti specifici sono i frutti, gli ortaggi, le radici.
c) La cottura: Gli alimenti cotti sono dannosi poiché essi procurano l’aumento preoccupante dei globuli bianchi nel sangue durante la digestione, il che non si produce con gli alimenti crudi (leucocitosi).
d) I veleni: caffè, tè, alcol, cioccolato, medicinali, prodotti chimici, tisane, sale, conservanti (?), condimenti, ecc.
e) Il sovraffaticamento fisico o mentale.
f) Le tensioni nervose provocate dalle emozioni negative o dall’eccesso delle emozioni positive (esempi: la paura, l’ansietà, il rancore, il segreto, l’odio, la collera, la gelosia, la sovreccitazione mentale dalla gioia eccessiva, l’ipnosi collettiva davanti a un predicatore, a un oratore politico dominatore e potente, ecc.
g) Le cattive combinazioni.
h) La fretta e la precipitazione.
i) Le carenze affettive e la solitudine.
j) La ricerca di un equilibrio emotivo illusorio in uno stato di fregola permanente le cui attività sono deviate dal loro scopo costituzionale che è la propagazione della specie e che deriva direttamente dal consumo abusivo di alimenti proteici afrodisiaci (carne, noci diverse, uova, latticini, legumi, cereali anziché frutta, ortaggi e pochissime noci varie).
k) Eccesso di sole, di vento, di bagni, di freddo, di calore, di sensazioni, di emozioni, di impressioni, di sentimenti, di bagni di mare freddi.
1) - Mancanza di sole, di riposo, di aria, di esercizi, ozio, ecc.

2 - ENERVAZIONE.
Grande consumo di energia nervosa la quale è necessaria per il funzionamento di tutti gli organi, quello dei sensi, delle cellule, dei muscoli, e per la fabbricazione dei preziosi succhi gastrici della digestione, della funzione sessuale, e infine per l’eliminazione a livello cellulare, poi per il rigetto attraverso gli emuntori.

3 - PERDITA DELLE SECREZIONI DIGESTIVE E RIPRODUTTIVE.
Il bolo alimentare non digerito normalmente passa l’indomani nelle feci che diventano abbondanti, maleodoranti e poco formate invece di essere inodori, poco abbondanti e ben formate. Il bolo alimentare passa nelle feci trascinando con sé i succhi gastrici che si ritiene non debbano essere perduti ma riassorbiti, questa perdita obbliga l’organismo a raddoppiare gli sforzi per compensare, ciò che finisce per esaurirlo.

4 - DIMINUZIONE DELL’ELIMINAZIONE CELLULARE.
Questa diminuzione si produce per mancanza d’energia nervosa esaurita da un uso eccessivo o da una deviazione verso compiti urgenti supplementari.

5 - TOSSIEMIA ENDOGENA ED ESOGENA.
Cioè ritenzione delle tossine cellulari normalmente prodotte dal metabolismo aggiunte alle tossine di origine esterna. (Vedere nota.)

6 - CRISI DI ELIMINAZIONE ACUTA O CRONICA.
Autopulizia che prende la forma di una malattia funzionale (influenza, sinusite, asma, artrosi, ecc.

7 - DISTRUZIONE DI TESSUTI E DI ORGANI.
Stadio organico irreversibile. L’infiammazione cronica finisce col produrre dei tessuti fibrosi al posto dei tessuti originari di migliore qualità.

Nota: La fermentazione e la putrefazione degli alimenti mal digeriti producono dei veleni che sono spesso assorbiti e avvelenano il corpo.


L’Albero della Malattia












CAPITOLO 29 - RITORNO ALLA SALUTE.


Il ritorno progressivo alla salute non è possibile che per quei casi che non hanno raggiunto il settimo stadio irreversibile di distruzione tissulare.
Questa evoluzione non è dunque a senso unico, irreversibile o fatale. Si può fermarla e anche farle invertire marcia.
Sarà sufficiente procedere all’inversione progressiva di questa evoluzione come segue.
-1 SOPPRESSIONE DI TUTTE LE ABITUDINI ANTIFISIOLOGICHE menzionate per ordine d’importanza.
2 - RECUPERO DELLE ENERGIE COL RIPOSO FISIOLOGICO TOTALE (digiuno, riposo a letto, ecc.).
Lasciare al corpo il tempo di recuperare le sue energie perdute, di ricaricare le sue batterie, di eliminare il suo fardello di tossine accumulate - ciò che può durare alcuni giorni, o alcune settimane o anche alcuni mesi per i casi più avanzati.
3 - RISTABILIMENTO PROGRESSIVO.
Durante questo periodo bisogna fornire tutti i fattori d’igiene necessari alla vita (allontanando tutti quelli che non sono necessari), dosandoli secondo la capacità di utilizzazione diminuita del soggetto e secondo il suo potere di utilizzazione giorno per giorno. Sarà sufficiente dunque dosare la quantità di cibo secondo il potere digestivo sminuito, di dosare l’esercizio secondo le forze indebolite, dosare il sole, dosare l’attività, dosare il riposo, ecc.
Qualsiasi eccesso rischia di esaurirlo. Eccesso di cibo, di attività, di sole, ecc. poiché i malati hanno una debole capacità di utilizzazione.
4 - GLI STADI IRREVERSIBILI.
La maggioranza di questi casi (cancro, tubercolosi, diabete, ecc.) possono al più essere stabilizzati seguendo il medesimo processo sotto la sorveglianza stretta di un igienista esperto. Essi non otterranno la guarigione, ma potranno condurre una vita attiva e vivere a lungo se vivono correttamente e sanamente.




CAPITOLO 30 - L’IGIENISMO MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO.


L’igienismo è un movimento che nacque in America circa 150 anni fa, e che è denominato igiene naturale. Come è stato scelto il termine igienismo? Era verso l’anno 1950. Io risiedevo allora in Egitto senza essere un Egiziano, poiché sono di origine siriana. Dopo uno stage in India in due case naturopatiche di digiuno circa un anno, ritornai al Cairo e scoprii gli scritti di Shelton, poi di Thomson. Rigettai subito la naturopatia per abbracciare l’igiene naturale. Fu allora che un amico, psicologo greco che viveva al Cairo in quel momento, col quale io avevo l’abitudine di discutere molto a lungo, criticò l’appellativo igiene naturale impiegata da Shelton a causa della sua lunghezza. Fu lui che mi suggerì la parola igienismo con argomenti a sostegno.
Al primo colpo, il termine igienismo mi parve conveniente. Esso significa che l’igiene vi è eretta a sistema, giacché il suffisso ismo significa spirito di sistema. Infatti, l’espressione sistema igienistico è spesso impiegato al posto di igiene naturale.
Prima di adottare definitivamente il termine igienismo, scrissi a Shelton per avere il suo parere. Mi rispose che questo termine suonava male in inglese, ma che poteva forse andare in francese.
D’altronde, il termine naturismo non poteva applicarsi al nostro movimento, poiché tutto ciò che è naturale non è necessariamente specifico alla razza umana: il tabacco è naturale, come il caffè, come l’oppio. D’altra parte, il nostro sistema prende le sue radici nella fisiologia dunque nello studio approfondito dell’igiene.
E’ certo che il termine igienico non esprime con abbastanza forza i principi che noi difendiamo. Questi principi sono ben esclusivi, cioè essi escludono tutto ciò che è al di fuori dei fattori igienici normali e specifici alla razza umana. Noi escludiamo tutti i modi di trattamento detti naturali come l’idroterapia, le tisane, l’argilla,i massaggi, la chiropratica, ecc. Noi non conserviamo che i fattori d’igiene quale che sia la malattia. Il termine igiene è dunque ben adattato, anche se non è abbastanza forte. Ad ogni modo, il suffisso ismo gli conferisce, a mio parere, tutta la forza che gli manca.
Secondo i principi dell’igienismo, i fattori necessari al mantenimento della salute sono gli stessi ai quali bisogna ricorrere per ristabilirla qualunque sia la malattia in causa. In altri termini, i fattori necessari alla salute sono l’alimentazione specifica alla razza umana, il riposo, l’esercizio, il sole, l’aria pura, l’assenza di veleni, delle emozioni cattive, ecc. Sono questi medesimi fattori che il professionista igienista prescrive ai suoi pazienti dosando ciascun fattore secondo il potere di ciascun caso particolare. Il digiuno è un riposo fisiologico dello stomaco.
Io direi perfino che i fattori che non sono indispensabili alla salute e alla vita non possono esserlo alla malattia. Esempi: i massaggi sono indispensabili al mantenimento della salute? No. L’idroterapia (abluzioni intime, ecc.) è indispensabile alla salute? No. Si può vivere senza abluzioni intime. Dunque, le abluzioni intime non possono servire in caso di malattia. Si può vivere senza tisane e senza complementi alimentari? Si può, certamente. Ne consegue che le tisane e i complementi alimentari sono inutili in caso di malattia.
Un casa è guasta, in rovina. Si vuole ripararla. S’impiegheranno a questo fine i medesimi materiali che sono serviti a costruirla: mattoni, tegole, ecc. Lo stesso per un organismo rovinato: solo i materiali che sono serviti a costruirlo possono servire a ripararlo.
Un professionista che fa uso di abluzioni intime, di massaggi, di tisane, non è un igienista. E’ un naturopata. L’igienismo esclude tutti i fattori al di fuori dell’igiene.
Il nostro sistema è rigido a questo punto? I nostri principi lo sono, a ogni modo poiché escludiamo qualsiasi genere di rimedi, anche naturali. Non c’è posto nell’igienismo per alcun rimedio qualsiasi. In questo campo, noi non facciamo alcun compromesso.
Viceversa, due professionisti igienisti possono avere sulle questioni alimentari delle opinioni sfumate, l’uno ammetterà tale combinazione mentre l’altro la rigetterà, e così di seguito. Tale igienista rigetterà le noci e tale altro il latte cagliato.
Io sono stato dunque il primo a impiegare il termine igienismo per designare il nostro movimento e quelli che lo impiegano per parlare di naturopatia cercano di trarre profitto dal credito che esso porta.

UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO.
Essendo la salute alla base della felicità, la Rivoluzione Socialista mancherà il suo scopo se essa non è completata dalla rivoluzione igienista. Questa opera per la distruzione di tutte le attività distruttrici seguenti:
1) L’industria farmaceutica.
2) L’industria del tabacco.
3) L’industria dell’alcol.
4) L’industria degli armamenti.
5) L’industria conserviera, quella dei pesticidi, dei coloranti, insetticidi, ...
6) L’industria degli alimenti cadaverici (macelli, pesca, caccia, ecc.).
7) L’industria atomica, ecc.




CAPITOLO 31 - RIMEDI NATURALI PER AIUTARE LA NATURA DURANTE IL DIGIUNO.


Ciascuno è stato ingannato, almeno una volta nella sua vita, dal termine "naturale" nella pubblicità. Infatti, si è coscienti che con la civiltà ci si allontana molto dal naturale e si sa molto bene che ciò si produce a proprio detrimento. E’ così che si sogna sempre un ritorno alla natura, ci si vuole fondere con essa, vivere nella natura, ma siccome ciò si manifesta difficile, allora ci si attacca a tutti i prodotti che essa dà senza alcuna discriminazione.
Ora, è qui l’errore. Bisogna fare una distinzione tra tutti i vari prodotti della natura, poiché non tutti sono destinati all’uomo.
Infatti, l’uomo non è il solo animale sulla terra e certi prodotti sono utili per altri diversi da lui. E’ così che certi vermi si nutrono e si sviluppano con le foglie da tè, mentre l’uomo non potrebbe mangiarne in insalata senza esserne avvelenato. Il tè e il tabacco sono veleni per l’uomo come la belladonna e l’hashish. Quando noi diciamo che un tale prodotto è un veleno, vogliamo dire che è un veleno per l’uomo.
Ora, tutti questi prodotti - tabacco, tè, caffè, sale, belladonna, hashish - sono naturali. Ma essi non possono essere trasformati in tessuti viventi, cioè essere metabolizzati ed è per questo che essi sono qualificarti veleni per definizione. Tutto ciò che non può essere metabolizzato dall’uomo è un veleno per lui. Esempio: il sale. Esso non è digerito e si elimina nel medesimo stato di cloruro di sodio.
Io avevo 16 anni e vidi un bel manifesto in una farmacia che diceva : "Tonico a base di piante naturali". Io ero sedotto e me lo procurai sui due piedi. Alla radio, si sente spesso la pubblicità per una marca di depurativo fatto interamente di "piante naturali", il che "non può fare del male", si dirà. Ma i peggiori veleni sono prodotti del tutto naturali, come la cocaina. Il termine "naturale" ha una tale attrattiva che acceca qualsiasi altra considerazione.
Non basta che un prodotto sia naturale, bisogna in aggiunta che esso sia normale alla specie, specifico dunque, che gli convenga per la sua costituzione. Così, la carne è naturale al cane ma non agli umani. I cereali sono naturali agli uccelli granivori e non agli uomini. I frutti sono naturali agli uomini, ma non ai cavalli che sono erbivori. Naturale e specifico sono due condizioni.
La nostra civiltà è diventata così complessa, scrive Shelton, e così artificiale che la maggior parte delle persone percepisce il falso e l’innaturale nella vita moderna. E’ così che il termine naturale" è diventato un’etichetta attraente per tutti i prodotti dello sforzo umano. Il mercante di rimedi nuovi o vecchi dirà che il suo prodotto è naturale o che costituisce un "ritorno alla natura". Se è un bagno in un’acqua solforosa e nauseabonda o in qualsiasi altra acqua minerale proveniente da una sorgente, la si qualifica "cura naturale". Se è un bagno nel fango o una compressa di argilla, la si qualifica "cura naturale" E’ così che in Bulgaria s’impiega "l’argilla curativa" in una grande varietà di malattie e l’agenzia nazionale della salute fa la promozione per tutte queste cure negli ospedali e nelle cliniche. L’argilla è estratta da depositi speciali in laghi talvolta secchi. Si vantano le virtù curative di quest’argilla e le stazioni d cura sono erette nei medesimi posti di questi depositi. Se ne esporta anche con battelli per i malati affinché possano applicarla in cure a domicilio. Talvolta, l’argilla è scaldata in un forno, talvolta al sole, prima della sua applicazione."
Si vede che neanche i Paesi comunisti sono al riparo dalla superstizione medica. La medicina è onorata dovunque.
Non è sorprendente che l’artritismo, il reumatismo e la nevralgia siano tra le malattie alleviate dai bagni di argilla. Infatti, il calore dell’argilla, come quello delle sorgenti calde, procura un sollievo temporaneo dei dolori. Ma questo genere di cura deve essere ripetuto a intervalli regolari. E’ necessario dire che una compressa di argilla o una cura termale o un cataplasma di fango non elimina la causa.
Se un tale sistema di cura deve essere accettato come naturale", si ammetterà che le guarigioni naturali non sono permanenti, poiché i medesimi individui frequentano queste stazioni termali ogni anno. Al contrario, quando le cause fondamentali delle malattie sono eliminate, la salute è ristabilita. Nessun ristabilimento autentico può essere ottenuto che se si eliminano le cause della malattia. Non occorre dire che le cure che devono essere ripetute tutto il tempo non possono essere soddisfacenti. Anche le cure che vogliono che il malato passi il resto della sua vita all’ospedale o al sanatorio sono inaccettabili. Un rimedio che deve essere preso regolarmente non è un vero rimedio. Quando un uomo deve trattarsi mentre vive in modo malsano e astenendosi dal partecipare agli affari del mondo, non può sentire che la sua salute è ristabilita."
Due questioni devono essere poste quando si è in presenza di una cosiddetta soluzione per le sofferenze dei malati:
"
1) Essa rimedia realmente allo stato dietro i sintomi preoccupanti?
" "
2) Il lavoro rimediante è temporaneo o permanente?
"
La risposta corretta a queste due domande determinerà ciò che è reale da ciò che è illusorio in qualsiasi misura rimediante. Se il beneficio apparente non è che superficiale e temporaneo la misura non procurerà alcun vantaggio autentico. Considerando la lunga esperienza dell’umanità con quelle misure e i loro effetti invariabilmente nocivi, noi possiamo considerarle come cattive.
E’ precisamente qui che esistono le differenze più marcate tra i sistemi medicamentari tradizionali con i loro imitatori da una parte, e le misure igieniche dall’altra parte. Prima di considerare il carattere permanente o no dei risultati derivanti da queste misure diverse, è essenziale tirare una linea tra i mezzi naturali per curare il corpo e quelli che sono alla moda per trattare la malattia.
Noi viviamo in un tempo in cui è abituale qualificare naturali" tutti i metodi e tutti i sistemi di trattamento che non impiegano i medicinali. Un bagno di fango, un cataplasma di argilla, un bagno d’acqua minerale, il bere acqua minerale, una compressa di ghiaccio, la chiropratica, i massaggi, l’elettricità e anche le piante velenose sono denominate "cure naturali". Certamente l’argilla è naturale, le acque minerali sono naturali e anche le piante velenose sono naturali - ma non è vero che quelle cose siano dei rimedi e non è vero neanche che esse abbiano un rapporto naturale o normale col corpo."
L’idea corrente è che la malattia consista in certi malesseri e sintomi sgradevoli, - dolore, debolezza, ecc. Di conseguenza quasi tutte le misure impiegate per guarire la malattia, lo sono in vista del sollievo dei sintomi. In qualche modo è demagogia. Il dolore se n’è andato, dunque si è guariti! Ci si sente più forti e stimolati, dunque tutto va bene! Non ci si preoccupa di sapere il risultato ultimo e le conseguenze future. Infatti, palliare un dolore non significa guarire nulla. Impedire al corpo di produrre un dolore desensibilizzando i nervi con tocchi di agopuntura, delle sedute di chiropratica o dei medicinali analgesici, non guarisce nulla. Il dolore ha quasi sempre uno scopo utile di eliminazione.
Se si può procurare sollievo al malato, anche temporaneamente, il trattamento è considerato come valido. Prendiamo per esempio una preparazione vegetale popolare - la tazza di caffè. Si può utilizzarla contro il mal di testa, ma è ben noto che questo sollievo è fittizio e momentaneo. Ora il caffè è naturale ma non è un rimedio valido contro i mal di testa.
Noi possiamo anche prendere un altro rimedio popolare - il tabacco. E’ frequentemente usato come sedativo o come tranquillante. Quando l’assuefatto si sente a disagio, nervoso, emotivo e teso, prende una sigaretta che gli procura la narcosi occasionata dalla nicotina. E’ il sollievo nella narcosi, dunque illusorio e di breve durata. E’ inteso che egli può sempre prendere un’altra sigaretta... E’ altrettanto facile assuefarsi agli aggiustamenti della chiropratica che diventare un assuefatto del caffè e del tabacco. Infatti, la stimolazione (irritazione) occasionata dalla pressione chiropratica in un punto particolare della spina dorsale, il leggero trauma causato dalla forza della pressione non possono essere più permanenti nel benessere risentito con una tazza di caffè.
La nostra posizione di fronte a queste misure, anche se esse paiono naturali" è la seguente: ciascuna malattia ha una causa, levate questa causa e la malattia cessa. Se l’eliminazione della causa è permanente, il ristabilimento diventa permanente. Ne segue che se i sintomi ritornano, la causa non sarà stata eliminata. Il trattamento avrà solo soppresso temporaneamente i sintomi. Noi vogliamo dire con ristabilimento autentico la cessazione dei sintomi e la pulizia dello stato patologico soggiacente che deriva dall’eliminazione della causa. Una tale cessazione dei sintomi durerà altrettanto a lungo fino a che le cause non sono reinstallate.
"L’eliminazione della causa non ristabilirà il malato. Essa arresta solamente la produzione degli effetti. Essa permette al corpo di ristabilire l’integrità delle strutture e l’efficacia delle funzioni con le sue forze e i suoi processi intrinseci. Questo è il ristabilimento, non è una guarigione. E’ un ristabilimento naturale. è un processo biologico che non si compie con l’aiuto dei rimedi, ma attraverso i processi della vita."
Questo paragrafo di Shelton sembrerà oscuro per la maggior parte dei lettori. Infatti, il termine healing che noi abbiamo tradotto con "ristabilimento" vuole anche dire "cicatrizzazione". Il termine "ristabilimento" non dà che un’idea debole del termine inglese. L’idea è che il ristabilimento è un processo che si svolge lentamente come la cicatrizzazione. Ma, di fatto, i processi della cicatrizzazione e quelli del ristabilimento sono identici in tre punti. Sfortunatamente, nella lingua francese il termine "cicatrizzazione" non si applica che alle ferite, mentre in inglese il termine "healing" può applicarsi a tutte le malattie. Al contrario, il termine "guarigione" implica un cambiamento improvviso della situazione, dunque inconcepibile nello spirito degli igienisti. Infatti, la natura non fa miracoli.
La soppressione della causa non basta a ristabilire il malato. Infatti, sono i processi dell’organismo che ristabiliscono col tempo la salute e l’integrità delle funzioni. La soppressione della causa può essere improvvisa, ma ciò non vuol dire che il ristabilimento sarà improvviso! Occorre del tempo per restaurare l’organismo, del tempo e dell’energia. L’energia si ritrova se è economizzata col riposo e il digiuno.
Ecco perché Shelton non ama impiegare il termine "guarigione" e "guarire" e preferisce i termini "ristabilimento" e "cicatrizzazione" che trasmettono l’idea di continuità. I processi biologici sono continui.
Io ritengo da parte mia che questa sottigliezza nei termini impiegati non ha alcuna importanza nella lingua francese. Noi spieghiamo le cose chiaramente in più modi e non c’è alcun rischio di confusione. I naturopati inglesi dal loro lato dicono che si può guarire il malato ma non la malattia. gioco di parole inutile in verità.

AIUTARE LA NATURA.
Il digiuno è utilizzato da tutti i naturopati, ma essi gli aggiungono un gran numero di misure che si reputano aiutare la natura.: le tisane, l’argilla, le abluzioni intime, l’idroterapia, la chiropratica, l’agopuntura, i massaggi, ecc. Essi affermano che queste misure aiutano l’eliminazione e abbreviano il periodo del digiuno. Così dunque, dicono essi, un digiuno invece di durare 40 giorni per eliminare tutti i rifiuti, non durerà con tali misure che la metà del tempo.
L’errore è considerevole. L’eliminazione non si fa semplicemente con tali misure, se non appena.
Per aiutare l’eliminazione, bisognerebbe sapere almeno come essa si svolge. Eliminare non vuol dire andare di corpo, poiché il contenuto degli intestini è già fuori dell’organismo e uscirà presto o tardi. L’eliminazione si svolge al livello delle cellule che formano tutto l’organismo. Noi abbiamo tutti studiato la prima lezione di biologia in cui ci si descrive la cellula con un piccolo cerchio circondato da una membrana con un nucleo al centro. Quando questa cellula trova sul suo cammino una particella alimentare, la ingloba, la digerisce, l’assorbe e l’assimila. Dopo quest’elaborazione, essa rigetta gli scarti nel sangue. Ecco l’eliminazione. E’ l’eliminazione degli scarti cellulari nel sangue, scarti del metabolismo. Come si può aiutare tale eliminazione?
In seguito, quando il sangue si carica di questi scarti, i reni li filtrano per rigettarli nella vescica come urina. Un’altra parte di questi scarti trova la sua strada verso i polmoni che li ossidano con la respirazione. Infine, un’ultima parte è riversata negli intestini in attesa di essere evacuati con le feci. Così, quando si va di corpo, si evacuano degli scarti già eliminati dalle cellule. Quando si urina, si rigettano degli scarti già eliminati al livello delle cellule. Come si può aiutare questa eliminazione?
L’eliminazione al livello delle cellule si fa con l’aiuto dell’energia nervosa. Noi possiamo aiutare tale eliminazione se assicuriamo una produzione abbondante di energia nervosa. L’energia nervosa, noi non possiamo fornirla o procurarcela. Tutto ciò che possiamo fare, è di economizzare il suo consumo per ricaricare le nostre batterie. E il solo mezzo di ricaricare le nostre batterie è attraverso il riposo e il sonno. Dunque, noi abbiamo a nostra disposizione un mezzo passivo e non attivo per aumentare l’energia nervosa.
Al contrario, quando si fanno dei massaggi, dell’idroterapia, dei bagni, della marcia, del lavoro o qualsiasi altra attività durante il digiuno, si consuma la propria energia nervosa e non ne resterà molta per l’eliminazione. Ecco perché tutte queste misure deviano l’energia verso i muscoli e gli organi invece di conservarla concentrata nell’eliminazione.
Durante il digiuno, è meglio economizzare le proprie energie restando a letto il più possibile per aiutare l’eliminazione.




CAPITOLO 32 - LA NOZIONE DI RIMEDIO, IL POTERE CURATIVO E IL DIGIUNO.


STORIA DI CENTO RAFFREDDATI.
Cento persone sono raffreddate. Io le ho conosciute tutte come le conoscerete voi. Il primo raffreddato scelse per guarire di prendere un’aspirina, poiché egli crede nella medicina. Il secondo, meno informato e più rudimentale, ingurgita del tè addizionato al cognac. Il terzo, che non crede che nelle piante, prende una tisana o ne respira i vapori per soffocarlo. Il quarto, che è un culturista fanatico, si mette sotto una doccia fredda. Il quinto, per spirito di contraddizione, fa un bagno caldo addizionato con piante aromatiche. Il sesto, che è più furbo, marina il suo posteriore nell’acqua fredda e lo chiama gonfiando la guancia: abluzione intima o idroterapia. Il settimo, per guarire, sta per ricevere un fluido magnetico (?) da un guaritore lui stesso raffreddato. L’ottavo, che crede nelle dosi infinitesimali, lascia cadere nella sua bocca alcune minuscole pillole omeopatiche. Il nono ha letto sui giornali un appunto sull’argomento di un vaccino miracoloso che guarisce il raffreddore e che fa anche marciare gli affari, allora va dal suo medico per farsi fare un’iniezione. Il decimo, che ha tendenze esotiche, va a farsi stuzzicare il fondo del naso con l’aiuto dell’agopuntura cinese. L’undicesimo ha le tasche piene di tubetti e di unguenti con cui stropiccia di quando in quando il suo naso ostruito. Il dodicesimo preferisce farsi palpeggiare dalla chiropratica la trentaseiesima vertebra... Il centesimo non fa nulla, lascia fare intelligentemente alla natura, non impiega alcun rimedio per guarire il suo raffreddore. Semplicemente, riposa il suo corpo e lo stomaco (col digiuno).
Risultato sorprendente e incredibile al primo colpo: tutti si rimettono dopo qualche tempo! Tutti si sbarazzano del raffreddore, tutti si ristabiliscono. Anche l’ultimo, che non ha impiegato alcun rimedio e che logicamente, non sarebbe dovuto guarire, perfino quest’ultimo guarisce.
Allora il primo vi dirà: "E’ l’aspirina che mi ha guarito." Il secondo: "E’ il tè col . cognac che mi ha guarito" Il terzo: "E’ la tisana. Il quarto: "E’ la doccia fredda che mi ha guarito, fate come me." Il quinto: "E’ il bagno caldo." Il sesto... ecc.
Tutti possono provarlo, poiché sono tutti guariti, anche quello che usato un poco del peggior rimedio, chimico o naturale. Ecco come si può provare che tutti i rimedi guariscono il raffreddore: l’acqua fredda, l’aspirina, l’acqua calda, le tisane, le pomate, ecc.
Ma allora come si spiega che chi non ha preso alcun rimedio si è rimesso lo stesso?
In verità tutti i rimedi naturali o artificiali sono ostacoli, e tutti i raffreddati si rimettono a dispetto di questi ostacoli. Chi non frappone ostacoli - il centesimo - è quello che si rimette più rapidamente.
Il raffreddore, come tutte le malattie, è un sintomo di eliminazione. Ora l’eliminazione si persegue con l’energia nervosa. Tutti i rimedi utilizzati sprecano inutilmente ’energia nervosa e ritardano dunque l’eliminazione. Non c’è che il riposo del corpo e quello dello stomaco (digiuno) che economizzino le energie e ricarichino le batterie. Non si può spingere le cellule a eliminare più rapidamente. Quando si aspira acqua salata attraverso il naso, il sale irrita le mucose nasali e impedisce loro di eliminare il catarro. Occorre non arrestare l’eliminazione che purifica l’organismo. Bisogna piuttosto incoraggiarla col riposo e col digiuno.

I RIMEDI NON ESISTONO.
Quest’argomento è d’importanza capitale. Il mio più grande desiderio nell’istruzione igienica è che lettori e studenti comprendano questa legge della natura che i rimedi non esistono. L’idea dell’esistenza dei rimedi è un non-senso. Essa sembra essere realmente difficile da concepire dalla maggioranza delle persone, perfino molto istruite. Io tenterei fosse anche di inculcarla nella speranza chimerica che un lettore su cento la comprendesse in tutta la sua estensione. Può darsi che fra alcuni secoli, l’idea avrà più possibilità di essere compresa.
Il punto di vista igienista, dunque, è che i rimedi non esistono, che siano naturali o no. Al contrario, tutte le scuole al margine della medicina, perfino la scuola naturista, ammettono l’esistenza dei rimedi che chiamano naturali. Ecco ciò che differenzia l’igienismo da tutte le altre scuole naturiste o paramediche. Questa differenza è fondamentale.
Studiamo le ragioni per le quali i rimedi non esistono:
1) L’esistenza di qualsiasi rimedio annullerebbe la legge universale di causa ed effetto. Ora questa legge non può essere annullata a piacimento degli uomini. Non si può sopprimere un effetto che sopprimendo la sua causa. Nessun rimedio può far evitare le conseguenze di una vita sregolata. Niente può rendere sobrio l’ubriaco finché egli continua a bere. Nessun rimedio può annullare l’effetto del tabacco. Non si possono sospendere le leggi della natura, la cosa non è concepibile. Nessun rimedio può sfidare le leggi invincibili della natura.
La natura non ha previsto che si possano violare le sue leggi sfuggendo alle conseguenze per mezzo di un artificio, di un trucco, che sia un veleno chimico o un rimedio detto naturale. La natura non ha creato rimedi ma punizioni.
Non c’è che la soppressione della causa che possa abolire l’effetto. Nessun rimedio può farlo. Nessuna pianta può abolire la causa. Nessun trattamento. E’ d’altronde assurdo voler combattere un sintomo.
Qual è la causa della malattia’ La sola causa che gli igienisti possono accettare, è un modo di vita malsano. Ecco la vera causa. Quando i medici dicono che i microbi bisogna combattere la causa della malattia, pensano che i microbi causino la malattia. Ora i microbi non sono la causa e i medici ignorano tutto delle vere cause. Essi dovrebbero cercare la causa della causa. Quando un medico della chiropratica asserisce che le lussazioni causano la malattia, ignora le vere cause. Quando si parla di carenze, s’ignorano le vere cause. Quando si parla di pigrizia delle ghiandole, si ignorano le vere cause. Quando si parla del terreno, s’ignorano le vere cause o le si dimentica volentieri. Le vere cause della malattia sono le abitudini antifisiologiche.
Segnaliamo a quelli che l’hanno già dimenticato che il corpo vivente ha il potere di cicatrizzarsi da se stesso, di ristabilirsi da solo quando la causa è soppressa. L’organismo ha il potere innato di "guarirsi" da sé dal momento in cui la causa è abolita.
2) La malattia è nemica del malato? Se avete afferrato bene la natura essenziale della malattia, non potete ammettere al tempo stesso l’esistenza dei rimedi. Infatti, la malattia è un’azione salutare, un’azione vitale di disintossicazione e non è molto razionale voler guarire questa disintossicazione con un rimedio. E’ perfino assurdo.
3) Non ditemi che voi volete aiutare la disintossicazione. I processi vitali del nostro organismo sono e resteranno un mistero insondabile. Siete sicuri che aiutando la natura, non l’ostacolate? No, noi non possiamo aiutare i processi di cui non comprendiamo il funzionamento. Fin qui, la natura si è tolta d’impiccio da sola, senza l’aiuto di nessuno, e perfino nonostante le nostre goffaggini e i nostri ostacoli. Noi dovremmo concederle un poco più di fiducia. Noi dobbiamo aver fede nella vita. Voler aiutare la natura con i rimedi, è mancare di fede nel potere della vita, è non aver fede.
Tutti i metodi che si ritiene aiutino il lavoro della natura snervano l’organismo spesso al punto da sopprimere l’eliminazione. Questa soppressione dell’eliminazione si traduce in una sensazione di benessere e nella scomparsa dei malesseri provocati dalla disintossicazione. Ecco perché si prende questa soppressione per una guarigione mentre in realtà l’organismo attende di riprendere le sue forze sprecate per ricominciare la disintossicazione.
Qualsiasi rimedio snerva l’organismo poiché il corpo lotta contro i materiali che non sono normali e necessari alla vita. L’enervazione significa un grande consumo di energia nervosa. Questo consumo ritarda l’eliminazione e causa quindi la tossiemia.
Voi avete appena letto la storia di cento raffreddati . essi sono guariti tutti con 100 rimedi differenti, salvo il centesimo che si è ristabilito senza rimedi. i rimedi non guariscono mai niente. Essi non hanno alcun potere guaritore o curativo, poiché questo potere vitale è innato alle cellule viventi.
Voler guarire è dunque un non-senso. La malattia è essa stessa il mezzo per guarire. La malattia è una disintossicazione.

IL SOLO POTERE CURATIVO.
Le forze e i processi della vita si compiono in maniera perfettamente ordinata e in perfetta conformità alle leggi. Sono:
1 - I processi di riproduzione.
2 - Il lavoro di crescita e di sviluppo.
3 - La riparazione e il riapprovvigionamento delle parti usurate e dilaniate.
4 - Il recupero delle energie di un corpo spossato.
5 - L’escrezione dei rifiuti.
6 - La riparazione dei danni fatti all’organismo che derivano da un incidente o da una violenza.
7 - Il ristabilimento e la restaurazione del corpo malato.
Tutto ciò si aggiunge al fatto che il ristabilimento si effettua con le operazioni, ordinate e conformi alle leggi, delle medesime forze e processi che daranno nascita all’organismo, che lo condurranno a crescere e a svilupparsi, a espellere i rifiuti nocivi, a cicatrizzare le sue ferite e a saldare di nuovo le ossa spezzate. Ciò costituisce il solo potere curativo conosciuto dall’uomo. Non ci sono altre forze nella natura, note agli uomini di scienza, che siano capaci di mantenerci in vita, se non la forza o le forze che risiedono nell’organismo vivente e che ci sono note come vita o vitalità.
L’errore fatale di tutte le scuole di pretesa guarigione consiste nel voler sostituire i loro metodi violenti al potere curativo che risiede nell’organismo vivente. Essi hanno tentato di usurpare le prerogative di autoguarigione dell’organismo. I loro metodi e i loro sistemi furono innumerevoli e la scomparsa progressiva di questi metodi testimonia del loro scacco. Non c’è logica uguale alla logica dei fatti per dimostrare la follia che consiste nel voler creare delle contraffazioni per supplire alla maniera di agire propria della natura. Non c’è più potere curativo in un bagno turco, in una corrente elettrica, in un massaggio o in un’operazione qualsiasi di questo genere di quanto non vi sia potere curativo nella penicillina. Un bagno di fango non possiede più potere di guarigione di una qualunque droga. Esso possiede il vantaggio negativo di essere meno nocivo ed è tutto ciò che si può dire a suo favore.
I mezzi o processi coi quali i malati si ristabiliscono, quando si ristabiliscono di fatto, e qualunque sia il nome dato alla loro malattia o il trattamento impiegato, sono dei processi strettamente biologici e non sono suscettibili d’imitazione o di aiuto da parte dei medici di una qualunque scuola cosiddetta di guarigione. Solo i processi e le forze dell’organismo vivente rendono la salute, e questi processi e queste operazioni sono sempre conformi ai medesimi principi generali della vita. La facoltà e i processi con i quali l’organismo si sviluppa, si mantiene, sono gli stessi grazie ai quali le ferite si cicatrizzano e la salute è restaurata in caso di malattia. (Shelton)
Il potere di. guarigione non si trova in una fiala di medicinali, né in una tisana. E’ innato ai corpi viventi. E’ personale e non può essere trasmesso da una persona all’altra. Economizzando le energie vitali, il digiuno permette a questo potere innato di dispiegarsi al massimo del suo potenziale.




CAPITOLO 33 - LE TISANE DURANTE IL DIGIUNO.


Un’usanza molto diffusa vuole che i digiunatori prendano delle tisane durante il digiuno. Queste tisane sono talvolta zuccherate e vi si aggiunge anche del miele. Essi prendono una tisana per dormire meglio, un’altra per eliminare meglio, ecc. Ma allora si combattono i sintomi?
Quelli che prendono queste tisane al fine di fornire al corpo delle vitamine e dei sali minerali forniscono al tempo stesso dei veleni, poiché tutte le tisane utilizzate contengono dei veleni. Ma se si vuole nutrire il corpo durante il digiuno, non è più un digiuno!
Certuni temono le carenze durante il digiuno. Ne abbiamo già parlato. Le riserve dell’organismo sono abbastanza importanti perché nessuna carenza si installi prima di alquanto tempo. Anche le carenze esistenti saranno colmate in seguito, poiché il digiuno migliora il potere di assimilazione.
In un articolo apparso nel numero 6 del volume 28, il dottor Shelton discute diversi metodi naturali quali l’omeopatia, l’osteopatia, la chiropratica, le tisane, l’agopuntura, la radioestesia, la macrobiotica, ecc.
Quelli che hanno adottato l’uno o l’altro di questi metodi sembrano accordare importanza alle cause, ma non è così. "Ci viene suggerito di fare ciascuno i propri esperimenti senza preoccuparsi delle cause. Il criterio al quale ci si esorta è quello del risultato ottenuto. Ma su quale criterio bisogna basarsi per stimare o scoprire ciò che ha veramente contribuito al risultato? Sembra che tutti i metodi menzionati diano dei risultati. Sembra che il 40% dei rimedi in Russia siano delle piante medicinali. E’ rassicurante."
Un autore riferisce la sua esperienza con saraceno e il seme di lino. Questa donna era caduta e si era ferita a una gamba. Applicò immediatamente una compressa fredda alla ferita. L’infiammazione, spiegò, fu così evitata e il male abbreviato. Inizialmente, lei pensò di aver fatto bene, ma in seguito meditando un po’, dubitò del beneficio che si può avere a contrariare l’effetto naturale, soprattutto che l’infiammazione (come la febbre) è un processo curativo. In buon francese, lei cominciò a dubitare delle misure di soppressione.
Lei afferma che le misure contraddittorie che essa propone hanno tutte fatto i collaudi in tale o tale caso, ma non espone alcun principio valido per sostenere le sue affermazioni. Lei dimentica totalmente il potere autocurativo dell’organismo vivente per accreditare alle misure impiegate, neutre o nocive, i risultati positivi ottenuti.
Io mi sono dato la pena di leggere l’opera di Miss Clarke dall’inizio alla fine per rendermi conto esattamente del guazzabuglio se non del gulash che lei serve ai suoi lettori. Tutti condimenti che lei ha potuto mettere in questa minestra di misure terapeutiche non può impedire alla persona intelligente di rigurgitare l’intero miscuglio dopo aver letto il suo libro.
Ciò ci richiama gli scritti del dottor Mességué sulle tisane. Egli vuole sopprimere i sintomi senza toccare le cause. Sono delle medicine. Esse interrompono l’eliminazione. Quando si prende una tisana di tiglio o di camomilla per dormire, è come se si prendesse un sonnifero chimico o un tranquillante. Il male commesso è lo stesso dal momento che la tisana produce il suo effetto. I prodotti naturali contengono talvolta dei veleni peggiori dei prodotti chimici: esempio la cocaina e l’hashish. Quando si prende della senna in infusione, si combatte un sintomo che è la costipazione invece di combattere la causa o le cause.
Per del tempo, scriveva la signorina Schuman, ho esaminato le ragioni sulle quali si basa l’uso delle tisane o dei rimedi naturali. Mi sono chiesta se questi rimedi trattavano i sintomi come i rimedi chimici? Ma ho pensato che i rimedi agiscono per alleviare il dolore, mentre le tisane procurano gli elementi che mancano e colmano le carenze. Si è pensato, per esempio, dice, che l’impiego della pelle di rospo era una superstizione, ma si è scoperto che essa contiene efedrina. Si vede sempre più che la natura supera la scienza, quale che sia l’entusiasmo che si può portare a questa. Ma finché non si sarà potuto trovare un composto acquoso in cui i pesci dell’oceano possano vivere e finché non si sarà potuto imitare un filo d’erba, la nostra fierezza resterà vuota.
Riprendiamo la domanda che Miss Schuman si era posta da sola: "Le tisane trattano i sintomi come i medicinali? Lei dichiara che le tisane colmano le carenze. Ora appare evidente che l’uso di queste tisane si usa spesso per sopprimere i sintomi.
Esempio: le tisane lassative, le tisane sonnifere, ecc. Poi, non si è mai presa una tisana di foglie di senna per colmare una carenza, ma unicamente per purgare gl’intestini e la tisana di camomilla unicamente per stordire i nervi.
D’altra parte, supponendo che un individuo abbia una carenza di ferro, non servirebbe a niente dargli una tisana ricca di ferro se l’assimilazione è povera.
Ma se il potere di assimilazione è forte, si può trarre il ferro, non dalle tisane, ma dagli alimenti ordinari che ne contengono sufficientemente. Di fatto, anche se non si mangia niente, le carenze possono essere colmate durante un digiuno, poiché il corpo migliora il suo potere di assimilazione e si appropria del ferro o altro che si trova nelle riserve del corpo. Un digiuno breve, beninteso.
In un articolo pubblicato recentemente in una rivista naturopatica, si raccomanda l’impiego della papaia nel trattamento della malattia. Per estensione, la si raccomanda in applicazione locale nei casi di ulcera dello stomaco, dell’utero, ecc. Ora, per quanto lontano si possa spingere l’immaginazione, non si può considerare quest’impiego della papaia per uso esterno come se fosse un uso nutritivo.
"Nella medesima rivista, si parla della Lobelia inflata (tabacco indiano) per una grande varietà di stati sintomatici. Un tale impiego delle tisane non può essere considerato come se colmasse delle carenze. Ne abbiamo dato qui sopra due esempi con la sena e la camomilla."
Quanto all’argomento dell’efedrina trovato nella pelle del rospo, di cui parla la signorina Schuman, è una sostanza molto tossica utilizzata dai medici in una grande varietà di trattamenti sintomatici. Poiché lei ne parla, ciò indica che accetta il metodo di trattare i sintomi sopprimendoli con l’aiuto di sostanze tossiche. Questo modo di combattere i sintomi non ha niente di accettabile e d’altronde non ha alcun rapporto con le carenze.
La fioritura retorica alla fine del suo ultimo paragrafo ha per scopo di ingannare il lettore e di fargli credere che si è detto qualcosa nei paragrafi precedenti. Se certe droghe sono prescritte per alleviare il dolore, la maggior parte lo sono ad altri scopi (anche se questi scopi non sono raggiunti), e sarebbe stupido dire che le tisane forniscono elementi che mancano e che sono la causa del male. La pratica delle tisane medicinali non è una pratica nutritiva, ma una pratica medicamentaria che non impiega che piante tossiche. Sono piante inoltre applicate per via esterna come cataplasmi, pomate, ecc., e per via interna come lassativi, purganti, per alleviare il dolore, per abbassare la febbre, sopprimere l’infiammazione e per altri fini come i medicinali. E’ un fatto che la pratica delle tisane medicinali era la pratica medica di altri tempi. Le piante medicinali non sono impiegate a scopi nutritivi."
Notiamo i due argomenti di base contro le infusioni.
1) - non si impiegano che piante tossiche come piante medicinali. Non si fa una tisana con la lattuga o col finocchio, ma una tisana di camomilla e di menta.
2) - si impiegano le tisane per infusione per combattere i sintomi esattamente come in medicina si impiegano i medicinali.
3) Aggiungiamo che le tisane medicinali sono raramente usate per combattere le carenze, le quali non possono mai essere colmate in questo modo.

UN ESEMPIO.
Si continua a perpetuare il mito, scrive Shelton, che la pratica con le piante medicinali è un pratica nutritiva. Si continua a dirci che le piante medicinali sono una ricca fonte di vitamine e di sali minerali e che esse combattono le carenze. Si suppone così che la malattia è sempre provocata da carenze, il che non può essere provato.
Nel numero di novembre-dicembre 1971 dell’American Naturopath, l’articolo di fondo tratta dell’uso medicinale del plantano definito come appartenente all’ordine naturale, plantaginacee. Ci viene detto inoltre che le sue radici, le sue foglie e i suoi fiori sono utilizzati a scopo medicinale.
L’introduzione ci presenta il plantano con queste parole tratte dall’opera di Culpepper, erborista, morto parecchi secoli fa: "Il plantano è comandato da Venere e guarisce la testa per antipatia verso Marte, quantunque la malattia non sia marziale, ma la guarisce. Il succo è utilizzato per le croste, la zona, l’impetigine, ecc. Questa pianta della guarigione, dice ancora, si incontra dal tempo di Chaucer in tutti i libri in cui si tratta del suo potere curativo. Nel 1390, Gover diceva che è una pianta sovrana."
Noi siamo così introdotti in una collezione curiosa di astrologia, di erbalismo e di mitologia. Il plantano è controllato dal pianeta Venere, dea che è morta prima della nascita di Culpepper. Lei non aveva più il controllo del pianeta che si supponeva fosse la sua dimora. Se noi avessimo un esemplare dell’opera di Culpepper, avremmo letto senza dubbio delle discussioni sapienti sul controllo che Venere esercitava su certi organi del corpo e della scelta del plantano nel trattamento di certe malattie, poiché si tratta di malattie di organi controllati da Venere.
Noi saremmo così giustificati a qualificare tutta la pratica erborista come un conglomerato di superstizioni comparabile a quello dell’astrologia. D’altra parte, è certo che Culpepper e i suoi contemporanei, quelli che l’hanno preceduto e quelli che l’hanno seguito, non avevano idea che l’erboristeria fosse della dietetica. Infatti, essi non prescrivevano le loro piante medicinali, le loro polveri, le loro tisane e le loro infusioni per colmare carenze. In origine, la pratica delle piante medicinali non aveva questo fine.
Si può affermare altrettanto bene che i naturopati contemporanei non impiegano il plantano come materiale nutritivo. L’articolo che discutiamo si diffonde lungamente sull’"azione terapeutica" di questa droga.
Il plantano, scrive, è un rinfrescante, un diuretico, un disostruente, un diffusivo, uno stimolante, un alterante e in qualche modo un astringente. E’ stato impiegato per l’infiammazione cutanea, le ulcere maligne, le febbri intermittenti, ecc. poi come vulnerario e infine per via esterna come stimolante delle ferite. Applicate su una ferita, le foglie sono utili per arrestare l’emorragia. In precedenza erano impiegate per i sanguinamenti polmonari e stomacali, per la tubercolosi e la dissenteria. Le foglie fresche sono applicate intere o schiacciate sotto forma di cataplasma. Esse sono strofinate contro le parti del corpo punte dagli insetti, dalle ortiche, ecc. o come applicazione sulle bruciature e le escoriazioni, per alleviare e per arrestare il sanguinamento delle ferite benigne. Le fomentazioni di questa pianta sono utili per le distorsioni, l’oftalmia e altre irritazioni esterne. Per via interna, esse agiscono sul sistema ghiandolare e sono utili nelle scrofole, nello stramonio e in certe varietà di eczemi. Sono un poco diuretiche, alleviano i suoi bruciori e le sue scrofole interne ed esterne.
I termini rinfrescante, diuretico, disostruente, diffusivo, stimolante, rilassante, alterante e astringente si riferiscono alle proprietà pretese medicinali della droga e non hanno alcun rapporto con le qualità nutritive della pianta. Queste proprietà medicinali, in verità, non si riferiscono a una qualità qualsiasi della pianta, ma all’azione del corpo quando essa entra in contatto con qualcuno dei suoi tessuti. Per esempio, un diuretico non è una cosa che agisce sui reni, ma una cosa che è espulsa dai reni. Si è così presa l’azione dei reni per quella della droga. Il lettore comprenderà ancora rapidamente il fatto che i termini precedenti applicati alle cosiddette proprietà medicinali della pianta non sono nomi di qualità nutritive. Sono in verità nomi di finzioni che sono sorte dalle nozioni erronee degli erboristi.
Come prova supplementare del carattere non nutritivo della pratica degli erboristi, io mi appello agli usi sintomatici del plantano quali sono descritti nel paragrafo citato. D’altronde, non si applicano degli alimenti per via esterna, né per arrestare i sanguinamenti delle ferite leggere. Non si impiegano nemmeno alimenti come cataplasmi sulle parti del corpo punte dagli insetti e dall’ortica. Non si applicano alimenti sulle bruciature, né sulle escoriazioni. Non si usano alimenti per fare fomentazioni, né per lavarsi. Non c’è quasi niente in questo paragrafo citato che abbia un rapporto qualsiasi con qualsiasi valore nutritivo che il plantano possa possedere.
D’altronde, per sostenere il caso del plantano, l’articolo menziona: "Gli Europei che vivono in provincia la chiamano "pianta della guarigione", poiché essi credono nelle sue virtù curative. Egli dice anche che essa guarirà la rabbia dei cani. Erasmo racconta nei suoi Colloqui la storia di una rana punta da un ragno che fu rapidamente liberata dal veleno mangiando la foglia del plantano."
Un altro erborista, molto antico, aveva scritto: "Se un cane arrabbiato morde un uomo, prendete questa pianta, tagliatela finemente e fatene un cataplasma. La guarigione sarà rapida. "Negli Stati Uniti, questa pianta è chiamata "l’erba del serpente", poiché si crede nella sua efficacia per i morsi velenosi. E’ così che si racconta il caso di un cane morso da un serpente a sonagli. Si applicò rapidamente una preparazione fatta di sale e di succo di plantano alla piaga che si cicatrizzò subito, nonostante l’agonia dell’animale. Il dottor Robinson nel Nuovo erbario della famiglia ci racconta la storia di un indiano che ricevette una grande ricompensa dall’Assemblea della Carolina del Sud per la sua scoperta secondo la quale il plantano è "il principale rimedio contro i morsi del serpente a sonagli. Tutto ciò prova la stima che si è conferita attraverso i secoli al plantano."
Tutte le "prove" avanzate nelle citazioni a favore dell’uso medicinale del plantano non sono più sostanziose della superstizione e del folclore! La storia della rana che si è salvata dal morso di un ragno mangiando plantano è pura fiction. Checché ne sia, mangiare del plantano contro il veleno del ragno non rappresenta un uso nutritivo di questa pianta.
Ecco ancora una ricetta che somiglia di più a un paté che a un medicinale e che si applica per via esterna senza essere mangiata e che si ritrova nell’articolo che noi studiamo: "Il plantano si ritrova ai nostri giorni come ingrediente in certe ricette di pomate. Infatti, Laly Northcote in Il libro delle erbe, 1903 (Il libro delle piante) menziona una pomata fatta da una vecchia signora in Inghilterra (Exeter) e che era molto richiesta dopo la sua morte. Era fatta di sambuco, di angelica e di prezzemolo, tagliati e macinati poi ammollati in un po’ di burro chiarificato e che si considerava molto utile per le bruciature e le irritazioni."
Ma le pomate si applicano per via esterna e nessuno le considera alimenti. Il medesimo articolo dice ancora: "Un’eccellente pomata può essere fatta anche con germogli di sambuco, di "pilewort" (N.d.T.: pianta usata per trattare le emorroidi) e di foglie grosse di plantano."
Un decotto, è "l’acqua in cui una droga vegetale è stata bollita e che contiene dunque i costituenti e i principi solubili nell’acqua bollente." Per preparare un decotto, il fine è di estrarre "il principio attivo" della pianta. Non si fa per procurare un nutrimento al ricevente, ma per convenienza di drogarlo. L’articolo prosegue: "I decotti del plantano si ritrovano in quasi tutti i rimedi antichi che si facevano bollire con una varietà di fiori, la consolida, ecc. Il decotto del plantano è considerato benefico per i disturbi renali, mentre la radice in polvere era raccomandata per i disturbi intestinali. Il succo spremuto è raccomandato per gli sputi di sangue e le emorroidi. Gli erboristi raccomandano un elettuario ( N.d.T.: composto semimolle di medicamenti e miele o zucchero, ecc.) di radici fresche di sambuco, succo di plantano e miele come molto efficace per gli sputi di sangue. Il succo di plantano mescolato al succo di limone è stato giudicato un eccellente diuretico."
L’articolo in questione prosegue con questa frase che suggerisce il carattere tossico del plantano: "Le foglie secche e in polvere prese come bevanda, secondo ciò che si pensa, distruggono i vermi." Ora, per distruggere i vermi, un vermifugo deve essere velenoso.
Qual è l’individuo nei suoi momenti immaginativi più folli che può concepire di poter fornire al corpo delle sostanze nutritive facendo colare un infuso di plantano nell’orecchio? L’autorità erborista citata in precedenza non poteva non pensare nemmeno lui che con una tale procedura si potessero fornire ai malati delle sostanze nutritive che mancano nel loro regime. "Per preparare un semplice infuso raccomandato nella medicina per mezzo delle piante per i casi di diarrea e di emorroidi, versate mezzo litro di acqua bollente su 30 grammi di questa pianta, conservare al caldo per venti minuti, poi lasciar colare in un passino e lasciar raffreddare. Prendere questo infuso tre o quattro volte il giorno, un bicchiere intero.
I granellini lattiginosi sono stati utilizzati come sostituto per il seme di lino. Contro l’afta esse sono molto utili, 30 grammi di questi semi bolliti in un mezzo litro fino a un litro d’acqua, poi il liquido è trasformato in sciroppo con zucchero o miele e servito al bambino col cucchiaio tre volte il giorno.
Il manuale di Salmon, Herbal (1710), dà gli usi multipli seguenti del plantano: "Il succo chiarificato e bevuto per parecchi giorni aiuta la gola, le ghiandole e i polmoni. Dosi: da tre a otto cucchiai. Un rimedio speciale contro l’ulcera dei polmoni e la tosse che ne deriva. Si dice che esso è buono per l’epilessia, l’idropisia, l’ittero e per aprire le ostruzioni epatiche, renali e quelle della milza. Raffredda le infiammazioni degli occhi e li libera dalle spine e dalle cosiddette albugini. Nell’orecchio, esso addolcisce i loro dolori e ristabilisce l’udito. Dosi: da tre a cinque cucchiai mattina e sera."
Il lettore ha sicuramente afferrato il fatto che questa droga è utilizzata per sopprimere i sintomi - arrestare i vomiti e gli spasmi, sopprimere il dolore. Tutto l’uso di questa droga è sintomatico. E’ dunque una pratica medicamentaria e non ha alcun rapporto con la nutrizione. Affermare che tali pratiche hanno un rapporto qualsiasi con una nutrizione normale è pura idiozia, quali che siano le antiche testimonianze che s’invocano a questo fine." (N°8, vol. 33).

IN CONCLUSIONE.

Tutte le piante medicinali che servono a fare infusi e tisane sono usate per combattere i sintomi: costipazione, insonnia, nervosismo, ecc. Ora bisogna combattere le cause e non i sintomi per avere un effetto durevole. La soppressione dei sintomi non può che aggravare lo stato del soggetto: egli diventerà più costipato, più nervoso, più insonne, ecc. Tutte le piante medicinali sono medicine di cui bisogna diffidare al più alto grado. Tutte contengono delle sostanze tossiche.
Coloro che digiunano non dovrebbero bere che acqua pura. Se essi prendono tisane, prendono materie nutritive e veleni simultaneamente. Ora ciò distrugge il fine desiderato nel digiuno. Con le materie nutritive, il digiuno non è più totale e con i veleni, possono sopraggiungere delle complicazioni che sarebbe meglio evitare. Lo zucchero e il miele sono d’altra parte molto nutrienti e non si deve dire che si digiuna se se ne prende.


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