digiunare-per-rivivere-1-18

17/10/19


DIGIUNARE PER RIVIVERE

di
ALBERT MOSSE'RI


Associazione Igienista Italiana



Dedicato al lettore militante che ha digiunato, affinché scriva alla stampa riferendo la propria esperienza per confutare così le menzogne che essa propaga su questo argomento vitale. - L’Autore.

INDICE
 
CAPITOLO 1 - PRATICA DEL DIGIUNO ANNUALE TRA I POPOLI ANTICHI
IL DIGIUNO ANNUALE NELL’ISOLA MAURITIUS
IL SEMI-DIGIUNO ANNUALE PRESSO GLI HUNZA
IL DIGIUNO ANNUALE PRESSO GLI ARABI
IL DIGIUNO NEL MONDO ANIMALE

CAPITOLO 2 - IL METABOLISMO E L’AUTOLISI DURANTE IL DIGIUNO

CAPITOLO 3 - LE RISERVE DEL CORPO

CAPITOLO 4 -IL DIGIUNO POI L’INANIZIONE

CAPITOLO 5 - PRIMATO DELLA FAME DURANTE IL DIGIUNO E NELLA VITA CORRENTE
 
CAPITOLO 6 - LE CARENZE

CAPITOLO 7 - LE MORTI DURANTE IL DIGIUNO
CAUSE DI MORTE DURANTE L’INANIZIONE
CONTRO-INDICAZIONI AL DIGIUNO
 
CAPITOLO 8 - I MEDICINALI E IL DIGIUNO
SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE?
IL DIGIUNO E LE OPERAZIONI.
SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE I MEDICINALI?
SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ALCOL?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE LE DROGHE? IL TABACCO?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTICOAGULANTI?
SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I CARDIOTONICI?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE I SONNIFERI? I TRANQUILLANTI?
SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I LASSATIVI?
SI PUO’ INTERROMPERE BRUSCAMENTE L’INSULINA?
SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ASPIRINA?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTIBIOTICI?
 
CAPITOLO 9 - IL DIGIUNO NON E’ UN RIMEDIO

CAPITOLO 10 - IN COSA CONSISTE IL DIGIUNO

CAPITOLO 11 - COME, DOVE E QUANTO TEMPO DIGIUNARE
DOVE BISOGNA DIGIUNARE?
LA SORVEGLIANZA DEL DIGIUNO.

CAPITOLO 12 - COME NON DIGIUNARE

CAPITOLO 13 - LA PREPARAZIONE DEL DIGIUNO
LA PURGA.
 
CAPITOLO 14 - IL SEMI-DIGIUNO
LA VERA FAME.
TALVOLTA IL DIGIUNO E’ LA PEGGIORE SOLUZIONE.

CAPITOLO 15 - CONSIGLI DURANTE IL DIGIUNO
IL RIPOSO FISICO.
IL RIPOSO MENTALE.
IL CALORE.
LE ATTIVITA’ FISICHE.
LA BEVANDA DURANTE IL DIGIUNO.
I BAGNI DI SOLE.
I BAGNI E LE DOCCE.
LO ZUCCHERO.
LE TISANE.
L’ARGILLA E IL MAGNESIO.
I MASSAGGI, I TRATTAMENTI.
METODI DI STIMOLAZIONE.
DANNI DELLA STIMOLAZIONE.
COME ACCELERARE L’ELIMINAZIONE.
 
CAPITOLO 16 - LE PURGHE E I CLISTERI DURANTE IL DIGIUNO
FREQUENZA DELLE PURGHE.

CAPITOLO 17 - IL TAPPO INCOLLATO

CAPITOLO 18 - I SINTOMI E LE CRISI DURANTE IL DIGIUNO
I PREMITI.
GLI INCIDENTI CARDIACI O ALTRI SCATENATI DI RIMBALZO DURANTE UNA CRISI DI ELIMINAZIONE.
 
CAPITOLO 19 - QUANDO E COME INTERROMPERE IL DIGIUNO
IL RITORNO DELLA FAME.
LE SECREZIONI.
LA LINGUA.
LO STATO GENERALE.
IL PERICOLO.
LE RISERVE.
GLI EX- MALATI MENTALI O NERVOSI.
L’ACQUA DURANTE IL DIGIUNO.
COME INTERROMPERE IL DIGIUNO NEI CASI GRAVI.
COME INTERROMPERE IL DIGIUNO IN GENERALE.
 
CAPITOLO 20 - LA FRUGALITA’ DOPO IL DIGIUNO SECONDO IL SISTEMA MOSSE’RI
COME FARE DA SE’ IL LATTE CAGLIATO O YOGURT.
LA SEMICOTTURA
SISTEMA DEI MINIPASTI
IL REGIME IDEALE PRIMITIVO DOPO IL DIGIUNO

CAPITOLO 21 - COME VIVERE DOPO IL DIGIUNO

CAPITOLO 22 - LE CURE DI SUCCO E ALTRE

CAPITOLO 23 - LE QUATTRO FORME DEL DIGIUNO NELLA VITA E NELL’AZIONE
1 IL DIGIUNO SETTIMANALE.
2. - IL DIGIUNO ANNUALE.
3. - SALTARE UN PASTO OCCASIONALE.
4. - IL DIGIUNO MATTUTINO (O IL SISTEMA DEWEY).
 
CAPITOLO 24 - RINGIOVANIRE, DIMAGRIRE, INGRASSARE COL DIGIUNO
L’OBESITA’.
PER INGRASSARE.

CAPITOLO 25 - L’ASSUEFAZIONE ALLE DROGHE SPEZZATA DAL DIGIUNO

CAPITOLO 26 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE ACUTE

CAPITOLO 27 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE CRONICHE
LA TOSSIEMIA.
L’INFIAMMAZIONE CRONICA FAVORISCE LO SVILUPPO DEI TESSUTI FIBROSI.
L’ENERGIA NERVOSA
LA CRISI DELL’ENERGIA.
GLI ECCESSI
L’ABUSO DEI CIBI CONCENTRATI.
 
CAPITOLO 28 - EVOLUZIONE DELLA MALATTIA
2 - ENERVAZIONE
3 - PERDITA DELLE SECREZIONI DIGESTIVE E RIPRODUTTIVE
4 - DIMINUZIONE DELL’ELIMINAZIONE CELLULARE
5 - TOSSIEMIA ENDOGENA ED ESOGENA.
6 - CRISI DI ELIMINAZIONE ACUTA O CRONICA
7 - DISTRUZIONE DI TESSUTI E DI ORGANI

CAPITOLO 29 - RITORNO ALLA SALUTE
3 - RISTABILIMENTO PROGRESSIVO.
4 - GLI STADI IRREVERSIBILI.

CAPITOLO 30 - L’IGIENISMO: MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO.
 
CAPITOLO 31 - RIMEDI NATURALI PER AIUTARE LA NATURA DURANTE IL DIGIUNO
AIUTARE LA NATURA.

CAPITOLO 32 - LA NOZIONE DI RIMEDIO, IL POTERE CURATIVO E IL DIGIUNO
STORIA DI CENTO RAFFREDDATI.
I RIMEDI NON ESISTONO.
IL SOLO POTERE CURATIVO.

CAPITOLO 33 - LE TISANE DURANTE IL DIGIUNO
UN ESEMPIO
IN CONCLUSIONE.
 
CAPITOLO 34
CASI VISSUTI
ALTRI CASI INTERESSANTI.

CAPITOLO 35 - CORRISPONDENZA CON H. M. SHELTON
QUANTI PASTI IL GIORNO?


FINE INDICE



CAPITOLO 1 - PRATICA DEL DIGIUNO ANNUALE TRA I POPOLI ANTICHI.

Dai tempi più antichi della Storia e anche dall’inizio dell’esistenza dell’umanità, il digiuno è stato impiegato dagli uomini. Tutte le religioni hanno raccomandato il digiuno come mezzo di purificazione spirituale e di disciplina fisica. Gesù, Mosè e Maometto hanno tutti digiunato 40 giorni. La religione giudaica ordina 24 ore di digiuno cinque volte l’anno, compreso il giorno del Kippur. E per un gran numero di fedeli giudei, il lunedì e il giovedì di ciascuna settimana sono giorni di digiuno integrale. Tra i Mussulmani, il digiuno del Ramadan consiste nell’astenersi per un mese da qualsiasi cibo o bevanda il giorno, ma di mangiare la notte. Malgrado gli abusi che alcuni fanno, la maggior parte delle persone dimagriscono di parecchi chili e non si alzano sempre la notte per rimpinzarsi. Tra i cristiani, il "digiuno" della Quaresima non è veramente un digiuno. La religione indù raccomanda il digiuno ai suoi fedeli. Quelli che fanno lo "sciopero della fame" digiunano per attirare l’attenzione e impietosire il pubblico. Fanno credere che sono in pericolo mentre sanno pertinentemente il beneficio che ne traggono, in molti casi, per la loro salute.
Ad ogni modo, la credenza generale è che il digiuno può, in pochi giorni concludersi con la morte. E’ d’altronde questo che si insegna in facoltà di medicina.
Nell’essere umano, il digiuno consiste nell’astenersi da qualsiasi nutrimento, ma nel bere acqua. In alcuni animali, si è notato che essi non bevono niente. Senza acqua, l’essere umano è presto disidratato mortalmente.
Alcune persone fissano in anticipo la lunghezza del loro digiuno, per esempio 21 giorni come per le cure termali e i maestri spirituali richiedono ai loro discepoli 40 giorni di digiuno per purificarsi fisicamente e mentalmente. Ora, "le leggi naturali, scrive Shelton, non indicano dei giorni particolari, né un numero di giorni speciale per fare un digiuno… Bisogna intraprendere un digiuno secondo la legge naturale quando se ne ha bisogno e non quando non se ne ha bisogno. La fame e la sete devono essere soddisfatte tutti i giorni qualunque sia il periodo dell’anno. Inoltre, esse devono essere soddisfatte con alimenti sani e con acqua pura. Chi rifiuta di soddisfare i bisogni normali del corpo quali sono indicati dalla fame e dalla sete è colpevole di aver violato la legge naturale come colui che ne abusa coi suoi eccessi".
Quando un animale è malato o ferito, si ritira in un angolo tranquillo e digiuna. Io avevo un cane che rifiutò di mangiare per 3 giorni. Senza alcun dubbio era indisposto. I pesci rossi che si trovano nella nostra vasca al centro del giardino digiunano tutto l’inverno sotto il ghiaccio che si forma sulla superficie dell’acqua. Normalmente, essi si nutrono delle zanzare o dei moscerini che cadono nell’acqua. Sembra che certe specie di ragni digiunino per 6 mesi.

IL DIGIUNO ANNUALE NELL’ISOLA MAURITIUS.
A due riprese, ho visto al cinema un cortometraggio sull’isola Mauritius.
E’ un gruppo di isole dal lato del Madagascar, che hanno ottenuto l’indipendenza dopo la colonizzazione franco-britannica. Gli abitanti di queste isole non sono neri come in Africa, ma piuttosto abbastanza bruni come in India di cui hanno d’altronde i tratti. La vegetazione è lussureggiante. La loro religione chiede loro di osservare due digiuni l’anno di cui uno è di 21 giorni per gli uomini e di 9 giorni per le donne.
Gli uomini sono separati dalle donne e dormono in luoghi differenti durante il digiuno. Un prete supervisiona tutti i riti. Alla fine del digiuno, è organizzata una cerimonia. Si scaldano fortissimamente un mucchio di pietre ammassate. I fedeli camminano a piedi nudi su questo ammasso di pietre scottanti, giusto il tempo di attraversarle. Cioè pochi secondi appena. Essi sopportano benissimo il calore e non fanno alcuna smorfia. Sembra che quelli che hanno barato durante il digiuno siano bruciati da queste pietre. Gli altri non sentono niente! Può darsi che a forza di marciare a piedi nudi tutto l’anno, la pianta dei loro piedi resista di più di quella di noi civili europei.
In breve, una volta terminata la cerimonia, rami e foglie sono gettati sulle pietre brucianti, e bruscamente tutto prende fuoco e si vede il fumo che si libera dal mucchio, il che mostra il grado di calore.
Noi avevamo, l’anno passato, un’infermiera dell’isola Mauritius che ci ha confermato tutte queste pratiche di digiuno annuale in quest’isola, pratiche che continuano al presente. Lei ci ha invitato d’altronde ad andare a passare le vacanze da lei e a renderci conto sul posto.
Peccato che i riti di queste tribù non comportino delle raccomandazioni precise per interrompere il digiuno. Ad ogni modo, nessuna religione richiede ai suoi fedeli di seguire un digiuno così lungo e così stretto. Gesù, Mosè e Maometto hanno digiunato ben quaranta giorni sulla montagna, ma essi non hanno mai chiesto ai fedeli di fare altrettanto, né di seguirli, altrimenti si sarebbero viste delle centinaia digiunare tutti nello stesso tempo. Non si è mai saputo, nemmeno, se questi profeti hanno bevuto o no durante il loro digiuno, né come l’hanno interrotto.
Sembra che gli antichi Greci avessero dei templi in cui il digiuno era praticato come misura d’igiene, esattamente come la cultura fisica.
Ad ogni modo, se il digiuno è stato praticato dall’alba dei tempi come mezzo di purificazione religiosa o come igiene fisica, ci sembra che esso sia stato utilizzato per la prima volta dagli igienisti per curare i malati, nel 19° secolo.

IL SEMI-DIGIUNO ANNUALE PRESSO GLI HUNZA.
Gli Hunza sono una piccola popolazione che vive a nord del Cashemir. E’ il popolo più sano della terra, popolo che non ha mai conosciuto la malattia cronica, raramente una breve febbre, mai una malattia cronica, né una malattia di vecchiaia. Durante tutta la primavera, cioè parecchi mesi, ci si nutre unicamente di alcune rare verdure. E’ il semi-digiuno che coincide con i più faticosi lavori dei campi… Ci si mantiene con erbe, germogli e ortaggi teneri dell’orto. E’ la primavera dalle guance incavate che non giunge alla sua fine che alla fine del mese di giugno… Tutti gli abitanti hanno allora i tratti magri e angolosi, non mangiano mai a sazietà. Questa maniera di vivere, e particolarmente questo semi-digiuno annuale, hanno dato loro questa meravigliosa salute di sangue puro, constatata dagli esami medici e un’esenzione da quasi tutte le malattie umane che riempiono i nostri trattati di patologia.
Questo popolo digiuna dunque perché non ha niente da mangiare sotto mano. Si raziona il poco cibo che trova. Infatti, la primavera è, spesso, molto dura per gli agricoltori che vivono in autarchia.

IL DIGIUNO ANNUALE PRESSO GLI ARABI.
Esso dura trenta giorni e si chiama Ramadan. Tutti gli Arabi lo rispettano salvo rare eccezioni. I bambini e i malati ne sono esentati. La vita corrente prosegue normalmente, ciascuno al suo lavoro, ma tutti digiunano un digiuno totale e rigoroso. Nessun cibo, nessuna bevanda è permessa. Le preghiere sono fatte regolarmente parecchie volte il giorno alla Moschea, se non negli stessi luoghi di lavoro o a casa. Al tramonto del sole, lo sceicco che canta i versetti del Corano (libro santo degli Arabi) dall’alto della Moschea (luogo di preghiera collettiva), con altoparlanti in appoggio collocati in tutte le strade, dà finalmente il segnale per interrompere il digiuno, gridando; "Dio è grande!"
E’ allora che tutti i fedeli se ne vanno ciascuno a casa propria per mangiare e bere. Le Tavole sono generalmente sovraccariche di vettovaglie e di dolciumi preparati specialmente dalle spose durante la giornata. E’ la festa. L’animazione e l’allegria sono al massimo. Tutti sorridono, mentre durante il giorno le facce sono tutte molto tristi e rassegnate. Il digiuno è una mortificazione richiesta dalla religione per perdonare tutti i peccati. Essi vi pensano mentre digiunano. Vi pensano anche durante le loro preghiere frequenti: sei volte il giorno essi devono pregare, anche dopo il digiuno.
Molti soprattutto tra i giovani si rimpinzano al momento di interrompere il digiuno e non smettono di mangiare che all’ora di dormire. Ma gli adulti sono generalmente più ponderati. La maggior parte sono ragionevoli e in media perdono peso.
All’una del mattino, appena dopo mezzanotte, un fedele appositamente incaricato a tal compito circola in tutte le strade della città e batte fortemente il tamburo gridando per svegliare i fedeli. In quel momento, essi hanno il diritto di mangiare un poco poiché il digiuno comincia ufficialmente alle 2 del mattino. Pochissimi si alzano per mangiare, la maggior parte proseguono il loro sonno fino al mattino, stanchi come sono per una giornata di lavoro e di digiuno. E questo continua per trenta giorni.
Alla fine dei trenta giorni, il digiuno termina con una grande festa, chiamata Id el Petr cioè "festa per interrompere il digiuno" o "festa per digiunare" semplicemente. E’ un giorno festivo per tutti. S’indossano i migliori abiti. Si prega. Si va a presentare i migliori auguri al presidente che, anche lui, ha digiunato come tutti i fedeli. Il digiuno è praticato in tutti i Paesi arabi: Egitto, Siria, Libano, Libia, Marocco, Tunisia, Algeria, Pakistan, Arabia, una parte dell’India, della Persia, Sudan, ecc. Ossia più di 100 milioni di persone.

IL DIGIUNO NEL MONDO ANIMALE.
Un contadino egiziano soffriva di parecchie malattie, Curato per anni da tutti i medici della sua regione, la sua salute non migliorava e fu costretto ad abbandonare il suo lavoro e a lasciar da parte la fattoria. Un giorno, seduto di fronte al suo asino favorito, l’osservò mentre brucava l’erba del suo cortile. Il mio asino, si disse, sta meglio di me. Non bruca che erba mentre io mangio tre buoni pasti abbondantissimi ogni giorno che mia moglie impiega parecchie ore a preparare. Io farò come lui. E si mise a brucare l’erba e rifiutò qualsiasi cibo. Certamente, l’erba è durissima da inghiottire e dovette sputarla. Ciò durò parecchi giorni. Bevve dell’acqua quando aveva sete. In capo ad un certo tempo, constatò con sua grande sorpresa che le sue malattie se ne andavano a una a una e la sua salute si ristabilì. I suoi amici, i suoi parenti e i suoi vicini appresero la notizia che si diffuse come una nuvola di fumo in tutta la regione. Tutti i malati vennero a seguire da lui la cura e la sua reputazione superò rapidamente i confini della sua regione. Il corpo medico e i farmacisti al vedere assottigliarsi la loro clientela scatenarono il loro attacco. L’erba che egli brucava fu analizzata per ricercare il segreto delle sue virtù miracolose e tutto ciò che si trovò, furono dei microbi! Con grande gioia dei medici e dei farmacisti, gli si proibì di continuare a curare le malattie e fu un miracolo se non lo si mise in prigione.
Dobbiamo noi per ciò imitare gli animali? L’uomo è venuto sulla terra con tutto l’equipaggiamento necessario per vivere. Non ha bisogno di imitare gli animali. Non ha bisogno di imitare le forme inferiori della vita. La sua maniera di vivere proviene normalmente dai suoi bisogni interni. Sono espressioni dei suoi adattamenti strutturali come pure delle sue capacità e dei suoi bisogni funzionali. Non abbiamo affatto bisogno di imitare gli animali, ma osservandoli, possiamo trarre parecchie lezioni utili poiché essi sono più vicini alla natura di noi e i loro istinti meno pervertiti dei nostri.
Nella natura, il digiuno è più diffuso di quanto si pensi a primo colpo. Tutte le forme di vita sembrano farvi ricorso.
Quando un animale è malato o ferito, digiuna naturalmente seguendo il suo istinto. E’ l’ordine naturale. Il gatto malato ricerca un riparo, del calore, si riposa, digiuna e si rimette. Il cane malato si ritira in un angolo e digiuna fino al ristabilimento. Secondo i cacciatori di elefanti, quando un elefante è ferito si astiene da qualsiasi alimento mentre i suoi compagni continuano a mangiare. L’uomo è il solo animale che si obbliga a mangiare in caso di malattia e ciò aggrava considerevolmente il suo male.
L’estivazione è il letargo di certi animali durante l’estate. Infatti, per proteggersi dal calore eccessivo dell’estate e per economizzare le energie mentre i corsi d’acqua sono inariditi, e i pozzi prosciugati, certi animali, per sopravvivere a queste condizioni climatiche difficili, riducono le loro attività estivando. Le funzioni sono allora proseguite a un ritmo molto lento: cuore, respirazione, ecc. E’ così che i coccodrilli ibernano ed estivano durante il medesimo anno, l’inverno e poi l’estate. Certi pesci di acqua dolce, quando i corsi d’acqua sono disseccati, si rintanano nel fango, poi si incastrano in un bozzolo umido e si addormentano. Il pesce resta così, vivendo delle sue riserve, fino a che le piogge riempiono di nuovo i fiumi.
Prima di estivare, i lemuri hanno una lunga coda ben fornita che serve loro da riserva nutritiva durante il lungo digiuno dell’estate. Il digiuno è dunque un mezzo naturale per preservarsi dai rigori del clima: che sia il calore eccessivo dell’estate o il duro freddo dell’inverno. E’ allora che gli uccelli cessano di cantare, le rane tacciono.
Il ghiro è sempre molto attivo l’estate e quando l’inverno si avvicina è molto grosso, si ritira in un angolo nascosto e protetto dai rigori dell’inverno, non prendendo alcun alimento durante tutto questo tempo. La sua respirazione è molto lenta e la sua temperatura è prossima a quella del suo ambiente. Se, per caso, si pone questo ghiro in stato d’ibernazione in un frigorifero, si osserva un fenomeno molto interessante che si produce: la respirazione si rallenta, le pulsazioni del cuore s’indeboliscono, la temperatura cade, poi quando la vita è in pericolo, avviene esattamente il contrario! Come se si fosse girato un pulsante magico o un termometro segreto, il polso si mette ad aumentare rapidamente, la temperatura del corpo aumenta, gli occhi diventano brillanti e le membra si contraggono. In meno di 3 minuti, il ghiro diventa così caldo e il suo polso altrettanto rapido come in piena estate. Miracolo della natura. L’uomo che digiuna non è sventuratamente dotato di un tale sistema di salvaguardia. Egli non può nemmeno digiunare tanto tempo come gli animali che ibernano spesso 3 mesi e talvolta 7 mesi senza acqua.
Per l’orso polare, solo la femmina iberna. Essa iberna con intestini pieni di batteri, ma alla fine, all’avvicinarsi della primavera, non si trovano più batteri. Infatti, sarà sufficiente una settimana di digiuno per sterilizzare gli intestini. Ecco ciò che interessa quelli che soffrono di amebe o altri parassiti.
Si è notato che la crescita e la rigenerazione delle membra perdute prosegue durante l’ibernazione. Si è perfino osservato che gli animali che ibernano vivono più a lungo degli altri, della medesima grandezza, che non ibernano. L’essere umano ha dunque vantaggio a seguire ciascun anno un digiuno di mantenimento da 7 a 10 giorni. Molti animali ibernano senza bere acqua, ma per l’uomo l’acqua è indispensabile durante il digiuno. a rischio di perdere la vita per disidratazione.
Infine, vediamo la vita del maschio della foca d’Alaska che è veramente sorprendente. Egli pesa circa 300 chili. Quando la stagione viene, egli va in un certo luogo e comincia il digiuno attendendo le femmine. Il periodo di riproduzione e di digiuno dura 3 mesi. Perde circa 100 chili durante questa stagione. Il suo harem può comprendere tra 60 e 150 femmine che egli fertilizza tutte durante questo periodo di fregola. Inoltre, da 3 a 4 accoppiamenti sono sufficienti a permettere la gravidanza e a raffreddare la femmina. E quest’attività sessuale formidabile si accompagna ad un’attività fisica ancora più intensa. Infatti, il maschio della foca deve sempre montare la guardia al suo harem contro i raid ripetuti di rivali gelosi composti soprattutto di primi attori giovani, avidi e impazienti, che approfittano di un momento in cui il vecchio maschio è occupato per rubare come un bolide un amplesso con una femmina consenziente. Nessun sonno durante la stagione della fregola. I rivali sessuali si dedicano spesso a battaglie incessanti. Prendono posizione come dei lottatori di pesi massimi da una parte e dall’altra nella fecondazione dell’harem e ruggiscono puntando la loro testa verso il cielo col loro collo spesso come in una danza folle. Poi è battaglia. Questa non dura abbastanza a lungo e la foca-maschio vittorioso non ha il tempo di riposarsi poiché altri invasori si preparano a dare la sfida. E ciò dura 3 mesi giorno dopo giorno. La vecchia foca è un animale massiccio che pesa prima della stagione della fregola circa 300 chili e più di 200 chili alla fine di questa stagione, cioè egli non ha più che la pelle sulle ossa, è molto emaciato poiché non ha mangiato né bevuto, né dormito!
Egli è finalmente stanco. Perfino i maschi che non hanno avuto delle femmine digiunano durante questa stagione della fregola. Tuttavia, le femmine non digiunano che 7 giorni, a meno di essere ferite e in questo caso esse digiunano 3 settimane, poi allattano di nuovo i loro piccoli i quali anche hanno digiunato in queste 3 settimane.
Terminata la stagione della riproduzione, la foca-maschio si tuffa nell’oceano e si rimpinza di salmoni, riprendendo così tutto il peso perduto.
Altri esempi interessanti ci sono forniti dal salmone e dalla formica regina che digiunano durante la loro riproduzione.
Infine, i fenomeni della metamorfosi nelle rane e negli insetti si svolgono digiunando, ma ciò è spesso passato sotto silenzio dai biologi. E’ lo stesso nelle api.
Secondo Jacquet, gli scorpioni digiunano 368 giorni. Blackwell osservò dei ragni che digiunavano 17 mesi. Clossat riferisce che le rane digiunano 16 mesi. Dei serpenti sono stati tenuti senza alimenti 2 anni. Certe tartarughe vegetariane di grandi dimensioni possono digiunare per mesi.




CAPITOLO 2 - IL METABOLISMO E L’AUTOLISI DURANTE IL DIGIUNO.


Durante il digiuno, il metabolismo rallenta. La respirazione, il peso, la circolazione e tutte le attività vitali in generale sono rallentate.
Dopo il digiuno, il metabolismo diventa ancora più attivo. Infatti, si è osservato a più riprese che l’individuo guadagna peso dopo un digiuno con una quantità di cibo minore di prima di digiunare. Anche la crescita è favorita dal digiuno, e compensa di molto il rallentamento osservato durante il digiuno.
I magri che digiunano prendono spesso molto peso dopo il digiuno, più di quanto ne avessero perduto. Shelton ne ha visti che sono diventati obesi!
Si può guadagnare peso secondo quanto si assimila e non secondo ciò che si mangia. Non è ciò che si mangia, ma ciò che si assimila che fa prendere peso e che procura beneficio.
L’autolisi è l’autodigestione delle cellule e dei tessuti con l’aiuto di enzimi intracellulari. Questo fenomeno è conosciuto dai fisiologi da molto tempo, ma il merito spetta al dottor Shelton di avere per primo e lui solo sottolineato la sua importanza nei processi costruttivi degli organismi viventi.
Il microscopio elettronico ha permesso ai ricercatori di studiare le strutture cellulari che non potevano esserlo precedentemente. E’ così che si sono scoperte delle piccole tasche all’interno della cellula che contengono delle goccioline di un succo digestivo potente capace di digerire non soltanto i materiali alimentari che pervengono alla cellula, ma anche la maggior parte dei costituenti della cellula stessa. Si è dato a questo corpuscolo il nome di lisosoma. Esso funziona come sistema digestivo della cellula e sembra elaborare tutti gli alimenti presi dall’organismo unicellulare in vista della loro utilizzazione.
Questo processo si esegue dietro un involucro resistente che protegge il resto dell’organismo contro l’azione digestiva degli enzimi, esattamente come nel canale alimentare degli animali superiori.
Il processo dell’autolisi è utilizzato dalla natura per digerire la coda della rana nella sua metamorfosi. A poco a poco la coda scompare.
Durante il digiuno, il fenomeno dell’autolisi entra in azione. E’ un fenomeno che il corpo controlla perfettamente e col quale anzitutto sono digeriti i materiali inutili. I primi a essere digeriti sono i grassi, le escrescenze morbose, poi gli altri tessuti. E’ così che i tumori sono eliminati, mentre il sistema nervoso non è toccato.




CAPITOLO 3 - LE RISERVE DEL CORPO.


Se l’uomo e gli animali possono digiunare giorni e settimane, è perché essi hanno delle riserve considerevoli nel loro organismo che permettono loro di mantenersi. Anche i magri hanno delle riserve e noi vedremo più avanti da cosa sono costituite le riserve nei grassi.
Si pensa a torto che se non si mangia niente, la nutrizione si fermi. Niente affatto. Il corpo è nutrito minuto per minuto dall’interno invece di esserlo dall’esterno. La nutrizione è la vita e senza nutrizione non c’è vita. Finché le riserve non sono esaurite, i tessuti dell’organismo restano intatti. Ciò equivale a dire che il corpo anzitutto esaurisce le riserve finché esse esistono e non si rivolge verso i tessuti che se quelle riserve sono esaurite.
Le riserve del corpo comprendono:
1) Il grasso. Il grasso. Il grasso.
2) Le ossa che sono riserve di sali minerali. Le ossa che sono riserve di sali minerali.
3) Le vitamine. Le vitamine.
4) Lo zucchero nel fegato, nei muscoli, nelle ghiandole, ecc. Lo zucchero nel fegato, nei muscoli, nelle ghiandole, ecc.
E’ così che il mostro chiamato "gila" digiuna lunghi mesi traendo dalle riserve che si trovano nella sua coda pesante. E’ lo stesso per la rana amazzonica degli alberi che si nutre della sua coda durante la sua metamorfosi e non delle alghe come le altre varietà di rane.
Il pinguino-imperatore che digiuna tutto l’inverno conserva da 5 a 6 kg di riserve alimentari vicino alla regione stomacale.
Nei cammelli le gobbe sono riserve alimentari di cui essi si sostentano quando non trovano niente da mangiare nel deserto. La grandezza di questa gobba permette di valutare il tempo che il cammello può restare senza mangiare. Alla fine del digiuno, questa gobba si affloscia e pende come un sacco vuoto. Con la ripresa alimentare la gobba si riempie di nuovo di riserve.
In talune donne obese, le riserve sono visibili ad occhio nudo! Petti voluminosi, cosce, posteriore, rispettabili…
Una varietà di foche che s’incontrano al largo delle isole Hawai fa delle riserve alimentari prima e durante la gravidanza. Dal momento in cui mette al mondo la sua piccola foca, la femmina comincia il suo digiuno che dura tutto il tempo dell’allattamento. Essa non ha semplicemente il tempo di mangiare per 36 giorni. Alla fine del suo digiuno, lei è ridotta allo stato di scheletro, poiché ha dovuto allattare abbondantemente il suo piccolo che pesava alla nascita circa 20 kg e ora circa 80 kg al 36° giorno di allattamento! A questo stadio, la femmina lascia il suo piccolo definitivamente alla ricerca di cibo per se stessa, mentre la piccola foca digiuna un giorno o due prima che la fame non la porti a cercare da mangiare con i suoi propri mezzi, lei che non sa come cercare il cibo.
E’ così che le riserve della madre foca dovevano non solamente provvedere ai suoi bisogni nutritivi per i 36 giorni di digiuno, ma anche soddisfare i bisogni nutritivi del suo figlio: grasso, zucchero, protidi, minerali e vitamine. Inoltre, le sue riserve devono fornire dei protidi considerevoli per permettere la rapida crescita della giovane foca. Esse devono anche fornire il calcio e il fosforo reclamati dallo scheletro in stato di crescita rapida della giovane foca, poi le vitamine, ecc.
Un’importante questione resta da studiare. E’ quella della costituzione delle riserve. Negli obesi, le riserve non sono affatto equilibrate poiché il grasso è preponderante. Ora per digerire e bruciare questo grasso, il corpo richiede delle vitamine, dei sali minerali. In capo a 30 - 40 giorni di digiuno, le riserve di vitamine e di sali minerali tendono ad esaurirsi e il digiunatore obeso cessa di perdere peso. Può digiunare ancora parecchie settimane senza perdere un solo chilo, ma se si attenua il suo digiuno introducendo minuscole quantità di alimenti, si avrà la sorpresa di vedere il suo peso abbassarsi regolarmente. Nella nostra pratica, abbiamo preso l’abitudine di dare agli obesi che digiunano e dal 30° giorno, un mezzo bicchiere di succo di carote fortemente diluito in un mezzo litro d’acqua una volta il giorno. I risultati sono eccellenti: essi perdono peso. E’ così che siamo riusciti a far perdere 33 kg a un signore che pesava 103 chili all’inizio del suo digiuno di 87 giorni.
Alla fine di un lungo digiuno, essendo le riserve molto basse, non si deve intraprendere un secondo digiuno lungo prima di un anno per dare al corpo il tempo di recuperare.
Shelton parla di una signora la quale non ha perso che un chilogrammo in 30 giorni!
Ora noi stimiamo che lei avrebbe potuto perdere molto più se il digiuno fosse stato attenuato come abbiamo appena detto sopra.
Noi riteniamo di aver introdotto in tal modo un considerevole miglioramento nella tecnica del digiuno, non soltanto negli obesi che desiderano dimagrire ma anche in altri casi. Per esempio, dopo 30 o 40 giorni di digiuno, l’eliminazione è spesso molto lenta per mancanza di vitamine e di sali minerali che cominciano seriamente ad esaurirsi. A questo stadio, noi diamo una o due volte il giorno un mezzo litro d’acqua alla quale aggiungiamo 2 dita di succo di carote. L’eliminazione è allora rilanciata più fortemente: urine scure, alito fetido…
Nei bambini, le riserve sono molto più equilibrate che negli adulti. Infatti, occorre attendere spesso 10 o 20 anni prima che le riserve nel bambino non siano squilibrate dalla vita malsana.
Alla nascita, la natura ha previsto per quanto possibile che le riserve siano molto equilibrate con un minimo di grasso e di tossine e un massimo di sali minerali e di vitamine. Anche durante l’allattamento la natura ha previsto che il bambino non manchi di ferro visto che il latte non ne contiene per nulla. Come? Il bambino nasce, viene al mondo, con delle riserve di ferro abbondanti nel suo fegato minuscolo che possono durare parecchi anni. Ecco perché i medici raccomandano agli anemici (inutilmente d’altronde) di mangiare fegato di vitello, dal momento che esso è zeppo di ferro, mentre il fegato della vacca non ne contiene altrettanto.
Un uomo viene a seguire un digiuno. A vista d’occhio pesa 100 kg. Ahimè, ciò non significa per niente che le sue riserve siano abbondanti, né che egli può digiunare a lungo. Il suo peso mostrato non è che polvere agli occhi!
I bambini possono digiunare più facilmente e più a lungo degli adulti. I vecchi sono quelli che possono digiunare meno a lungo poiché, in generale, essi non hanno riserve adeguate anche se hanno un buon peso. In 60 o 70 anni di vita malsana, di cibo nefasto, di abusi di tutte le specie, di veleni di qualsiasi genere passando dal caffè, al cioccolato, all’alcol e al tabacco, l’uomo dilapida il suo capitale fisiologico e vede le sue riserve essenziali sciuparsi per essere rimpiazzate dal grasso e dall’acqua di ritenzione dei veleni, perfino nei magri. E’ l’apparenza ingannevole della pletora.
Tra i miei digiunatori che hanno meno riserve, si trovano soprattutto gli adepti della macrobiotica. Infatti, quelli che hanno seguito per parecchi anni questo regime povero in vitamine hanno molta difficoltà a digiunare a lungo. Ci torna in mente un ingegnere atomico di 32 anni che voleva digiunare 40 giorni. Visto lo stato deficiente della sua salute e la sua faccia gracile e malaticcia, gli avevamo detto che 15 giorni sarebbero stati sufficienti. Scontento di udire ciò, se ne andò senza dare seguito. Qualche tempo dopo, accettò di digiunare sotto la nostra sorveglianza e di piegarsi alle nostre direttive. Cominciò dunque il digiuno, ma in capo al 4° giorno, agonizzava… e il digiuno dovette essere interrotto per essere seguito da una lunghissima convalescenza. Un regime a preponderanza di alimenti cotti e stracotti come quelli della macrobiotica finisce per produrre carenze all’organismo molto gravemente. Bisogna mangiare l’80% crudo e il 20% semicotto.
Parecchie osservazioni nella nostra pratica ci avevano messo su questa strada. Infatti, abbiamo spesso notato che chi fa un lungo digiuno perde 100 gr per giorno, e quasi niente gli ultimi giorni del suo digiuno, ma dal momento che egli lo interrompe, ne perde molto di più durante i giorni della rottura. Inoltre, mentre la loro urina era chiara, essa si carica fortemente durante la ripresa alimentare. Ciò indica chiaramente che l’eliminazione è stata rilanciata dalla minuscola alimentazione somministrata. Notiamo di passaggio che se l’alimentazione è un poco importante, devia troppe energie e finisce per interrompere la perdita di peso, allo stesso modo essa ferma il rilancio dell’eliminazione.




CAPITOLO 4 -IL DIGIUNO POI L’INANIZIONE.


In certi animali, il digiuno permette la crescita di nuovi membri, la cicatrizzazione delle ferite, ecc. Le talee che danno origine a nuove piante si sviluppano seguendo il medesimo principio. Infatti, esse non ricevono alcun cibo negli stadi iniziali di questo processo di rigenerazione.
Il digiuno può anche ristabilire la funzione sessuale in quelli che l’avevano persa mentre s’ingozzavano tutti i giorni.
Il digiuno permette inoltre di ristabilire l’odorato e l’udito se li si era persi. Nella maggior parte dei casi, essi diventano molto acuti. La mente diventa chiara. Infatti, l’abuso alimentare appesantisce la mente, mentre la moderazione contribuisce alla vivacità mentale.
Si è spesso notato che gli studenti mangiano poco o affatto prima degli esami, ciò che permette loro di mantenere la mente lucida e chiara in vista dello sforzo mentale gigantesco che essi devono fornire.
Durante il digiuno è del tutto normale perdere peso. Che genere di tessuti il corpo perde durante il digiuno? Esso perde i tessuti meno vitali come il grasso, i rifiuti e le tossine. Non perde i nervi, né il cervello. In realtà, i tessuti cattivi sono sacrificati per nutrire i tessuti vitali. C’è sicuramente un limite. Quando tutti i tessuti cattivi sono utilizzati e bruciati, non restano al corpo che i tessuti buoni.
E’ così che il digiuno deve essere diviso in due parti:
1) la fase costruttiva che si può chiamare digiuno e che comprende l’eliminazione di tutti i rifiuti e i tessuti cattivi del corpo come i tumori, ecc. Il sintomo principale è il gusto cattivo della bocca, l’urina carica e maleodorante, la mancanza di appetito, la nausea, la lingua carica, la bocca secca, ecc.
2) la fase distruttiva che noi chiamiamo l’inanizione, in cui il corpo comincia a intaccare i tessuti buoni e che finisce con la morte. I principali sintomi che caratterizzano questa fase sono un alito dolce, la bocca per niente sgradevole, urine chiare, saliva abbondante…, poi in capo ad alcuni giorni: una perdita brusca di peso tutti i giorni, una sensibilità alla luce del giorno, l’incapacità di camminare, ecc.

La fase pericolosa dell’inanizione sopraggiunge in capo ad alcuni giorni di digiuno nei soggetti molto emaciati, ma per i soggetti di peso normale bisogna attendere da 30 a 50 giorni prima di superare questo limite.
La prima fase del digiuno dura tanto quanto durano le riserve del corpo e si può suddividerle in due parti:
a) le riserve cattive: rifiuti, tossine, tumori, infezione, pus, ecc.
b) le riserve buone: zucchero, vitamine. Con questa fase, la bocca non è più cattiva, l’alito non è più fetido e la fame si fa sentire spesso. E’ inutile proseguire il digiuno a questo stadio, poiché il corpo si trova così disintossicato e la ripulitura terminata con una parte solamente delle riserve totali del corpo.
Notiamo a questo punto che il corpo interrompe l’eliminazione delle tossine per due ragioni:
L’ultima fase dell’inanizione in cui le riserve buone e cattive sono esaurite e in cui il corpo intacca i tessuti nobili.
La natura non ci lascia senza segnali al momento in cui le riserve cominciano ad esaurirsi. Infatti, scrive Shelton, la fame che era assente, ritorna con un’intensità che porta il soggetto verso gli alimenti." E’ proprio il dottor Dewey che ha cominciato a parlare del ritorno della fame" e Shelton l’ha seguito. E’ talmente logico e nell’ordine delle cose, ma sventuratamente noi non abbiamo quasi mai incontrato questa vera fame, perfino nei soggetti che oltrepassano lo stadio dell’inanizione e che vanno verso la morte. Ne parleremo in un prossimo capitolo.
I cambiamenti cellulari che hanno luogo durante il digiuno sono perfettamente fisiologici, mentre i cambiamenti che sopraggiungono durante l’esaurimento delle riserve sono definitivamente patologici. Si vede dunque l’errore profondo di quelli che pensano che i tessuti e gli organi si disintegrano dall’omissione del primo pasto. Il digiuno non uccide, ma l’inanizione sì, essa uccide. E finché il corpo possiede delle riserve la fase dell’inanizione non è raggiunta.
In quale momento si raggiunge la fase dannosa dell’inanizione? Le riserve possono essere ancora abbondanti senza che il soggetto raggiunga l’inanizione. Egli non ha utilizzato che una parte delle sue riserve per disintossicarsi e la sua fame è forse ritornata, almeno il gusto della sua bocca non è più cattivo, né il suo alito fetido. Si deve, in quel momento, interrompere il digiuno, anche se la fame non è presente.
Noi consideriamo grosso modo che l’individuo può digiunare fino a raggiungere un certo peso minimo prima di impegnarsi nella fase dannosa dell’inanizione. Questo peso minimo corrisponde al 60% del peso normale. Ora per calcolare il peso normale, bisogna prendere il centimetraggio meno 10 kg. Per esempio, un uomo che misura 1,70 m dovrebbe pesare normalmente 60 kg. se è un uomo molto muscoloso si può concedergli 70 kg per la stessa altezza. Si deve anche tener conto della grandezza delle ossa, della testa, ecc. e anche dell’età. Nei vecchi, la magrezza deve essere la regola se vogliono vivere più a lungo.
Dunque, calcoliamo il 60% del peso normale che è qui di 60 kg: ciò fa 36 kg. Evidentemente queste cifre sono approssimative.
Il soggetto in questione può digiunare fino a raggiungere 36 kg circa prima di arrivare più in basso alla fase pericolosa.
La perdita di peso non supera i 100 grammi gli ultimi giorni di digiuno quando esso è prolungato. Ma da quando la fase pericolosa dell’inanizione è varcata, le perdite di peso diventano molto importanti, dell’ordine di 500 g al giorno per esempio.
Per i soggetti colpiti da disturbi digestivi, è prudente lasciare inoltre un margine supplementare di 5 kg. (E’ necessario ricordare un altro pericolo nei soggetti molto emaciati, è quello del raffreddamento per dimenticanza della borsa dell’acqua calda ai piedi che è imperativa giorno e notte. Questa negligenza può provocare la morte.)
In generale, le riserve si esauriscono prima della disintossicazione totale e si ha così bisogno di parecchi digiuni ripetuti a 6 mesi o 12 mesi di intervallo, secondo la loro lunghezza. Per un digiuno lungo più di 20 giorni, attendere un anno prima di intraprendere un secondo digiuno poiché alcune riserve (certi sali minerali, vitamine, ecc.) impiegano molto tempo a ristabilirsi, con rischio di carenze.
Infine, i cambiamenti patologici di degenerazione che hanno luogo quando si è varcata la fase pericolosa dell’inanizione sono, secondo Morgulis, "in sostanza identici a quelli che si incontrano generalmente nelle condizioni patologiche e non presentano niente di particolare. In realtà tutti i cambiamenti tissulari patologici sono prima di tutto effetti dell’inanizione." Quest’ultima fase è della massima importanza. Infatti, i tessuti malati sono tessuti che muoiono di fame, che non sono nutriti, non procurando gli alimenti beneficio all’organismo poiché esso è intossicato. Una disintossicazione è la condizione preliminare affinché gli alimenti siano assimilati e possano nutrire i tessuti. Questa disintossicazione si produce rapidamente col digiuno.
Si può digiunare a qualsiasi età. Noi abbiamo fatto digiunare neonati e perfino vecchi di 80 anni. Shelton afferma di aver fatto digiunare vecchi di 90 anni. Tuttavia, bisogna essere molto prudenti, non superare alcuni giorni e rompere il digiuno al minimo allarme. I vecchi impiegano quattro volte di più per rimettersi in confronto a un giovane.
Dal momento in cui si interrompe il digiuno, si riprende a poco a poco il peso perduto. Si può riguadagnare tutto il proprio peso perduto in pochissimo tempo semplicemente rimpinzandosi, ma ciò non è desiderabile e può provocare incidenti spiacevoli. Durante questo periodo di ripresa alimentare, si produce nel corpo una certa rigenerazione degli organi più importanti e più toccati, in tal modo un insensato abbuffarsi può portare a disfare i benefici attesi. Sembra che esista una varietà di cammelli che può perdere il 40% del suo peso digiunando e riprenderlo tutto intero in un solo pasto! Se si tenta di imitare il cammello, si rischia una morte sicura.
In generale, non si può affatto controllare da sé la quantità di cibo dopo il digiuno. Bisogna essere sotto la sorveglianza di una persona competente.
Non è mai desiderabile, per la salute, riguadagnare il peso altrettanto rapidamente come lo si era perduto. Altrimenti, si hanno gonfiore dei ginocchi e l’edema che si manifesta talvolta, ma che spariscono con la moderazione.
La ripresa in forza delle attività ritarda sicuramente la ripresa del peso e della vitalità. Dopo un digiuno, bisogna prevedere un periodo di riposo, di recupero e di pazienza.




CAPITOLO 5 - PRIMATO DELLA FAME DURANTE IL DIGIUNO E NELLA VITA CORRENTE.


La fame è un segno di buona salute. Chi non ha mai fame è un intossicato. La fame è altrettanto utile e normale quanto la sete, la stanchezza e il sonno e tutte le altre sensazioni con le quali il corpo fa conoscere i suoi bisogni.
Si può avere fame e avere buone riserve al tempo stesso, poiché il corpo conserva le sue riserve per i casi di urgenza. E’ così che si può essere obesi e avere fame.
Noi diciamo dunque che la vera fame, la fame normale è uno dei segni di buona salute, - ciò vuol dire che in caso di malattia si può riscontrare un falso desiderio di alimenti che si prende a torto per fame.
Quando ero bambino, scrive Shelton, io ebbi una malattia di 24 ore, con lingua carica, alito fetido, piccola febbre, mal di testa, degli indolenzimenti e delle membra dolenti. Mi ero messo a letto. Avevo una forte voglia di sardine e insistevo con mia madre che rifiutò di darmene, ma siccome io insistevo ancora, lei me ne procurò. Io ero contento, ma non appena ne gustai un boccone, non potetti mangiarlo e lo vomitai subito. Ho scoperto così che non avevo voglia di sardine, né di nient’altro. La fame che io avevo sentita era una falsa fame. Era in parte mentale e in parte fisica. Infatti, il corpo continua un poco la sua abitudine di reclamare alimenti alle ore abituali con le sue contrazioni ritmiche, ma sarebbe incapace di mangiare la quantità abituale, neanche la metà in caso di febbre. E’ meglio ignorare questa falsa fame che scompare in alcune ore.
Il mezzo infallibile, secondo noi, per distinguere la vera fame dalla falsa fame, è di attendere un’ora. La vera fame diventa sempre più acuta, mentre la falsa fame scompare a poco a poco.
I sintomi della falsa fame sono i seguenti: mal di testa, rutti, malesseri, bocca amara, secca, pastosa, morsi stomacali, crampi, gola contratta, mente confusa, testa pesante, stanchezza… Non tutti i sintomi ogni volta. Se ne possono presentare uno o parecchi.
I sintomi della vera fame sono: bocca gradevole, pulita, gola distesa, mente chiara, ottimista, euforica, benessere, l’acqua che viene alla bocca, assenza di qualsiasi sintomo sgradevole, sensazione diffusa di fame in bocca, in gola e lo stomaco che s’inarca come per aspirare.
Nella vita corrente, è un peccato mangiare prima di avere avuto veramente fame. Bisogna dunque attendere la vera fame, una fame acuta prima di mettere una qualsiasi cosa in bocca, né alimenti, né bevande. Soprattutto non lavarsi la bocca, né i denti con un dentifricio sempre nocivo e inutile. Sarebbe un inganno per mettersi la coscienza a posto e l’apparenza fittizia della vera fame. No, una bocca cattiva si pulisce da sola in alcune ore, tutt’al più.
Dal momento in cui i primi segni della fame compaiono, bisogna attendere un’ora per confermare questa fame e acuirla. Lo stomaco si trova allora contratto e non disteso come nella maggior parte. Si possono dunque mangiare 2 o 3 frutti di una medesima varietà per calmare la fame e non per riempire lo stomaco. D’altronde, con questa quantità frugale, si dovrebbe normalmente raggiungere la sazietà. Ma se si mangia senza fame, lo stomaco è ancora disteso e gli alimenti non procurano tutto il piacere che ci si attende da essi. Allora si ha tendenza a ricercare questo piacere nella sazietà, questo peccato capitale!
Inoltre, se si mangiassero vari alimenti, si sarebbe tentati di abusarne, Dunque, limitarsi ad una sola sorta di frutti, La varietà porta alla ghiottoneria.
Con la fame acuta, il piacere che alcuni frutti procurano è al suo massimo e si sarà soddisfatti pienamente quando si sarà calmata questa fame, anche se non si va fino alla sazietà.
Il rispetto della fame è il più importante nel campo della salute poiché esso regge perfettamente la nutrizione che è alla base di tutta l’esistenza. Nessun altro principio lo supera per importanza. Se non si rispettasse questo principio, la frugalità sarebbe un termine vano e non si saprebbe praticarlo. Senza fame acuta, la frugalità supera il potere della volontà della maggior parte degli esseri umani. Poiché gli alimenti diventano allora come l’alcol e il caffè: una dose ne chiama un’altra.
D’altra parte, quelli che desiderano intraprendere un digiuno potranno sentire questa fame vera per parecchie ore o anche 1 o 2 giorni. In seguito, la fame scompare poiché il corpo si rivolge verso le riserve. I digiunatori non hanno allora più fame del tutto durante tutto il loro digiuno. Ci s’immagina che i digiunatori abbiano fame tutto il tempo, ma non è affatto così. Può anche avvenire che dal primo pasto saltato, il soggetto non senta alcuna fame. E’ il caso di coloro che sono molto intossicati.
Abbiamo appena detto che la vera fame persiste e si accentua se non la si soddisfa. Occorre lo stesso dire che se la si ignora troppo a lungo, cioè da 7 a 72 ore circa, essa cessa di esistere e il corpo si rivolge verso le sue riserve.
Riassumiamo: dall’apparizione della fame attendere una o due ore per distinguere la vera fame dalla falsa. Se è una falsa fame, essa scompare rapidamente, ma se è la vera fame essa si accentua durante le prime ore di attesa. Ecco, secondo noi, il mezzo infallibile di riconoscere la vera fame dalla falsa fame, nella vita corrente.
Secondo la nostra esperienza con centinaia di digiunatori, la maggior parte non sono in condizione di riconoscere la fame. Certuni perfino attendono troppo a lungo, ben al di là del limite di sicurezza e si troverebbero al limite del crollo se noi non fossimo lì a persuaderli a interrompere il digiuno.
E’ così che il signor L. che aveva digiunato sotto la nostra sorveglianza per 52 giorni attendeva pazientemente il ritorno della fame per interrompere il digiuno. Dopo il 45° giorno, noi non avevamo notato alcun segno di eliminazione: lingua abbastanza pulita, alito accettabile, urine poco cariche, ma egli rifiutò ostinatamente di interrompere il digiuno. "Che spreco, diceva lui, interrompere il digiuno dopo tanta pena. Voglio attendere il ritorno della fame." Ma disgraziatamente, egli aveva superato la pericolosa fase dell’inanizione poiché diventò sensibile alla luce del giorno, doveva portare occhiali neri tutto il tempo, al punto che non poteva più distinguere gli oggetti davanti a lui, né le persone - una cecità in realtà. Prima di raggiungere questo punto, noi gli avevamo dato 3 giorni per interrompere il digiuno ed egli accettò a malincuore. Interruppe il digiuno al 52° giorno, la sua vista si ristabilì rapidamente ed egli rifiorì senza difficoltà. In questo caso preciso, la vera fame non si era manifestata tale e quale egli aveva letto nei libri. Non aveva sentito una forte voglia di mangiare e il suo peso non aveva raggiunto il livello di guardia (60% del peso normale) a 7 o 8 kg suppergiù. Ma la sua famiglia ci assillava al telefono, lui era testardo come un mulo e noi non abbiamo avuto il coraggio di rimandarlo a casa come fa correntemente Shelton in tali casi. Noi gli avevamo detto che egli non aveva alcuna malattia particolare che egli voleva veder sparire e che avrebbe giustificato la continuazione del digiuno. Niente da fare, egli non voleva sentire nulla e in fin dei conti, noi abbiamo considerato che egli era più al sicuro da noi che se avesse dovuto proseguire il digiuno a casa sua come egli ne aveva manifestato ferma intenzione. Occorsero ore di trattative e giorni di negoziati affinché accettasse di interrompere il digiuno entro un termine di 3 giorni. Le sue riserve erano esaurite al punto che i suoi occhi non erano più nutriti dalla corrente sanguigna e la vista si abbassava di ora in ora. I digiunatori non sono capaci di riconoscere la vera fame e per noi occorre sorvegliare i sintomi di eliminazione: alito, ecc. Abbiamo preso l’abitudine di sentire l’alito mettendo decisamente il naso nella sua bocca per assicurarci se l’eliminazione prosegue o no. Se l’alito non puzza più o quasi, noi interrompiamo il digiuno. Anche l’odore delle urine conta.
La signorina Marie-Claire S. digiunava per dimagrire. In capo a 30 giorni di digiuno, raggiunse 42 chili di peso per un’altezza di 1,50 m. Il suo peso minimo era quindi intorno di 30 kg. Si proseguiva il digiuno, ma lei cominciò a vomitare tutti i giorni (prima di digiunare pesava 54 kg. ). Quando i vomiti superano i 5-7 giorni, noi rialimentiamo per fermarli. La sua acqua fu dunque colorata con un pezzo di succo di frutta o di carote, ma lei continuò a vomitare ancora 15 giorni con un alito fetido e delle crisi di fegato quotidiane. Rifiutava ostinatamente di bere le bevande diluite che le davamo, col pretesto che lei eliminava ancora e che non aveva fame affatto. Siccome il suo peso era molto lontano dal livello di allarme, noi non abbiamo insistito, ma verso il 45° giorno, lei divenne sensibile alla luce del giorno al punto di portare occhiali nella sua camera. Non poteva più vedere niente. In quel momento, insistemmo perché interrompesse il digiuno, ma lei vomitava tutto ciò che si poteva darle o lo rovesciava nel lavabo. Nell’impossibilità di convincerla a bere i succhi molto diluiti che le presentavamo, la minacciai di inviarla all’ospedale. Accettò controvoglia davanti alla mia collera e ai miei scatti di voce: il succo di carote era il solo che il suo corpo tratteneva. Risalì rapidamente la china e la sua vista si ristabilì in 10 giorni dopo aver rischiato la cecità e la morte. Anche in questo caso, attendere la vera fame poteva essere mortale.
Shelton pensa che il meccanismo del "ritorno della vera fame" si scateni sempre ma la nostra esperienza smentisce quest’affermazione dogmatica in quasi tutti i casi. In quest’ultimo caso, i sintomi di eliminazione proseguivano sempre più: alito fetido, dolori epatici, lingua carica, urine colorate e maleodoranti, ma noi non possiamo ignorare la cecità progressiva. Digiunare senza una sorveglianza qualificata è un’impresa pericolosa e mortale in questo caso.
Vediamo ancora un altro caso: il signor B. ci conduce suo figlio coricato nella sua vettura, che non pesa che 28 chili. Aveva digiunato da solo 40 giorni suddivisi da un intervallo di 10 giorni. Era troppo per la sua statura di 1,60 m poiché il suo segnale d’allarme era di 30 kg. interruppe il digiuno da solo con delle quantità ridicole di succo d’arancia per 13 giorni e non arrivava a risalire la china. Era tra la vita e la morte. Non potevamo accettare una tale responsabilità e rifiutammo di prenderlo. Se fosse morto nella nostra casa, si sarebbe attribuita la sua morte al digiuno, se non a me! Egli attendeva il ritorno della fame che non si era mai manifestata.
Shelton stesso riconosceva "che non è facile riconoscere la vera fame dalla falsa fame poiché entrambe hanno numerosi punti comuni".
Il dottor Claunch aveva l’abitudine di distinguere tra le due fami dicendo che un uomo sano senza mangiare ha fame prima di indebolirsi, ma un malato che digiuna si indebolisce prima di avere fame. E’ perfettamente corretto ma Shelton vuole trovare il modo di distinguere tra le due fami senza attendere un lasso di tempo.
La dottoressa Vetrano non ha incontrato che 10 digiunatori che hanno sentito il ritorno della fame. Come si può stabilire una regola generale con così pochi casi?
"Se vi sentite male, deboli e questi sintomi spariscono mangiando, non è vera fame ma un’"assuefazione" come quella del tabacco. Infatti, un individuo con una nutrizione normale può omettere un pasto e perfino più di un pasto senza sentire dei malesseri né perdita di forza. Questi segni sono la migliore prova che l’individuo ha bisogno di un digiuno e di migliori abitudini alimentari. La vera fame non si accompagna mai a sintomi sgradevoli, - né dolore, né malessere, né debolezza - vera o simulata - né crampi di stomaco. Non la si sente nello stomaco e non si sa di avere uno stomaco. Essere coscienti dei propri organi è un segno sicuro di malattia."
Con una richiesta normale per gli alimenti (la vera fame), si sente sempre dopo un pasto moderato un certo benessere, ci si sente bene, forti e si può senza noia attendere un’ora o due prima di mangiare. L’attesa non provoca alcun malessere. Al contrario, tante persone affermano che esse hanno fame prima di ciascun pasto, ma se il pasto è ritardato essi cominciano a languire e a svenire, sentono mal di testa e dolori di stomaco. Ora la vera fame non è affatto una sensazione sgradevole al limite della sofferenza. Questi sintomi rassomigliano in modo strano a quelli sentiti da coloro che sono dediti alla droga e ai quali si toglie tale droga. Sono segni di disintossicazione piuttosto che segni della fame. Più si è malati, più questi segni sono marcati.
Infatti, uno stomaco irritato cerca di guarire quest’irritazione quando esso è "disoccupato".
La fame, scrive Shelton, non è uno stato patologico e non si manifesta con sintomi di malattia. "La fame si sente nella bocca, nella gola, nel naso e un po’ in tutto il corpo."
"Una tazza di caffè allevia il mal di testa di chi vi è abituato, allo stesso modo una puntura di morfina dà sollievo momentaneamente al morfinomane, una sigaretta calma momentaneamente il nervosismo del fumatore, ma tali sollievi non sono una prova che esiste un bisogno fisiologico per questi veleni. E l’ubriachezza alimentare somiglia in tutti i punti a quelli dediti alle droghe e quelli che ne soffrono sentono dei sintomi simili quando non ricevono i loro pasti abituali."
Il ritorno della vera fame segna la fine del digiuno, scrive Shelton. Se si prosegue il digiuno oltre questo punto, comincia la fase dannosa dell’inanizione. E’ importante sapere che la fame ritorna sempre nei casi rimediabili prima del deperimento dell’organismo. Dewey, Carrington e altri hanno segnalato a più riprese che in tutti i casi salvabili la fame ritornerà prima di raggiungere il punto di pericolo. Bisogna sottolineare le parole "casi salvabili". Infatti, nei casi di tubercolosi avanzata, quando gli invalidi si avvicinano alla morte, nella nefrite o nel diabete o quando il cuore arriva alle sue ultime pulsazioni o negli ultimi stadi del cancro, la fame non ritorna.
Come abbiamo già fatto notare, le nostre osservazioni su centinaia di digiunatori che vanno fino a 87 giorni di digiuno non ci permettono di corroborare il "ritorno della fame". Infatti, abbiamo incontrato molto raramente questo ritorno della fame. Inoltre, vediamo una contraddizione evidente tra le affermazioni di Shelton che il ritorno della fame può manifestarsi dopo 7 giorni se l’individuo ha terminato la sua disintossicazione e, d’altra parte, che "se si persiste a digiunare dopo il ritorno della fame, la fase dannosa dell’inanizione comincia" (Shelton). Infatti, alcuni digiunatori sotto nostra sorveglianza hanno sentito il ritorno della vera fame dopo 1 o 2 settimane soltanto mentre avevano delle riserve che potevano portarli a digiunare ben più di così.
In conclusione, "il ritorno della fame" durante il digiuno sarebbe un istinto normale negli esseri viventi, ma questo istinto, questo meccanismo naturale mi sembra guasto nella maggioranza. Si attenderà, per interrompere il digiuno, che l’eliminazione sia terminata, sorvegliando tutti i suoi sintomi.




CAPITOLO 6 - LE CARENZE.


Si afferma che il digiuno può causare delle malattie da carenza. Alcuni medici in Germania iniettano ai loro digiunatori vitamine o danno loro dei brodi di ortaggi o succhi di frutta "per evitare le carenze".
In generale, il corpo possiede riserve di vitamine e di sali minerali che possono durare settimane e perfino mesi in certi casi. Quando un individuo fa 30 o 40 giorni di digiuno all’acqua, la riserva di vitamine comincia seriamente ad esaurirsi, la sua eliminazione si rallenta e si avrebbe vantaggio in quel momento a dargli minuscole dosi di succhi molto diluiti.
Ma se il digiuno non ha superato questa lunga durata, nessun pericolo di carenza esiste. Tutt’al contrario.
Il signor M. B. viene da noi a fare un digiuno di 40 giorni. Soffriva di un’anemia cronica grave e i medici lo avevano dichiarato incurabile. Essi gli avevano consigliato di andare a vivere in campagna in mancanza di ciò i suoi giorni sarebbero contati. Si insediò così in provincia, ma la sua anemia non migliorò. Poi egli venne da noi a digiunare. Per 40 giorni, non assunse altro che acqua pura. La sua anemia avrebbe dovuto aggravarsi. Al contrario, dopo il digiuno l’analisi del sangue rivelò un numero del tutto normale di globuli rossi! Cinque anni sono passati poi e ogni anno egli ricomincia una nuova analisi del sangue per trovare un numero sempre normale di globuli rossi. Non solamente il digiuno di 40 giorni non ha aggravato la sua carenza di ferro, ma essa si è trovata colmata. Non fare mai analisi prima di 6 mesi.
Che cosa è dunque successo? Gli alimenti che noi assorbiamo contengono ferro ma in questo signore, questo ferro non era assimilato. Essendosi rivolto ai medici, questi gli prescrissero dei medicinali a base di ferro. Ora, non essendo questo ferro assimilabile poiché è minerale, la sua anemia non migliorò. Si rivolse allora ai naturopati che gli dissero: il ferro dei medicinali è minerale, morto, il corpo non può assimilarlo. Noi adesso vi prescriveremo del ferro vegetale negli estratti naturali di carciofo. Egli prese quest’estratto di carciofo e la sua anemia restò tale e quale. Nessun risultato. Venne a digiunare 40 giorni senza prendere ferro sotto alcuna forma, né minerale, né vegetale e la sua anemia scomparve! Miracolo inesplicabile? No. Egli aveva ferro nelle sue riserve proveniente dagli alimenti che egli aveva digerito e assorbito, ma non assimilato. E’ quel ferro che il corpo ha finalmente assimilato durante il digiuno. Infatti, l’intossicazione del corpo impedisce l’assimilazione degli elementi utili e necessari. Dal momento in cui egli fu disintossicato, cominciò ad assimilare questo ferro e a fabbricare i globuli rossi in quantità.
Vediamo da questo esempio tipico che non soltanto il digiuno non produce carenze, ma le colma. E’ evidente che se l’individuo che digiuna supera il limite dannoso dell’inanizione, delle carenze cominciano a prodursi come abbiamo visto nei casi citati sopra. Precisiamo ancora una volta che questo limite dannoso dell’inanizione si situa nella maggior parte dei casi dopo 30 o 40 giorni di digiuno, raramente prima come per i molto emaciati, e raramente dopo come per i pletorici e gli obesi (3 o 4 giorni per gli uni e da 50 a 60 giorni per gli altri).
Non è ciò che noi mangiamo che è importante, ma lo è molto ciò che noi assimiliamo. Le persone mangiano troppo, certuni sono meticolosi e ricercano gli alimenti biologici più ricchi di vitamine e minerali, ma la loro salute non migliora per questo poiché niente procura loro beneficio. Chi ha un potere digestivo e un potere di assimilazione forti può ricavare beneficio dagli alimenti meno ricchi, a condizione che essi siano crudi o quasi. Non vale la pena di tentare di trovare gli alimenti più ricchi di vitamine, o che sono ricchi di tale o tal altro elemento vitale. La natura è di una tale generosità che le vitamine contenute in una sola foglia basterebbero a soddisfare i nostri bisogni per una giornata, a condizione di avere un potere di assimilazione forte e potente. La masticazione dei frutti distrugge un gran numero di vitamine, ma ne restano talmente... Un solo melo produce un gran numero di mele e più ancora di semi, che possono far germinare centinaia e centinaia di altri piccoli meli. Ora solo due o tre germinano. Il numero di spermi prodotti in una sola eiaculazione basterebbe per far nascere un milione di bimbi. Ora solo uno nasce e il resto se ne va in pura perdita. La natura è orribilmente generosa. Siamo usciti un poco dall’argomento che ci occupa ma ne valeva la pena.
La moda attuale negli ambienti naturopatici è costituita dalle carenze di magnesio che si cerca di evitare o colmare. Ora, è esattamente lo stesso problema delle carenze di ferro o di calcio. Basta disintossicarsi a fondo con una cura di digiuno assistito, affinché il corpo sia in condizione di assimilare il magnesio che esiste già negli alimenti crudi. E non è necessario preoccuparsi del tenore in ferro di questo o quell’alimento, né di cercare dei concentrati e degli estratti, poiché una quantità minima è sufficiente all’organismo.
Infine, le ultime ricerche in materia di "trasmutazioni biologiche" tendono a mostrare che il corpo fabbrica esso stesso gli elementi che gli mancano partendo da quelli che possiede già.
Se il digiuno non produce delle carenze quando non è spinto al di là del limite dannoso dell’inanizione, invece una dieta esclusiva di pane bianco e di acqua può provocare carenze che vanno fino alla morte in alcune settimane. Si vede dunque che un regime fortemente squilibrato è cento volte più dannoso del digiuno. Durante le carestie, le persone sussistono su un regime squilibrato e fortemente carente in elementi essenziali.
Si afferma che il corpo ha in sé riserve di vitamine poco numerose che non gli permettono di digiunare più di una o due settimane. Ora ciò è smentito dalle migliaia di digiuni che sono stati seguiti, digiuni prolungati di parecchie settimane con i migliori risultati.
C’è qualcosa che non va, scrive Shelton, nel ragionamento di chi vi incita a mangiare fegato, altri organi interni animali, olio di fegato di merluzzo, ecc. come fonti di vitamine, poi dichiara d’un solo fiato che il corpo non può immagazzinare le vitamine. Egli dirà anche che non occorre digiunare poiché non ci sono abbastanza vitamine nel corpo per sostenerlo nei suoi processi nutritivi quando il digiuno sorpassa pochi giorni. Se l’animale può immagazzinare nel fegato molte vitamine, possiamo farlo anche noi.




CAPITOLO 7 - LE MORTI DURANTE IL DIGIUNO.


Tutti i giorni i malati possono morire negli ambienti ospedalieri che si moltiplicano dovunque e nessuno pensa a mettere in causa i trattamenti medici, ma è sufficiente un solo caso, in seguito a un digiuno, perché si assista ad una levata di scudi da tutte le parti. Si accusa il digiuno, si accusa il vegetarismo, si accusa…
Dopo aver tentato tutti i metodi e tutti i trattamenti medici, dopo aver subito operazioni mutilanti, i malati vengono come ultima spiaggia all’igienismo quando non resta loro più il soffio della vita e sono sull’orlo dell’abisso. Spesso, sono migliorati e perfino ristabiliti miracolosamente, ma talvolta essi arrivano troppo tardi. Sono i casi dell’ultima ora. Noi ne rifiutiamo correntemente parecchi ogni anno, ma davanti alle suppliche, e cedendo al sentimento di altruismo anche a rischio del nostro interesse, ci succede di accettare un caso grave per rimpiangere in seguito amaramente tutte le disavventure catastrofiche che ne sono seguite.
Dopo 40 anni che egli esercita, Shelton ha registrato una quarantina di morti, dunque uno l’anno. Tutti sono casi gravi: malati cardiaci, nefrite grave, tubercolosi, ascesso interno, ulcere perforate avanzate, ecc.
Le morti durante il digiuno sono molto rare, ma quando il digiunatore digiuna a casa sua senza sorveglianza, la loro proporzione aumenta molto. Senza sorveglianza, i digiunatori fanno troppo poco o troppo, mettendo così in pericolo la loro vita.
Il primo caso che abbiamo avuto era quello di una vecchia ostetrica di 72 anni sofferente di un cancro allo stomaco e di una costipazione ostinata. Lei digiunò 24 giorni senza storia, si rialimentò una settimana, poi bruscamente senza ragione apparente cominciò a soffrire di dolori addominali e di mancanza d’aria. Noi la rinviammo a casa sua dove lei morì due giorni più tardi. La grande maggioranza dei casi diagnosticati come "cancro" non sono dei veri cancri e possono guarire perfettamente col digiuno, ma una piccola proporzione sono dei veri cancri e niente li può guarire. Il digiuno potrà forse stabilizzarli come, per esempio, per il cancro delle ossa; nel caso del cancro del fegato, esso affretta la morte.
Noi non superiamo più i 15 giorni di digiuno per i cancri veri quando lo stato del malato è medio. Se esso è cattivo, noi lo rifiutiamo semplicemente.
Era di malavoglia che noi avevamo accettato uno Spagnolo sofferente di tubercolosi avanzata da 20 anni. Dall’età di 40 anni, era riuscito a stabilizzare il suo stato astenendosi dal fumare e adottando un regime vegetariano più o meno igienico. Visse così 20 anni senza noie, avendo cura di sé il più possibile. Poi, per una ragione che noi ignoriamo, ricominciò a fumare ("le preoccupazioni e le noie l’hanno portato a fumare" diceva sua moglie). Allo stesso tempo, adottò un regime composto soprattutto di arance e di spinaci. Il risultato fu una catastrofe sui suoi polmoni. Si conoscono i misfatti del tabacco, ma si ignorano quelli dell’abuso di arance e di spinaci. Per pietà, noi l’avevamo accettato. Egli digiunò 3 giorni soltanto e si rialimentò un mese. Rinviato a casa sua, morì due mesi più tardi. Là pure, era un caso di vera tubercolosi. La maggior parte dei casi diagnosticati come tubercolosi non lo sono.
Verso l’anno 1950 ero in India per fare uno stage in una casa naturopatica di digiuno. alla fine del mio stage, mi si chiamò in una città lontana per curare un giovane tubercoloso di 20 anni. Presi il treno e a metà strada mi slogai un piede, ciò che mi costrinse a interrompere il mio viaggio per una settimana a Nuova Delhi in cui alloggiai in un albergo, attendendo il ristabilimento del mio piede indolenzito. Questa slogatura era un dono del cielo poiché arrivando al capezzale del malato, mi si informò che egli era deceduto il giorno prima! Se io fossi arrivato in tempo 24 ore prima, si sarebbe accusato il regime o il digiuno.
Un giovanotto è andato a digiunare dal dottor Shelton con l’idea preconcetta che un digiuno senz’acqua permetta un’eliminazione più rapida. Gli fu consigliato di bere acqua ma lui rifiutò. Un’assistente fu assegnata alla sua sorveglianza, ma dopo aver bevuto il suo bicchiere di acqua, egli lo vomitava quando lei era uscita. Morì di disidratazione in alcune settimane.
Una delle nostre clienti ci invia sua cugina sofferente di un cancro generalizzato. Lei vuole digiunare. La sua analisi mostra globuli rossi in numero di 1 milione e mezzo. Noi la rifiutammo. Lei morì all’ospedale due settimane più tardi, e sarebbe morta lo stesso da noi.
Una signora belga venne a seguire un digiuno da noi una decina di anni fa. Il suo cuore era in cattivo stato. Il terzo giorno ebbe una crisi cardiaca, il digiuno fu interrotto e lei partì per casa sua. Dopo di allora, i malati cardiaci sono sottoposti ad un semi-digiuno senza eccezione, con risultati sorprendenti.
Una signorina di Nizza venne a subire un digiuno breve di una dozzina di giorni. Il digiuno fu interrotto progressivamente con piccoli pasti pesati in anticipo. Soffriva di digestione difficile ma riuscì lentamente a risalire la china e ad elaborare i suoi pasti. Rientrò a casa e riprese gli studi.
L’anno seguente, decise di digiunare da sola nella sua camera di studentessa circondata dai suoi amici ed amiche. "Il tempo passa più veloce e lei si annoia meno" che da noi. E poi, pensa, lei non ha bisogno di sorveglianza avendo visto come noi procediamo. Disgraziatamente, quest’errore le costò la vita.
Digiunò senza difficoltà, ma non poté limitare la sua alimentazione nella ripresa alimentare affinché fosse progressiva. Si gettò sul cibo, ebbe delle indigestioni, digiunò di nuovo per rimettersi dalle sue indigestioni e riprese dei pasti voluminosi e così di seguito. Passarono mesi senza che lei potesse digerire un solo pasto poiché essi erano troppo voluminosi. Come tutti i digiunatori, era incapace di limitarsi. Qualsiasi idiota è capace di digiunare, ma per limitarsi occorre essere un superuomo. La sorveglianza di una persona qualificata è una necessità assoluta per mille ragioni. Lei morì a casa sua 9 mesi dopo mentre pesava 26 kg. per un’altezza di 1,66 m.
Ecco la corrispondenza che mi aveva indirizzato sua madre. Tutti i nostri commenti sono tra parentesi.

Nizza, il 2 giugno 1971

Signore,
Mia figlia aveva tratto un gran bene dai 6 giorni di digiuno che lei ha fatto presso di voi, ha digiunato in seguito 6 giorni a casa (senza sorveglianza, A.M.), poi 6 giorni alla Città universitaria. Incoraggiata dai risultati ottenuti, lei si è lasciata andare a digiunare 11 giorni il 1° febbraio 1971. Fino al 10° giorno, lei ha sofferto molto in tutto l’apparato digerente, ma si sentiva piena di forze e poteva leggere e studiare nella sua camera. Poi d’un colpo: crollo completo, non poteva più alzare la testa dal letto, i compagni che si occupavano di lei, volevano farle interrompere il digiuno subito, ma lei ha atteso ancora 18 ore prima di interromperlo.
La rialimentazione al brodo di carote nondimeno le procurava bruciori di stomaco e dell’intestino per ore. Ha preso in seguito succo di composta di mele (mele cotte senza zucchero) per 2 o 3 giorni: crollo, cera cattiva, borse sotto gli occhi, la pressione cade a 6. (Tutto ciò che le è stato dato è cotto e arcicotto, dunque morto. Essi hanno dovuto anche chiamare un medico per vedere la pressione, ecc. Ciò complica il quadro e introduce un elemento di paura, il meno che si possa dire). Lei si è rimessa mangiando un poco di succo di carote, poi in seguito dei succhi di ortaggi passati alla centrifuga - sempre dei bruciori intollerabili allo stomaco, intestino e mal di fegato, al pancreas (al pancreas soprattutto durante il digiuno).
Dal momento in cui lei è potuta uscire per una passeggiata, si è messa al pallido sole d’inverno di Tolosa per ricamare, con la testa ricoperta da un foulard per 2 ore e mezza: insolazione! (E’ un errore corrente tra i digiunatori e perfino tra tutti di abusare del sole Ma i digiunatori e le costituzioni delicate sopportano meno ancora. Dieci minuti sarebbero largamente bastati. A. M.)
Compresse fredde sulla fronte. Nuovo digiuno di 3 giorni. Lei si è rimessa. (A questo stadio di magrezza, di debolezza e di digiuno, una sorveglianza competente si imponeva. A. M.) poi cattiva uscita e nuova insolazione passando solamente 5 minuti al sole. (Lei non era dunque veramente ristabilita e doveva semplicemente restare a letto. A.M.) Di nuovo 3 giorni di digiuno. (Ciò è troppo. A. M.)
Poi, lei non riprende più peso o così poco. (La ripresa del peso è la cosa meno importante dopo il digiuno. E’ un’ossessione nei pazienti che farà commettere loro molti errori. Bisogna piuttosto che sorvegliare il peso, sorvegliare la digestione e il riposo. A.M.)
Dopo la prima insolazione, lei pesava 38 kg. Prima del digiuno 48 kg. (Per 1,70 m circa, il limite d’inanizione è dunque 36 kg. Ha dunque raggiunto questo minimo. Ciò diventa molto delicato. Diventa urgente non soltanto nutrirla, ma di badare ad una buona digestione di ciascun pasto affinché essa risalga la china ma la difficoltà è grande poiché lei digerisce male tutto. A.M.)
Lei ha ancora la testa estremamente sensibile e comincia soltanto a sopportare la luminosità. Lei non esce per la sua piccolissima passeggiata che dopo il tramonto del sole. (Questo segno di sensibilità alla luce è un segno di inanizione. Né la passeggiata, né il sole erano necessari a questo stadio. Nient’altro che il riposo a letto. A.M.) Tutto il suo sistema nervoso ha dovuto essere scosso da questo secondo colpo di sole. Lei è d’altronde molto nervosa a momenti e ha un cattivo morale.
Ma ciò che è fondamentale in lei è, però, l’apparato digerente. Se lei potesse digerire come prima del digiuno, riprenderebbe rapidamente peso e forze. Lei non ha più quei bruciori dell’apparato digerente, ma soffre ancora spesso di stomaco, intestino e fegato. Lei si lamenta spesso di avere lo stomaco chiuso, le sue digestioni sono troppo lente, talvolta durano 18 ore. (Un alimento che non è digerito in alcune ore fermenta e avvelena il corpo. A.M.) L’intestino sembra il più malandato col fegato: lei ha scartato completamente i frutti, ma sopporta bene i datteri, l’uva secca, i succhi di ortaggi. (Questi frutti sono troppo concentrati e avrebbero dovuto esseri ammollati in molta acqua che si berrà anch’essa. A.M.) (Inoltre si forza a digerire con le tisane, succhi di carciofo, ecc. (Queste tisane e succhi di carciofo impediscono qualsiasi digestione diluendo i succhi. A.M.) (Inoltre le tisane contengono sostanze velenose. A.M.) Ma se ciò migliora un poso le sue digestioni (apparentemente. A.M.) ciò non la guarisce e lei non si rimette.
Che cosa bisogna fare affinché questo apparato digerente si rimetta a lavorare? Lei non ha più il coraggio di digiunare. (Poco e spesso secondo la fame: ecco il segreto che lei conosceva e non può applicare da sola senza sorveglianza qualificata e un controllo rigoroso. A.M.)
Sono 4 mesi che ciò dura e lei si chiede se non passerà un anno in questo stato. Questo digiuno è stato intrapreso il 1° febbraio. C’è da non capirci niente. Che fare? Lei ha l’impressione che saltare un pasto non la migliori.
Spero, signor Mosséri che voi vorrete rispondermi subito e dirmi che cosa pensate di questo stato, se ne avete avuto dei simili nel corso della vostra carriera.
Vi ringrazio in anticipo e vi prego di credere, signore, al miglior ricordo e a tutta la mia simpatia.
J.P., Nizza

P.S. Lei sopporta bene la tapioca, ma essa non è molto nutriente. Il formaggio è pesante e passa molto lentamente.
(Come abbiamo detto, una sorveglianza qualificata s’imponeva perché ciascun pasto fosse preso in buone condizioni digestive: riposo, piccola quantità, fame, ecc. Una ventina di pasti ben digeriti sarebbero stati sufficienti per salvarla. A.M.)

Nizza, il 12 settembre 1971
Signore,
Ho sempre molta preoccupazione al riguardo di mia figlia dopo quel digiuno di 11 giorni che lei ha fatto da sola e di cui vi ho già parlato.
Dopo 3 settimane, lei è in clinica. In questo momento, lei digiuna da 4 giorni a causa di una grossa crisi epatica e intestinale che trova essere la più grossa di tutte, poiché 4 giorni di digiuno non ne sono ancora venuti a capo.
Questa crisi è stata provocata come tutte le precedenti dai suoi errori ed eccessi alimentari, dovuti alla sua bulimia. (Lei mangiava grossi pasti seguiti da indigestioni che la costringevano a digiunare. Poi lei ricominciava. In tal modo nessun pasto era digerito. Il deperimento era inevitabile.)
Io so che voi non ammettete questo disturbo psichico e cionondimeno è ciò che lei ha di più grave, poiché senza di ciò, lei farebbe dei piccoli pasti che non provocherebbero grossi guasti.
Poco prima della sua entrata in clinica, io avevo pertanto creduto che si tenesse in mano nella guarigione. Noi eravamo in campagna, l’aria pura e tonica l’ha incoraggiata a non fare che un pasto al giorno. L’ha fatto per 10 giorni e alla fine di questo periodo la sua lingua si è a metà pulita, ha urinato molto scuro, il suo intestino si è liberato, mentre era molto costipata ed è stata presa da una fame straordinaria! Diceva di non aver mai conosciuto una fame simile. Io ho creduto al ritorno della fame. Mentre da mesi le sue digestioni sono lente, lei aveva l’impressione che il suo stomaco si vuotasse molto rapidamente come un lavandino. (è chiaro che il suo stato poteva ristabilirsi in alcune settimane mentre lei si trascina di errore in errore da 7 mesi. Il ritorno della fame è un segno molto positivo di integrità vitale. A. M.)
Io ero sola con lei e non arrivavo a preparare i pasti al ritmo che lei mi imponeva. Mi svegliava perfino la notte per mangiare. Ciò è durato 3 o 4 giorni e poi per calmare la sua fame e nausearsi come diceva, ha preso, mentre il pasto non era pronto, 2 cucchiaini da caffè di olio d’oliva. Ciò ha infatti interrotto la sua fame, ha mangiato in seguito senza appetito. (Due errori gravi. L’olio è inammissibile. A.M.)
La sera lei soffriva di male al fegato e voleva saltare il pasto, ma l’agopuntore venuto a vederla (non è medico) le ha consigliato di mangiare lenticchie con la sua crema di riso e i suoi ortaggi. (Che gaffe! Invece di attendere la fame e il ristabilimento del fegato, lei consuma delle leguminose che sono impossibili da digerire. E’ l’avvelenamento totale. A.M.)
Con la sua bulimia è stata facile da convincere e si è procurata una grossa crisi epatica e intestinale. Il suo peso è sceso a 29 kg, la sua pressione a 7 ½. Ho dovuto farla entrare in clinica. Che fare? Lei è troppo debole per condurla da voi. (Così, non si attende che l’ultimissimo minuto per venire da noi! Grazie. A.M.) Se lei prendesse alcuni chili e un poco di forze, sarebbe possibile e io resterei da voi presso mia figlia, ma come la nutriresti voi? Lei non sopporta né i frutti, né le crudezze, né le noci diverse. Avete sempre il medico attaccato al vostro stabilimento? Avete conosciuto dei casi come quello di mia figlia? Casi di digiunatori che hanno interrotto il loro digiuno in un momento sbagliato e che hanno conosciuto le medesime difficoltà. Quanto tempo può durare ciò?
Gradirei, Signore, che rispondeste a tutte le mie domande e vi ringrazio in anticipo.
Da notare che in clinica le sono stati fatti tutti gli esami possibili del sangue.
Lei non ha anemia e alcuna carenza. (Esami inutili. A.M.)
Credete, signore, a tutta la mia simpatia.
J.P. Nizza.

Troppa gente immagina che la lettura di un libro le doni le conoscenze necessarie per effettuare da sola un digiuno. Essa rischia la propria vita e parecchi ne sono morti. E’ sufficiente che dei parenti o dei vicini ben intenzionati "li soccorrano" telefonando a un medico, alla polizia o a un’assistente sociale. Si ritroveranno così contro la loro volontà in un ospedale. Il signor M. che effettuava un digiuno a casa sua si ritrovò da un giorno all’altro in un ospedale di pazzi. I suoi amici, venuti all’improvviso da lui, credettero bene di "soccorrerlo". Egli dichiarò loro che stava digiunando da parecchie settimane e il resto seguì naturalmente.
Una dama se ne andò a digiunare in un albergo per isolarsi dalla sua famiglia. L’albergatore si preoccupò che la sua cliente non lasciasse mai la sua camera, né il letto. Lei gli confessò candidamente che stava facendo un digiuno. Subito egli telefonò alla polizia che mandò un’ambulanza e la ospedalizzò senza chiedere il suo parere. Non ne morì, ma altri casi simili sono morti.
Un giovanotto di 26 anni sofferente di ulcera e molto emaciato si presentò per fare un digiuno. Il suo potere digestivo era debole e il suo stato allarmante: atono, senza reazione, senza forza. Per 1,76 m pesava 46 kg. Da 80 kg che egli pesava 2 anni prima! In capo a 7 giorni di digiuno il suo peso scese a 40 kg ciò che rappresentava il minimo. Sembra anche che gli ultimi 2 giorni fu dimenticata la borsa dell’acqua calda sia da lui che dall’assistente. Cadde in un coma leggero. Fu ordinato un brodo caldo, ma era appena tiepido. La sua vitalità era troppo debole e la sua vita era sospesa a un filo fin dall’inizio. Il medico non potette salvarlo. Sarebbe morto ad ogni modo.
I casi troppo emaciati sofferenti di ulcera o di digestioni difficili non sono aiutati dal digiuno e non devono digiunare. Il cambiamento di regime da solo basta per far perdere ancora del peso. Essi sono troppo magri per digiunare e troppo malati per mangiare. Occorre più di un anno per recuperarli se sono recuperabili. Il digiuno non è la soluzione a tutti i mali. E’ una misura d’urgenza ma non una panacea.
Infine, noi leggiamo talvolta nei giornali che uno che faceva lo sciopero della fame è morto in seguito a un digiuno prolungato di parecchie settimane. Nella maggior parte dei casi, non è da incriminare il digiuno ma piuttosto l’assenza totale dei fattori elementari indispensabili a qualsiasi digiunatore, cioè: riposo, tranquillità mentale, assenza di veleni di qualsiasi specie, calore, ecc.
Infatti, la maggior parte di quei digiunatori non restano a letto, si sovraffaticano, vivono nella paura, nell’angoscia, nell’agitazione mentale e nella sovreccitazione emotiva. La maggior parte prende caffè, fuma, prende medicinali, fleboclisi, ecc. durante il digiuno. Digiunare in queste condizioni diviene azzardato.

CAUSE DI MORTE DURANTE L’INANIZIONE.
Il dottor Dewey racconta nel suo libro, Il digiuno che guarisce, il caso di un bambino fragile e magro il cui stomaco era stato bruciato dall’assorbimento di potassa caustica. Egli morì in capo a 75 giorni di digiuno conservando la lucidità mentale fino all’ultimo momento, ma dopo aver raggiunto lo stato di uno scheletro. Un altro caso simile sopraggiunse ad un altro bambino in un’altra città e occorsero 90 giorni per finire con la morte.
A seguito di queste osservazioni, i dottori Dewey e Shelton conclusero che l’inanizione reale non comincia che quando il corpo è ridotto allo stato di scheletro (la pelle sulle ossa, più le viscere). E’ così che Shelton afferma che i morti durante il digiuno sarebbero morti ad ogni modo e anche più in fretta se non avessero digiunato del tutto. Egli sostiene che la causa della morte non è il digiuno, ma altre cause entrano in gioco: organi lesi, paura, freddo, ecc. Shelton ha visto dei casi morire mentre avevano ancora da 10 a 30 chili di carne. Non pensa per nulla che il digiuno sia la causa della loro morte e dice che essi sarebbero morti ad ogni modo, digiuno o non digiuno e anche più in fretta.
Non siamo affatto di questo parere. Infatti, pensiamo che l’inanizione possa affrettare la morte nei malati gravi quando gli organi sono lesi o per altre cause. A nostro parere, le riserve devono essere divise in due parti:
1) le riserve essenziali (vitamine, sali minerali, ecc.);
2) le riserve ordinarie (grasso, ecc.).
I bambini nascono con riserve ben equilibrate di tutte le specie, essenziali e ordinarie. Esempio, il fegato del neonato contiene abbastanza ferro per durare parecchi anni senza alcun apporto esterno. Infatti, il latte materno non contiene ferro e lo svezzamento naturale non sopraggiunge che all’età di 3 anni circa. Ma il bambino non manca di ferro. Ricordiamo per di più che si consiglia correntemente agli anemici di mangiare fegato di vitello, e non fegato di vacca, poiché il primo contiene ferro immagazzinato. I bambini nascono dunque con buone riserve in generale e occorrono spesso da 10 a 15 anni o più per sciupare e alterare la loro salute. Ciò spiega il fatto che i bambini possono digiunare molto più a lungo degli adulti, anche se questi ultimi sono obesi o bene in carne.
Così le riserve non sono sempre visibili ad occhio nudo. Noi abbiamo stabilito la regola approssimativa che la linea di pericolo si situava intorno alla perdita del 40% del peso normale. Tuttavia, quando le riserve sono ben equilibrate, si può perdere il 50% del peso e anche di più prima di raggiungere l’inanizione dannosa.
La causa della morte in tutti i casi sarebbe dunque l’esaurimento delle riserve "essenziali" o la disorganizzazione del sistema nervoso che non può più avviarle verso gli organi che le reclamano (disorganizzazione causata dalla paura o ancora dal freddo che esaurisce tutto rapidamente). Come abbiamo detto, per Shelton, la morte non è dovuta all’esaurimento delle riserve ma agli organi lesi, ecc. Se Shelton avesse fatto la distinzione tra le due specie di riserve, non sarebbe giunto a questa conclusione.
Noi sappiamo, scrive Shelton a questo scopo, che la morte per inanizione non arriva che quando la totalità delle riserve corporee è stata esaurita, e ciò non avviene che dopo quel momento che la natura permetterà che un organo vitale sia danneggiato. L’autopsia, in tutti i casi di morte sopraggiunta durante il digiuno, mostra che c’era una grave malattia organica che rendeva la morte inevitabile, che il malato digiunasse o mangiasse grosse quantità di alimenti nutrienti. Infatti, finisce Shelton, si può affermare in maniera abbastanza certa che se il malato non avesse digiunato, la morte sarebbe arrivata più presto in praticamente tutti i casi."
Malati gravi (cardiaci, tubercolosi, ecc.) possono vivacchiare a lungo, ma morrebbero rapidamente se decidessero di digiunare troppo. Non si può neanche dire, come fanno Shelton, Dewey, Hazzard e altri che essi sarebbero morti ad ogni modo e perfino più rapidamente se non avessero digiunato. Ciò ci sembra l’evidenza stessa. Si può dire, se si vuole, che questi malati gravi muoiono per incidente quando digiunano. Questo incidente che consiste nell’impedimento delle riserve essenziali di essere avviate verso gli organi che le reclamano, impedimento causato sia da un’eliminazione intensa, un difetto organico locale, la disorganizzazione nervosa dalla paura e altre emozioni forti, dal freddo, ecc.


CONTRO-INDICAZIONI AL DIGIUNO.
1) Quelli che assumono medicinali regolarmente per anni. Infatti, queste persone non hanno più riserve essenziali anche se hanno un peso "normale", poiché esso è costituito da tossine, da acqua, sale, grasso, ma comporta poche vitamine, sali minerali ed enzimi. Se questi individui sono magri, allora il digiuno può ucciderli in pochi giorni. Altrimenti, la fame ritorna rapidamente, per mancanza di riserve. Abbiamo visto un caso che ha provato la fame in capo a soli 20 giorni di digiuno, mentre 2 anni dopo, sono occorsi 45 giorni per avere fame. Da notare che nel frattempo, egli aveva interrotto i medicinali e seguito un regime igienico.
2) I diabetici che assumono medicinali regolarmente.
3) Gli ipoglicemici.
4) Quelli che hanno malattie cardiache gravi e reali.
5) Le persone molto emaciate.
6) Quelle che provano una troppo grande debolezza.
7) Quelli che sono degenerati all’estremo.
8) Quelli che hanno subito delle operazioni mutilanti come l’ablazione di grandi parti dello stomaco e dell’intestino. Noi abbiamo fatto digiunare questi casi senza incontrare delle difficoltà notevoli.
9) Gli obesi che hanno reni malati. Non ne abbiamo mai incontrati.
10) Gli ulcerosi, se in più essi soffrono di magrezza, ecc.
11) Quelli che prendono correntemente del cortisone, degli ormoni da molto tempo. Bisogna interrompere questi medicinali 3 mesi prima di digiunare per ristabilire la funzione ghiandolare.
12) Quelli la cui ghiandola tiroide è stata tolta o è stata distrutta dallo iodio radioattivo.
13) Altri casi gravi. I vecchi malati mentali o nervosi che sono magri rischiano il ritorno in forza delle loro crisi mentali (deliri, ecc.)
Non esiste disgraziatamente alcuno studio su questi casi. Gli igienisti professionisti che possiedono un’esperienza si contano sulle dita di una mano e la loro esperienza è ahimè limitata nei casi gravi menzionati.

Il peso

Altezza Peso minimo di pericolo Peso di sicurezza Peso normale

1,50 m……………..24 kg…...…...……..…….34 kg..……..….…40 kg
1,55 m……………..27 kg…...…...……..…….37 kg..……..….…45 kg
1,60 m……………..30 kg…...…...……..…….40 kg..……..….…50 kg
1,65 m……………..33 kg…...…...……..…….43 kg..……..….…55 kg
1,70 m……………..36 kg…...…...……..…….45 kg..……..….…60 kg
1,75 m……………..39 kg…...…...……..…….49 kg..……..….…65 kg
1,80 m……………..42 kg…...…...……..…….52 kg..……..….…70 kg

1) Il peso minimo di pericolo rappresenta il 60% del peso normale.
2) Il peso normale rappresenta 10 kg in meno del centimetraggio.
3) Aggiungere o detrarre 1 kg secondo l’ossatura.




CAPITOLO 8 - I MEDICINALI E IL DIGIUNO.


SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE?
E’ preferibile per coloro che assumono medicinali in quantità notevoli interrompere tutti i rimedi parecchie settimane prima di digiunare. Altrimenti, bisogna prevedere qualsiasi genere di noie durante il digiuno. Tuttavia, certuni non possono rompere questo circolo vizioso che rompendo brutalmente con i veleni e digiunare subito. In questi casi, il digiuno non deve essere spinto oltre le 2 o 3 settimane secondo il caso.
Segnaliamo di passaggio che i medicinali, il tabacco, il caffè, le pillole di vitamine, ecc. hanno un effetto devastante durante il digiuno - effetto più nocivo che se si mangiasse.
Ma, si tratta qui di quelli che hanno l’abitudine di assumere medicinali tutti i giorni e che desiderano digiunare. "Parecchi anni fa, dopo aver sorvegliato alcuni digiunatori senza noie per tanti anni, ebbi una serie di digiunatori che cominciarono a sanguinare alcuni giorni dopo l’inizio del digiuno. fu per me uno sviluppo nuovo e inatteso. Perché i digiunatori devono sanguinare improvvisamente? Io interrogai questi soggetti e scoprii che in tutti i casi essi avevano l’abitudine di assumere anticoagulanti. I sanguinamenti non sono durati a lungo. Nessun seguito grave, ma ciò sottolinea i pericoli che comportano i medicinali".
Io so da molto tempo ciò che bisogna attendersi quando faccio digiunare un alcolista, un fumatore, un morfinomane, una vittima del bromo o di qualsiasi altra droga popolare, ma le nuove droghe o i nuovi medicinali annunciano anche delle complicazioni impreviste e imprevedibili. Queste complicazioni sono raramente dannose e abitualmente di breve durata. Ahimè, ciò non si applica a una complicazione di cui sono stato recentemente testimone. Si tratta di emorragie sopraggiunte in due casi fatali in soggetti sofferenti di ulcere al duodeno. Dopo aver sorvegliato con i migliori risultati digiuni per 44 anni, tra i quali si trovavano molti casi di ulcere al duodeno, non mi attendevo di incontrare dei risultati opposti. Per il passato, io non ho avuto che un solo caso che abbia sviluppato un’emorragia, ma questa persona si era ristabilita rapidamente. Altrettanto buoni risultati erano stati riferiti dal dr. Tilden, Weger e altri e non sembrava utile attirare l’attenzione su complicazioni possibili.
E’ così che col tempo, ho imparato a ricercare le cause di queste complicazioni nelle pratiche mutevoli dei medici che vanno e vengono come le mode dei sarti. Si potrebbe incontrare ogni tanto un caso particolare dovuto alle differenze personali, ma quando queste complicazioni vengono in serie, bisogna ricercare un denominatore comune.
Ai nostri giorni, si abusa di due cose molto nocive per i tessuti del canale alimentare. Sono i raggi X e il radio, poi l’aspirina. Infatti, si utilizzano sempre più i raggi X come mezzo di diagnosi, ciò che deteriora i tessuti gastrici e intestinali che si disaggregano agevolmente e impedisce la cicatrizzazione.
E’ lo stesso per l’aspirina e tutti i medicinali a base di salicilati quali Alka-Seltzer, Bufferin, Anacin, ecc. Il popolo americano sta affondando davanti all’altare del grande dio chiamato sollievo.
Infatti, più si studiano i misfatti dell’aspirina, più si afferrano le sue conseguenze devastatrici. L’aspirina danneggia il sangue e causa le emorragie gastriche e intestinali…
Un certo numero di medici tra quelli che hanno tendenze psicosomatiche, prescrivono tranquillanti al posto dell’aspirina per gli ulcerosi. Se ciò non provoca cambiamenti distruttivi nel loro canale digerente, si può essere sicuri che porterà a dei danni nervosi e all’intossicazione, come per i drogati. Infatti, sono anni che i medici prescrivono sempre più droghe tranquillanti come il Librium, il Valium, il Mogadon, ecc. non occorre sorprendersi poiché essi sono ritenuti capaci di procurare buonumore quando si è tristi, forza quando si è stanchi, calma quando si è sovreccitati, sonno quando non si può dormire e una mente lucida quando essa è confusa! E’ inevitabile che i medici con l’aiuto delle tecniche promozionali dei fabbricanti di medicinali, trasformino il mondo in una generazione di drogati.
E’ inevitabile, conclude Shelton, che coloro che hanno subito dei danni irreversibili nei loro nervi in seguito ai tranquillanti, ci diano problemi quando digiunano.
Parlando degli epilettici e di tutti i nevrotici che hanno subito per mesi e anni degli elettroshock e preso medicinali, Shelton pensa che "bisogna essere prudenti con tutti questi casi. Il digiuno breve rimpiazzerà il digiuno lungo. Nel caso in cui è stato subito l’elettroshock, noi non facciamo digiunare più di 15 giorni. L’unico pericolo in questo caso è lo sviluppo di una crisi mentale che può durare, sotto la forma di una vera psicosi, da alcune ore a 3 o 4 settimane. Il ristabilimento spontaneo sopraggiunge in tutti questi casi, ma è meglio evitare queste crisi."
Soprattutto quelli che sono dediti all’L.S.D. hanno delle complicazioni durante il digiuno.
Una decina di anni fa, abbiamo avuto un ingegnere che soffriva di epilessia e di disturbi nervosi. Digiunò 52 giorni e sviluppò alla fine del suo digiuno una crisi mentale di pazzia furiosa che durò 3 giorni. Ciò richiese una sorveglianza giorno e notte per tutto questo periodo. Si era ristabilito totalmente da questa crisi e non abbiamo avuto il coraggio di svelargli la natura della crisi poiché egli non ne era cosciente.
Un altro caso simile è adesso da noi: tabacco, tranquillanti, insonnie, nervi malati, egli ha 47 anni. Il 7° giorno di digiuno, ebbe una crisi mentale: divagava, saltava sopra il letto e faceva ogni specie di scemenza. La crisi non durò che 24 ore. Poi fu un sonno profondo come mai in vita sua. Il suo digiuno non durò che 21 giorni col ritorno della fame e l’interruzione totale di qualsiasi eliminazione. Fu rialimentato progressivamente per 7 giorni, poi si annunciò una crisi meno forte, dopo 3 evacuazioni voluminose che sgombrarono gli intestini dopo 30 giorni. Lo sforzo muscolare aveva esaurito il suo sistema nervoso.

IL DIGIUNO E LE OPERAZIONI.
Uno uomo di 72 anni viene a fare un digiuno. aveva subito un’operazione e gli era stato asportato un terzo dello stomaco. Scrissi subito a Shelton per avere il suo parere poiché non sapevo se bisognava farlo digiunare o no. E in caso affermativo quale sarebbe stata la lunghezza del digiuno che poteva subire in tutta sicurezza.
Gli operati sono dei mutilati, rispose Shelton, bisogna attendersi di tutto durante il loro digiuno. Ecco ciò che non era per tranquillizzarmi. Sorvegliai dunque strettamente il digiunatore temendo che facesse qualche incidente. Digiunò senza problemi 21 giorni. La sua forza psichica era eccellente e la sua ripresa alimentare proceduta col massimo di prudenza si svolse senza noie. Avevo preso la precauzione di interrompere il digiuno col succo di carote e del brodo caldo di legumi al posto dei succhi di frutta tradizionali.
Un secondo caso era quello di una signora che si era fatta operare la vescichetta biliare due anni prima di venire a digiunare. Digiunò senza problemi 20 giorni, ma durante la ripresa evacuò del sangue nero, ciò che indica che la sua cicatrice si era riformata durante il digiuno.
Un giovanotto di origine polacca aveva subito un’operazione agli intestini che furono ridotti di 60 cm. Digiunò 20 giorni senza problemi con una sorveglianza stretta e una prudenza estrema nella ripresa alimentare come per il primo caso sopra citato.
Una signora mi scrisse che aveva subito un’operazione con la quale i suoi seni erano stati riempiti di una sostanza in plastica per renderli più belli. Voleva digiunare. Io consultai Shelton che mi rispose che il corpo " a priori dovrebbe subire un’operazione di rigetto". Io la autorizzai dunque a digiunare un massimo di 15 giorni, ma lei non venne.
La moglie di un giudice istruttore era stata operata per un cancro al seno, poi aveva subito parecchie sedute di raggi al cobalto. La sua salute e la sua digestione in particolare erano deplorevoli. Le abbiamo permesso di digiunare 14 giorni sotto la nostra sorveglianza costante, ma non un giorno di più. Il digiuno è trascorso perfettamente. Siamo convinti che se avesse superato questa durata avrebbe avuto dei problemi molto gravi.
Un avvocato di Algeri viene per fare un digiuno nella nostra casa. Soffre d’insonnia e di sensibilità al rumore. Prendeva dei sonniferi, tranquillanti, aspirina dal suo internamento che era durato un anno. Aveva preso la difesa dei rivoltosi di Algeri divenuti poi ministri, e fu internato per questo. In breve, ci è parso azzardato farlo digiunare, poiché nella sua gioventù gli era stata asportata una parte del suo polmone che si riteneva a torto tubercoloso. L’abbiamo dunque sottoposto ad un semi-digiuno per 20 giorni, che consisteva nel somministrargli 2 mele il giorno senza nient’altro.
Nessuna crisi si manifestò e le sue eliminazioni si facevano in dolcezza. Avemmo allora il coraggio di farlo digiunare una settimana che trascorse molto bene.
Un altro caso della medesima età (50 anni) aveva una salute rovinata: nervi, colite, ecc. Malgrado la sua insistenza a voler digiunare non abbiamo accettato che un semi-digiuno di 20 giorni al massimo. La sua eliminazione era nel momento cruciale e noi siamo persuasi che se avesse superato questa durata o se avesse digiunato integralmente, i suoi polmoni prima accasciati dal pneumotorace sarebbero stati affetti dall’eliminazione e si sarebbero avuti problemi molto gravi. I polmoni e i reni sono organi di eliminazione, degli emuntori che devono essere in buono stato perché si possa intraprendere un digiuno lungo.
Infine, noi riceviamo ogni tanto una persona che vuole digiunare per guarire un’ernia. Noi gli diciamo che il digiuno non ha influenza diretta su un’ernia, ma che essa può essere guarita con esercizi speciali. Quanto alle ernie iatali, né il digiuno, né l’operazione, né gli esercizi possono rimediarvi.
In generale, il digiuno affretta la cicatrizzazione delle ferite.
I diabetici meritano un poco che si parli di loro. Se essi hanno assunto per lunghi anni l’insulina o altro, il digiuno non è possibile poiché il loro pancreas è totalmente atrofizzato. Ma se hanno preso medicinali solamente per parecchi mesi, possono interromperli modificando simultaneamente la loro alimentazione e possono in seguito subire un digiuno che guarirà completamente il loro diabete. Non avranno più zucchero nel sangue né nelle urine, ma devono evitare i dolciumi e i farinacei. Non si deve interrompere il loro digiuno con i frutti a causa dello zucchero. Si useranno pompelmi, pomodori e latte cagliato in seguito.
Il pane e i cereali necessitano di forti secrezioni di insulina per trasformare il glucosio. Ecco le principali cause del diabete. Al contrario, i frutti acquosi non reclamano insulina per essere digeriti e il loro zucchero entra lentamente nel sangue. I diabetici potranno consumarne senza abuso.
Noi abbiamo avuti dei sofferenti d’insonnia che prendevano sonniferi di nascosto durante il digiuno per dormire. La loro cura del digiuno fu un fiasco totale ed essi non potettero sbarazzarsi della loro insonnia. Al contrario, quelli che si sono astenuti dal barare, quelli che hanno potuto sopportare parecchie notti d’insonnia durante la prima settimana di digiuno si vedono ricompensare e ritrovano a poco a poco, e a volte anche d’un solo colpo, il loro sonno da lungo tempo desiderato. E’ così che un Algerino di 45 anni, sofferente d’insonnia, venne per digiunare. In capo a 10 giorni, l’insonnia persisteva ancora malgrado le nostre affermazioni che il sonno sarebbe tornato in capo ad una settimana tutt’al più. Partì deluso dal risultato. Ma dopo la sua partenza, scoprimmo per terra nella sua camera parecchie pillole nere perdute qua e là che egli aveva lasciato cadere per sbadataggine.
Dopo parecchi giorni, si sente alla radio e si legge sui giornali la storia di un certo Roland Agret che digiuna da 40 giorni per chiedere la revisione del suo processo. Secondo le informazioni che abbiamo potuto capire dai bollettini d’’informazione e alla televisione, non pesa più che 51 kg., con una pressione arteriosa di 6 (?), beve caffè, una bevanda di cioccolata calda, riceve delle fleboclisi quando non le rifiuta, rifiuta di mangiare ma accetta i medicinali necessari al mantenimento della sua lucidità.. Avrebbe perso anche 33 kg in 40 giorni.
Vi sono da fare parecchie annotazioni su questo caso, Anzitutto, la perdita di peso è eccessiva. Noi non abbiamo mai visto un digiunatore sotto la nostra sorveglianza perdere più di 20 kg in 40 giorni di digiuno, diciamo la perdita varia tra i 15 e i 23 kg per 40 giorni di digiuno. Se Roland Agret ha perso 33 kg deve esserci una ragione distruttiva maggiore, se non parecchie ragioni come segue:
1) l’assunzione di medicinali durante il digiuno che il corpo si esaurisce ad eliminare; l’assunzione di medicinali durante il digiuno che il corpo si esaurisce ad eliminare;
2) il consumo di caffè durante il digiuno che intossica il corpo e che deve anch’esso essere eliminato a prezzo di considerevoli energie perdute; il consumo di caffè durante il digiuno che intossica il corpo e che deve anch’esso essere eliminato a prezzo di considerevoli energie perdute;
3) la tensione mentale, il sovraffaticamento nervoso, la stanchezza e l’agitazione che sono il destino di un tale scioperatore della fame tutto il tempo attorniato da giornalisti, parenti inquieti, poliziotti, medici (che non hanno alcuna esperienza in materia, quali che siano i loro titoli), giudici e avvocati. la tensione mentale, il sovraffaticamento nervoso, la stanchezza e l’agitazione che sono il destino di un tale scioperatore della fame tutto il tempo attorniato da giornalisti, parenti inquieti, poliziotti, medici (che non hanno alcuna esperienza in materia, quali che siano i loro titoli), giudici e avvocati.

4) Le pappe di cioccolata non hanno alcuno spazio nel menù di un digiunatore o di un non-digiunatore. Il cioccolato contiene veleni del sistema nervoso e del fegato. Le pappe di cioccolata non hanno alcuno spazio nel menù di un digiunatore o di un non-digiunatore. Il cioccolato contiene veleni del sistema nervoso e del fegato.
D’altra parte, i soggetti che hanno preso tutti i giorni, per anni, dei medicinali per gli intestini (lassativi, medicinali contro le amebe, ecc.) hanno spesso delle complicazioni molto dolorose durante il digiuno. La mucosa dei loro intestini raschiata e privata per anni di qualsiasi flora intestinale finisce col degradarsi e non adempiere più le sue funzioni di stoccaggio delle feci. Queste si incollano alle pareti secche del colon e si forma un tappo molto duro che diventa molto difficile da sloggiare. I premiti sono molto dolorosi e possono durare per giorni, settimane e perfino mesi se non li si risolve rapidamente. Essi si manifestano ogni 10 minuti e spossano completamente il soggetto. Ne abbiamo visto una decina di casi che sono riferiti altrove.
La signorina R. R. aveva una trentina d’anni. Prendeva tranquillanti durante il digiuno e durante la ripresa alimentare. i suoi piccoli pasti le provocarono delle indigestioni ripetute senza ragione apparente poiché lei prendeva questi medicinali di nascosto. Accusò le due rondelle di cetrioli crudi e le 3 foglie di lattuga che mangiava la sera. noi insistevamo perché le mangiasse ma lei persisteva a rifiutare qualsiasi crudezza. Ora, i medicinali consumati diminuiscono considerevolmente il potere digestivo e il soggetto non può più digerire niente! Non soltanto i medicinali, ma anche il cioccolato, gli spinaci, le prugne secche, ecc. diminuiscono il potere digestivo. Non si può più digerire niente i giorni seguenti, si dimagrisce, ci si indebolisce, si ha sempre fame…

SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE I MEDICINALI?
Ci viene domandato spesso se si possono interrompere bruscamente i medicinali che si prendono regolarmente tutti i giorni. Salvo rare eccezioni, noi consigliamo sempre di interrompere subito tutti i medicinali. Non ci si guadagna nulla continuare di avvelenarsi, perfino se si diminuiscono le dosi progressivamente.
Perché si teme di cessare improvvisamente i medicinali? Si temono le reazioni violente dell’organismo, ma si ignora che queste reazioni sono sintomi di eliminazione. Il fumatore che smette di fumare si sente male, nervoso, irritabile, poiché l’eliminazione del tabacco produce tutti questi sintomi. Chi smette di bere caffè si sente abbattuto, stanco, sente un’emicrania sorda, una mente confusa, ecc. poiché sono dei sintomi di eliminazione. Chi smette di bere alcol prova subito dei sintomi violenti di disintossicazione e di eliminazione. Nessuno gli consiglia di smettere di bere alcol per tappe progressive. Tutti incoraggiano l’ubriaco a smettere improvvisamente l’alcol. Esistono persino dei centri speciali di disintossicazione.
Vediamo un poco ciò che avviene quando si è preso per anni un medicinale o una droga qualsiasi. Così:
Il comportamento dell’organismo vitale si adatta a tutte le influenze che esso non può distruggere, controllare o evitare. Legge n.10, Scienza della Salute, Mosséri.
Ed ecco l’enunciato della legge n.11:
L’adattamento a qualsiasi influenza nociva è un adattamento malsano che si compie sempre nel corpo con dei cambiamenti che si allontanano dall’ideale e finiscono con la degenerazione.
Prendiamo l’esempio di chi consuma abitualmente il tè. Finisce con l’avere una mucosa stomacale indurita come il cuoio. E’ il modo della natura di proteggersi contro il tè e di impedire per quanto possibile il suo assorbimento. Non dimentichiamo che il tannino è utilizzato per fare il cuoio che serve per le borse, valigie. Ora il tè contiene il tannino. Si conosce l’esempio di chi si abitua all’arsenico, al tabacco, ecc. Questo adattamento si compie sempre con cambiamenti tissutali che si allontanano dall’ideale, come il cancro ai polmoni, l’ulcera gastrica, ecc.
Dal momento in cui si smettono i medicinali e le droghe, il corpo non ha più bisogno di mezzi di difesa che esso ha istituito per proteggersi e si mette a dislocarli a poco a poco. Questi mezzi di difesa sono: l’ulcera, il cancro, i tumori, l’arteriosclerosi, e tutte le malattie. Questa eliminazione si produce inoltre con delle reazioni violente dell’organismo - violente ma profittevoli e benefiche.

SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ALCOL?
Tutti concordano nel pensare che l’alcol può essere interrotto improvvisamente con profitto. Esistono centri di disintossicazione in cui gli alcolizzati sono diretti spesso a forza a smettere l’alcol e a disabituarsi. Quando un alcolista smette di bere, tutta la sua famiglia è sollevata. L’alcol era una disgrazia. Non abbiamo mai avuto un alcolista che fosse venuto a fare una cura di digiuno. Gli alcolisti e gli ubriachi non cercano di vivere sanamente, né di migliorare la loro salute. Essi hanno optato per la filosofia dell’evasione continuamente ripetuta. E’ la loro religione. Come si può far loro prendere coscienza del male che si causano?

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE LE DROGHE? IL TABACCO?
Shelton fa smettere improvvisamente le droghe ai suoi digiunatori con successo e senza problemi. Noi non abbiamo mai avuto drogati (oppio, hashish, cocaina, L.S.D.) da curare. Al contrario, abbiamo avuto parecchie persone che fumavano molto e che non hanno avuto difficoltà a interrompere bruscamente il tabacco prima di digiunare. La voglia scompare fin dall’inizio.
Un drogato che smette di prendere la sua droga comincia subito a sentire i sintomi sgradevoli dell’eliminazione e della purificazione. E’ in qualche modo una penosa depressione nervosa, angoscia, paura, ansietà, lacrime, un fegato attivo e doloroso, una lingua carica e cattiva, mal di testa, idee nere, ecc. Bisogna sostenere queste persone in questi momenti e farli pazientare. La crisi passa in alcune ore. Un eccesso di acqua può attenuare un poco le sofferenze trascinando le tossine nelle urine cariche.
Queste crisi sopraggiungono soprattutto dopo mezzanotte, al momento in cui l’eliminazione è al massimo.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTICOAGULANTI?
Abbiamo fatto smettere gli anticoagulanti ad alcuni casi senza problemi, ma essendo venuti a conoscenza di casi mortali che avevano smesso bruscamente questi medicinali, chiediamo d’ora in avanti a questi soggetti di procedere progressivamente. Non accettiamo questi casi che dopo la cessazione totale di questi veleni.
Abbiamo avuto anche un uomo anziano che li prendeva regolarmente. Dal primo giorno della sua entrata e molto prima di perdere un solo pasto, cominciò a sanguinare dal naso senza sosta. Sua moglie ci dichiarò apertamente: "Se mio marito avesse digiunato, avrei accusato il digiuno d’aver provocato questo sanguinamento."…e di considerarci responsabili! Noi lo mandammo all’ospedale dove soggiornò 30 giorni durante i quali sanguinò tutti i giorni dal naso. Avrebbe continuato a sanguinare se avesse digiunato? Non avremo mai la possibilità di saperlo poiché le leggi non ci permettono di assumerci questi rischi.
E’ certo che il digiuno disintossica il sangue e lo rende di conseguenza meno vischioso e più leggero. Il rischio di formare un coagulo diminuisce considerevolmente durante e dopo un digiuno.
E’ infine probabile che un semi-digiuno sia indicato piuttosto che un digiuno per evitare una forte disintossicazione che caricherebbero il sangue di troppe tossine contemporaneamente. E’ più prudente agire in dolcezza in tutti questi casi fragili. O meglio ancora, di rifiutarli. Essi possono curarsi da soli assumendosene la responsabilità.

SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I CARDIOTONICI?
Si tratta soprattutto della digitalina. Pensiamo che non ci sia niente da guadagnare a conservare dosi anche piccolissime di questo veleno orribile che provoca inoltre dei vomiti e altri disturbi digestivi, ma il malato forse non è pronto a sopportare gli inconvenienti di questa cessazione brusca e c’è molto da temere che si impaurisca di una debolezza cardiaca normale in queste circostanze, ma non pericolosa. Il riposo totale è di rigore. Bandire tutte le emozioni e le contrarietà che possono mettere la vita in pericolo.
Mia nonna aveva avuto un collasso cardiaco. Il medico fu chiamato d’urgenza e prescrisse un cardiotonico: coramina o digitalina o altro veleno del genere. Il suo cuore fu così stimolato mentre occorreva lasciarlo riposare. In capo ad un giorno o due, il cuore si spossò e lei morì. La stimolazione esaurì le ultime riserve del suo organismo. Sarebbe stato necessario economizzarle riducendo i consumi in tutti i campi:
- digestivo (digiuno)
- muscolare (riposo a letto) - posizione orizzontale.
- sensoriale (calma, silenzio)
- emotivo (serenità)
- sessuale (evitare i consumi da questo lato)
- ecc.
La debolezza e la prostrazione incontrata quando si ritirano bruscamente gli stimolanti sono segni di recupero e di rilassamento senza pericolo. Il pericolo sarebbe piuttosto nell’attività e nella forza apparente che esauriscono le ultime riserve prima del crollo mortale.
Il cuore è un muscolo che lavora senza tregua. Col digiuno, esso rallenta un poco il suo ritmo per riposarsi relativamente.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE I SONNIFERI? I TRANQUILLANTI?
Assolutamente. Bisogna smetterli bruscamente. Ne abbiamo parlato a più riprese. Non c’è nessun pericolo ad interromperli bruscamente. I risultati sono assai rapidi e si fanno sentire in alcuni giorni. Il sonno diventa profondo e prolungato. E’ così che gli insonni sono praticamente i soli che dormono meglio durante il digiuno.
Noi non siamo mai stati delusi con gli insonni salvo quelli che barano e prendono di nascosto i sonniferi.
E’ certo che il più terribile durante il digiuno, è di restare svegli con la testa vuota e le idee che tornano in tondo senza fine, ma, tuttavia, dopo alcuni giorni il rilassamento naturale s’insedia e ci si leva la mattina riposati nonostante l’assenza occasionale del sonno.
Il sonno provocato dai sonniferi non è un vero sonno. E’ piuttosto una stupefazione. I nervi sono storditi come da un colpo di manganello. Quanto ai tranquillanti, interromperli progressivamente 3 mesi prima del digiuno. Mai improvvisamente (crisi violente, camicia di forza, ecc.).

SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I LASSATIVI?
Bisogna assolutamente smettere improvvisamente i lassativi. Gli intestini che si erano forzati a lavorare senza tregua per tutti questi anni cominceranno a riposarsi. Alla fine del digiuno, essi lavoreranno da soli senza bisogno di spingerli.
Alla rottura del digiuno, si potrebbe avere un ritardo per evacuare. Ciò può durare fino a 7 giorni dopo aver interrotto il digiuno. Non inquietarsi, né spaventarsi. Presentarsi regolarmente all’evacuazione, non forzare troppo, né insistere troppo. Le razioni devono restare molto piccole e non bisogna aumentarle finché le prime feci non sono uscite. Se si forza l’alimentazione, gli intestini si ingombrano di nuovo e provocano qualsiasi genere di malesseri addominali.
I costipati hanno una battaglia da vincere. E’ di lasciare i loro intestini funzionare da soli, senza aiuto, senza lassativi, né clisteri, né supposte di glicerina, né niente. Con la pazienza essi vinceranno questa battaglia. Ma se essi ritornano ai loro lassativi, sono perduti!
Non è importante andare tutti i giorni di corpo quando ci si nutre con moderazione. Il corpo recupera il ritardo.
I costipati hanno sempre ottenuto sotto la nostra sorveglianza un risultato spettacolare col digiuno.

SI PUO’ INTERROMPERE BRUSCAMENTE L’INSULINA?
Coloro che hanno preso l’insulina per anni hanno contribuito ad atrofizzare totalmente il loro pancreas e non possono più fare a meno dell’insulina a pena di morire.
Quelli che hanno assunto l’insulina per parecchi mesi possono smetterla a condizione di regolare al tempo stesso ciò che mangiano, o di digiunare immediatamente. Noi non accettiamo questi casi che se essi interrompono l’insulina a casa loro delle settimane prima di venire a digiunare. Un’interruzione progressiva è talvolta raccomandata in parecchie settimane soltanto.
Shelton aveva l’abitudine di prendere i digiunatori che assumevano l’insulina da anni smettendo bruscamente questo rimedio. Egli ha incontrato così tante complicazioni in questi casi che non li prende più. Due anni di insulina è il massimo che egli accetta.
E’ probabilmente lo stesso per gli altri medicinali contro il diabete.
Noi abbiamo fatto digiunare dei diabetici che non prendono né insulina né altro. Perfino a 60 anni, il ristabilimento fu ottenuto e il sangue non rivelava più alcuna traccia di zucchero.

SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ASPIRINA?
Bisogna assolutamente smettere subito prima di digiunare l’aspirina, anche se le emicranie raddoppiano di intensità e diventano intollerabili. Esse tuttavia non dureranno tuttavia troppo tempo, alcuni giorni tutt’al più. In seguito esse spariranno gradualmente per sempre.
L’aspirina è un veleno che produce le emorragie e le ulcere. Essa allevia apparentemente i mal di testa che restano tuttavia latenti.
L’aspirina non produce alcuna assuefazione come le droghe sul sistema nervoso.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTIBIOTICI?
Gli antibiotici sono medicinali che arrestano l’infezione, ma senza eliminarla. L’infezione resta nel corpo e finisce col produrre danni considerevoli come la paralisi o il cancro nei casi estremi.
Bisogna interrompere bruscamente gli antibiotici e digiunare subito. Il digiuno elimina l’infezione e i microbi scompariranno da soli.
Certamente in caso di ferite, bisogna assolutamente assicurare il drenaggio quotidiano della ferita. Istituire il digiuno immediatamente senza antibiotici. Nessuna infezione si svilupperà poiché essa sarà eliminata con le urine scure, l’alito fetido, ecc.
In caso di febbre, e qualunque ne sia l’importanza, istituire il digiuno subito e smettere tutti gli antibiotici. Restare a letto ben al caldo. Non lasciare il letto. La febbre molto elevata non è mai pericolosa (il corpo non si suicida) se si lascia il corpo agire a modo suo senza impedirlo con prodotti chimici o altri mezzi contro natura. La febbre è il mezzo che la natura instaura per eliminare gli scarti tossici. La natura conosce i suoi limiti e non li passerà mai. Essa ha i suoi meccanismi di sicurezza che impediscono alla febbre di superare il limite di sicurezza. Il pericolo sarebbe piuttosto in un soggetto che fa una febbricina.




CAPITOLO 9 - IL DIGIUNO NON E’ UN RIMEDIO.


Abbiamo ripetuto parecchie volte che i rimedi non esistono, che il solo "rimedio" è la soppressione della causa e che il ristabilimento doveva giungere dopo un periodo di recupero e di eliminazione favorita dal riposo fisiologico che è il digiuno.
Le medesime cause hanno i medesimi effetti. Finché la causa sussiste, sussiste l’effetto. Per sopprimere un effetto (malattia), bisogna sopprimere le cause.
Non bisogna cercare di sopprimere o guarire la malattia poiché è la malattia che guarisce il malato! Da cosa lo guarisce? Ma dalle sue cattive abitudini e dai suoi vizi. Se egli modifica le sue abitudini, non avrà più bisogno della malattia ed essa se ne andrà come è venuta.
Il digiuno non deve essere considerato come un rimedio, ma come un riposo fisiologico. Il rimedio è la soppressione della causa, mentre il riposo fisiologico permette al corpo di rilanciare l’eliminazione in ritardo.
I sintomi della malattia sono sintomi di eliminazione. Più si elimina, meglio è, a condizione di non riapprovvigionare il corpo di tossine, mantenendo le cattive abitudini: caffè, tabacco, veleni, ecc.
Quelli che criticano l’igienismo ci accusano di voler guarire tutto col digiuno. Impossibile far loro comprendere la nostra posizione. Noi abbiamo un bel correggerli, essi ripeteranno sempre la medesima cosa. Noi non abbiamo mai detto che il digiuno guarisca checchessia. In realtà, noi non crediamo nei rimedi. Voler guarire la malattia è un rimasuglio del vuduismo.
Io non credo nel digiuno come rimedio.
La medicina e le altre professioni curative non riconoscono che raramente e in teoria soltanto, il potere autocurativo dell’organismo vivente. Essi non riconoscono il carattere rimediante del processo chiamato malattia e attaccano l’entità fittizia che la loro immaginazione ha creato… Essi non sanno che i processi della malattia rappresentano la forza curativa della natura in azione.
Certamente noi dobbiamo allontanare dalla mente qualsiasi idea che esista un rimedio o che esisterà. I rimedi non esisteranno mai, non più della pratica della medicina. Il ristabilimento, lo ripeto ancora, è un processo biologico, non un arte. E’ una funzione dell’organismo vivente come la respirazione, la digestione, la circolazione, l’escrezione, la proliferazione cellulare o l’attività nervosa. E’ un processo incessante, altrettanto costante come la rotazione della terra intorno al suo asse. L’uomo non può copiarlo, né imitarlo, né rimpiazzare questo processo. Tutte le scuole curative sono fraudolente.
Infine, il digiuno non è una misura terapeutica. Dovunque si ha tendenza a interpretare i processi normali e naturali della vita in termini medici. Ora ciò conduce a molti errori. Il digiuno non è un rimedio. Non guarisce la malattia. Se noi conserviamo ciò in mente eviteremo di commettere l’errore di parlare di digiuno terapeutico".
Noi non dobbiamo trasferire la nostra fedeltà verso i medicinali o i bagni di vapore in quanto processi e agenti curativi per adottare così il digiuno come un altro processo curativo. Infatti, il digiuno non guarisce niente. Sarebbe più giusto dire che il digiuno è un processo biologico e che spesso è una parte integrante del processo curativo, ma esso non guarisce più della respirazione o dell’esercizio. E’ un periodo di riposo fisiologico, un periodo di attività molto ridotta durante la quale il corpo può fare ciò che non può fare in stato di attività o di sazietà.
Tutto ciò può apparire come una semplice discussione verbale. Niente affatto. Poiché se si vuole guarire la malattia col digiuno, come si vuole guarirla coi medicinali, la nostra concezione della salute resta erronea come la concezione medica. In medicina, la concezione della malattia è entitativa e la guarigione si concepisce come una malattia annientata. Ora, in igienismo, la malattia è un’eliminazione e la guarigione diventa la fine di questa eliminazione. E’ per questo che noi non dobbiamo parlare di guarigione poiché ciò implica una concezione medica alla quale noi siamo contrari. Noi diremo "ristabilimento".




CAPITOLO 10 - IN COSA CONSISTE IL DIGIUNO.


Il digiuno è un riposo fisiologico. L’organismo non può funzionare che con l’energia nervosa. Ora l’eliminazione degli scarti necessita anch’essa dell’energia. Siccome nella vita corrente, questa energia è consumata in tutti i campi: muscolare, digestivo, nervoso, sessuale, ecc., la tossiemia si accumula per difetto di eliminazione adeguata. Ecco perché si ha bisogno di ridurre il consumo di energia un poco dovunque affinché essa sia utilizzata di più nella via dell’eliminazione.
Ecco perché quelli che digiunano e che continuano le loro occupazioni quotidiane, senza restare a letto come noi raccomandiamo, mancano il loro scopo ed eliminano pochissimo. Si può mantenere le proprie attività abituali, ma in questo caso non si trae profitto dal digiuno. Bisogna restare a letto quasi tutto il tempo.
La digestione dei pasti consuma una quantità di energia considerevole. Quando si digiuna, questa somma di energia è economizzata e messa a disposizione degli organi di eliminazione che lavorano doppiamente. Si è calcolato che la digestione di un buon pasto equivalesse a un lavoro di forza di parecchie ore!
Il riposo fisiologico comprende così il riposo del sistema digestivo, del cuore e del sistema circolatorio, del sistema nervoso e ghiandolare, del sistema respiratorio, delle attività muscolari, mentali. Durante questo riposo, gli organi del corpo possono riparare le loro strutture e riguadagnare la loro forza funzionale.
Tutti gli organi si riposano durante il digiuno salvo gli organi di eliminazione che lavorano doppiamente. Si nota, infatti, che l’alito diviene fetido, il gusto della bocca cattivo e l’urina torbida.
L’esperienza molto estesa col digiuno, in una grande varietà di affezioni, per più di un secolo e un quarto, e implicante il lavoro di parecchie centinaia di uomini e donne al capezzale di parecchie migliaia di digiunatori, questa lunga esperienza ci porta a concludere che quando gli organi digestivi sono sollevati con l’aiuto di un digiuno, tutta l’energia del corpo è trasferita verso gli organi di eliminazione, ciò che permette loro di liberare l’organismo dalle sue tossine. Quando essi sono sollevati da un lato, gli organi e i processi vitali sono meglio disposti a compiere il loro compito altrove.
Il processo di escrezione è continuo quanto la vita. Esso comincia prima della nascita e non termina che quando tutte le azioni della vita sono cessate. Il digiuno non le inizia.
La quantità di sangue che passa attraverso i reni in 24 ore equivale a 45 barili. Una simile quantità passa attraverso il fegato e i polmoni. Si vede così che il lavoro di escrezione prosegue costantemente. Il sangue e i tessuti possono diventare sporchi quando i rifiuti del corpo si accumulano col rallentamento degli emuntori nelle loro funzioni. Ora, il rallentamento funzionale proviene dalla riduzione del potere funzionale. Il digiuno permettendo la deviazione degli impulsi nervosi dagli organi digestivi verso gli emuntori, assicura un aumento immediato dell’eliminazione.
Canali supplementari di eliminazione sono spesso stabiliti per assistere il corpo a liberarsi del suo fardello di tossine. Il canale digerente è anch’esso requisito dal corpo per compiere compiti di eliminazione supplementari. Infatti, si incontrano in parecchi digiunatori sputi continui e abbondanti. Sono i tessuti della bocca che scaricano secrezioni putride. In parecchi casi, queste secrezioni sono talmente abbondanti che sono scaricate come da una fontana. I tessuti del naso e della gola sono talvolta implicati pure in questo processo di eliminazione che dura parecchi giorni prima di cessare.
Una bocca fetida indica un canale digestivo fetido. Ciò è dovuto in gran parte alle secrezioni che vi sono scaricate durante il digiuno. siccome queste secrezioni sono trascinate verso il colon, salvo quando si vomita bile o si espelle un poco di gas attraverso la mucosa orale - visto l’alito fetido e la lingua sporca che ne testimoniano -, si può indovinare un poco la grande quantità eliminata attraverso il canale digerente. Siccome anche la saliva è fetida durante la maggior parte del digiuno, sembrerebbe probabile che anche le ghiandole salivari aiutino il lavoro di eliminazione.
L’alito di uno dei nostri digiunatori era talmente fetido che ci era impossibile entrare nella sua stanza senza che esso pungesse il fondo della nostra gola come se egli eliminasse dell’ammoniaca. Ci succede spesso anche di vedere delle urine color marrone, cariche di sabbia, di pus, ecc., durante il digiuno.
L’eliminazione sembra procedere attraverso 3 canali principali:
1) attraverso le urine;
2) attraverso i polmoni (l’alito che diventa fetido),
3) attraverso il canale digerente su una decina di metri di intestino. Il corpo vi scarica le sue tossine come in una pattumiera.
Ogni tanto, occorre che noi aeriamo per giorni la camera di un digiunatore dopo la sua partenza, tanto l’odore resta tenace.
Si sarebbe tentati, come fanno certi medici e naturopati, di procedere allo svuotamento regolare di tutto il canale digerente. Visto che tratteremo questo argomento più tardi, sarà sufficiente che ne diciamo due parole.
Anzitutto che l’eliminazione si verifica al livello delle cellule e che le materie scaricate nel canale alimentare o nelle urine sono prodotti già eliminati in via di evacuazione e non di eliminazione.
Poi, le purghe e i clisteri sono nocivi. Noi li tolleriamo solamente all’inizio del digiuno e ogni 15 giorni per gli obesi.
D’altra parte, diciamo una parola sui limiti del digiuno. Il digiuno non guarisce un’ernia, non fa crescere i capelli, né i denti, non colma le cavità, non guarisce l’idiozia. Questi sono sviluppi irreversibili. Il digiuno permette al corpo di compiere ciò che esso non può fare in periodo di sazietà e di attività. Il digiuno di per sé non fa niente. E’ il corpo che fa tutto. Durante quel riposo fisiologico che è il digiuno, il corpo può realizzare pienamente le sue possibilità senza tuttavia poter superarle.
Una vecchia donna di 80 anni viene per digiunare, ma il suo cuore è in cattivo stato. Viene sottoposta a un semi-digiuno malgrado la sua insistenza a voler digiunare. Voleva inoltre ringiovanire di 40 anni, ma ciò non è possibile. Ringiovanì di 15 anni in un mese: il suo cuore si normalizzò, il suo vigore fisico migliorò, il suo stato generale si ristabilì. Fu incantata dei risultati. Feci tuttavia fatica a spiegarle che col cuore non poteva digiunare 40 giorni come desiderava. Bisogna sbrogliarsela con quello che si ha. Quando si ha un utensile difettoso, si fa ciò che si può con esso. Ma non bisogna comportarsi come se l’utensile fosse in perfetto stato. Dopo 20 giorni di questo semi-digiuno, questa signora poteva camminare chilometri senza fatica.
Il digiuno è qualificato da Shelton come la grande preparazione per una vita rinnovata, più abbondante, più significativa e più sensata. E’ il primo passo necessario per quelli che vogliono sentire la gioia esuberante nella vita che i nostri antichi progenitori hanno in altri tempi conosciuto. Il loro zelo e la loro animazione sono stati perduti in larga misura dopo che noi abbiamo perduto il vigore e la purezza vitali. Per riguadagnarli, bisogna che noi puliamo il corpo e lo sbarazziamo dai rifiuti accumulati con una vita malsana. Il digiuno è uno di questi mezzi di purificazione organica… per ristabilire il vigore e l’integrità primitivi.




CAPITOLO 11 - COME, DOVE E QUANTO TEMPO DIGIUNARE.


I pazienti mi scrivono spesso prima di venire per domandarmi la lunghezza della cura del digiuno. Come si può fissare arbitrariamente e in anticipo la lunghezza di una cura di digiuno mentre gli organismi sono differenti gli uni dagli altri, lo stato di salute o malattia talmente variabile da una persona all’altra, le loro reazioni spesso opposte?
La lunghezza della cura dipende essenzialmente dall’eliminazione, cioè dallo stato dell’alito, della lingua, delle urine, ecc. Finché l’alito è cattivo, il gusto infetto della bocca al risveglio, la lingua sporca, le urine cariche e colorate, il digiuno deve essere proseguito pur sorvegliando i sintomi dell’inanizione. Infatti, può succedere in certi casi limite che non si possa, senza pericolo proseguire un digiuno lungo come abbiamo già visto.
Tuttavia, se si dispone del tempo necessario, sarebbe stupido interrompere il digiuno prima della disintossicazione totale o quasi, dell’organismo, che si manifesta con un gusto gradevole della bocca al risveglio, un buon alito, una lingua pulita, ecc.
Certi medici naturopati sono in favore del digiuno corto e si oppongono al digiuno lungo. E’ certo che alcune persone non raggiungeranno mai una buona salute e la guarigione dai loro mali attraverso digiuni corti ripetuti che se esse seguono un digiuno lungo sotto sorveglianza qualificata. L’abbiamo detto sempre: il digiuno lungo permette la pulizia a fondo del pozzo, che non si raggiungerà mai se si fa un digiuno corto anche ripetuto. Si pulirà solo la superficie, senza mai andare in profondità. Inoltre, l’effetto di parecchi digiuni brevi non equivale a quello di un solo digiuno lungo, poiché tra un digiuno e l’altro il corpo si intossica di nuovo.
Un esempio edificante è quello di un giovanotto di 25 anni sofferente di artrosi cervicale tenace con dolori permanenti con dolori lancinanti alla nuca e altrove nel corpo. Parecchi digiuni brevi fatti in un anno e totalizzanti 56 giorni in tutto non portarono ad alcun risultato. Al contrario, un digiuno lungo di 60 giorni (30 giorni all’acqua e 30 giorni con l’acqua colorata da un dito di succo) ebbero il felice risultato di eliminare totalmente l’artrosi e di far scomparire per sempre i dolori talmente tenaci.
Al contrario, noi l’abbiamo segnalato precedentemente, certi casi non devono digiunare più di alcuni giorni o per niente. Sono, tra le altre, le persone troppo emaciate, sofferenti di disturbi digestivi, i veri tubercolotici o cardiopatici, gli ex malati mentali o nervosi.
L’organismo, scrive Shelton, ha bisogno di tempo per compiere il suo lavoro. Quando si limita arbitrariamente il tempo, si impedisce il ristabilimento. Chiunque voglia digiunare per trarne il massimo beneficio da questo periodo di riposo, dovrebbe esitare a rimettersi alla sorveglianza di un individuo che rifiuta di lasciare al riposo fisiologico abbastanza tempo per compiere i risultati desiderati, e questo per ignoranza o per inesperienza. E’ un errore dire che i digiuni devono essere corti o lunghi.
Infatti, all’inizio della nostra carriera quando la nostra esperienza era limitata, un industriale sofferente d’artrosi venne per digiunare. Pesava 90 kg. e in capo a 45 giorni di digiuno pesava 70 kg. Noi interrompemmo il suo digiuno prematuramente e fu un fiasco totale. Se avesse proseguito il suo digiuno, avrebbe ottenuto i risultati desiderati, che una seconda cura dopo un anno avrebbe consolidato al 100%. (La sua altezza era 1,70 m).
Io dico raramente a un digiunatore, prosegue Shelton, che egli ha bisogno di un digiuno lungo. Invece di questo, io gli dico che sarò guidato dagli sviluppi del digiuno. Chi sa quanto tempo reclama un’ulcera stomacale per cicatrizzarsi in un caso particolare? E pertanto, non è affatto raccomandabile interrompere il digiuno prima della cicatrizzazione totale.
Chi può dire a un asmatico quanto tempo gli occorre digiunare per rimettersi totalmente? Io vedo asmatici provare il programma dei digiuni brevi e intermittenti senza risultati. Infatti, essi mangiano troppo tra un digiuno e l’altro. E anche quando arrivano a limitarsi, il digiuno lungo dà dei risultati più conclusivi dei digiuni brevi e ripetuti."
Fare parecchi digiuni brevi e ripetuti presenta difficoltà insormontabili per la maggior parte. Infatti, la volontà è messa a dura prova ogni volta che si digiuna e ancora di più per limitare la quantità del cibo. Al contrario, nel digiuno lungo, una volta che ci si è lanciati per una certa via si continua senza troppe difficoltà, dal momento che la fame scompare per lungo tempo. Invece, nei digiuni brevi e ripetuti, la fame ritorna quando si mangia, poi si deve lottare contro di essa per riprendere il digiuno, ecc. In base alla nostra esperienza, si digiuna facilmente la prima volta, ma la seconda volta la difficoltà si ingrandisce e la terza volta è pressoché impossibile digiunare. Infatti, la prima volta la mente è affascinata dall’esperienza e l’immaginazione è infiammata, ma la seconda volta nulla di simile sostiene il digiunatore, a meno di cambiare inquadramento e guida.
Gli ex-malati mentali o nervosi non devono digiunare a lungo a rischio di riprodurre le loro crisi. Se essi sono già magri, niente digiuno del tutto. In ogni caso, arrestare a poco a poco i tranquillanti 3 mesi prima di digiunare.
Altra cosa: la scomparsa delle crisi di asma, di artrosi o di fegato non deve portarci a interrompere il digiuno. Esso non deve essere interrotto che quando l’eliminazione termina (alito dolce, gusto della bocca gradevole al risveglio, ecc.).
Nella febbre, se si interrompe il digiuno dal momento che essa diventa normale, essa ritorna subito. Bisogna proseguire il digiuno 2 o 3 giorni dopo che la febbre sia scomparsa totalmente, e anche ancora di più.
Certuni hanno la capacità di digiunare più tempo di altri. Ciò dipende dal loro stato di nutrizione prima del digiuno. Quelli che sono nutriti meglio possono digiunare più a lungo degli altri, malnutriti. Un esempio istruttivo ci servirà di lezione: quelli che hanno seguito per lungo tempo il regime della "macrobiotica" non possono digiunare a lungo poiché sono in uno stato di estrema denutrizione. Infatti, questo regime a base di cereali e di riso cotti contengono troppo poche vitamine, distrutte dalla cottura, e troppo sale che è un veleno. Il sale da tavola è un prodotto minerale e non vegetale. Esso contribuisce all’impoverimento della nutrizione generale dell’organismo. Viceversa, le bietole, i carciofi e gli spinaci hanno un gusto naturalmente salato. Il sale che essi contengono è vegetale, non minerale. L’organismo non può assimilare che ciò che proviene dal vegetale. Ciò che è minerale non può essere assimilato che dalla pianta. E’ il ciclo della natura. In breve, quelli che seguono un tale regime devitalizzante, per anni, vedono la loro salute deteriorarsi talmente col tempo (gli effetti immediati non sono permanenti) che essi non possono intraprendere un digiuno lungo.
Qualche tempo fa, un fervente partigiano del regime "macrobiotico" venne a chiederci di sorvegliare il suo digiuno. Era magro ma voleva digiunare 40 giorni. Noi gli assicurammo che egli non poteva superare i 14 giorni a causa della sua magrezza e della sua cattiva assimilazione. Egli si irritò e chiese un momento di riflessione. Ritornò più tardi, d’accordo di fare un digiuno che non superasse i 14 giorni. Digiunò dunque sotto la nostra sorveglianza. In capo a soli 4 giorni, agonizzava e fummo obbligati a interrompere il digiuno. Ne era furioso. Ebbe bisogno di circa 30 giorni per risalire un poco la china. Era in un tale stato di denutrizione provocato dal regime "macrobiotico" che il suo organismo non aveva riserve sufficienti che potessero portarlo al di là di 4 giorni di digiuno. Altri, seguendo questo regime devitalizzante, potranno digiunare un poco di più, ma noi non abbiamo mai incontrato chi l’avesse seguito parecchi anni e avesse la capacità di digiunare a lungo.
L’assenza di vitamine e di sali minerali vivi, uccisi dalla cottura, nel regime macrobiotico, la presenza di sale in quantità apprezzabile, minano l’organismo ad un punto tale che la rovina vitale progredisce a poco a poco con gli anni e produce talora degli stati irreversibili a lunga scadenza.
Segnaliamo per il profano che il beneficio tratto da un cambiamento del regime deve essere valutato a lunga e non a breve scadenza. Infatti, qualsiasi cambiamento di regime può produrre effetti benefici a breve termine poiché riposa l’organismo per del tempo. Tuttavia, l’importante è il risultato a lungo termine. E’ questo che è più durevole. E’ così che il profano che prova il regime macrobiotico per alcuni mesi è ingannato dagli effetti positivi di questo breve periodo. Ma sventura per lui se continua troppo a lungo su questa strada innaturale. La cottura degli alimenti li uccide.
Per rendersi conto con esattezza dello stato di salute di un individuo, il mezzo migliore è di farlo digiunare. Se non sente alcun malessere né disturbo, si può affermare che egli gode di una salute soddisfacente. Ma se egli soffre fin dal primo pasto saltato o dalla prima giornata di digiuno, se ha delle palpitazioni, nausee, vomiti, sputi, nervosismo, mal di testa, depressione nervosa, bocca amara, putrida, rutti, vertigini, ecc. significa che la sua salute lascia molto a desiderare. Ecco lo specchio della vostra salute! Per lui il digiuno deve essere più lungo che per chi non sente niente digiunando. Il digiuno svela lo stato vero della salute. Non si può più nasconderlo né dissimularlo come si fa nella vita corrente prendendo stimolanti sotto forma di caffè, tè, tabacco, alcol, sale, carne, o perfino forzandosi a lavorare con l’aiuto di tonici e di tranquillanti per dissimulare il vero stato della salute.
L’atleta che si nutre sanamente digiuna 40 giorni come se mandasse a monte un solo pasto, senza esserne minimamente indisposto!
Si può fissare il giorno in cui si romperà il digiuno? Non sempre! Tale fu il caso di un professore che aveva deciso di interrompere il digiuno il 10° giorno esattamente. Ahimè, era in piena crisi di eliminazione il decimo giorno e questa crisi aveva preso in lui la forma di una profonda depressione nervosa Insisté per interrompere il digiuno ma ciò non abbreviò affatto questa crisi, al contrario.

DOVE BISOGNA DIGIUNARE?
L’animale che digiuna si ritira spesso in un angolo tranquillo, lontano dall’agitazione quotidiana. I ritiri religiosi servono spesso uno scopo identico, ma su un altro piano. Per digiunare, il luogo migliore è una casa in cui si sta ritirati, tra altri digiunatori e sotto una sorveglianza qualificata.
Io ho digiunato decine di volte, mi diceva il dr. B., ma non voglio digiunare da solo. Voglio digiunare in compagnia di altri digiunatori. Infatti, una compagnia adeguata è necessaria, non quella di persone che mangiano, ma quella di persone che digiunano. L’uomo è un animale gregario.
A casa propria, ci sono le tentazioni, l’ostilità dell’ambiente, il rischio di finire all’ospedale o anche più in alto! Anche il rischio di finire con un fallimento per mancanza di esperienza. Ora l’esperienza non viene dalla lettura di un libro o di parecchi libri sulla materia. L’esperienza si acquista con la sorveglianza durante parecchi anni consecutivi di centinaia e centinaia di digiunatori di qualsiasi età e di salute di tutti i livelli.
Notiamo che è nell’ordine delle cose che perfino uno specialista molto qualificato possa ingannarsi. Ma che dire allora del profano, che non ha, nella materia, che conoscenze libresche o niente affatto!

LA SORVEGLIANZA DEL DIGIUNO.
Quando un digiunatore reclama la sorveglianza di un medico, dimostra un’ingenuità e una stupidità senza limiti. Infatti, i medici non sono minimamente qualificati per sorvegliare un digiuno anche se si qualificano naturisti. In facoltà di medicina, non si è loro insegnato il digiuno e nella pratica essi non hanno alcuna esperienza in materia. Sarebbe assai stupido domandare a un saldatore di fare un lavoro da falegname o ancora a un macellaio di fare il lavoro di un curato! Con ciò, si dimostra solamente la propria fiducia nella medicina. Si giunge a un bel pasticcio, a un’insalata russa! Con le peggiori conseguenze per la salute del digiunatore.
Prendiamo alcuni esempi concreti. E’ del tutto normale che la pressione arteriosa si abbassi considerevolmente soprattutto durante un digiuno lungo. Ora se un medico rileva tale pressione in un digiunatore, diciamo il 30° giorno del suo digiuno, se ne preoccuperà e trasmetterà immediatamente la sua inquietudine al digiunatore. Le conseguenze possono essere fatali in certi casi.
Noi non possiamo enumerare tutti i casi possibili in cui la presenza di un medico può portare ad una catastrofe. Sono troppo numerosi. Come domandare a un drogatore di cambiare il suo mestiere.
In Francia, in Germania soprattutto, certi medici dirigono case di digiuno. Essi utilizzano il digiuno come un rimedio per lottare contro i sintomi. E a loro volta, lottano contro i sintomi di eliminazione che il digiuno provoca. Essi non lasciano che i processi naturali seguano il loro corso.
Spesso, utilizzano i massaggi, l’argilla, l’idroterapia, l’ozono e perfino le pillole, i cachet, le punture per lottare contro tutti i sintomi. La loro mentalità medica impedisce loro di avere un’altra visione, un’altra ottica. Essi permettono talvolta ai loro digiunatori di fumare, di prendere tisane, ecc.
Tutti questi mezzi innaturali esauriscono l’energia del digiunatore, ritardano l’eliminazione invece di affrettarla (poiché l’eliminazione necessita di energia), e non servono che a lottare contro i sintomi di eliminazione.
Un organismo in perfetta salute non ha bisogno di massaggi, né d’argilla, né d’idroterapia, né di ozono. E nemmeno un malato ne ha bisogno. I medesimi fattori necessari ad una perfetta salute e indispensabili alla vita lo sono altrettanto alle persone sane e ai malati. Viceversa, i fattori che non sono necessari e indispensabili alla salute e alla vita, non sono utili né per le persone sane né per i malati.
Durante il digiuno, quei medici fanno ricorso a un gran numero di test di laboratorio: il sangue, le urine, ecc. - test ripetuti a intervalli regolari. "Due esempi ci basteranno, scrive un medico. Dal momento che c’è carenza o squilibrio, bisogna correggerlo subito. "Lasciate gli scienziati ai loro laboratori, scrive Shelton. Essi vorranno trasformare il digiuno in un affare complicato. Ora è un processo del tutto naturale… tutte queste analisi e la paura di uno squilibrio minerale sono realmente stupide!" Ugualmente stupida la nuova moda delle carenze come abbiamo già visto.
Il digiuno è un processo del tutto naturale. Quando il laboratorio comincerà a mescolarvisi, sarà un pasticcio, un’insalata russa. L’istinto dovrebbe essere una guida più sicura, per questo.
In sintesi, bisogna proseguire il digiuno finché il gusto della bocca non è buono al risveglio e finché vi sono sintomi di eliminazione. Noi non diciamo che è pericoloso interrompere il digiuno durante l’eliminazione. Sarebbe un peccato, sarebbe stupido ma ciò non è pericoloso.
Poi, si andrà a digiunare in una casa igienista dove si troverà l’ambiente che occorre, nonché la sorveglianza qualificata necessaria.
Infine, per rispondere alla domanda: quando si deve digiunare? Noi diciamo che col tempo la tossiemia si accumula. E’ dunque preferibile digiunare dal momento in cui è possibile, senza attendere che arrivi la primavera, l’estate o l’inverno. Gli Hunza digiunano in primavera poiché essi non hanno niente da mangiare. Certi animali digiunano l’inverno per proteggersi contro i rigori del freddo. Altri digiunano in estate per resistere meglio alla grande calura. Non si può trarre una regola generale per gli esseri viventi. Il miglior momento per digiunare è quando se ne ha bisogno. Attendere, è spesso intossicarsi di più.




CAPITOLO 12 - COME NON DIGIUNARE.


Coloro che digiunano senza una sorveglianza qualificata possono commettere un numero di errori incredibili. Abbiamo visto tanti e tanti errori commessi che dobbiamo mettere in guardia qualsiasi persona che ha l’intenzione di intraprendere un digiuno.
Anzitutto, digiunare da soli senza una sorveglianza qualificata rivela incoscienza e dilettantismo. Ci si rende presto conto di ciò quando l’esperienza fallisce, come è il caso il più frequentemente.
E’ molto importante poter abbandonarsi a uno specialista che ha una buona esperienza del digiuno, che ha sorvegliato centinaia di casi e che ha fatto un buon rodaggio nelle tecniche igieniste.
Anche se si conoscono molto bene tutti i principi dell’igienismo, ciò non basta, poiché occorre un’esperienza che nessun adepto possiede. Possono anche insorgere situazioni impreviste che solo un professionista potrà risolvere felicemente. Inoltre, bisogna essere un superuomo o un santo per non cedere alle diverse tentazioni. Perfino i santi hanno ceduto alle tentazioni!
Prendiamo un esempio che ci è appena capitato sottomano. Si tratta di un "digiuno" di 60 giorni intrapreso dal celebre George Ohsawa.
Fu nel 1953 che G. Ohsawa lasciò il Giappone con sua moglie Lima per un viaggio intorno al mondo. Aveva insegnato la macrobiotica in Giappone per 40 anni poi, avendo deciso di partire fece un viaggio intorno al mondo, fino alla fine della sua vita… All’età di 60 anni, non potette più resistere al richiamo dei Paesi stranieri per diffondere la macrobiotica universalmente.
Nel corso di questo lungo viaggio, ci mancò poco che morisse due volte in occasione del suo soggiorno in Africa: la prima a causa di una malattia misteriosa durante la traversata dell’Africa centrale, la seconda volta a causa delle ulcere."
Un’ulcera non si produce dall’oggi al domani. E’ piuttosto il risultato di un cattivo regime seguito per molto tempo che finisce per ledere la mucosa stomacale. Cos’è che irrita lo stomaco al punto da provocare un’ulcera? I condimenti quali il sale, il pepe, la mostarda, ecc., poi vi sono gli alimenti acidificanti quali gli alimenti proteici (carne, pesce, uova, noci) e infine i cereali che sono anch’essi acidificanti. I soli alimenti alcalinizzanti sono i frutti e gli ortaggi. Si può così giudicare dal vivo il valore del regime macrobiotico dopo 40 anni di esperienza, il quale regime portò il suo propagatore principale all’ulcerazione. E non è tutto. C’è in più questa malattia qualificata "misteriosa".
Ciò che io ho scelto di tradurre qui, scrive uno dei suoi fedeli, è il racconto del suo digiuno di 54 giorni, mentre egli proseguiva il suo viaggio da Mombasa a Nairobi, Kampala, Stanleyville."
Il 5 agosto, ebbi una forte febbre. Per 40 giorni, soffrii orribilmente.. E oggi, il 3 ottobre, non mi sono ancora per niente ristabilito. Malgrado questa sofferenza mortale, io ho attraversato 2.500 km di giungla in automobile, ho istruito molti malati e dato conferenze.
Ciò ci ricorda il caso del dottor Dr Sharma in India che ebbe una forte febbre, ma continuò a viaggiare, a dare conferenze… finché non ne morì! Non soltanto il riposo è fondamentale durante la febbre, ma anche durante il digiuno. Ecco dunque un errore che tanti digiunatori commettono. Ecco degli estratti tratti dal giornale di sua moglie:
Il 5 agosto, Ohsawa ha una forte febbre e non può mangiare niente. In seguito, cambio di casa…, la febbre continua e malgrado ciò accetta un invito a 50 km, dal signor K, dove si reca. Ritornato nella serata, è in uno stato mortalmente affaticato. L’indomani, rende visita a un Francese nella giungla, ma soffre enormemente al punto di svenire o quasi. Io gli faccio inghiottire una cucchiaiata di gomasio, una di Lotus, a forza.
Che follia dare a forza checchessia a un febbricitante, invece di mantenerlo a letto!
In breve, proseguiamo.
Noi ritorniamo a Dar Es Salam, a dispetto della sofferenza di Ohsawa. Una marcia forzata di 120 miglia. E’ il 13° giorno di digiuno… Poi noi rendiamo visita al signor X. ma sulla strada, dovemmo ritornare poiché il calore e il tremore non cessavano… alle 14 si manifesta una crisi violenta, Ohsawa beve un bicchiere di whisky. E’ allora che compare un dolore al cuore. Tutta la notte sono convulsioni… Poi Ohsawa prende una tazza di kouzu, ma la sua bocca è spaventosamente secca…
Bisogna essere veramente incoscienti o ignoranti per mantenere una tale attività durante una febbre, per bere alcol in aggiunta e infine per mangiare una tazza di non so che cosa. La sua bocca secca denota un’eliminazione e la mancanza di appetito comanda l’interruzione di qualsiasi nutrimento.
Ma, di fatto, questo digiuno di 34 giorni non fu realmente un digiuno totale, poiché egli mangia una tazza di questo, una tazza di quello, un bicchiere di whisky, ecc. Non è tutto.
Usciamo in città, prosegue la moglie, prende una tazza di caffè e una torta… la sera soffre enormemente e il suo polso sale a 125. Da notare che ogni volta che egli fa una sciocchezza, i suoi sintomi si aggravano: il cuore, il polso, la febbre, ecc.
Ohsawa non arriva dunque a controllarsi? Sua moglie non arriva a sorvegliarlo? E’ proprio la confusione.
Il dolore al cuore ritorna durante la notte come i tremori, i suoi piedi si gonfiano, il suo stato di aggrava… ma egli continua le sue attività. Compaiono delle nausee, vomita spesso. E’ il 45° giorno del digiuno… Al 52° giorno, noi andiamo al cinema…
C’è di che sognare! Caffè, torte, cinema al 52° giorno di digiuno. L’igiene più elementare è assente. La febbre non sarebbe mai durata più di 7 - 14 giorni se si fosse osservato il riposo a letto, senza caffè, né whisky, né torte, né nulla salvo l’acqua a profusione.
Improvvisamente, prosegue sua moglie, Ohsawa ha cominciato ad avere di nuovo appetito. Mangiò un bel piattino di pesce che utilizza (gradisce?) molto. Era il 54 ° giorno… ricomincia a soffrire un poco…
Certamente deve soffrire di nuovo. Non è col pesce che si interrompe il digiuno! L’individuo più semplice e il meno intelligente lo saprebbe. Col minimo di buon senso lo si comprenderebbe.
E’ verso il 30° giorno di digiuno che io ho deciso di non prendere più che del tè di riso integrale per estinguere la sete. Non era dunque un digiuno completo. La nocività del tè era evidenziata da "urine rosse come sangue giorno dopo giorno".
Noi non abbiamo mai incontrato un digiuno intrapreso con tanti errori e assenza totale di saggezza.
Vediamo un altro caso.
Lei non aveva 30 anni e soffriva di numerosi noduli. Diagnosi medica: cancro della linfa. Seguì per un certo tempo un trattamento medico che non gli dava alcuna speranza. Poi decise di interrompere quel trattamento per provare il digiuno. ma prima di venire a digiunare sotto la nostra sorveglianza, ritenne corretto avvertire il suo medico della sua decisione e gli chiese di fare un check up della sua salute. Il suo medico l’avvertì di non digiunare sotto gravi rischi, dicendole che il suo stato non permetteva una tale privazione.
Ma quel medico di cui lei aveva chiesto il consiglio, ha mai visto un digiunatore? Ha mai condotto un digiuno? Come si permette di dare un consiglio su qualcosa che ignora completamente? E’ lo stesso che chiedere a uno stagnino di riparare un orologio e fare il lavoro di un orologiaio! Niente di più insensato che domandare a un medico il suo parere.
In conclusione, per digiunare bisogna cercare una casa igienista diretta da un medico igienista competente che abbia una lunga esperienza. Una sola eccezione alla regola: coloro che sono giovani e in buona salute possono digiunare da soli, dopo aver studiato seriamente l’argomento, per una durata massima da 15 a 20 giorni senza grave rischio per la loro salute.




CAPITOLO 13 - LA PREPARAZIONE DEL DIGIUNO.


Secondo Shelton, nessuna preparazione è necessaria per digiunare. Infatti, è una perdita di tempo, soprattutto per quelli che decidono di venire a digiunare all’improvviso. Ma per quelli che decidono di cominciare a una data successiva, noi stimiamo che essi potrebbero mettere a frutto questo intervallo per fare una preparazione. In certi casi particolari, questa preparazione è indispensabile, senza la quale si corre incontro al fiasco.
Quattro categorie vanno studiate:
1) Quelli che si nutrono come tutti, ma che non abusano di stimolanti, medicinali, caffè, alcol, ecc. Nella nostra pratica chiediamo ai pazienti di seguire a casa loro la seguente preparazione la settimana che precede il loro arrivo. Non la facciamo presso di noi per non far perdere loro del tempo prezioso e del denaro.
Sopprimere le proteine una settimana prima della cura di digiuno. Dunque, sopprimere: carne, pollame, pesce, noci varie, uova, formaggi, latticini, legumi, pane, cereali, datteri, castagne. E’ molto importante sopprimere tutti gli alimenti che contengono oltre il 2% di proteine. Infatti, gli alimenti azotati, come sono pure chiamati, alzano il metabolismo e la tensione generale del corpo e impediscono qualsiasi rilassamento naturale (da distinguere dal "rilassamento" artificiale praticato dagli yogi). Questo rilassamento è spesso qualificato a torto "stanchezza". Gli alimenti proteici sono anche alimenti acidificanti, afrodisiaci. Il fiasco dei vegetariani proviene dall’aver conservato nel loro menù alimenti azotati. Il pane integrale è più colpevole in questo campo del pane bianco poiché contiene il 12% di proteine mentre il pane bianco ne contiene di meno. La soppressione degli alimenti azotati è la chiave del successo.
Il menù da seguire in questa settimana è il seguente:
Al mattino: Niente. Né bere, né mangiare, né dentifricio. Non lavarsi la bocca, ma attendere che essa diventi pulita da sola nella mattinata. (Una bocca cattiva, pastosa, secca, amara, rutti, crampi, morsi stomacali, mente confusa: sono segni di eliminazione.) Si possono consumare 10 prugne inzuppate come lassativo.
Nel corso della giornata: Aspettare una fame acuta (bocca pulita, stomaco che si inarca, che aspira, mente chiara). Dall’apparizione dei primi segni di fame, attendere un’altra ora affinché la fame sia più pronunciata. In seguito mangiare 2 o 3 frutti della medesima specie. Poi attendere di nuovo la fame e ricominciare… Si possono variare i frutti da un pasto all’altro, ma non in un medesimo pasto poiché la varietà favorisce l’eccesso. Si tratta di calmare la fame e non di cercare la sazietà.
La sera: Insalata verde (lattuga, scarola, ecc.)
Crudezze (carote, cetrioli, finocchio, salsefrica, sedano rapa, zucca, zucchina, topinambur, peperone verde, fave verdi con i baccelli, ecc.)
Ortaggi semicotti 7 min in un bicchiere d’acqua fredda (patate, porri, cavolo bianco o rosso, cavolfiore, carciofi, bietole).
(Evitare sale, olio, burro, condimenti, tollerare la groviera grattugiata, le olive). Ciò fa da 3 a 7 pasti o mini-pasti al giorno.
2) La seconda categoria comprende le persone che non vogliono digiunare, ma che ne hanno bisogno. Mancano di volontà, sono paurosi, timorosi, temono la fame, hanno apprensione per il dolore e le crisi. Un caso tipico servirà di esempio.
La signora Teresa ha già digiunato una prima volta in America dal dottor Benesh 23 giorni per obesità. I risultati meravigliosi non si sono fatti attendere. Ha digiunato nell’entusiasmo e con coraggio. Parecchi anni dopo viene nella nostra casa. Lei non aveva seguito da vicino l’alimentazione igienista e aveva ripreso tutto il peso perduto e anche di più! Digiunò con difficoltà 15 giorni poiché il suo entusiasmo si era smussato. Infatti, l’esperienza del digiuno le era ormai nota e lei era anche convinta del metodo, ma la nostra signora aveva perduto lo stupore poiché l’immaginazione non è catturata che dall’ignoto. Lei mancò così di coraggio.
La terza volta che venne da noi per dimagrire rifiutò decisamente di digiunare. Fu dunque messa ad un regime ancora più frugale del regime della nostra preparazione citata sopra. Lei perse del peso e in capo a 15 giorni, ciò che doveva succedere successe, un miracolo della natura: perse totalmente la fame e aveva perfino un poco di nausea e di disgusto per qualsiasi cibo. Chiese allora di digiunare lei stessa. Lei si ascoltava e aveva seguito le tendenze del suo corpo. La natura la dirigeva.
Quando si applica un regime più igienico, l’organismo si lancia a volte in una crisi di eliminazione che forza l’individuo a digiunare. E’ così che il signor Micalizi, in seguito a letture igieniste, modificò il suo regime, soppresse il caffè, il tè, il tabacco, la carne, ecc. Soffriva di artritismo cronico che sopportava abbastanza bene, ma con questo cambiamento di regime dispose di una più grande vitalità e intraprese una violenta crisi di eliminazione senza domandare il permesso ad alcuno. Questa crisi prese la forma di dolori artritici molto violenti che lo sbarazzarono totalmente del suo vecchio male. Fu dunque una preparazione inconsapevole per un digiuno imprevisto.
3) La terza categoria comprende quelli che hanno abusato di tabacco, di caffè, di medicinali, di sonniferi, di tranquillanti, di carni, ecc. Una certa preparazione è spesso necessaria e anche indispensabile in questi casi.
Il signor T., poliziotto, si reca da noi spinto da sua sorella convinta. Soffre di cancro alla vescica, urina molto spesso giorno e notte, urina sangue da un anno, soffre d’insonnia poiché non dorme che dalle 5 alle 7 il mattino, tutti i giorni. I medici gli prescrivono l’ablazione totale della vescica e la sua sostituzione con due sacchi esterni in plastica. Gli danno due anni da vivere. Il suo cibo consiste nel mangiare dei salumi il mattino, a mezzogiorno e sera. Vino e birra. Droghe, tabacco due pacchetti il giorno, ecc. "Mia sorella mi ha fatto un ricatto per forzarmi a digiunare da voi. Io non voglio digiunare. Ma rifiuto anche l’operazione poiché allora non potrei più andare in piscina, né in spiaggia al mare."
Presto, io lo tranquillizzai dicendogli che io non ho mai forzato alcuno a digiunare. Accettò l’idea di interrompere il tabacco, l’alcol, i medicinali e di consumare il regime igienista nella nostra casa. Miracolo dei miracoli! Senza sonno da lunghi anni, cominciò a dormire tutta la notte e spesso senza interruzione, non si alzò più per urinare parecchie volte la notte come prima, neanche una sola volta, Incantato dai risultati, chiese spontaneamente di digiunare!!! La preparazione era dunque stata utile. Gli ha permesso di prendere contatto con gli altri pazienti che l’incoraggiarono, ma in questo campo: "Mia sorella, aveva precisato, mi ha intronato le orecchie da venti anni con queste storie di vegetarismo e di digiuno e io non ci credo per niente. Io sono contrario ed ostile all’idea." Niente lo fece cambiare di idea poiché egli attribuì il miglioramento alla marcia quotidiana che egli intraprese durante la preparazione. Questione senza dubbio di salvare la faccia! In breve il fatto è che se io lo avessi forzato a digiunare fin dall’inizio, avrebbe piantato il 3° o 4° giorno e sarebbe partito senza dire arrivederci. Del resto il digiuno forzato è nocivo.
La preparazione fa spesso evitare le crisi di delirio per i casi che hanno un’eredità cerebrale sovraccarica.
4) Infine, questa quarta categoria comprende gli igienisti che seguono un regime più o meno sano. Per queste 3 ultime categorie, ecco la preparazione da seguire per una settimana:
Mattino: Né bere, né magiare, né dentifricio. Attendere che la mucosa orale diventi pulita da sé poiché l’eliminazione si rallenta forzatamente durante la giornata.
Nel corso della giornata: Attendere una fame acuta. Dal momento in cui appaiono i primi segni, attendere ancora un’ora affinché la fame sia molto pronunciata. Poi consumare 1 o 2 del medesimo frutto. Non più. Poi attendere di nuovo la fame acuta e consumare 300 g di una sola varietà di crudezze, se non un ortaggio semi-cotto di una sola varietà.
Si tratta di calmare la fame e non di andare fino alla sazietà. Quando lo stomaco non sarà più disteso, la sazietà verrà molto presto. E’ la sazietà normale. Con lo stomaco disteso, si ha la "sazietà" patologica che reclama dei chili di alimenti. Attenzione a non mangiare prima della fame acuta, poiché allora non si avrà tutta la soddisfazione attesa e si avrebbe la tendenza a ricercare la sazietà "patologica", vanamente d’altronde. La chiave di una buona nutrizione, è la fame e il piacere che si trae mangiando con la fame. Dunque attendere la fame che sola procura il vero piacere di mangiare.
In tutta verità, questo regime di preparazione rappresenta il regime ideale che si potrà seguire tutta la vita. Era il regime dell’uomo primitivo che non aveva né orologio, né cucina, né cuochi, né sala da pranzo, né libri di ricette. Egli coglieva il frutto e lo mangiava sotto l’albero. Era il giardino dell’Eden. Era il Paradiso. (Ciò fa da 3 a 7 pasti o mini-pasti il giorno).

LA PURGA.
Per tutti quelli che non seguono la nostra preparazione di 7 giorni, noi diamo fin dall’inizio del digiuno una purga per svuotare gli intestini ed evitare loro tanti malesseri dovuti all’autointossicazione. Ripetere l’indomani se necessario, tante volte quante ne occorrono.
Noi riteniamo che il corpo consumi molta energia nel neutralizzare materie fecali putride, molta più energia di quella che spende con una o 2 purghe all’inizio. Ciò soprattutto per i digiuni che superano 10 giorni. Per i digiuni che sono di meno di 10 giorni, noi non diamo alcuna purga.
Gli obesi hanno in riserva delle feci in quantità incredibile! Bisogna prevedere una purga ripetuta ogni 15 giorni.
La nostra breve esperienza con le purghe ci conduce a queste brevi osservazioni:
1) La maggioranza dei pazienti non le vogliono.
2) Mi si domanda quale purga è migliore! Quale che sia la purga, minerale o chimica, vegetale o di sintesi, essa è rigettata dal corpo perché è avvelenante. Ora un veleno non può essere migliore di un altro, né peggiore salvo in ciò che concerne la dose. Ad ogni modo, una purga "dolce" come si vorrebbe che fosse non avrà alcun potere purgante. Bisogna che la purga sia violenta. Vi sono delle purghe chimiche più "dolci" di altre vegetali. Poco importa quale si usa dal momento che essa provoca una diarrea.
3) Ho anche notato che bisognava dare delle dosi da 5 a 8 volte più forti di quelle segnate sulla scatola quando queste cure sono prese durante il digiuno. questo fatto mi ha a lungo incuriosito. Lo attribuisco ai fattori seguenti:
- l’azione peristaltica è arrestata;
- il contenuto intestinale è disseccato (quindi dare in abbondanza acqua limonata con la purga);
- il contenuto intestinale è talmente tossico (eliminazioni) che l’aggiunta di una purga non aggiunge granché ai veleni che vi si trovano e non portano il corpo ad agire.
4) Più il digiuno avanza, più si fa fatica a provocare una purgazione efficace.
5) Il digiunatore immagina con la prima purgazione di essersi totalmente svuotato gli intestini. Ahimè, una seconda purga dopo 15 o 20 giorni libera ancora delle quantità di feci più grandi e offensive che mai.
6) La maggioranza dei pazienti immaginano che noi consigliamo di purgarsi di quando in quando nella vita corrente secondo il bisogno. Quale errore. Noi non tolleriamo la purga che per preparare un digiuno svuotando gli intestini .
7) Si potrebbero anche utilizzare come purga da 5 a 10 prugne secche inzuppate con l’acqua di ammollo. Ripetere se necessario per vuotare gli intestini col digiuno, ma mai in nessun’altra circostanza in seguito.
8) Tutte le purghe, i lassativi, le prugne secche, ecc. indeboliscono considerevolmente il potere digestivo al punto che tutto il bolo alimentare o quasi è espulso in feci voluminose e nauseabonde l’indomani.
9) E’ preferibile fare la preparazione di 7 giorni che purgarsi.




CAPITOLO 14 - IL SEMI-DIGIUNO.

Come regola generale, quando per qualsiasi ragione il digiuno è interrotto prima della pulizia totale, è necessario farlo seguire da un semi-digiuno di parecchi giorni o di parecchie settimane se necessario fino alla pulizia totale.
Questo semi-digiuno può consistere nel consumare la sera una mezz’arancia da succhiare o un mezzo pompelmo o anche una mezza pera. Le mele sono troppo dure quando il digiuno integrale ha superato la settimana, ma sono accettabili e perfino raccomandabili quando il soggetto non ha superato 7 giorni circa di digiuno.
Così per esempio:
Durante la giornata: bere acqua addizionata a un cucchiaino da caffè di succo di limone o a una cucchiaiata da minestra di succo d’arancia.
La sera: succhiare una mezza arancia o mezzo pompelmo o mangiare una mezza pera o una mezza mela.
Non variare il frutto per non eccitare l’appetito. Questo semi-digiuno può durare giorni e perfino settimane, più raramente mesi. Arrestare il semi-digiuno quando il gusto della bocca al risveglio diventa pulito.
Insonnia: Tutti quelli che non possono più dormire del tutto la notte dovrebbero proseguire con un semi-digiuno che consiste nel consumare una mezza mela la sera a preferenza di qualsiasi altro frutto.
Vecchi: Per i vecchi che sono troppo magri e troppo deboli si può fin dall’inizio istituire un semi-digiuno poiché il digiuno sarebbe troppo brutale per essi che hanno così poca vitalità.

LA VERA FAME.
Quando la vera fame si annuncia e persiste alcuni giorni intensificandosi, nei soggetti obesi o intossicati, - ciò significa che le riserve sono esaurite. Attenzione, non si deve interrompere il digiuno, ma proseguirlo con un semi-digiuno di parecchie settimane (un’arancia o una mela la sera è tutto). Shelton non ama le mezze misure, ma egli si inganna poiché queste mezze misure permettono a parecchie persone di proseguire l’eliminazione.
La signora K. pesa 75 kg. Il 15° giorno del digiuno lei sente una fame intensa che le impedisce di dormire parecchie notti e che persiste giorno e notte. E’ evidente che le sue riserve essenziali sono esaurite e che lei non può più continuare il digiuno in queste condizioni. Lei sente un vuoto allo stomaco continuamente. Noi le diamo un’arancia che lei raziona per un giorno. Dorme di nuovo, continua a perdere peso e a eliminare. Può proseguire in tal modo senza disagio. Altrimenti, avrebbe rotto il digiuno a mezza strada con un risultato parziale e minimo.

TALVOLTA IL DIGIUNO E’ LA PEGGIORE SOLUZIONE.
Il signor R. viene dal Belgio con un peso di 40 chili per un’altezza di 1,76 metri. Non digerisce nulla, i suoi reni sono rovinati e il suo stato mentale è squilibrato. Vuole a tutti i costi digiunare ma la sua magrezza lo proibisce. Altrimenti, sarebbe la morte a breve scadenza.. Shelton raccomanda digiuni brevi ripetuti ma questa soluzione, secondo la nostra esperienza, è abominevole. Essa uccide più persone di quante ne salvi. La ripresa alimentare diventa drammatica! No. Noi gli diamo 2 o 3 pasti minuscoli. Perde peso come se digiunasse. Resta a letto. In capo a circa 15 giorni, la fame ritorna, il che significa che le sue funzioni sono ristabilite. Risale la china dolcemente. Ogni giorno, vuole tornare a casa. Gli spieghiamo che commetterebbe degli errori mortali. Sarà incapace di limitarsi in materia di alimentazione e si sovraffaticherà fino a morire di esaurimento. Gli diamo frutta e ortaggi. Ha sempre nuove idee per mangiare qualche altra cosa! Vuole digiunare e noi rifiutiamo. Il digiuno non è sempre la soluzione. Le riserve e la vitalità del malato sono delle considerazioni fondamentali.
Coloro che hanno delle vere malattie cardiache o polmonari non possono digiunare senza rischio di morte. Dico "vere" poiché la maggior parte dei malati cardiaci o polmonari diagnosticati dai medici non sono veri, perché la diagnosi è sbagliata.
In quel momento si darà una mela il giorno per esempio. I risultato ottenuti sono spesso miracolosi. Il paziente dovrà restare a letto come un vero digiunatore e non agitarsi. Non bisogna cedere alle esortazioni di chi vuole digiunare a tutti i costi.
La signora M. Roumaine di 78 anni, scuola di Belle Arti di Bruxelles, è ammessa nella nostra casa per sottoporsi a un digiuno lungo. Vuole ringiovanire di 40 anni poiché ha dei progetti mirifici. Ha digiunato parecchie volte nella sua vita: una volta 20 giorni, un’altra 52 giorni e infine 40 giorni. Ma lei era più giovane. Adesso con i suoi 78 anni il suo cuore non sta troppo bene, un poco irregolare. Lei non continuò meno di camminare tutti i giorni per parecchi chilometri e di fare tutte le mattine una doccia fredda rapida.
Le spiegammo che visto lo stato del suo cuore non poteva fare un digiuno integrale e che bisognava arrangiarsi un poco. Un digiuno integrale avrebbe provocato un’eliminazione così forte che il suo cuore non avrebbe retto alla stanchezza. Bisognava attenuare il digiuno per attenuare l’eliminazione. Lei rifiutò ostinatamente e insisté per digiunare integralmente.
Lei mi caccia, mi disse. Io non sono venuta per mangiare, ma per digiunare. - "Ma signora, lei non ha più il cuore di venti anni, le dico. Dobbiamo sbrogliarcela con quello che abbiamo. Avrà ugualmente dei risultati insperati. Vedrà. Non bisogna prostrare il suo cuore."
Rifiuto categorico. Io feci finta di cedere, ma la sera la chiamai. "Signora, è attesa in sala da pranzo", le dissi. Lei indietreggiò con un gesto della mano come se fosse stata aggredita, sorriso sulle labbra, sorriso che non l’aveva mai lasciata. Le sue risposte erano rapide e sferzanti, la sua mente molto vivace, i suoi occhi incantevoli ed espressivi. "Se avesse 30 anni di meno, le farei la corte", le dissi. Lei ribatte con la rapidità di un lampo: "Ma anche lei deve ringiovanire prima…!"
Mangiò alla meno peggio e controvoglia la mela o lo yogurt servito con la promessa formale che sarà lasciata digiunare l’indomani. Ma l’indomani fu la medesima cosa che avvenne, esattamente la medesima scena e ciò durò 20 giorni. Dopo di ciò il digiuno fu interrotto. Il medico di controllo fu chiamato e fu sbalordito dai risultati ottenuti sul suo cuore. In effetti il suo cuore era totalmente rigenerato.
Noi non passeremo sotto silenzio tutto il problema che lei ci ha procurato per riposarsi. Camminava, contro il nostro parere, parecchi chilometri il giorno e faceva la doccia fredda ogni mattina. Non siamo riusciti a spiegarle che era un abuso nefasto alla sua salute e al suo cuore. Infatti, in una delle sue camminate lei ebbe una crisi cardiaca che rischiò di ucciderla. Teneva testa a tutti i nostri ragionamenti e fu un confronto permanente tra noi poiché io temevo il peggio.
Le docce fredde rappresentano un inutile dispendio di energia per l’organismo che deve resistere al freddo. Risultato: enervazione. La stimolazione provocata è un’inutile spesa di energia che indebolisce invece di fortificare. E’ una spesa non compensata.
Prima di partire, lei ci ringraziò per tutto e riconobbe di non aver mai nella sua vita avuto un riposo così benefico per la sua salute.
Per misura di prudenza, noi sottoponiamo tutti i vecchi a questo semidigiuno. Quanto ai bimbi e ai ragazzini, essi possono digiunare integralmente con facilità e profitto.
Infine, per le donne incinte, malgrado il fatto che esse possano digiunare integralmente con profitto un massimo di due settimane, noi rifiutiamo di prenderne la responsabilità. Infatti, tutte le donne incinte sono maldestre. Esse possono fare un passo falso e battere il ventre facilmente ciò che produce le conseguenze più gravi per il bimbo. Ma in quel momento, la famiglia andrà a incriminare il digiuno…! E’ meglio prevedere simili catastrofi.




CAPITOLO 15 - CONSIGLI DURANTE IL DIGIUNO.


Non c’è alcun dubbio che parecchi animali selvaggi che digiunano durante una malattia o in seguito a ferite, sono uccisi dalle tensioni ambientali alle quali sono assoggettati. E’ così che essi muoiono di freddo, di calore eccessivo o di disidratazione quando l’acqua manca o anche di sfinimento lottando contro i nemici. Tutto ciò che deruba l’organismo che digiuna, soprattutto nel malato o nel ferito, ritarda il ristabilimento e diminuisce le possibilità di sopravvivenza. L’uomo che digiuna può agevolmente evitare tali influenze nocive.
Così, per far fronte ai bisogni dell’organismo che digiuna, noi dovremmo evitare tutti i fattori che costituiscono uno stress (tensione) sulle forze vitali. E’ il nostro scopo prolungare le risorse del digiunatore per quanto possibile affinché il digiuno sia proseguito sufficientemente a lungo, senza pericolo, evitando qualsiasi fattore supplementare d’enervazione del malato. Il riposo, di conseguenza, diventa d’importanza primordiale per il digiunatore. Noi lo divideremo in riposo fisico, riposo sensoriale, riposo mentale e riposo fisiologico.
IL RIPOSO FISICO.
Di quando in quando mi viene riferita la storia di una persona che ha fatto un digiuno continuando le sue attività giornaliere. I risultati ottenuti sono meno soddisfacenti. Infatti, l’eliminazione si svolge a un ritmo lento poiché il corpo non può destinare a questo fine che una parte dell’energia, l’altra parte essendo destinata alle attività e al lavoro quotidiano.
Molte persone pensano che bisogna mantenere le proprie attività giornaliere per timore di indebolirsi. Si possono effettivamente mantenere quasi tutte le proprie attività abituali, specialmente per gli obesi. Ma il digiuno non diventa più efficace poiché il corpo non dispone così che dell’energia che ha economizzato nell’attività digestiva. Se tali persone restassero a letto, il loro organismo disporrebbe di un’energia doppia: quella che impiegava per digerire e quella che impiegava per lavorare. In tal modo, l’eliminazione e i lavori di rigenerazione proseguirebbero a un ritmo molto accelerato con i migliori risultati.
Se un digiunatore resta a letto dall’inizio del suo digiuno, nota che non ha più forze per camminare né per correre. Egli teme di doversi trascinare" e pensa di far bene ad attivarsi un poco. L’errore è profondo. Il corpo non si indebolisce affatto. Devia semplicemente le sue energie verso l’eliminazione e la riparazione. Le energie sono latenti e intatte, dirette verso altri canali. Ciò non vuol dire neanche che si diventa invalidi. Le energie sono provvisoriamente ritirate dagli organi sessuali come sono ritirate anche dai muscoli in modo temporaneo.
Un esempio estremo servirà di lezione. Un uomo di 33 anni digiuna 33 giorni senza lasciare il letto un solo giorno. Nonostante le nostre istruzioni di uscire tutti i giorni per fare alcuni passi, di assistere alle nostre chiacchierate quotidiane della sera, s’intestardì e non fece che di testa sua. Aveva letto Shelton secondo il quale bisognava economizzare al massimo le energie restando a letto e insisté per applicare questo principio alla lettera. Troppo alla lettera poiché egli reclamò anche un orinatoio per non dover lasciare il letto per andare al W. C.. Interruppe così il digiuno e io avevo molta paura che egli non potesse camminare che dopo un lungo allenamento. Ora quale fu la mia sorpresa vederlo camminare lentamente senza alcuna difficoltà!
Forte di questa esperienza, io permetto d’ora in avanti ai digiunatori di restare a letto senza temere checchessia. Due altre esperienze me lo confermarono.
Anche l’opposto può prodursi. E’ così che diversi digiunatori non seguono le mie istruzioni e vanno a fare 15 km. il giorno. Essi non traggono alcun profitto dalla loro cura. Un’eccezione nondimeno: quella degli obesi che hanno una salute abbastanza buona. Essi possono camminare un poco.
Quello che sembrerà sorprendente, è che la maggior parte dei digiunatori non ha bisogno di dormire che alcune ore appena la notte. Essi sonnecchiano a lungo il giorno. Al contrario, quelli che hanno sofferto a lungo di insonnia dormono di più durante il digiuno, come per recuperare il ritardo.
Dai primi giorni del digiuno, si sente una certa "stanchezza". Non è veramente stanchezza, poiché la stanchezza segue lo sforzo fisico. E’ piuttosto del rilassamento. Ci si sente bene a letto coricati. Si sente una sensazione di benessere sul piano orizzontale, alla schiena soprattutto. E’ il vero rilassamento che fa seguito alla soppressione degli stimolanti (caffè, alcol, tabacco, carni, formaggi, ecc.). Infatti, tutti gli alimenti azotati innalzano il metabolismo del corpo, aumentano la sua tensione, lo stimolano e gli impediscono di distendersi, perfino la notte. Ciò produce spesso delle insonnie brevi o prolungate e l’impossibilità di rilassarsi. E’ uno stato di tensione continua. Bisogna dunque distinguere il vero rilassamento naturale dal falso rilassamento che è insegnato dallo yoga o da altri metodi. Con tali metodi, si combatte un sintomo senza sopprimere la sua causa (gli stimolanti). Non si ottiene alcun risultato valido e durevole. Come si può chiedere al bevitore di caffè di rilassarsi mentre il caffè provoca in lui uno stato di eccitazione permanente?

IL RIPOSO MENTALE.
Il digiunatore che ascolta la radio o che guarda la televisione risveglia delle emozioni e si sovreccita o si deprime secondo le notizie, i risultati di una partita, ecc. sicuramente non si riposa, ma si fa molto danno. E tuttavia la noia durante il digiuno pone spesso dei problemi. E’ meglio a nostro parere affaticarsi un poco che annoiarsi, soprattutto per i sani. Quanto agli invalidi, il consiglio di Shelton dovrebbe applicarsi alla lettera e nessuno troverebbe da ridire.
E’ chiaro che il digiunatore dovrebbe evitare la collera, l’odio, la gelosia, la paura, ecc. e tutte le emozioni distruttrici poiché esse usano l’energia nervosa necessaria per l’eliminazione.

IL CALORE.
Durante il digiuno, bisogna conservare i piedi caldi anche se la testa resta fredda. A questo effetto, esistono delle borse dell’acqua calda in plastica rigida che possono contenere 3 litri e che, quando sono riempite d’acqua calda, possono durare 12 ore. Le borse in caucciù o in metallo non valgono niente al confronto.
La borsa non sarà collocata che verso i piedi, le mani o dietro le cosce, mai in prossimità di un organo poiché essa rischierebbe di attirare verso quell’organo le tossine dell’organismo causandogli danni spesso molto gravi.
Quando il digiunatore è obbligato a lottare contro il freddo, perde un’energia considerevole. E’ lo stesso anche per l’eccesso di calore.
Con i piedi freddi, non ci si può rilassare né dormire. E per i malati gravi, ciò comporta un tale dispendio di energia che essi rischiano così la vita in 24 ore. Un malato grave che digiuna e che si trova molto emaciato non può sopportare di avere i piedi freddi un solo giorno senza rischiare la vita. Cade in coma e non sempre si riesce a rianimarlo.

LE ATTIVITA’ FISICHE.
Shelton raccomanda di ridurre le attività fisiche al minimo: le chiacchiere, la lettura, la scrittura, lo studio, la marcia, la radio, la televisione, ecc.
Noi abbiamo detto il nostro disaccordo su questo principio. A nostro parere, è meglio consumare un poco di energia, non troppa, a parlare, a scrivere, ricamare, che annoiarsi. Ecco perché noi raccomandiamo a tutti i nostri digiunatori di portare con loro un transistor, un ricamo, un lavoro a maglia, del canovaccio, giochi di società, carte, ecc.
Quelli che possono meditare pur restando tranquilli staranno meglio, ma non si può restare inattivi 24 ore su 24. La mente non può mai restare inattiva.
Capita di quando in quando che un digiunatore rifiuti di restare a letto. Noi gli facciamo la guerra. Non può restare tranquillo, deve sempre agitarsi, camminare, andare, venire. Ora, se noi tolleriamo un poco il camminare durante il digiuno, ciò non deve superare alcuni minuti. E tutte le attività che noi tolleriamo moderatamente devono essere praticate a letto, col minimo di stanchezza possibile.

LA BEVANDA DURANTE IL DIGIUNO.
Se noi raccomandiamo alle persone di non mangiare che se hanno fame, perché chiedere loro di bere per rutine una certa quantità di acqua che il corpo la reclami o no? Ecco la domanda che Shelton pone chiaramente e che denota lo spirito dello scienziato. La sua fiducia è totale nella natura e nei meccanismi naturali. Ma noi troviamo spesso che questi meccanismi naturali sono talvolta sregolati nell’uomo civilizzato.
Così, conclude lui, "la regola presso gli igienisti è di bere tanta acqua quanta ne richiede la sete e di non bere a meno di avere sete. Non si guadagna nulla a consumare più acqua di quanta ne richiede la sete."
Ma Shelton trova nonostante tutto che vi sono alcune eccezioni alla regola. Infatti, "numerose osservazioni hanno rivelato che parecchie persone nervose non sanno quando hanno sete né quando hanno fame. Esse affermeranno che non hanno mai sete. Bisogna allora portarle a bere malgrado ciò. In altri, l’acqua provoca nausea e perfino vomiti al punto che essi evitano di bere del tutto e arrivano al limite della disidratazione mortale. Sono casi rari, ma bisogna portarli a bere a piccoli sorsi.
Al di fuori di queste eccezioni, non è raccomandabile, conclude Shelton, di bere senza sete… Niente di ciò che è stato appena detto dovrebbe portare il digiunatore a temere l’acqua. Non bisogna neanche pensare che un digiuno senza acqua sia più benefico di un digiuno con l’acqua. Qualcuno ha lanciato quest’idea. E’ più pericolosa dell’eccesso d’acqua.
In realtà, Shelton aveva un giovanotto che insisté per digiunare senza bere acqua. Beveva 3 bicchieri di acqua davanti all’assistente, ma appena lei girava le spalle li vomitava consapevolmente. Si disidratò rapidamente e morì senza che si potesse salvarlo.
Noi non possiamo essere d’accordo con Shelton per questa faccenda dell’acqua. Noi abbiamo sorvegliato centinaia di digiunatori e abbiamo notato che la maggior parte bevevano troppo poco alla fine di un digiuno lungo. D’accordo, il primo giorno di digiuno si può restare senza bere, ma in seguito noi insistiamo con i digiunatori affinché essi bevano da 2 a 3 bicchieri in 24 ore secondo la loro altezza. Possono berla fredda, calda o tiepida come gradiscono. Dopo le prime 2 o 3 settimane, i digiunatori non hanno più voglia di bere acqua e le attribuiscono un sapore cattivo che in realtà è il sapore della loro bocca. Se li si lascia bere secondo la loro sete, come raccomanda Shelton, essi avranno talvolta sintomi di avvelenamento (mal di reni, mal di testa, depressione nervosa, urine troppo scure o color marrone, cistite, ecc.). Così, quando noi troviamo un digiunatore lamentarsi in tal modo dopo 2 o 3 settimane di digiuno, gli raccomandiamo di bere di seguito parecchi bicchieri d’acqua e i dolori se ne vanno istantaneamente.
Noi abbiamo così stabilito una regola generale per tutti i digiunatori. E’ quella di bere un minimo di 2 o 3 bicchieri d’acqua il giorno., anche se non hanno sete. E da 7 a 15 bicchieri al giorno in caso di crisi.
Infine, certi digiunatori non arrivano del tutto a ingurgitare neanche un solo bicchiere d’acqua. In tal momento, invece di interrompere il digiuno per misura di precauzione, noi lo continuiamo mentre diamo loro un litro di acqua il giorno profumata da una cucchiaiata da minestra di succo di limone. Questa dose di succo non rischia di provocare loro appetito. Un litro d’acqua per una persona che digiuna da più di 20 giorni, non è troppo. E d’altra parte, la piccola quantità di succo di limone o di carote aggiunta affretta l’eliminazione fornendo all’organismo alcune vitamine che cominciano a mancare seriamente.
Si vede così che il nostro consiglio non corrisponde del tutto a quello di Shelton. Shelton si rimette all’istinto naturale che è la sete e questo sembrerà logico. Tuttavia, parecchie osservazioni ci hanno portato a concludere l’errore di questa procedura. Ne citeremo alcune.
Un uomo che aveva digiunato 45 giorni interrompe il suo digiuno. Alcuni giorni dopo, noi gli demmo mele golden, ma egli rifiutò di mangiarle perché non erano biologiche. Vi sono periodi dell’anno in cui facciamo fatica a procurarci mele biologiche. Si fece inviare allora delle renette biologiche del suo orto. Sorpresa: fu incapace anche di mangiarne una sola e mi chiese di nuovo le mie golden! Perché, gli domandai? Le renette sono troppo secche, mi disse, mentre le vostre golden sono piene d’acqua.
Questa osservazione mostra decisamente che egli si era un poco disidratato! Altrimenti perché rifiuta l’acqua?
Anche altri casi lo mostrano. E’ così che mi si chiede spesso dopo il digiuno una minestra di ortaggi al posto degli ortaggi cotti, poi i frutti più succosi di preferenza ai frutti solidi. E’ ancora una volta questo bisogno d’acqua che i digiunatori non arrivano a soddisfare con l’acqua semplice poiché essi non possono berla.
Queste osservazioni sono talmente correnti nella nostra pratica che noi ne abbiamo tratto le conclusioni che si impongono, come si è visto: forzare a bere dopo il 20° giorno di digiuno circa e forzare anche durante la ripresa, per parecchi giorni. Infatti, come noi ne riparleremo più tardi, durante i primi giorni della ripresa alimentare, noi spingiamo a bere acqua: un litro al giorno almeno finché la sete persiste. A questo scopo, i succhi sono diluiti. Altrimenti, noi serviamo un mezzo litro d’acqua, limonata al risveglio, poiché la sete è intensa, soprattutto al risveglio dopo una notte di forte eliminazione. Un altro mezzo litro di acqua limonata è servito la sera.
Noi abbiamo detto che i digiunatori che hanno digiunato a lungo non hanno più voglia di bere l’acqua e pertanto quando essi interrompono il digiuno preferiscono gli alimenti acquosi agli altri. Ne abbiamo dedotto che essi devono essere disidratati. Lo sono veramente? Perché allora rifiutano di bere acqua pura? Non abbiamo trovato risposta a queste domande.
Prima di chiudere il capitolo, riprendiamo le due eccezioni che Shelton menziona, sulle quali non si può contare per bere durante il digiuno. Sono, dice lui, i nevrotici e quelli che l’acqua indispone. Ai primi egli vorrebbe che li si portasse a bere malgrado tutto, e ai secondi che gli si faccia bere acqua tiepida a piccoli sorsi. Io risponderò che questa disaffezione per l’acqua concerne soprattutto i non nevrotici e non è questione di determinare chi lo è e chi non lo è prima di trarre una conclusione o di dare un consiglio. Non è questione, per tutti, di digiunare senza bere del tutto, nevrotici o non nevrotici. Quanto alla seconda categoria che è indisposta dall’acqua, essa arriva presto a non prenderla più, neanche tiepida e perfino a piccoli sorsi. E a questo punto, invece di arrivare a interrompere il digiuno per timore della disidratazione, è mille volte preferibile proseguire il digiuno con acqua tinta da una cucchiaiata di succo. Noi abbiamo ottenuto in tal modo risultati sorprendenti con dei digiuni di lunghezza incredibile in individui che non sarebbero giunti a un tale successo. Sono digiuni da 40 a 60 giorni che hanno avuto i risultati più rimarchevoli. Senza questo artificio di acqua tinta, questi digiunatori non avrebbero superato i 30 o 40 giorni e avrebbero mancato semplicemente il loro obiettivo.

I BAGNI DI SOLE.
Tali e quali sono presi, i bagni di sole sono definitivamente nocivi durante il digiuno e anche al di fuori del digiuno. Durante il digiuno, il sole diventa nocivo quando è troppo caldo o quando ci si espone ad esso troppo a lungo, cioè più di 15 minuti per esempio. L’abuso di sole molto frequente tra i digiunatori provoca un’insonnia, una tensione nervosa che impedisce il rilassamento e una stanchezza generale conseguente.
Durante il digiuno, si ha meno bisogno di sole che in tempo normale. Certi igienisti proibiscono il sole definitivamente durante il digiuno come fattore di tensione nervosa. In realtà, spogliarsi poi rivestirsi costituisce già una fatica per certi digiunatori deboli che dovrebbero piuttosto riguardarsi.
Una parola di passaggio sulla questione dell’abbronzatura. Quelli che hanno studiato un poco di fisica sanno che se si mette al sole un tessuto nero e un altro tessuto bianco, è il primo che sarà caldo in capo ad un certo tempo e il secondo pochissimo caldo. Infatti, il nero assorbe i raggi caldi del sole mentre il bianco riflette una parte di questi raggi e ne lascia passare un’altra parte ma non assorbe niente o quasi.
Allo stesso modo, una pelle bianca riflette una parte dei raggi solari e lascia passare una parte nel corpo che ne trae beneficio. Si sa che i raggi solari permettono al corpo di fabbricare la vitamina D e sono utili sotto parecchi rapporti.
Al contrario, una pelle abbronzata assorbe la maggior parte dei raggi del sole e non lascia passare niente all’interno del corpo che dunque non ne trae beneficio.
Conclusione: è utile evitare qualsiasi abbronzatura.
Ad ogni modo qual è lo scopo dell’abbronzatura? L’abbronzatura è il mezzo di difesa della natura contro qualsiasi eccesso di sole che sarebbe altrimenti nocivo. Quando si abusa del sole, cioè ci si espone troppo a lungo, i raggi rischiano di causare del male all’organismo, allora questo si protegge contro questo eccesso installando uno schermo scuro. - un genere di occhiali neri - ed è l’abbronzatura che si forma.
Se l’esposizione è veramente troppo prolungata, l’abbronzatura non basta per proteggere l’individuo. Allora il corpo instaura un altro sistema di difesa: sono le vescicazioni e delle bolle riempite di linfa che sono interposte tra i raggi solari e il corpo.
I misfatti dell’abuso dei raggi solari sono tali che essi affliggono non solamente il sistema nervoso, il sonno, ma anche la digestione, il ritmo cardiaco, respiratorio.

I BAGNI E LE DOCCE.
Il bagno costituisce un dispendio d’energia considerevole per un digiunatore, ecco perché noi lo proibiamo durante tutta la durata del digiuno. Infatti, il fatto di dovere spogliarsi poi rivestirsi, il contatto dell’acqua sulla pelle che deve sopportare (con l’acqua calda o fredda la pelle spende enormemente energia per resistere loro mentre se l’acqua è tiepida, il dispendio è minore ma tuttavia l’aria è fredda) poi i movimenti delle mani, lo stare in piedi, ecc. tutto ciò spossa il digiunatore. Non dimentichiamo che sulla pelle si trovano milioni di piccoli nervi, la pelle è l’organo più grande del corpo e qualsiasi differenza di temperatura mobilizza tutti questi nervi per fare compensazione, da cui l’enervazione.
Noi raccomandiamo tuttavia a certi digiunatori, se non a tutti, di lavarsi tutti i giorni col sapone sotto le ascelle, poiché la loro traspirazione in questo posto diventa molto offensivo e l’aria della loro camera impossibile da respirare. Quando noi sentiamo quest’odore di traspirazione in una camera di digiunatore, noi gli chiediamo sempre di lavarsi così. Ma se egli afferma di essersi lavato col sapone in tal modo, noi supponiamo allora che i suoi vestiti siano impregnati di traspirazione. Sono, in quel momento, i vestiti che hanno bisogno di essere lavati.
Infine, sarebbe accettabile che un assistente strofinasse il corpo nudo di un digiunatore con l’aiuto di una salvietta inzuppata nell’acqua calda poi strizzata. Dopo di ciò, la salvietta avrà bisogno di essere lavata col sapone. A tutto ciò è preferibile il riposo.
Una parola sull’argomento dei semicupi raccomandati da Kuhne. Si ritiene che dirigano le tossine verso il basso in vista di una loro rapida eliminazione. E’ una veduta molto elementare sulle tossine che data dal secolo scorso. Infatti, l’eliminazione avviene al livello delle cellule e i semicupi non affrettano tale eliminazione. Al contrario esse la ritardano facendo consumare al corpo l’energia nervosa per resistere all’acqua fredda. D’altronde, chi ha mai decretato che le tossine debbano dirigersi piuttosto verso il basso? Non è il corpo che possiede la sua intelligenza e che sceglie la sua strada di eliminazione?
Quanto ai bagni di alghe marine, è una fumisteria evidente.
I bagni di vapore sono molto nocivi e inutili. Il peso perduto è molto rapidamente ripreso con l’acqua ritenuta degli alimenti ingeriti in seguito. Questi bagni sono supposti favorire l’eliminazione attraverso la pelle. Ecco un punto di vista molto restrittivo dell’eliminazione. Infatti, si pensava in altri tempi che la pelle era un organo di eliminazione e che la traspirazione era un’eliminazione. I naturopati avevano sposato queste idee mediche antiquate e continuano ancora a conservarle. Ahimè, niente di più falso. In occasione dell’intronizzazione di un papa alcuni secoli fa, un bambino fu spalmato d’oro e d’argento e portato su una carrozza scoperta, aveva percorso tutta la strada con la processione. Ma in capo a qualche ora, era morto. Si è sempre detto che la sua pelle spalmata non poteva più respirare, né traspirare, né eliminare, ma la verità non è questa. Il dottor Edmond Moras, igienista americano di origine belga, aveva scritto un libro igienista in termini propriamente poetici. In quest’opera, raccontò come gli capitarono le analisi delle urine poi quelle della traspirazione in un libro di fisiologia. Il confronto tra le due cifre mostrava che il corpo eliminava soprattutto attraverso le urine. Infatti, la quantità di acido urico eliminata attraverso la pelle era insignificante in confronto a quello che il corpo elimina attraverso i reni. Infine, la fisiologia moderna considera la pelle come un regolatore di temperatura, come un termostato piuttosto che come un organo di eliminazione. Ma i naturopati che possiedono dei vecchi libri medici amano copiare la medicina invece di studiare gli scritti igienisti. Di cosa è morto il bambino del Papa? Semplicemente di un colpo di sole. L’oro e l’argento sono metalli buoni conduttori di calore.
Nota che dovrebbe stare a piè di pagina
(1) Quando fa freddo, milioni di vasi sanguigni che si trovano alla superficie della pelle si contraggono e cacciano il sangue verso l’interno, evitando così una dispersione di calore. Viceversa, quando fa caldo avviene il contrario: il corpo perde i calore attraverso la pelle i cui vasi sanguigni si dilatano. Inoltre, la traspirazione raffredda il corpo in caso di calore.
Fine della nota.

Forzare l’eliminazione è un’illusione. I bagni di vapore, per esempio, portano il corpo a espellere grandi quantità di acqua, ma non di rifiuti. Voler forzare l’eliminazione è una vecchissima superstizione medica. Le funzioni della vita non si svolgono con la frusta. Le misure di forcing sono snervanti - esse peggiorano lo stato del soggetto."

LO ZUCCHERO.
Certi medici danno ai loro digiunatori parecchi pezzetti di zucchero il giorno (7 o 14 pezzetti) affinché l’eliminazione si faccia più lentamente. Essi vogliono combattere così l’eliminazione dell’acetone. Ora l’eliminazione non deve essere combattuta. Bisogna lasciarla proseguire naturalmente. Né combatterla né forzarla.
Verrà un giorno in cui si daranno ai digiunatori dei vasetti interi di confettura! Non è migliore dello zucchero? Ciò avrà almeno il merito di far risalire il morale!...

LE TISANE.
Gli igienisti rigettano totalmente tutte le tisane, sia all’interno del digiuno che al di fuori del digiuno. Esse non possono servire alcun fine utile. Le si usa come un medicinale. Ora, noi siamo contrari a qualsiasi idea di rimedio.
Per esempio, le tisane di camomilla o di tiglio sono utilizzate come sonniferi. Si dirà, sono di origine vegetale. Ma i peggiori veleni sono di origine vegetale: il tabacco, la cocaina, l’L.S.D., ecc.
Per definizione, l’alimento deve essere gradevole al gusto, all’odorato, alla vista. Ora le tisane sono amare, se non insipide. Tutto ciò che è amaro contiene del veleno. Le nostre papille gustative ci avvertono. Un bambino il cui gusto non è ancora pervertito rifiuterà e farà le smorfie gustando il piscialletto, il crescione, l’aglio e la cipolla crudi.
Abbiamo appena detto che si utilizzano le tisane di tiglio e di camomilla per dormire. Così si lotta contro i sintomi, esattamente come con i medicinali, invece di lottare contro la causa.
Inoltre, se queste tisane fanno effettivamente dormire, lo fanno esattamente perché allontanano il sangue dal cervello. E’ un mezzo coma, un’anestesia, una stupefazione, ma non è un vero sonno. Ci si alza più stanchi che col sonno. Si è avvelenati. Il danno causato al sistema nervoso è considerevole.
Prendiamo le tisane di senna o di altre erbe lassative. Si attribuiscono loro delle virtù lassative. Esse non hanno alcuna virtù. Esse non agiscono sugli intestini.
Non agiscono sugli intestini per portarli a muoversi, a svuotarsi. Sono gli intestini che agiscono su queste tisane per espellerle dal corpo poiché esse sono velenose. Il corpo non può utilizzarle per fabbricare cellule. Tutto ciò che il corpo non può utilizzare deve essere rigettato in quanto veleno.
Le tisane ritenute combattere i mal di testa sono nocive poiché i mal di testa non devono essere combattuti. I mal di testa sono sintomi utili di eliminazione. Bisogna accoglierli con gioia!
Le tisane per combattere le carenze sono frodi poiché il corpo ha delle riserve che possono durare a lungo.
Le tisane diuretiche non spingono i reni a lavorare. Sono i reni che le rigettano poiché esse sono veleni. Essi le rigettano con molta acqua.
Le tisane non aiutano il corpo ad eliminare. Al contrario, esse ostacolano l’eliminazione. Infatti, il corpo deve rigettare tutte queste tisane e usa a questo scopo la sua energia nervosa. Ora l’escrezione che avviene anzitutto al livello delle cellule ha bisogno di abbondante energia nervosa che gli manca quando è deviata nell’eliminazione delle tisane.
Certe tisane sono espettoranti. Certi digiunatori sputano molto muco: è un’eliminazione. Ma se egli prende una tisana espettorante, il corpo sputa questa tisana e si occupa meno delle tossine. Si vede dunque come questa tisana ritarda l’eliminazione.
Le piante nella natura sono divise in due categorie: commestibili e velenose. Le tisane sono fatte sempre a partire dalle piante velenose (amare, pungenti), mai commestibili. Le tisane sono dei medicinali. Si cerca un certo effetto. Ora è meglio lasciar fare la natura. Non contrariarla nel suo lavoro. Noi non siamo più intelligenti di essa.

L’ARGILLA E IL MAGNESIO.
E’ lo stesso per l’argilla e il magnesio. L’argilla non possiede alcun potere curativo, contrariamente a quanto si afferma. Il potere curativo appartiene esclusivamente ai tessuti viventi e non ai prodotti inanimati e inerti. L’argilla non è un fattore indispensabile alla vita. Essa non lo è, di conseguenza, per la malattia. L’organismo non può utilizzare l’argilla per farne delle cellule.
Quanto al magnesio, è un prodotto chimico e un medicinale. Se il nostro corpo ha bisogno di magnesio, ne ha un bisogno vivente sotto forma vegetale e non morto sotto forma minerale. Esiste un ciclo nella natura: il vegetale si nutre del minerale e l’uomo di nutre del vegetale. Non si può cortocircuitare questo ciclo e dirigersi verso i minerali per nutrirsi. Non c’è che la pianta che abbia la possibilità di assimilare le materie minerali inerti. Il magnesio sotto forma di polvere è una scemenza. E’ un ritorno ai medicinali e alla farmacia classica.

I MASSAGGI, I TRATTAMENTI.
I non-igienisti che impiegano il digiuno fanno ricorso frequentemente a diversi trattamenti durante il digiuno come a delle misure di forcing: massaggi, manipolazioni, aggiustamenti vertebrali, elettricità, bagni caldi e freddi, idroterapia, clisteri, applicazioni per stimolare il fegato, ecc. Tutto ciò rappresenta tanto delle scimmiotterie che è meglio evitare. Infatti, gli stimolanti spossano l’organismo. Tutte queste misure snervano il corpo e ritardano il ristabilimento proporzionalmente al loro impiego. E’ l’antitesi del riposo e del rilassamento. Queste cosiddette misure terapeutiche quali che esse siano provocano un’attività accresciuta e una dispersione di energia e di sostanza. Ora noi dovremmo lavorare con le tendenze conservatrici naturali dell’organismo digiunatore piuttosto che contro di esso. Le misure che cercano di stimolare l’attività cutanea, renale, per forzare l’eliminazione attraverso gli intestini, per stimolare il cuore e il sistema nervoso, tutte queste misure sciupano l’energia vitale e dovrebbero essere evitate. Infatti, tutti i metodi di trattamento che aumentano l’attività in qualsiasi maniera contrariano il riposo e il rilassamento.
Parecchi partigiani del digiuno, al di fuori degli igienisti, utilizzano i lassativi, le pillole omeopatiche, ecc. Ora questi lassativi hanno un effetto di disidratazione immensa che impedisce al corpo di riposarsi fisiologicamente e di compiere il lavoro di rigenerazione. Come può il corpo compiere tutti i suoi compiti quando lo si assale da tutte le parti con dei medicinali e dei trattamenti ai quali deve resistere e che deve rigettare?

METODI DI STIMOLAZIONE.
Sono anni che io mi oppongo all’impiego di qualsiasi metodo di stimolazione poiché essi tendono a esaurire le energie dei malati.
Uno dei miei critici scrive: "La perdita del potenziale vitale che sembra essere l’orco di Shelton non è così cattiva come sembra. Il corpo è una macchina dinamica che produce e perde costantemente del potenziale vitale." Tutto ciò è vero, ma perché sprecare con la stimolazione l’energia vitale man mano che essa è generata?
Bisogna sapere a questo riguardo che il potere che il corpo ha di produrre l’energia vitale è limitato e ancora di più quando esso è malato. Infatti, i malati e soprattutto quelli che soffrono di malattie croniche, hanno una stanchezza nervosa che proviene da uno spreco precedente di energia. E’ logico continuare a esaurire le riserve di energia già scarse?
La stimolazione è un pompaggio forzato delle energie. Essa obbliga a un consumo di energia, non per un lavoro utile ma per un lavoro consistente nel resistere allo stimolante. Se essa continua a lungo, o è ripetuta spesso, lo sfinimento ne è il risultato. L’esaurimento delle energie è in rapporto diretto con la somma della stimolazione opposta.
Al contrario, la pratica di conservare le energie del malato col riposo è di gran lunga più razionale e infinitamente più fruttuosa. Un lavoratore ritorna a casa nella sera, molto stanco per una giornata di lavoro faticoso. Noi non gli prescriviamo uno stimolante, ma riposo e sonno. Un malato si presenta a noi con un organismo stanco da settimane, mesi o anni di sovraffaticamenti, dissipazione, ecc. E’ usuale prescrivergli un modo di trattamento opposto: gli si dirà che ha bisogno di più stimolazione, che i suoi organi hanno bisogno di lavorare di più, si comincerà una serie di trattamenti consistenti nello stimolare la pelle, i reni, il colon, il sistema nervoso, ecc. Talvolta, se non è troppo spossato, noi giungiamo a frustarlo e a dargli un’apparenza fuggevole di salute. Ma a dire il vero, la regola è il più delle volte di vedere il caso del malato peggiorare progressivamente.

DANNI DELLA STIMOLAZIONE.
Un periodo di depressione proporzionale al periodo precedente di stimolazione la segue forzatamente e questo fatto dovrebbe rivelarci il vero carattere di questa stimolazione: è uno spreco.
Se noi ammettiamo una possibilità di guadagno durante il periodo di stimolazione, noi vedremo che questa è perduta nella reazione.
D’altra parte, la stimolazione ottenuta diminuisce progressivamente e la depressione consecutiva si accentua sempre più in funzione dell’uso dello stimolante. Dosi più elevate e più frequenti oppure l’uso di un altro stimolante si rivelano necessari, ma il periodo di recupero diventa più lungo.
Un’obiezione seria contro la pratica della stimolazione è che essa tratta gli effetti e ignora le cause dei disturbi. Si cerca di restaurare la salute obbligando il corpo ad un’azione forzata piuttosto che correggendo o sopprimendo le cause della malattia.
Supponete che noi abbiamo da fare con un malato molto intossicato e che sia desiderabile eliminare dal suo corpo le tossine accumulate. Se noi tentiamo di stimolare i suoi emuntori ignorando le cause, noi saremmo nella medesima situazione di colui che si sforza di vuotare una vasca senza chiudere il rubinetto.
Quest’immagine invocata da Shelton è veramente accattivante. Essa risponde perfettamente alle pratiche dei naturopati che vogliono stimolare i reni, il fegato, la pelle, ecc.
Si vuoterà così l’acqua fino alla stanchezza completa, per realizzare alla fine che c’è altrettanta acqua che all’inizio. Più si vuota, più ci si stanca e più rapidamente l’acqua si accumulerà poiché man mano che la stanchezza si farà sentire l’attività diminuisce. Alla stessa maniera, noi frustiamo gli organi di eliminazione, esigiamo da essi sforzi sempre più grandi fino a che siano sfiniti: essi allora trascinano con loro l’esaurimento del corpo intero. In fin dei conti, il corpo si ritrova al medesimo punto d’intossicazione che all’inizio. C’è ancora da constatare che, in seguito all’indebolimento funzionale, conseguenza inevitabile delle misure di stimolazione, il corpo s’intossica sempre di più.

COME ACCELERARE L’ELIMINAZIONE.
Non esiste metodo più efficace per accrescere l’eliminazione di quello del riposo.
Certuni immaginano che l’esercizio affretti l’eliminazione. Errore. L’esercizio o la marcia deviano le energie verso i muscoli e rallentano l’eliminazione.
Un’attività accresciuta aumenta la produzione dei rifiuti mentre un’attività ridotta riduce la produzione delle tossine. Un’attività accresciuta spende energia, mentre il riposo e il sonno conservano l’energia. Più un organo è stimolato, meno diventa capace di adempiere le sue funzioni. Dategli del riposo sufficientemente per permettere il recupero, la riforma e la riparazione e il suo vigore e la sua efficacia funzionale ne saranno aumentate.
Una grande quantità di energia è impiegata nell’attività fisica. Se il riposo è sostituito all’attività, l’energia abitualmente spesa in questa attività fisica è disponibile per un’utilizzazione diversa e, per il momento almeno, a un lavoro più importante.
La natura non taglia l’appetito, non mette il malato in uno stato di prostrazione e non arresta le sue attività, tanto mentali che sessuali e sensoriali, per niente. Queste sono delle misure di conservazione destinate a conservare l’energia abitualmente consumata in queste forme di attività, affinché essa possa essere disponibile per l’utilizzazione: per esempio, in un lavoro più importante di ristabilimento.
La stimolazione riduce dunque il potere funzionale attraverso il consumo di energia supplementare e l’accrescimento dei rifiuti metabolici.
L’attività consuma le sostanze del corpo. Essa è dispensatrice di vita. Un’attività accresciuta aumenta il consumo di sostanza corporale. Durante il riposo, le cellule, i tessuti e gli organi sono riparati, riformati e rinnovati. Il riposo è creatore di vita. Gli organi che si riposano sono più capaci di riparare le loro strutture danneggiate degli organi in stato di stimolazione. Il riposo e il sonno sono i processi di restaurazione più qualificati."
Noi parliamo qui, certamente, del riposo nel senso più ampio del termine, cioè il riposo fisiologico che è il digiuno. quando non si digiuna, è impossibile restare a letto il giorno. Ma quando si digiuna, si insedia nel corpo una sorta di rilassamento autentico che obbliga a restare a letto con piacere.
Il vero stoccaggio delle riserve di energia, la ricarica delle batterie corporali si producono durante il riposo. La stimolazione (irritazione o eccitazione) di un corpo già spossato, non fa che precipitare l’esaurimento delle poche riserve restanti, e conduce al crollo finale più rapidamente. Più il corpo è stimolato, più rapidamente esso raggiunge lo stato di esaurimento totale.
D’altronde, più il corpo è debole, meno è capace di resistere agli stimolanti - più grande è la necessità di non fare niente" in modo intelligente.
Solo quelli che possiedono un’esperienza sufficientemente approfondita con da una parte la pratica dello stimolante (spreco delle forze) e d’altra parte la pratica del riposo (conservazione delle forze) - solo essi possono giudicare del merito delle due pratiche e possono formare un giudizio realmente circostanziato.
Chi non ha completamente abbandonato la pratica dello stimolante e che, per mancanza di conoscenza sperimentale della questione proclama la superiorità della pratica stimolante sulla pratica di conservazione delle forze, ragiona come i filosofi in pantofole. Non sa e non può sapere ciò di cui parla. Come il ragno che tesse la sua tela, accatasta una teoria fantastica sulla tela della sua immaginazione."
L’eliminazione in verità avviene al livello delle cellule e non al livello degli emuntori (fegato, reni, polmoni) che non fanno che espellere sostanze già eliminate. Il fegato trasforma gli scarti eliminati dalle cellule in materie più semplici ed eliminabili. I reni le filtrano dal sangue e li rigettano nella vescica. Quindi per affrettare l’eliminazione, bisogna spingere le cellule, non gli emuntori, a eliminare. Come?
Bisogna a questo fine sapere come funzionano le cellule. Le cellule hanno bisogno, per funzionare, di energia nervosa. Quando questa è abbondante, esse eliminano molto, altrimenti esse eliminano poco. Come aumentare questa energia nervosa? Semplicemente economizzando sui consumi fisici, muscolari, digestivi, sessuali, ecc. Come economizzare? Col riposo muscolare, quello dello stomaco, ecc.
Non si può costruire l’eliminazione stimolando i reni e gli altri organi.




CAPITOLO 16 - LE PURGHE E I CLISTERI DURANTE IL DIGIUNO.


Le purghe sono medicinali utilizzati da troppo tempo dalle medicine. Gli igienisti le condannano come tutti i medicinali.
Durante il digiuno, capita che si noti un’evacuazione di quando in quando allorché la natura è pronta. Bisogna forzare la natura a svuotare gli intestini anche se essa non lo desidera? Gli animali che digiunano non prendono mai purghe. Prendono talvolta alcune erbe coriacee per farsi vomitare esattamente come se si solletica la gola con una piuma per farsi vomitare.
La presenza di feci avvelena il corpo durante il digiuno? Essa avrebbe tendenza a farlo, ma il corpo si aggiusta affinché avvenga altrimenti. Infatti, se ne protegge versando bile sulle feci poi seccandole, ciò per impedire loro di fermentare o di putrefarsi. Calore e umidità, ecco i due fattori di putrefazione. Inoltre, la bile rende asettico il contenuto intestinale. Infatti, gli animali che digiunano hanno gli intestini totalmente asettici in capo a 7 giorni soltanto di digiuno. Quando si aprono i loro intestini, non si sente alcuna putrefazione.
Non sono le purghe che agiscono sugli intestini per farli lavorare, sono gli intestini che agiscono sulle purghe per espellerle perché sono dei veleni. Essi sono corrosivi e raschiano le mucose intestinali sensibili rovinando la loro preziosa flora intestinale.
C’è pericolo a mantenere parecchie settimane materie fecali negli intestini? C’è assorbimento attraverso la parete del colon? Il corpo è avvelenato? Gli animali non si sono mai occupati dei loro intestini quando digiunano. Abbiamo appena detto che il fegato rende asettico il contenuto intestinale versando la bile e col disseccamento delle materie. La funzione del colon è normalmente di immagazzinare le materie fecali mentre ne impedisce l’assorbimento. Al contrario, la funzione dell’intestino tenue è di assorbire il bolo alimentare o almeno in parte. Per evitare questo assorbimento del colon, il corpo cerca il mezzo più economico: o vuotare gli intestini, o immagazzinare le materie seccandole e versando su di esse la bile, per neutralizzarle.
Nessun assorbimento dannoso durante il digiuno si produce attraverso il colon, ma esso potrebbe prodursi mentre si mangia. Infatti, quando si mangia, il corpo vede una gran parte della sua energia dirigersi verso il lavoro della digestione e non gliene rimane molta per occuparsi delle materie fecali.
Noi abbiamo sorvegliato digiuni di 40 giorni ed oltre. Ora avviene che la vigilia dell’interruzione del digiuno, la persona vada di corpo normalmente.
Quanto ai clisteri, essi hanno l’effetto contrario a quello che il corpo desidera. Essi liquefanno il contenuto intestinale permettendo così il suo assorbimento. Ecco ciò che provoca il mal di testa, la stanchezza e la nausea dopo un clistere.
Quando si forzano gli intestini a svuotarsi, non si accelera l’eliminazione poiché questa avviene al livello delle cellule. Andare di corpo non è eliminare. Il contenuto degli intestini non ha mai fatto parte delle cellule del corpo. Si trova al di fuori del corpo propriamente detto. L’energia utilizzata nel clistere o nella purga è sottratta alle cellule per il loro lavoro di eliminazione. Da qui il ritardo nell’eliminazione.
Certi naturopati ignoranti affermano che i digiunatori corrono rischi mortali se trascurano di purgarsi o di farsi dei clisteri. Noi abbiamo sorvegliato centinaia e centinaia di digiunatori senza clisteri né purghe, con i migliori risultati. Quelli che non hanno alcuna pratica possono affermare tutto ciò che vogliono o tutto ciò che la loro immaginazione fertile può generare.
Forzare gli intestini a lavorare non permette un’eliminazione supplementare attraverso questo canale. La funzione normale non può essere ristabilita che quando tutte le cause delle alterazioni funzionali sono state tolte. Prendete la purga più violenta, prendete una serie intera di clisteri per sbarazzare gli intestini dei loro scarti e non avrete più eliminazione per mezzo del sangue.
Un certo risentimento vitale si produce quando si forza il corpo a lavorare. Il corpo rifiuta allora di fare checchessia. Reagisce più prontamente alle misure dolci. Così, il riposo è più efficace delle misure energiche. Trattare, è fare la guerra contro un nemico immaginario e porta a mettere a terra e a distruggere il corpo stesso che si afferma di voler proteggere."
La ragione principale per la quale noi ci opponiamo alle purghe e ai clisteri è la seguente: le purghe sono veleni che il corpo espelle. Quando le materie fecali diventano insopportabili all’organismo, egli le espelle pure. Sta al corpo giudicare: non c’è bisogno di rendere il contenuto intestinale intollerabile con l’aggiunta delle purghe per obbligare gli intestini ad agire.
Essi agiranno quando è necessario.
Riguardo alle purghe, noi facciamo una buona eccezione alla regola. E’ negli obesi che hanno 30 chili da perdere, noi diamo loro una buona purga prima del digiuno poiché i loro intestini contengono delle quantità mostruose di materie fecali e questo provoca delle coliche intollerabili durante il digiuno.
Citiamo un caso particolare. E’ quello di un architetto parigino che pesava 103 kg. All’inizio del digiuno, appaiono coliche insopportabili. Noi raccomandiamo di coricarsi sul ventre, di fare massaggi locali dolci. Ciò procura sollievo per un poco, ma le coliche ritornano. Allora noi procediamo a un clistere o due con l’acqua tiepida saponata. Il sollievo è istantaneo, ma le coliche ritornano parecchi giorni più tardi notiamo che quelle coliche non sono altro che le feci che procurano gas, i quali fanno pressione sulle pareti sensibili degli intestini. Questo digiunatore ha così digiunato 45 giorni all’acqua pura, poi 42 all’acqua tinta molto leggermente da una cucchiaiata di succo. In totale 87 giorni che furono costellati da 4 o 5 periodi in cui le coliche furono intollerabili. Sollievo utilizzato: posizione sul ventre, massaggi locali, clisteri. Suppongo che una buona purga prima del digiuno avrebbe fatto evitare tutte queste sofferenze a un digiunatore che era diventato invalido durante il 2° e 3° mese del suo digiuno. Fare un clistere in queste condizioni d’invalidità richiede una prodezza olimpica e pone problemi difficili di ordine pratico.
Ci capita 4 o 5 volte l’anno di procedere a dei clisteri e ce ne pentiamo quasi sempre. D’altra parte i clisteri non puliscono che 50 cm soltanto di intestini che hanno 10 metri circa di lunghezza.
Shelton praticava un clistere nei casi di emorroidi. "Si forma un ammasso molto duro di rifiuti durante il digiuno. Ora questo ammasso fa malissimo quando passa. Per evitare questi dolori, noi diamo un clistere il 2° o 3° giorno del digiuno, poi un altro al momento di rompere il digiuno, subito dopo, ma prima della prima evacuazione. Talvolta, noi facciamo un compromesso con un digiunatore che si è sconvolto lui stesso con l’idea preconcetta che egli ha conservato a proposito al clistere. Glielo permettiamo come male minore. Talvolta infine, certe persone hanno voglia di andare di corpo e malgrado parecchi tentativi ripetuti con parecchie ore di intervallo, non riescono a liberarsi. E’ allora che permettiamo un piccolo clistere, ma in precedenza chiediamo di pazientare del tempo prima di arrivarci. Succede che questa attesa finisca con un’evacuazione senza clistere." - Shelton ha soppresso adesso qualsiasi clistere.
Quando un digiunatore ha una forte voglia di andare di corpo e non riesce a liberarsi, gli chiediamo sempre di ignorare questa voglia, di non forzare mai e talvolta di opporvisi restando a letto. In capo a parecchie ore, vanno di corpo senza alcuna difficoltà, come una donna che partorisce, essendosi i tessuti allargati a poco a poco.
Detto ciò, diamo adesso a tutti i digiunatori una purga all’inizio del digiuno affinché possano intraprendere il digiuno pulitamente. Unicamente per i digiuni che superano i dieci giorni.
Mettendo sulla bilancia l’energia che il corpo consuma durante parecchie settimane di digiuno a neutralizzare le materie fecali e quella che consuma per espellere una purga, vi sono molte probabilità che il digiunatore guadagni purgandosi. Almeno è il nostro parere.
Noi diamo dunque all’inizio del digiuno una dose purgativa che si ripete 6 ore dopo, fino ad ottenere il risultato atteso.
D’altra parte, l’occlusione intestinale non può succedere ai digiunatori, ma a quelli che mangiano come tutti.

FREQUENZA DELLE PURGHE.
Le purghe troppo frequenti presentano inconvenienti gravi: esse raschiano la flora intestinale e indeboliscono considerevolmente l’organismo. Infatti, il corpo richiede spesso settimane per rifare una tale flora. Noi diamo la prima purga (non zuccherata) il 1° giorno del digiuno. (Per un digiuno corto di 10 giorni, nessuna purga. Nessuna purga è data durante la rialimentazione, sotto nessun pretesto). In seguito, ogni 15 giorni di digiuno. Gli obesi dovrebbero prenderle ogni 8 giorni poiché essi hanno uno stock di feci più grande degli altri.
L’eliminazione durante il digiuno si scatena per 3 vie principali:
1) attraverso le urine che diventano cariche, colorate che vanno fino al colore marrone, con talvolta della sabbia, del pus, ecc.
2) attraverso la respirazione, l’alito che diventa fetido e il gusto della bocca cattivo;
3) attraverso gli intestini in cui una quantità incredibile di rifiuti metabolici vi si riversa come in una pattumiera. Quando diamo la purga all’inizio del digiuno, i soggetti evacuano grandi quantità di feci affermando che i loro intestini sono completamente svuotati. Ma 15 giorni più tardi diamo loro una seconda purga e con grande sorpresa loro e nostra, evacuano delle feci in quantità apprezzabili. Inoltre, l’esame di queste feci mostra che esse sono molto più cattive, più putride e nere di quelle che hanno seguito la prima purga. Ciò si spiega perfettamente poiché le feci della prima purga comprendono rifiuti alimentari mentre quelle della seconda purga comprendono rifiuti metabolici che sono ben più tossici.
Un’evoluzione importante nella nostra tecnica è dunque venuta alla luce. Che cosa ci ha fatto dunque cambiare metodo in materia di purghe?
Non ne abbiamo date mai date da 25 anni che sorvegliamo digiunatori a migliaia. Ma, molto recentemente, si sono presentati parecchi casi che in capo ad alcuni giorni di digiuno soffrivano di coliche addominali dovute senza alcun dubbio alla putrefazione delle feci immagazzinate negli intestini. Noi avevamo l’abitudine di palliare queste sofferenze inutili con dei massaggi locali, un clistere, un poco di marcia, con la posizione coricata sul ventre o anche con una pausa alimentare nel digiuno. Tutte queste misure non procuravano il sollievo atteso e il digiunatore proseguiva il digiuno soffrendo più o meno di coliche tenaci.
Davanti ad una tale situazione che diventa praticamente intollerabile negli obesi abbiamo deciso di vuotare gli intestini con una purga all’inizio del digiuno e anche una seconda volta negli obesi che hanno quantità inaudite di feci nel loro ventre.
Conosciamo tutti gli inconvenienti della purga: perdita di flora intestinale, enervazione e arresto momentaneo dell’eliminazione, stanchezza generale momentanea; gli animali non ne prendono quando digiunano neanche se si sono rimpinzati di pesce prima del digiuno come nel caso dell’orso che iberna 3 mesi senza purga e senza noie.
Tuttavia stimiamo che questi inconvenienti sono largamente compensati dalla pulizia degli intestini e dalla liberazione delle forze vitali per lavori più utili della neutralizzazione delle feci e della loro asepsi con la bile poi col loro disseccamento. Una tale misura non deve essere ripetuta più di una volta ogni 15 giorni. E’ sicuro che farà evitare gli accidenti dovuti ai tappi eventuali, incidenti rari ma che possono senz’altro capitare.
Nei magri, il transito è troppo rapido mentre negli obesi è più lento e le loro riserve di feci sono molto più abbondanti.
La presenza di feci negli intestini durante il digiuno non provoca autointossicazione che in certi casi rari ed estremi. Fuori dal digiuno, la costipazione può, certamente, provocare questa autointossicazione. Infatti, gli intestini (colon) sono equipaggiati per resistere all’assorbimento e a immagazzinare le feci disseccandole. La bile le neutralizza e le rende aseptiche. Anche la vescica è concepita per immagazzinare l’urina e non c’è alcuna autointossicazione né in un caso né nell’altro, ma in quelli che mangiano, non tutte le energie vitali sono disponibili per l’immagazzinaggio conveniente delle feci poiché una parte di queste energie è deviata verso la digestione. Ecco ciò che spiega l’autointossicazione nei costipati che mangiano e non nei digiunatori costipati. Quanto meno, questa autointossicazione si produce pochissimo in un digiunatore i cui intestini sono in buono stato.
Se la purga prima di cominciare il digiuno non ha l’effetto previsto, bisogna ripeterla dopo un intervallo di 12 ore tante volte quante ne saranno necessarie. Ma siccome il peristaltismo del digiunatore si arresta, si prenderanno in aggiunta delle mele tre volte il giorno per aiutare l’azione intestinale e impedirle di arrestarsi (niente purghe per le enteriti).

Conclusione: Una settimana di preparazione è preferibile per tutti alla purga.




CAPITOLO 17 - IL TAPPO INCOLLATO.


Nella maggior parte dei digiunatori, è del tutto normale non andare più di corpo durante tutta la durata del digiuno, salvo rare eccezioni.
E al momento di interrompere il digiuno, si prova una certa difficoltà ad espellere le prime feci poiché si è formato un tappo. Questo tappo è talvolta molto duro e si incolla alle pareti del retto.
Gli sforzi ripetuti per andare di corpo non sempre riescono. Quando si ha una prima voglia di evacuare, si può forzare un poco ma mai troppo. Se in capo ad un certo tempo, non si giunge a liberarsi, bisogna ignorare queste voglie di andare di corpo e attendere pazientemente che l’orifizio si allarghi a poco a poco. In capo a un giorno o due, talvolta ad alcune ore soltanto, le feci escono senza problemi. Ma talvolta, e ciò è molto raro (1% dei casi), il corpo non arriva a scollare il tappo con i suoi mezzi ed è la crisi.
Noi consacriamo al tappo un capitolo intero dato che ne abbiamo avuto una decina di casi in dieci anni che ci hanno dato molto filo da torcere. Certi hanno perfino rischiato di finire male. Ma tutto è bene ciò che finisce bene e si vedrà la conclusione che traiamo da questo episodio.
Il primo caso era quello di una giovane signora che soffriva di stitichezza ostinata e di vertigini permanenti che le impedivano completamente di lavorare. Digiunò 32 giorni senza storia, ma al momento di interrompere il digiuno, poco prima di assumere il terzo pasto (una mezz’arancia tagliata in due che succhiava essa stessa) fu presa da premiti o impulsi di andare di corpo senza poterci riuscire. Fu somministrato un clistere, poi un altro senza alcun risultato. In seguito, ci furono delle spinte intestinali a intervalli di 15 minuti, dolorose, e non usciva dall’ano che una macchia nerastra di feci liquide nauseabonde, incontrollabili, tutto il giorno e tutta la notte. Esattamente come un bimbo che non riesce a controllare l’evacuazione. Abbiamo proseguito i piccoli pasti. Come per i bimbi, si utilizzò un tampone di ovatta di cellulosa per non macchiare il letto, tampone che doveva essere cambiato parecchie volte il giorno. Abbiamo supposto emorroidi ma il marito indignato aveva optato per un’enterite. Ora non era né l’una né l’altra. Non sapendo che fare di fronte a tale situazione completamente nuova e davanti alla nostra esitazione, il marito decise di inviare sua moglie all’ospedale. Passiamo oltre l’atteggiamento dei parenti, non convinti, quelle dei medici d’ospedale... Costoro avevano diagnosticato un’enterite che trattarono con alimenti in flaconi per bimbi, sonniferi ed è tutto. Due mesi passarono senza risultati. Lei rientrò a casa sua e dovette rimettersi a poco a poco. La lezione preziosa che io ho tratto da questo primo caso, è che i medici sono stati impotenti davanti a questo tappo e che non hanno fatto niente di particolare. Erano 16 anni fa.
Il secondo caso fu quello del signor B, che a 60 anni era venuto a digiunare per guarire l’anemia. Il 27° giorno si decise di interrompere il digiuno con mezzo pompelmo rosa che egli succhiò come noi abbiamo l’abitudine di far fare. Non abbiamo mai avuto noie con questa maniera di interrompere il digiuno. finito di succhiare il pompelmo, fu preso da dolori violenti e insopportabili agli intestini, voglia di andare di corpo ma niente usciva, salvo, beninteso, una macchia nerastra che chiazzava i suoi vestiti. Questi premiti ritornavano ogni quarto d’ora con dolori intensi e nuove macchie. Che fare? Quale era la causa? Che cos’era? Per lungo tempo io incolpai la polpa del pompelmo, ma si vedrà più oltre che non era così. Con dolori così violenti, io ho pensato che non poteva digerire niente e decisi allora di proseguire il digiuno che piacesse o no. La sua sete era intensa ed egli beveva 2 litri d’acqua il giorno, all’inizio. Ebbe parecchie ritenzioni d’urina che si risolsero con la sonda, con difficoltà. Bisognava insaponarlo parecchie volte il giorno. Non aveva più la forza di alzarsi. In capo a 13 giorni di digiuno supplementare, dunque 40 giorni in tutto, i dolori scomparvero a poco a poco, urinò abbondantemente e facilmente, la sua sete scomparve e si interruppe il digiuno con brodo caldo di ortaggi. In seguito, gli diedi lo stesso il pompelmo che io avevo incriminato, ma questa volta senza problemi. Risalì la china dolcemente. La sua cera era cadaverica. Non aveva che la pelle sulle ossa. Vedendolo, ci mancò poco che sua moglie svenisse. Adesso, la sua anemia è completamente guarita e la sua salute è fiorente più che mai. (D’origine turca, aveva sofferto nella sua infanzia di tifo.) La lezione che io avevo tratto da questo secondo caso era la seguente: bisogna proseguire il digiuno in tutti i casi simili. Si vedrà oltre perché oggi non traggo più la medesima conclusione.
Il terzo caso fu quello di un’affascinante studentessa di medicina di 22 anni.
Lei aveva voglia di andare di corpo, ma senza risultato. Le si fece un clistere che l’aveva calmata, senza che tuttavia fosse liberata. Fu solo dopo alcuni giorni che poté andare di corpo senza problemi.
Il quarto caso fu quello di uno Spagnolo di 72 anni. Avendo il cuore debole, il polso irregolare, il suo digiuno fu interrotto in capo a 7 giorni. Dopo la ripresa, provò difficoltà per andare di corpo, ciò che fece penare ancora di più il suo cuore. Fu allora che un clistere all’olio l’aiutò a liberarsi e a togliersi d’impiccio. Altrimenti, il cuore forse non avrebbe retto il colpo.
Il quinto caso fu quello di un uomo di una trentina d’anni. Amebiasi con medicine contro le amebe per due anni che hanno fatto più male alla mucosa intestinale che alle amebe. Digiunò 30 giorni senza noie. Si decise di rompere il digiuno il 31° giorno, ma prima di rompere il digiuno, ebbe una violenta crisi comprendente dei dolori intensi al livello del colon ogni dieci minuti, con voglia di andare di corpo senza risultato e con una macchia nerastra, liquida e nauseabonda. Un’enterite, diagnosticò il medico. Il digiuno fu così continuato per 7 giorni supplementari ed egli si rimise a poco. Notiamo che la crisi si era prodotta prima dell’interruzione del digiuno. altrimenti avrei incolpato il succo o l’alimento col quale il digiuno era stato interrotto. E io penso automaticamente al primo caso in cui avevo incolpato la polpa del pompelmo di essere all’origine di tale crisi. Non era dunque vero e eccomi ripartire da zero. Non trovo in tal modo la causa immediata, ma avevo pensato di aver trovato la soluzione proseguendo il digiuno fino alla soluzione naturale del problema. Ora come si vedrà nel caso seguente, questa non era affatto la migliore soluzione.
Come per tutti i casi difficili, avevo scritto a Shelton per consultarlo. Mi rispose che non aveva mai incontrato casi che sviluppassero una colite alla fine del digiuno. e non di meno io ne avevo trovato una serie.
Il sesto caso fu quello di una donna, sposa di un minatore. Aveva digiunato l’anno precedente sotto la sorveglianza di un medico. Un digiuno di 30 giorni con purghe ripetute non diede alcun risultato in ciò che concerne un grosso tumore al seno che lei desiderava veder scomparire.
Lei iniziò dunque sotto la nostra sorveglianza un digiuno senza purga e al 30° giorno il tumore era totalmente scomparso. Si possono così comparare i due risultati con e senza purga. Tuttavia, dalla ripresa alimentare con succo d’arancia diluito, lei cominciò a soffrire di premiti, voglie di andare di corpo ogni 10 minuti senza potersi liberare. Macchiava soltanto la sua biancheria con un liquido nero, nauseabondo. Come per tutti i casi precedenti, parecchi clisteri all’acqua tiepida furono somministrati senza risultato. Presi così la mia decisione di proseguire il suo digiuno.
In capo a 18 giorni supplementari di digiuno, cioè 48 giorni di digiuno in tutto, i premiti non se ne andarono. Ma la signora non aveva più riserve, non aveva più la forza di alzarsi, non pesava più che 24 chili per un’altezza media e i suoi occhi diventavano sensibili alla luce del giorno al punto che lei portava gli occhiali neri nel letto. Evidentemente, aveva superato la soglia dell’inanizione dannosa.
Bisognava dunque interrompere il suo digiuno a qualsiasi costo. Le fu servito dunque brodo caldo di verdure, succo di carote diluito, ma in capo a parecchie settimane i dolori continuavano. Furono provati il riso bianco, ecc. senza risultato. Rientrò a casa sua dopo un soggiorno di 3 mesi, risalì dolcemente la china e a poco a poco i suoi dolori sparirono. La sua salute è eccellente.
Lezione da trarre da quest’ultimo caso: la soluzione che io avevo trovato e che mi aveva salvato in tutti gli altri casi, consistente nel proseguire il digiuno, non era la migliore. Tutti questi casi erano estesi su parecchi anni (1960-1976).
Il settimo ed ultimo caso fu decisivo e concludente. Un proprietario di ristorante di Nizza venne a digiunare. In capo a 15 giorni soltanto il suo digiuno fu interrotto ma egli sviluppò una crisi dolorosa di premiti ogni 15 minuti, come i precedenti. Io segnalai la cosa al medico di passaggio collegato al mio stabilimento. "Dottore, è un tappo che mi provoca tutte queste noie", gli disse il digiunatore. Il medico era dunque stato messo sull’avviso contrariamente a tutti i casi precedenti in cui l’eventualità di un tappo non aveva nemmeno sfiorato la mente del medico. Non avendo avuto alcun risultato i clisteri, il medico si rimboccò le maniche e intraprese il compito di staccare il tappo dall’ano e tentare di spezzettarlo. Il soggetto era coricato sul dorso con le ginocchia rialzate come una donna che partorisce.
Notiamo prima di proseguire questa storia, che tutti i casi citati erano stati rovinati dai lassativi, dai medicinali contro le amebe, ecc. Il colon non poteva più adempiere il suo compito di immagazzinare i rifiuti neutralizzandoli convenientemente. Ora il corpo ha spesso bisogno di immagazzinare questi rifiuti per settimane intere durante un digiuno.
Per il caso in cui un tappo si presenti durante un digiuno, non bisogna mai lasciarlo ma forzarlo a uscire con un piccolo clistere se possibile. Altrimenti, esso provoca l’infiammazione dell’ano e il passaggio diventa sempre più piccolo.
Se un clistere non arriva a sloggiare il tappo, non si avrà altra scelta che di fare una pausa, cioè di interrompere il digiuno fino all’evacuazione del tappo, poi di riprendere subito il digiuno. Ho avuto un caso di questo genere in cui sono stato obbligato a interrompere il digiuno di 45 giorni a due riprese per sloggiare tali tappi in un soggetto il cui colon era in pessimo stato. Ogni pausa durò 5 giorni circa, visto lo stato atono degli intestini.
Adesso, io evito al tappo di formarsi con una purga all’inizio del digiuno, o meglio ancora con una settimana di preparazione.
In breve, torniamo al nostro proprietario di ristorante coricato sulla schiena con il medico che cerca di staccare il tappo con l’aiuto del suo dito (la sua mano indossava un guanto in plastica leggera e morbida). Il dito era oleato.
Come un parto, ciò durò una buona mezz’ora durante la quale egli urlò dal dolore. Il medico riuscì a tirar fuori due palline senza altro e promise di inviare l’indomani un’infermiera per terminare quest’operazione. Ma ciò non fu necessario poiché un’ora dopo si presentò a evacuare e poté liberarsi normalmente, il che terminò le crisi istantaneamente. Notiamo che la mia assistente che in quel momento era un’infermiera diplomata aveva provato come il medico a portare un guanto in caucciù e con l’aiuto del suo dito aveva tentato di sloggiare il tappo. Ma lei non aveva avuto il coraggio di forzare poiché il soggetto gridava troppo. I suoi tentativi erano dunque falliti poiché l’ano era infiammato, ciò che restringeva l’orifizio e rendeva molto difficile l’introduzione di un dito, perfino oleato convenientemente.
Conclusione finale: i tappi incollati sono molto rari (1% dei casi), e se ne forma uno tenace al momento dell’interruzione, che provoca dei premiti violenti e dolorosi, in quel momento bisogna assolutamente sloggiarlo:
1) con l’aiuto di un dito introdotto in un guanto di caucciù oleato convenientemente. Questo metodo è conosciuto da tutti gli infermieri che l’hanno appreso.
2) O con l’aiuto di una molletta per i capelli ricurva (molletta da chignon venduta dai parrucchieri). E’ una vecchia guaritrice che mi ha fatto scoprire questo metodo molto pratico e indolore.
Un’ultima nota prima di chiudere questo capitolo. I premiti violenti non sembrano sopraggiungere che durante il digiuno o piuttosto al momento della ripresa alimentare, mai in seguito. In altri termini, se la crisi violenta dovuta al tappo incollato all’ano non si manifesta 3 giorni dopo l’interruzione del digiuno, non rischia più di manifestarsi, anche se il digiunatore non si è del tutto liberato andando di corpo. Ecco di che tranquillizzare la maggioranza dei digiunatori. Infatti, tutti i casi che abbiamo incontrato si sono prodotti al momento dell’interruzione del digiuno, salvo uno solo alla vigilia di questa interruzione. Non abbiamo mai incontrato un caso sofferente di premiti violenti dopo i primi giorni della ripresa che fa seguito al digiuno.




CAPITOLO 18 - I SINTOMI E LE CRISI DURANTE IL DIGIUNO.


La persona in eccellente salute può digiunare settimane senza risentire il minimo malessere. L’eliminazione si fa allora in dolcezza. Al contrario, l’individuo di salute media avrà delle reazioni secondo il suo stato - violente se è provvisto di una buona vitalità e deboli se essa è debole.
Così, quando una persona afferma di avere un’eccellente salute, io non le credo che in capo a parecchi giorni di digiuno. Infatti, il digiuno è come uno specchio che riflette fedelmente lo stato di salute dell’organismo. Un confronto servirà a rendere chiaro l’argomento. Il fumatore e l’alcolizzato che interrompono i loro veleni soffrono il martirio. Ora queste sofferenze rappresentano molti sintomi di eliminazione della nicotina e degli altri veleni accumulati.
Tra i sintomi risentiti durante il digiuno, il più corrente è la vertigine. Il sangue è concentrato nell’addome e se ci si alza bruscamente il corpo non ha il tempo di inviare il sangue verso il cervello e si rischia di svenire. Ciò è senza gravità salvo che si rischia di cadere su un oggetto e di ferirsi. Una delle nostre digiunatrici era caduta su un radiatore e si era fatta un bernoccolo sul viso che era durato 3 giorni prima di riassorbirsi. Per evitare tutto ciò, basterebbe sedere un poco sul bordo del letto prima di alzarsi dolcemente. Evitare ancora qualsiasi posizione in piedi prolungata. Evitare di fare la propria toeletta la mattina. Il pomeriggio si è meno stanchi poiché l’eliminazione si rallenta in quel momento.
Noi incontriamo in seguito la febbre soprattutto nei bambini, ma essa non dura che alcune ore, al massimo una giornata. E’ un sintomo di eliminazione dinamica. Non occorre fare nulla per lottare contro questa febbre.
I mal di testa possono durare parecchi giorni. Non cercate di attenuarli poiché sono sintomi di eliminazione preziosi. Una donna che aveva sofferto per tutta la sua vita di mal di testa violenti aveva digiunato sotto la sorveglianza di un medico durante 20 giorni. Per calmare i suoi mal di testa, il medico le dava delle pillole, purghe, ecc. il risultato di tale digiuno fu nullo. Un anno più tardi, lei venne a digiunare sotto la nostra sorveglianza, senza purghe né pillole. Quando i mali di testa si esacerbavano io le chiedevo di sopportarli, di stringere i denti e di aspettare. Talvolta, i mal di testa sono causati da un eccesso di tossine riversate nel sangue. In quel momento, bere un buon bicchiere di acqua. Lei digiunò ancora 20 giorni e i mal di testa scomparvero per sempre. Questa storia serve ad illustrare d’altronde due modi di digiunare e di comparare i risultati.
Le coliche sono dovute in generale a dei gas provenienti dagli scarti in fermentazione. E’ sufficiente dormire sul ventre o di fare alcuni massaggi dolci al ventre se non un clistere.
La debolezza è normale durante il digiuno e non ha niente di allarmante.
Il nervosismo e la sensibilità al rumore sono anch’essi molto frequenti.
La maggior parte dei digiunatori dormono sempre meno man mano che il digiuno prosegue. Al contrario, essi dormono e si assopiscono spesso durante il giorno.
Dei piccoli foruncoli possono comparire e le gengive possono sanguinare. Gli sputi sono frequenti. Cattivo umore, malinconia, depressione possono sopraggiungere ma bisogna lasciar passare il temporale poiché essi finiscono in capo ad alcune ore.
I vomiti di bile possono prodursi. Se essi proseguono moderatamente, si può lasciarli correre per 15 giorni. Ma se essi sono troppo frequenti, non lasciarli prodursi più di 3-5 giorni a rischio di indebolire molto il digiunatore e di provocare confusione mentale. Questi vomiti non sopraggiungono che in quelli che hanno il fegato sovraffaticato.
Un giovane negro, che studiava diritto, era venuto a digiunare parecchi anni fa. Digiunò 40 giorni con vomiti abbondanti per circa 20 giorni. Nel suo Paese d’origine, il Gabon, salvo errore, ci si alimenta di pesce dalla più tenera infanzia. Egli aveva per questo fatto un fegato sovraffaticato e affetto. Il suo digiuno fu dunque interrotto al 40° giorno, ma si produsse in lui una confusione mentale che è durata una decina di giorni - perdita di memoria, confusione, non si ricordava di niente, tutto si confondeva nella sua testa. Il sangue era così concentrato nel suo addome e irrigava troppo poco il suo cervello. E’ l’unico caso di confusione mentale che abbiamo avuto. Shelton ne ha avuto 8. Si eviteranno simili incidenti sorvegliando da vicino la durata dei vomiti e attenuandoli con succhi diluiti fortemente non appena i vomiti si prolungano pericolosamente oltre i 15 giorni. Come regola generale quando questi vomiti si producono le prime settimane del digiuno, essi non sono pericolosi. Ma quando si producono dopo la terza settimana del digiuno bisogna sorvegliarli. Dopo questo caso, noi abbiamo sempre attenuato o interrotto il digiuno quando il soggetto vomita troppo e troppo a lungo verso la fine di un lungo digiuno.
Questo digiunatore negro aveva assistito a tutte le nostre chiacchierate senza mai porre domande. La sola domanda che ci aveva posta e che mostrava il suo stato mentale di fronte all’alimentazione igienista dopo il digiuno, fu questa: "Quanto tempo durano i benefici del digiuno se si torna al medesimo regime di prima?" Evidentemente, non aveva l’intenzione di seguire il regime igienista dopo il suo ritorno. Inoltre, la sua ripresa alimentare ci aveva posto delle difficoltà considerevoli. Infatti, egli rifiutava di mangiare e di bere ciò che gli si dava. Trovava tutto insipido, non salato né condito. Reclamava delle noccioline arrostite e salate, sandwiches, e perfino pesce! Non aveva compreso granché.
Shelton aveva sempre considerato i vomiti come un’eliminazione profittevole, ma ha finito dopo 30 anni per ammettere che non occorreva lasciarli durare troppo.
Per riassumere, i vomiti possono sopraggiungere:
1) all’inizio di un digiuno e in questo caso bisogna ignorarli e proseguire il digiuno.
2) Nel corso del digiuno e in questo caso si può ignorarli se sono poco frequenti, anche se durano 7 giorni. Ma se sono troppo frequenti e superano i 7 giorni di seguito, bisogna interromperli attenuando il digiuno con un frutto acido.
3) alla fine di un digiuno lungo, cioè dopo 20 - 25 giorni di digiuno o anche 40 giorni mai lasciarli proseguire altrimenti diventano pericolosi.
I soggetti che hanno abusato di tranquillanti, di tabacco, di sedativi durante lunghi anni, possono avere, durante il digiuno una crisi di delirio e di allucinazioni. Essi non riconoscono più nessuno e non sanno più niente di quello che dicono.
In caso di svenimento lasciare il soggetto disteso per terra, con le membra ben allungate. In alcuni minuti il soggetto si risveglierà senza rendersi conto di nulla. La posizione orizzontale stanca di meno l’organismo della posizione verticale. Quando la natura requisisce le sue energie per un lavoro urgente di eliminazione, mette il soggetto a terra (svenimento) per economizzare le forze. Infatti, quando bisogna pompare il sangue dai piedi alla testa, occorre un’energia considerevole.
Tutte queste crisi sono provocate da un’eliminazione molto forte nel sangue di quantità considerevoli di tossine che sconvolge il sistema nervoso per un certo tempo. Sono crisi di eliminazione. Esse possono anche prendere la forma di pazzia furiosa. Noi abbiamo già riferito la storia di un caso di follia durante il digiuno. per evitare simili casi estremi, limitiamo questi digiuni a 20 giorni poiché le case di digiuno non sono affatto preparate a ricevere i casi mentali. Occorre personale specializzato. I soggetti possono gettarsi dalla finestra durante una crisi mentale violenta.
Non bisogna pensare che tutti i digiunatori sviluppino necessariamente una crisi durante il digiuno. Lungi da ciò. La grande maggioranza digiuna senza problemi, nella calma assoluta.
Più di centomila digiunatori sono stati sorvegliati dal dottor Shelton, Bernarr MacFadden, Dr Hazard, ecc. Nessun caso di paralisi durante il digiuno fu riferito. Noi ne abbiamo avuto solo due casi in tutta la storia del digiuno. Si sono prodotti in due uomini, abbastanza anziani, dai primi giorni del digiuno. La paralisi non era durata che 5 ore (emiplegia). Il digiuno fu interrotto nel primo caso e proseguito nel secondo senza inconvenienti. Nel primo caso, la lingua era toccata dalla paralisi, il viso rosso, gli occhi fuori dalle orbite, il polso impazzito. La crisi era violentissima. Il digiuno fu interrotto con un brodo caldo. Questa persona ricominciò un secondo digiuno l’anno seguente e sviluppò una crisi simile di paralisi. Lì il digiuno non fu interrotto. Una lunga preparazione a questo secondo digiuno con una dieta stretta avrebbe attenuato un poco la crisi.
Queste crisi di paralisi sono lo specchio fedele dello stato di salute del soggetto e riflettono l’avvenire dando un’idea precisa della crisi che precederà la morte più avanti, entro dieci o venti anni. Si può predire l’avvenire. Queste crisi prima della morte sono ineluttabili? No, se l’individuo vive in modo esemplare e sano, il che è poco probabile nella nostra vita civile in cui nessuno sfugge alle preoccupazioni, all’inquinamento, ai medici, ecc.
Le palpitazioni sono molto frequenti e non presentano alcun pericolo. Al contrario, "la barra sul petto" e il polso irregolare sono segni di pericolo e il digiuno deve essere attenuato immediatamente. Un polso lento o rapido non ha niente di anormale durante il digiuno. ma un polso troppo debole deve essere sorvegliato.
Quelli che non possono trattenere l’acqua che bevono e la vomitano sono rarissimi. "Se ciò persiste più di 4 giorni, è saggio interrompere il digiuno", consiglia Shelton. In questi casi, noi non interrompiamo il digiuno, ma lo attenuiamo con succhi molto diluiti.
La respirazione divenuta molto difficile e ansimante, poi la paura del digiuno sono segni che il digiuno deve essere attenuato o interrotto. Una signora belga era venuta per digiunare ma aveva abusato di tranquillanti e di medicinali di qualsiasi specie. Ebbe fin dall’inizio del digiuno una respirazione che le attanagliava il petto. Si procurava sollievo tirando la pelle all’incavo dello stomaco. Il suo digiuno fu attenuato con una mela tutte le sere per 15 giorni. I risultati furono meravigliosi su tutti i piani e superarono tutte le sue speranze.
Uno Spagnolo di 72 anni viene e desidera digiunare dai 30 ai 40 giorni. Aveva già digiunato precedentemente 20 giorni in Spagna. Una settimana dopo l’inizio del digiuno, espresse il desiderio di interrompere il digiuno. Gliene domandammo la ragione, disse che aveva voglia di interrompere il digiuno senza saperne granché il perché. Noi non abbiamo insistito. Ma parecchie ore dopo, siamo tornati da lui a domandargli se aveva ricevuto una lettera che l’aveva contrariato con una cattiva notizia, disse di no. Voleva interrompere il digiuno ma non sapeva granché il perché. Non aveva minimamente paura del digiuno in generale poiché aveva già digiunato ed era un adepto ben convinto da lunghissimi anni. Incuriositi da questo caso, avemmo l’idea di prendergli il polso. Era irregolare! Egli ha avuto dunque un sentimento premonitorio di pericolo. Il digiuno fu interrotto immediatamente.
Certuni possono sviluppare una crisi estremamente violenta di calcoli nefritici o biliari. Queste crisi durano da 4 a 5 ore. il soggetto non può restare calmo e si agita continuamente. E’ il calcolo che passa a provocare questa crisi. Fermare la crisi con delle punture di stupefacenti è fermare il passaggio del calcolo. Non bisogna dare niente al digiunatore. Bisogna che egli pazienti e la crisi passerà lentamente o improvvisamente. Qualche tempo più avanti, se la persona urina in un vaso, avrà la sorpresa di trovare un calcolo in fondo al vaso. Noi abbiamo avuto parecchi casi che si sono svolti in maniera molto soddisfacente. L’ultimo ci ha causato qualche delusione.
Era un commediante di una quarantina di anni. Iniziò un digiuno, più o meno convinto della sua efficacia, ma desideroso di fare una prova. In capo ad una decina di giorni di digiuno, ebbe una crisi molto violenta di calcoli renali. Era una domenica mattina. Io gli tenni compagnia per attenuare le sue sofferenze moralmente e farlo pazientare. Egli non comprendeva perché io non cercavo di alleviare le sue sofferenze dandogli qualcosa. "Fate qualche cosa, diceva. Ma voi siete disumano, non lasciatemi soffrire." Noi avevamo avuto un bello spiegarli che bisognava attendere la fine della crisi, che essa durerebbe da 4 a 5 ore, e che egli se ne sarebbe liberato. Non voleva comprendere niente. - Chiamatemi il medico", disse.
Il medico fu dunque chiamato per telefono. Quegli consigliò al malato "di bere acqua"! Ciò voleva dire: non è niente di grave. Ma noi facemmo notare al dottore che questo malato desiderava di farsi fare un’iniezione per avere un sollievo immediato. Rispose che sarebbe venuto entro un’ora, ciò che voleva dire che non c’era niente di urgente.
Il medico venne. Benché il dolore fosse già diminuito di metà, il malato insistette per un’iniezione che il dottore si compiacque di fargli appena arrivato. La dott.ssa Vetrano consiglia un bagno caldo di 20 minuti.
Confidando che niente di grave potesse sopraggiungere e tranquillizzato, mi assentai il pomeriggio di quella domenica. Ma il medico venne a sentire novità dal suo malato e lo portò all’ospedale in vista di fargli fare parecchi esami.
Io feci dire al paziente che non desideravo più rivederlo, che egli non aveva compreso niente e che poteva continuare il suo soggiorno all’ospedale. Ma quale fu la mia sorpresa di rivederlo l’indomani nel nostro salone in abbigliamento da camera. Avevo capito. E senza dubbio anche lui!
Prima di partire parecchie settimane dopo, egli si scusò dichiarando che non era affatto preparato, ma che adesso aveva ben afferrato l’idea di base dell’igienismo.
Una crisi di tetania può sopraggiungere in chi ha già avuto simili crisi in passato. Noi ne abbiamo avuto 2 o 3 casi. La crisi non dura che dieci minuti e passa senza problemi. Se il digiuno è lungo, è meglio interromperlo e attenuarlo.
Abbiamo anche incontrato crisi di convulsioni e di spasmi. Bisogna coricare il malato e attendere che ciò passi. Proseguire il digiuno evitando qualsiasi stanchezza. Uno di questi casi si era stancato i nervi semplicemente parlando al telefono. Infatti, il telefono richiede una certa tensione nervosa.
Nel caso di un’estrema prostrazione, cioè per quelli che non hanno più la forza di alzarsi dal letto, è preferibile interrompere il digiuno.

I PREMITI.
Lei era sulla cinquantina. Un primo digiuno antigienico di 21 giorni condotto sicuramente da un medico noto non era bastato a far riassorbire un grosso fibroma della dimensione di un piccolo melone. Il corpo non ha potuto eliminare granché poiché le sue energie erano deviate dalle frequenti purghe veramente inutili e nocive. Inoltre, questo digiuno fu praticato quasi senza alcuna bevanda (acqua) ciò che ridusse considerevolmente la manovra di azione eliminatoria e le forze non potevano che lottare per la sopravvivenza.
Un’ernia iatale dolorosa e senza soluzione, un poco di artrite, un’operazione di un adenoma al seno, un tumore tolto dalla gengiva, un’eredità nervosa, convulsioni, occhi che "girano", ecco il quadro presentato dalla digiunatrice.
La prima quindicina del digiuno passò dolorosamente con regole interminabili e ritornate due volte ad un intervallo breve accompagnate da coliche penose. Nient’altro fino al 30° giorno di digiuno: allora il digiuno fu interrotto con un brodo caldo di ortaggi. In quel momento, l’esame medico aveva rivelato la scomparsa pressoché totale del fibroma.
Ritorniamo su un punto dimenticato: essa aveva un gozzo esoftalmico (polso rapido, occhi brillanti, piccolo ingrossamento alla gola). Durante il digiuno il suo polso era salito a 120, per ridiscendere a 80 alla fine dei 30 giorni. Alcun risultato positivo può essere registrato sul lato ernia iatale o gozzo.
Il brodo fu seguito per 3 giorni da un succo di carote diluito, 3 bicchieri al giorno. In seguito vi furono dei frutti succosi in piccole quantità: ciliegie, pesche, poi mele.
Fu allora che cominciò nell’addome un dolore vivo intermittente accompagnato da una voglia pressante di andare di corpo senza che uscisse niente. Parecchi giorni di questi dolori non condussero ad alcuna tregua. Si suppose che fossero le difficoltà che i digiunatori incontrano talvolta quando interrompono il digiuno. Un clistere al giorno per tre mesi non produsse nulla.
Fu in seguito che si notarono degli scoli liquidi e marroni che uscivano dall’ano durante i premiti, mentre lo sfintere restava aperto tutto il tempo. Era chiaramente l’enterite acuta. Gli intestini erano infetti e l’eliminazione era lontana dal terminare. Le urine erano poco abbondanti, rare, torbide e di colore marrone scuro. La sete intensa.
Dopo una settimana dalla fine del digiuno, si decise di iniziare un secondo digiuno. I vomiti poco frequenti che accompagnarono questo digiuno scomparvero a poco a poco, gli scoli lo stesso, anche le coliche. Solo i premiti restavano.
Il 18° giorno di questo digiuno lei sentì una forte sensibilità alla luce del giorno con dolori nei globi oculari e una prostrazione estrema. "Io mi sento partire", mi disse. Quest’ultima frase traduceva sicuramente un sentimento reale e una previsione che non bisognava trascurare né prendere alla leggera. Il suo polso era debolissimo e introvabile. Il suo peso che era caduto per 1,57 m da 47 a 35 kg alla fine del primo digiuno cadde ancora di parecchi chilogrammi (24 kg).
Questo secondo digiuno fu rotto con due brodi di ortaggi caldi e un mezzo bicchiere di succo di carote per due settimane. Il dolore negli occhi scomparve e con esso la sensibilità alla luce. Lei riprese le forze, ma i premiti diventarono più forti con degli scoli allorché erano pressoché nulli dopo la fine del suo secondo digiuno.
Si sospettò un eccesso di brodi (tre tazze in luogo di due al giorno, ciascuna tazza che valeva un poco meno di mezzo litro). Un digiuno senza liquidi per 24 ore non condusse ad alcuna riduzione dei premiti. Questa causa fu dunque scartata.
Un’altra causa restava da considerare: la diminuzione dei premiti seguiva la diminuzione delle forze e il loro ritorno accompagnava la ripresa delle forze. In altri termini, lei non aveva abbastanza forze per proseguire l’eliminazione: questa era lontana dall’essere terminata, e la ripresa delle forze le aveva ridato più vigore.
Le giornate interminabili passate a letto provocarono non poco scoraggiamento e perfino disperazione. L’impazienza e la debolezza furono dure da sopportare.
Il mezzo bicchiere di succo di mezzogiorno era fatto con l’aiuto di carote e di lattuga passate alla centrifuga.
In breve, questa signora risalì a poco a poco la china con un’alimentazione frugale e molto prudente. Lei ha ripreso attualmente tutte le sue forze e anche una vita in tutti i punti normale. Le saranno occorsi parecchi mesi per rimettersi. L’utilizzo della molletta da capelli per staccare il tappo, altrimenti con l’aiuto di un dito oleato in caucciù, le avrebbe risparmiato tutte queste sofferenze. Può darsi che una buona purga all’inizio del digiuno le avrebbe permesso di digiunare più facilmente e senza problemi.
Noi tolleriamo la purga solamente per preparare un digiuno, e non nella vita corrente, anche in caso di costipazione o altro. Prendere 5 prugne tenute a bagno con l’acqua di ammollo. In seguito, non toccare più alcun lassativo, né purgante.

GLI INCIDENTI CARDIACI O ALTRI SCATENATI DI RIMBALZO DURANTE UNA CRISI DI ELIMINAZIONE.
Quando si sorvegliano persone anziane, si incontrano talvolta delle debolezze fisiche latenti che possono minacciare la vita del digiunatore.
In quel momento, bisogna interrompere il digiuno e ad ogni modo non prolungarlo come per i più giovani, per semplice prudenza.
La signora C. ha 64 anni. Viene a digiunare per l’asma che si trascinava da 30 anni o più. Ha sempre preso medicinali per le sue crisi di asma ed essi furono fermati improvvisamente alla vigilia del suo digiuno, cioè dal primo giorno del suo digiuno. Digiunò 19 giorni senza storia, poi per prudenza a causa della sua età e della sua intossicazione profonda, il digiuno fu interrotto. Ma lei ebbe una crisi di asma che durò giorni e giorni.
In quel momento, ci apparve che la sua vita fosse in pericolo poiché il suo cuore mostrò dei segni di stanchezza appariscenti, secondo il medico che l’auscultò. Bisognava a tutti i costi che queste crisi di asma si interrompessero o si attenuassero poiché il digiuno aveva provocato una debolezza abbastanza pronunciata che non avrebbe avuto alcun significato se lei fosse stata più giovane.
Fu allora che il medico prescrisse un calmante per l’asma, molto leggero, e che noi avevamo approvato, per non mettere la sua vita in pericolo. Se esiste un mezzo non chimico per fermare le crisi di asma, senza medicinali, noi lo ignoriamo. Può darsi che l’agopuntura o la vertebroterapia possano risolvere la questione. Noi le ammettiamo unicamente in questi casi accidentali, ma in nessun altro caso poiché esse trattano i sintomi. E’ un ripiego.
I vomiti nei vecchi cardiaci possono provocare crisi mortali o un’emorragia grave accidentale. Bisogna evitare questi vomiti prolungati nei vecchi attenuando il digiuno. essi possono provocare un’ernia, ma ciò è senza gravità.
La nostra esperienza con i vecchi è molto limitata. Si impone un’alta specializzazione e i rischi ad ogni modo sono molto grandi. Noi abbiamo fatto digiunare persone di 80 anni, 7 giorni di digiuno integrale, o 20 giorni di semidigiuno con i migliori risultati. Non abbiamo osato superare questo limite. A 70 anni, abbiamo fatto digiunare i vecchi fino a 20 giorni, ma sono occorsi mesi per ritrovare le loro forze.


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